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Autore: Gattopersiano    29/06/2016    2 recensioni
Arianna è una ragazza di diciassette anni. Difende a spada tratta le persone che ama, non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, e dalla vita ha imparato ad essere gentile e ad avere coraggio. La sua vita scivola nella monotonia, e in un giorno d'estate decide di darle una svolta radicale, facendo qualcosa che nessuno si aspetterebbe da lei: così si iscrive ad un corso di pre-pugilistica. Sarà lì, in una palestra sgangherata, che lo sguardo di Riccardo la fulminerà per la prima volta. Riccardo è forte e freddo, un leone solitario e ferito che non ha intenzione di avvicinare nessuno, tantomeno una come Arianna. Tuttavia i due inizieranno ad essere legati, lentamente ed inesorabilmente, da un filo sottile e deciso, e le loro vite si scontreranno.
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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"Allora, questo primo giorno?" Mi disse Fra al telefono, mentre apriva un barattolo, sicuramente di acrilico o di olio, e sciacquava i pennelli. 
"Bene, sono distrutta fisicamente ma l'ambiente mi piace molto e anche l'allenatore è stato ai miei ritmi, mi ha trattato bene insomma" dissi mentre sfogliavo distrattamente una rivista di cucina.
"Ci sono molti Bronzi di Riace?" mi chiese Fra ridendo come una scema. 
"Qualcuno sì, direi di sì" risposi ridendo e pensando involontariamente al ragazzo scorbutico. "Ma ho fatto già abbastanza figuracce quindi stai tranquilla che non mi degneranno di uno sguardo" dissi, ripensando a ciò che era successo dopo la ginnastica, con la corda. 


Stavo saltellando molto lentamente cercando di seguire le direttive che mi aveva appena dato Daniele.
Non ridete, saltare la corda a cinque anni è un conto, ma saltarla a diciannove per venti minuti filati è un altro, credetemi, è stancante e faticosa.
Mentre pensavo ai benefici che la corda avrebbe avuto sul mio sedere troppo grande, il ragazzo scorbutico e il ragazzo che aveva rotto il ghiaccio durante la ginnastica - che avevo scoperto si chiamasse Alessandro- si posizionarono alla mia destra, anche loro con le corde, soltanto che mentre la mia era di plastica e molto sottile, la loro era una corda vera, di quelle spesse e pesanti. Iniziarono a saltare ognuno seguendo un proprio stile con una velocità e una naturalezza impressionanti, i muscoli tesi e coperti da un leggerissimo -e molto sexy- velo di sudore.
Alessandro era altissimo, toccava tranquillamente il metro e novanta, aveva gambe e braccia affusolate e toniche, occhi e capelli neri, mentre lui era piuttosto basso per i canoni della palestra, sotto il metro e ottanta, ma aveva un torace ampio e delineato, con i pettorali che facevano capolino da sotto la maglietta sudata, le braccia forti e compatte.
Le corde facevano letteralmente rumore, una sorta di fischio, e mi arrivò una folata di vento a causa della velocità. 



Dire che ero stregata dalla loro tecnica era poco. "Oddio, state alzando il vento! L'estate qui non serve l'aria condizionata!" gli dissi con un gran sorriso e rivolta ad entrambi, quando si fermarono qualche minuto dopo.
Mi ero totalmente dimenticata del comportamento del ragazzo scorbutico, e volevo sinceramente complimentarmi con loro.
Alessandro mi guardò con stupore e sorrise con gratitudine, ridendo. Lui invece si girò e mi inchiodò con uno sguardo di pura sorpresa, come se non si aspettasse quelle parole. 
Non cedetti e continuai a sorridere, sudata e con una ciocca di capelli sulla faccia, ma sincera.


Alessandro intervenne, non accorgendosi dello sguardo ambiguo del suo amico.
"Questo qui" disse, poggiandogli una mano sulla spalla, "Il primo giorno non fece neanche cinque saltelli di fila, Tu invece hai capito già il ritmo!"  disse sincero.

Prima che potessi rispondere Daniele aveva già richiamato i due. "Già state dietro alla signorina? Non è neanche un'ora che è arrivata! Lasciatela in pace e pensate ad allenarvi!" disse ridendo e tenendosi il pancione. 

Lo sguardo del ragazzo era sempre indecifrabile, e per la prima volta mi mise davvero in soggezione. Per fotuna andarono ai sacchi e io potei allenarmi tranquilla senza sguardi strani.

Ad allenamento finito feci la doccia con il mio bagnoschiuma preferito, alla vaniglia, e mi guardai attentamente nello specchio dello spogliatoio. Avevo una bella linea, pelle chiara, seno florido, sedere pieno e tondo, vita stretta rispetto al ventre, ma c'erano dei chili da perdere per alleggerire la figura, soprattutto cosce e sedere.  Spalmai la mia crema alle mandorle dolci, pettinai i miei capelli castano chiaro con qualche goccia di olio di argan, e mi truccai leggermente con un po' di mascara, un blush pesca e un rossetto della stessa tonalità. Indossai di nuovo i vestiti con cui ero arrivata ed uscii fuori.


"Sei troppo profumata per stare in mezzo a questi bifolchi!" mi disse Daniele ridacchiando mentre aspettavo mia madre all'uscita della palestra. Risi e sbloccai lo schermo del telefono, trovando due messaggi di Fra e alcuni del gruppo classe. 
"Confermo" La voce di Alessandro. Alzai lo sguardo e gli sorrisi, mentre la macchina di mia madre entrava nel parcheggio. 
"Vado, ci vediamo mercoledì!" Dissi, incurante del ragazzo stronzo -era ora di definirlo così- in piedi vicino a Daniele che non salutò, infilò una giacca leggera e indossò il casco dello scooter.


Al diavolo, montato che non sei altro, pensai.


Passai il martedì successivo a leggere e sistemare casa, e nel pomeriggio mi vidi con Fra, dopo quasi dieci giorni.


L'ultima settimana di maggio era stata un inferno scolastico, ma ora finalmente avevamo l'estate davanti per stare insieme e soprattutto per organizzare la mostra di Fra, che si sarebbe svolta alla fine del mese.
Era un suo piccolo grande sogno, quello di esporre le sue tele. 


L'avevo conosciuta alle medie, compagne di banco dal primo giorno, e amiche. Quando la madre morì di cancro un anno dopo, io e Fra ci legammo definitivamente e indissolubilmente. L'accompagnai al funerale e me ne stetti in disparte mentre lei fissava la bara, con gli occhioni vitrei. Negli anni successivi fummo scambiate per sorelle perchè lei aveva i capelli poco più scuri dei miei anche se tagliati cortissimi, e la stessa pelle chiara. Anche i lineamenti del viso erano simili, ma lei aveva la bocca più grande e il naso diverso dal mio. Sempre vestita di nero, riversava sulla tela tutti i suoi colori. 
I suoi dipinti avevano colori cangianti ma anche sofferti, violenti, e quando dipingeva con quelle mani dalle unghie martoriate era lei, era nel suo elemento. 

Era sola come me, ma più bisognosa di amore dopo tutto quello che aveva passato.
Uscimmo in centro per guardare le vetrine e all'occorrenza comprare qualcosa. Mi fermai davanti la vetrina della Desigual in cerca di qualcosa per lei, magari una giacca per la sera della mostra.



"Desigual no, ti prego!" Implorò,
"Devi assolutamente bandire il nero, non vai ad un funerale e sarai la protagonista indiscussa. Dovrai essere colorata come le tue tele!" 
Fra fece una smorfia buffa, e mi tornò alla mente il sorriso a trentadue denti di Alessandro. Forse avrei dovuto farla passare casualmente in palestra, e lasciare le cose al destino. Non si sa mai..
"Che c'è? Hai una faccia strana, cospiratrice che non sei altro" Rise sbarazzina, sistemandosi il basco che portava in testa.
"Io? Niente, niente. Andiamo a mangiare che ho fame!"




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Il giorno dopo era mercoledì. Mi svegliai con i muscoli doloranti e mi infilai sotto la doccia, pensando a quello che sarebbe successo in palestra.


Mi sentivo elettrizzata perchè avevo deciso di fare incontrare Fra con Alessandro e con gli altri ragazzi.
Non so perchè, avevo avuto una bella impressione su tutti -beh, quasi tutti- e volevo farle vedere il posto dove avrei buttato il sangue tutta l'estate. Le scrissi un messaggio su Whatsapp:


"Buongiorno, mia prode artista! Stasera gioca l'Italia e ti voglio a casa per strillare insieme e farci spiegare da papà cosa sia un fuorigioco. Finisco in palestra alle 7.30, mi passi a prendere?"


La risposta arrivò mentre mi vestivo, ed era positiva.
Andare in palestra quel giorno fu più facile perchè sapevo già cosa aspettarmi, ma nello spogliatoio inaspettatamente trovai una ragazza; era poco più alta di me ma molto slanciata e magra.

Non aveva molte forme, ma aveva comunque un corpo tonico allenato dalla boxe. La cosa che mi colpì più di tutte erano i suoi capelli, di quel rosso naturale che sembra più arancione. 
 "Sono Valeria" disse, "Daniele non te l'ha detto? Sono, o meglio ero l'unica femmina che si allenava con questo gruppo, fino a che non sei arrivata tu!" mi sorrise cordiale. Parlammo del più e del meno uscendo dallo spogliatoio, mentre Daniele già ci rimproverava di star parlando troppo, e Alessandro ci salutava caloroso, insieme a qualche altro coraggioso che la volta prima non mi aveva rivolto la parola.


Svoltando l'angolo per uscire a andare verso la pista, mi trovai faccia a faccia con mister Occhio di falco, proprio mentre mi chiedevo che fine avesse fatto. Indossava un paio di jeans e una maglietta a maniche corte nera, e aveva una pesante borsa nel braccio destro, guantoni compresi. Capelli sempre legati, occhiali da sole sulla fronte. 
"Ciao, Riccardo" lo salutò Valeria dietro di me. Riccardo, eh? Adesso ti sistemo io.


Mi aprii nel mio sorriso più cordiale e lo salutai con un "Ciao" a trentadue denti. Lui abbassò immediatamente lo sguardo con la scusa di passarsi la borsa da una mano all'altra e disse "Ciao", con una voce calda, scivolandomi accanto. Con la stessa aria indifferente di sempre. Non un'ombra di timidezza era trapelata dal suo comportamento, come io avrei voluto, ma solo disinteresse.
Avevo sperato di metterlo in imbarazzo e non di farmi mettere in imbarazzo da lui, ma non ci ero riuscita. O forse lui era bravissimo a mascherare, chi lo sa. 

Valeria non disse niente ma corse accanto a me in pista e facemmo ginnastica chiacchierando quando Daniele si girava, facendo sorridere i ragazzi. Era più facile ignorare Faccia di bronzo con Valeria con cui parlare.
Mentre facevo gli esercizi a terra guardavo i ragazzi tirare pugni ai sacchi.


Ad un certo punto vidi Faccia di bronzo salire sul ring, e il ragazzo magro dai capelli rossi salire dal lato opposto. Daniele al centro, che dava consigli a entrambi.
Corsi subito a prendere la corda per esercitarmi mentre potevo guardarli comodamente, e loro iniziarono. 
Il rosso non era muscoloso nè particolarmente potente, ma era veloce, sembrava una serpe mentre schivava i colpi di Faccia di bronzo, che però aveva una tenacia e una potenza incredibili. Si piegava sulle ginocchia con movimenti fluidi e decisi per schivare i colpi del rosso, e aveva la meglio.



Ad un certo punto, Faccia di bronzo assestò un pugno sulla guancia dell'altro, e il colpo andò a segno; nonostante il caschetto protettivo che indossava, il rosso iniziò a sanguinare dal naso, e io mi allarmai.
"Tranquilla" disse Alessandro "Il colpo non era particolarmente forte, lui ha una propensione a sanguinare dal naso"
Annuii perchè non volevo fare la figura dell'insensibile con Alessandro, ma la mia preoccupazione non era per il rosso, intorno al quale erano già andati Daniele e alcuni ragazzi.


Mentre Faccia di bronzo gli sferrava il pugno in viso infatti, il rosso gli aveva tirato un colpo di rimando nel fianco lasciato libero, che adesso Riccardo si teneva con il braccio, appoggiato alle corde, il respiro affannoso. Senza pensare a niente, presi la mia bottiglia d'acqua e gliela porsi, da sotto il ring. "Tutto bene?" Lui trasalì, respirando a fatica. "Non sono io ad essermi fatto male" rispose secco.
Tutta la mia stupida preoccupazione svanì all'istante.


"Benissimo" risposi, "Scusami se mi sono preoccupata"
Feci per andarmene, ma poi mi girai e gli lasciai la mia bottiglia. 
Continuai ad allenarmi senza guardare in faccia nessuno, entrai nello spogliatoio e feci la doccia in silenzio, scambiando giusto qualche chiacchiera con Valeria, che aveva scambiato il mio mutismo per stanchezza.


Avevo voluto attirare l'attenzione di Riccardo, a tutti i costi, ed era un comportamento infantile che non mi si addiceva. Quello sarà stato pieno di ragazze così, pronte anche a tagliarsi un braccio pur di avere un briciolo della sua attenzione. Avevo iniziato boxe per fare a pugni con la vita, non per correre dietro al primo galletto che passava. 


Peccato che non riuscissi a non pensare a quel tono di voce basso e al respiro affannoso di lui appoggiato alle corde, vulnerabile.
















Salve, eccomi tornata con un nuovo capitolo, dove la situazione inizia a prendere piega.
Scusatemi per la mia "lentezza" nel presentare la storia e i personaggi principali ma amo le storie piene, di particolari e di eventi. La vita l'ho sempre concepita così!
Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate, di Fra, di Alessandro e ovviamente della strana coppia! 
A prestissimo,
Lilith
   
 
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