Titolo:
Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico,
sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what
if...?, original character
Wordcount: 2.333 (Fidipù)
Note: Ed eccomi di nuovo qua con la seconda parte della storia di
Fu! Come avete potuto vedere la storia è narrata dal punto di vista del
nostro cinese preferito, dispensatore di gioielli magici e, quindi, è la
sua visione di cosa successe in quel periodo. E ora andiamo con le
spiegazioni: la storia si svolge all'epoca della Guerra dell'Oppio ed ho
scelto la città di Nanchino perché, per prima cosa, è attraversata dal
Fiume Azzurro e ha una comunicazione più diretta con il mare (e, quindi,
un punto più interessante per i commercianti); inoltre fu invasa dalle
truppe britanniche nel momento dello scoppio delle tensioni (senza contare
il fatto che proprio qui fu stipulata la fine delle ostilità fra le due
potenze).
Spero non si siano sentite le mie urla, quando mi è toccato scrivere in
un periodo storico differente dal nostro!
E passiamo a Chiyou, la cara entità che si è conosciuta come prigioniera
dello specchio di Willhelmina: secondo la leggenda, Chiyou era un
leggendario leader tribale della tradizione cinese, che comandava gli
eserciti delle 9 tribù barbare Li
e venne sconfitto dall'Imperatore Giallo, uno dei tre fondatori
della civiltà e dell'arte medica cinese (qui
potrete trovare il link alla wikia se volete approfondire il tutto): in
verità non sarebbe una figura propriamente malvagia ma, in alcuni
videogiochi e fumetti (God Eater, La-Mulana o le Tartarughe Ninja, per
fare alcuni esempi), è visto come antagonista e quindi l'ho utilizzato
anch'io in quel modo (poi non vi dico la difficoltà di trovare un vero
demone malvagio e cattivo nella mitologia cinese!).
Per quanto riguarda Bridgette e Felix: sì, sono gli stessi presenti nel
promo 2D di Ladybug. Più andavo avanti con la storia, e più si avvicinava
il momento di raccontare questa parte, sentivo sempre maggiore la
sensazione che loro sarebbero stati perfetti per questo ruolo e così è
stato.
E penso di aver detto tutto o, almeno, lo spero! Nel caso vi tormenterò
nel prossimo capitolo, se mi son dimenticata qualcosa.
Per finire, al solito, eccomi qua a ringraziare tutti: grazie di tutto
cuore a chi legge silenziosamente, a chi commenta (qui e su FB) facendomi
sapere la sua opinione e le sue teorie su questa storia, a chi la
inserisce in una delle liste di EFP...
A tutti voi, che siete giunti fin qua, grazie.
Genbu
saltò attraverso la piccola finestrella della stanza, atterrando vicino
alla stuoia su cui si stava riposando il maestro Liu: «Spero che nessuno
ti abbia visto.» sentenziò l’uomo, facendo sussultare il giovane: «Non
vorrei spiegare perché una delle ombre di Nanchino sia entrata nella
nostra stanza…»
«Ombre di Nanchino?» domandò Fu, osservando Wayzz volare fino alla sua
spalla, mentre Liu scuoteva il capo, alzandosi e accendendo lo stoppino di
una delle candele poste per terra: «Fa?»
«Arriverà a breve.» sentenziò il ragazzo, gettandosi sulla propria stuoia
e incrociando le braccia sotto la testa: «Abeja, la Portatrice dell’Ape,
l’ha presa in simpatia e l’ha invitata da lei.»
«Li avete conosciuti…»
«Senza tutto l’abbecedario da guerrieri? Sì.» sentenziò Fu, mentre alla
sua mente apparivano i volti allegri della coppia portoghese che si era
presentata, pochi giorni fa, come Zorro e Abeja, Portatori dei Miraculous
della Volpe e dell’Ape: Henrique e Maria Alvares erano sposati e avevano
un fiorente mercato commerciale fra Macao e Lisbona, la capitale della
loro patria.
Erano giunti a Nanchino il giorno successivo a quello in cui lui e Fa
avevano fatto la conoscenza di Ladybug e Black Cat, irrompendo con la loro
natura allegra: «Sei portatori…»
«Ne manca uno.»
«E ancora nessuna notizia di Chiyou.»
«In verità, stanotte abbiamo visto un’ombra…»
«Un’ombra?»
«Sì. Stavamo controllando la zona del porto, quando Abeja ha visto una
strana ombra muoversi nel vicolo…» spiegò Fu, mettendosi a sedere e
stringendo i pugni: «Ho guardato nella direzione che mi ha indicato, ma
tutto ciò che ho visto è stato qualcuno vestito di nero.»
«Aveva una maschera, per caso?»
«Non lo so. Era voltato di spalle…»
«I guerrieri di Chiyou indossano una maschera: nera come l’oscurità da cui
il loro padrone è giunto. Se ti può essere utile, piccolo Fu, ricordano
molto quelle che portano alcuni attori durante le loro recite.»
«Bene. Se vedrò venirmi incontro qualcuno vestito di scuro e con una
maschera nera come la notte, saprò che è un guerrieri di Chiyou.» dichiarò
il ragazzo, scuotendo il capo: «Consolante.»
«E’ bello vedere che non hai perso il tuo spirito…»
«Alla fine stiamo perdendo tempo da…quanti giorni ormai? Dieci? Undici?»
«La pazienza è una virtù che va coltivata con amore e dedizione, Fu.»
Il ragazzo scosse il capo, osservando il suo kwami abbozzare un sorriso, e
si distese nuovamente, rimanendo in silenzio: «Maestro?» mormorò dopo un
po’ di tempo, inspirando profondamente.
«Dimmi, piccolo Fu.»
«Che cosa succederà all’imperatrice se…»
«Se?»
«Se noi non sconfiggiamo Chiyou.»
Fu sentì Liu spostarsi nella stanza, finché il volto dell’uomo non entrò
nel suo campo visivo: «Tutto ciò che Chiyou possiede viene consumato:
velocemente e inesorabilmente, verrà portata alla morte dal suo ospite.»
«Quindi dobbiamo assolutamente sconfiggerlo!» esclamò il ragazzo, balzando
in piedi e stringendo i pugni: «Dobbiamo distruggere Chiyou, così
l’imperatr…» Fu si bloccò, osservando il sorriso triste sul vostro
dell’uomo: «Maestro?»
«Chiyou è una malattia che si attacca al suo ospite e, una volta che
possiede una persona…» si fermò, inspirando profondamente e voltandosi
verso la finestrella da cui Fu era entrata: «E’ legato totalmente
all’Imperatrice: un filo che nessuno può spezzare. Sconfiggerlo, vorrà
dire…»
«L’imperatrice morirà lo stesso, vero?»
«Sì.»
Il ragazzo scosse il capo, raggiungendo il maestro e fissandogli la
schiena: «Che senso ha? Se lo sconfiggiamo quella donna morirà, se non lo
sconfiggiamo verrà uccisa lo stesso…»
«E’ un sacrificio necessario, Fu.» mormorò Liu, voltandosi verso di lui e
posando le mani sulle sue spalle: «Per un bene incredibilmente più
grande.»
«E’ una vita, maestro.»
«Una vita che può essere sacrificata, rispetto a tutto quelle che possono
essere salvate.»
«Ma…»
Liu sorrise accondiscendente, annuendo con la testa: «Anch’io un tempo ero
un idealista come te, piccolo Fu; ma ormai vivo da ben più di cento anni e
ho imparato che alcuni sacrifici vanno fatti e accettati, soprattutto
quando c’è in gioco l’equilibrio di questo mondo.»
«Qualcosa ti turba, Fu?» domandò Bridgette, appoggiandosi alla balaustra
di legno della piccola pagoda, posta al centro del laghetto artificiale
della villa degli Hart: «Il tuo sguardo…»
«Mi sono solo scontrato con la realtà.» sbottò il ragazzo, facendo vagare
lo sguardo sulla macchia verde: «Avete un bel giardino.»
«Mio padre dice sempre che non è grande, neanche un mignolo di quello che
avevamo a Hong Kong.» dichiarò la ragazza, alzando le spalle e portandosi
dietro l’orecchio una ciocca di capelli: «Ma a me piace molto più questo:
è suggestivo, non trovi?»
Fu annuì, osservando gli orecchini che adornavano i lobi della ragazza: li
aveva notato la seconda volta che aveva incontrato Bridgette e li aveva
riconosciuti.
Un po’ difficile non farlo, dato che aveva vissuto gli ultimi anni con
monaci che idolatravano quei gioielli.
Il miraculous della Coccinella.
Bridgette Hart era Ladybug.
Si portò una mano al polso destro, carezzando la pietra verde del suo
Miraculous: da quando l’aveva scoperto era stato indeciso se rivelare o
meno la sua identità alla ragazza, alla sua amica…
Amica.
Non aveva mai considerato molto le donne: esseri inutili che si muovevano
al limitare delle vite degli uomini, poi aveva conosciuto Fa e aveva
scoperto che quello che considera il sesso debole…beh, menava da paura.
Se non era rimasto turbato dall’atteggiamento espansivo di Bridgette lo
doveva a Fa: quella ragazzina dalla lingua lunga e dal carattere
insopportabile lo aveva forgiato, rendendogli facile accettare donne che
non si limitavano a rimanere sullo sfondo.
«Quel bracciale ti è molto caro.» mormorò Bridgette, sorridendo e facendo
il gesto di allungare una mano per toccarlo, ritirandosi subito: «Scusa,
dimentico sempre che…»
Fu sorrise, allungando una mano e stringendo quella pallida della ragazza:
«Io…»
«Ah!» Bridgette trillò allegra, tirando via la mano dalla stretta
dell’altro e avvicinandosi alla balaustra di legno, dietro Fu: «E’ il
sergente Norton!»
Il ragazzo osservò la propria mano, storcendo la bocca e sospirando:
«L’uomo per cui spasimi e che non sa nemmeno che esisti?»
«Fu! Non potevi essere più brutale!» borbottò Bridgette, scuotendo il
capo: «Io spero che un giorno si accorga di me…»
«Penso sia stupido perdere tempo in attesa di qualcosa che non sai se si
avvererà.»
«Non sei mai stato innamorato, vero Fu?»
Il cinese incontrò lo sguardo della ragazza, scuotendo il capo: «Non c’è
tempo per l’amore nella mia vita.»
«C’è sempre tempo per l’amore.» dichiarò Bridgette, sorridendogli: «Sono
innamorata di lui da quando l’ho conosciuto a un ballo dell’ambasciatore
inglese a Hong Kong: sono stupida, lo so. Ma non posso fare a meno di
amarlo, di sperare che un giorno lui ricambi questo mio sentimento…»
«Non hai altri pretendenti?»
«Uomini che hanno chiesto la mia mano a mio padre? No. Però c’è qualcuno
che m’importuna sempre.»
Black Cat.
Sta sicuramente parlando di lui.
«E com’è questo tipo?»
«Mh.» Bridgette si portò una mano alla bocca, perdendo lo sguardo nel
vuoto: «E’ un gentiluomo, ma con quel qualcosa che hanno solo i libertini:
è uno di quelli di cui non potresti mai fidarti, perché è questa
l’impressione che ti danno. Bravo solo a parole.»
E il maestro Liu aveva dato il Miraculous del Gatto Nero ha un persona
simile?
Dove aveva la testa quell’uomo?
«Oh. Se n’è andato…» sospirò la ragazza, storcendo la bocca in
un’espressione delusa: «Mi chiedo di cosa abbia parlato con mio padre.»
«Forse è venuto per chiedere la tua mano.»
«Ed io sono così stupida da credere che le tue parole possano essere
vere.»
Zorro ridacchiò, osservando il neo arrivato Pavão cadere rovinosamente per
terra: «Tutto a posto, pulcino?» domandò in quel suo buffo cinese, che
faceva ridere Hu Die: «Peste e corna! Pensavo che gli uccelli sapessero
volare.»
«Il pavone non è tanto bravo in quello.» bofonchiò Pavão, prendendo una
piccola rincorsa e saltando, atterrando vicino ad Abeja, catturandole una
mano fra le proprie: «In compenso sa come attirare e ammaliare le signore.
Abeja, ti ho detto quanto sei splendida stasera? Devo dire che questo
kimono…»
«E’ un qipao, Pavão. E sono sposata.» sentenziò la donna, allontanando
l’altro da sé: «Non ti conviene provarci con me.»
«E neanche con Hu Die, che sarebbe capace di atterrarmi con una delle sue
mosse di arti cinesi.» sbuffò il Portatore del Miraculous del Pavone,
scuotendo la testa: «Dovrei provare con Ladybug. A proposito, dov’è?»
Con Black Cat, rispose dentro di
sé Genbu, superando il gruppetto e osservando la strada sottostante: era
cambiato qualcosa in Bridgette – Ladybug – da quel giorno nella pagoda nel
giardino: aveva iniziato ad accettare la corte di quel lascivo di Black
Cat e, molto spesso, li aveva visti anche in atteggiamenti fin troppo
intimi.
«Qualche problema, Genbu?» gli domandò Hu Die, affiancandolo e scrutandolo
in volto: «Ultimamente sei sempre cupo.»
«Dovreste venire a cena da noi, domani. Che ne dite?» domandò Zorro,
affiancando i due ragazzi: «La mia signora cucinerà per tutti. Specialità
portoghesi! Niente riso!»
«Posso autoinvitarmi?»
«Come se potessi impedirtelo.» sbottò il Portatore del Miraculous della
Volpe: «Sinceramente, quando sei arrivato e ci siamo rivelati a te, non
pensavo che poi ti avrei avuto tra i piedi ogni santissimo giorno!»
«Andiamo! Fra connazionali ci si aiuta!»
Abeja sorrise, ascoltando distratta il marito e l’altro litigare: «Sono
sempre così!» dichiarò, voltandosi verso Genbu e Hu Die: «Oggi, stavano
litigando a voce talmente alta che hanno svegliato pure la piccolina.»
«Come sta tua figlia, Abeja?»
«Come ogni neonata a questo mondo: felice e ignara di ciò che succede nel
mondo.» rispose la donna, scrollando le spalle strette nel qipao giallo:
«E sono felice che sia così.»
«Guerriero di Chiyou.» dichiarò Pavão, indicando la strada buia e zittendo
Zorro con un cenno dell’altra mano: «L’ho visto. La sua maschera ha
riflesso la luce della luna.»
«Dovremmo combattere?»
«Abeja, tu rimani sul tetto.» dichiarò Zorro, portandosi il flauto alle
labbra e suonando alcune note, facendo apparire fiammelle azzurre attorno
a sé e illuminando la strada: «Bravo Pavão! Sei utile a qualcosa!»
«Ricordate. Dobbiamo distruggere la maschera di cristallo.» spiegò Hu Die,
prendendo i due bonbori che teneva appesi alla cintura del qipao viola e
dandosi un’occhiata intorno: «Nessuno che possa elevare a mio campione…»
«Ti conviene combattere.» sentenziò Genbu, posizionando lo scudo, la sua
arma, sul braccio destro e saltando, seguito a ruota dal pavone: «Pavão!
Lanciagli i tuoi pugnali.»
Il Portatore sorrise, afferrando i ventagli, tenuti nascosti nella casacca
blu che indossava, e lanciò le lame di cui questi erano composti,
infilzando le vesti nere con precisione: «A chi l’onore di distruggere
quel mascherone brutto brutto?»
«Ci servirebbe Ladybug per purificarlo.»
Lei non c’è adesso.
Si sta…
«Eccomi!» esclamò la voce trafelata della giovane, facendo voltare il
piccolo gruppo: «Scusate il ritardo.»
«Dove eri, Ladybug?» domandò Abeja, fissando la ragazza mentre questa
portava una mano allo yo-yo e iniziava a farlo ruotare; Ladybug non
rispose, avvicinandosi al guerriero di Chiyou e, grazie alla luce
purificante, lo sconfisse facilmente.
«Tutto risolto.» dichiarò la ragazza, riappendendo l’arma alla cintura e
sorridendo al gruppo: «Perdonatemi. Giuro che non succederà più che io
arrivi in ritardo.»
«Lo spero, signorina in rosso.» dichiarò Pavão, incrociando le braccia e
fissando l’altra: «Lo spero.»
Fu ridacchiò, osservando Henrique e Pedro litigare furiosamente: «Dicevi
sul serio…» mormorò Fa, mentre i due uomini aumentavano il volume delle
voci: «Quando dicevi che litigavano così.»
«Mi sarebbe piaciuto tanto che fosse uno scherzo.» sentenziò Maria,
scuotendo il capo di fronte al marito e al connazionale: «Ma purtroppo
sono due caratteri incredibilmente simili ed incredibilmente focosi.»
dichiarò, alzando gli occhi al cielo: «Piuttosto, avete mangiato veramente
poco. Mi devo preoccupare?»
«La tua cucina è buonissima, ma…» Fa abbozzò un sorriso, voltandosi verso
Fu e cercando aiuto: «Come dire?»
«E’ molto diversa a quella a cui siamo abituati.»
«Oh. Perdonatemi!» esclamò la donna, portandosi una mano alle labbra e
fissandoli imbarazzata: «In vero, sono sempre stata abituata ad avere come
ospiti…»
«Persone più occidentali?»
«Sì. Esattamente, Fu.»
«Tranquilla, capiamo benissimo.» dichiarò Fa, sorridendo: «Vorrà dire che
la prossima volta, vi porteremo alcune nostre specialità.»
«Fu…» Bridgette mormorò il suo nome, osservando la pioggia cadere e
sconvolgere la calma del laghetto: «Hai mai fatto un errore di cui ti sei
pentito?»
«Ogni errore porta nuova conoscenza.» dichiarò il ragazzo, addentando la
mela che aveva rubato dalla cucina, quando era arrivato nella villa e
masticando lentamente il boccone: «Il mio mentore dice sempre così.»
«E se questo errore non insegna nulla?»
«Non esistono errori che non insegnano.»
Bridgette abbozzò un sorriso triste, voltandosi verso l’acqua: «E’ un bel
modo di pensare.» dichiarò, poggiando la mano contro la colonna di legno
chiaro e chinando la testa mestamente: «Io…»
«Cosa ti è successo?»
«Ho fatto qualcosa di sporco, Fu. Qualcosa che potrebbe portarti a
guardarmi con occhi diversi…» mormorò la ragazza, voltandosi verso di lui
e stringendosi nelle braccia: «Io non volevo, in vero. E mentre…ho sempre
pensato a lui, solo a lui ma…»
Fu lo sapeva.
Lo aveva avvertito.
«Hai ceduto al poco di buono.»
«Fu, io…»
Il ragazzo si alzò, sorridendo all’altra: «Errare è nella natura
dell’uomo. Non devi vergognarti di questo.»
«Neanche quando ho dato il mio corpo ha un perfetto sconosciuto? Perché
questo ho fatto, Fu!» bisbigliò la ragazza, arretrando di un passo e
scuotendo violentemente il capo.
Il giovane inspirò profondamente: che cosa avrebbe dovuto fare? Non sapeva
com’era considerata quell’attività fra gli occidentali e, in vero, ne era
totalmente ignorante sotto ogni verso.
«Bridgette, io…»
«Ho tradito il mio amore per Felix.» mormorò la ragazza, tirando su con il
naso e decisa a non far scendere nemmeno una lacrima.
Felix.
Il sergente Norton, giusto.
«Non pentirti mai di ciò che hai fatto, perché questo porterà ombre nel
tuo cuore.» mormorò Fu, recitando l’ennesimo insegnamento di Liu: «E le
ombre sono la via d’accesso per l’oscurità.»
E tu non puoi averla.
Sei Ladybug, sei colei che ha il potere di purificare i guerrieri di
Chiyou.
Tu sei…
Bridgette abbozzò un sorriso, facendo l’ennesimo passo indietro.
L’ennesimo passo lontano da lui: «Sì. Vero. Niente ombre nel mio cuore.
Giusto.» mormorò, annuendo con la testa: «Grazie, Fu.»
Fu la osservò, mentre poggiava una mano contro la balaustra e sollevava
l’altra, offrendola alla pioggia: Perché
non ti credo, Bridgette?