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Autore: Videlbra    30/06/2016    2 recensioni
Questa è la prima fanfiction che scrivo dopo circa 8-9 anni di assenza su Efp, ed è anche la prima che scrivo su Shadowhunters.
Vi anticipo che la storia è principalmente una MALEC (ci tenevo a rendere omaggio alla coppia che più amo dei libri di Cassandra Clare) e che più o meno si svolge tra la fine di Città di Cenere e l'inizio di Città di Vetro (se non avete letto Città di Ossa forse non è il caso che leggiate questa storia, contiene qualche spoiler).
Tratto dal primo capitolo:
"Alec divenne rosso in viso e non proferì parola. Sarebbe voluto andare con Magnus ma cosa avrebbero pensato gli altri? Mentre prendeva una decisione i tre stregoni avevano già attraversato il portale, lasciandolo lì in piedi in preda a un grandissimo senso di colpa. Magnus gli aveva appena salvato la vita e si era ferito per proteggerlo, e lui invece di interessarsi alle sue condizioni e seguirlo era rimasto lì come uno stupido solo per proteggere la sua immagine di ragazzo etero e ligio alle regole. "
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Alec si trovava tra le braccia del suo stregone, nel duro e freddo pavimento della cucina. Entrambi erano nudi e solo una coperta li copriva per metà. Lo Shadowhunter non ebbe il tempo di gustarsi quel dolce e tenero risveglio che un rumore assordante infranse i suoi pensieri romantici. Si alzò di scatto, rivestendosi in fretta e incamminandosi verso il salotto, tuttavia non fece in tempo a raggiungerlo che un gruppo di uomini armati affollò la cucina e iniziarono ad aggredirlo. Non aveva né armi né il suo stilo; era completamente indifeso. Cercò di sferrare pugni e calci verso i nemici ma erano in troppi e non ci misero molto a metterlo KO. Alzò faticosamente la testa dal pavimento e lanciò lo sguardo preoccupato verso il suo ragazzo, che veniva tenuto fermo per le braccia da due nemici mentre un altro cercava di interrogarlo inutilmente, infatti lo stregone non si dimostrava molto collaborativo. L’uomo che lo interrogava iniziò a prenderlo a pugni per convincerlo a parlare. Alec distolse lo sguardo poiché quella scena gli procurava un dolore paragonabile a nessun’altra cosa avesse mai provato. Avrebbe voluto scambiare il suo posto con quello di Magnus e ricevere lui quella stessa violenza. Lo stregone era conciato male, perdeva sangue e sembrava essere sul punto di svenire, quando l’omone che lo aveva interrogato fino a quel momento gli afferrò il viso con una mano e lo guardò con rabbia.
“Se non vuoi parlare non ci sei più di nessuna utilità stregone.” Detto ciò sfoderò la spada e trafisse Magnus nel petto, all’altezza del cuore. La visuale di Alec si annebbiò per un attimo e tutto gli sembrò essersi fermato. Quando riacquistò un minimo di lucidità notò che gli uomini se ne stavano andando. Iniziò a strisciare con le poche forze che gli erano rimaste e si avvicinò al corpo del ragazzo che appena qualche ora prima aveva baciato con passione.
“Magnus! Apri gli occhi…Ti prego non farmi questo…Non puoi lasciarmi…” Iniziò a balbettare tra le lacrime.
“Alec…” Sussurrò Magnus con gli occhi chiusi.
“Stai bene? Prendi la mia forza…Ti prego…Magnus!”
“Ti amo…Ti amo Alec” disse il ragazzo debolmente, prima che la sua testa cadesse a ciondoloni contro il petto del Nephilim che perso ogni controllo aveva iniziato ad urlare e piangere disperatamente. Toccò insistentemente il polso del suo ragazzo ma ormai la vita lo aveva abbandonato.



Improvvisamente Alec si sentì scuotere e chiamare. Aprì gli occhi e si trovò davanti il suo ragazzo vivo e vegeto che lo guardava con preoccupazione e lo teneva per le spalle.
“Alec stai bene? Era solo un incubo!”
“Magnus…” Bisbigliò il ragazzo moro con voce tremante.
“Amore sono qui…Era solo un incubo, calmati” continuava a dire Magnus avvicinandolo a sé e abbracciandolo teneramente. Il Nephilim lo abbracciò a sua volta mentre con la mano si sfiorava il viso bagnato dalle lacrime cercando di asciugarle. Tuttavia, esse continuavano a cadere incontrollate, nonostante fosse ormai certo che quello che aveva appena vissuto non era reale. Stettero così fin quando Alec non si calmò e allontanò dolcemente lo stregone per poterlo guardare negli occhi.
“Hai voglia di parlarne?” Chiese dolcemente Magnus, ma prima che Alec potesse rispondere, la musichina del cellulare del Nephilim si diffuse nell’aria richiamando l’attenzione di entrambi i ragazzi. Lo Shadowhunter prese il cellulare e rispose. Mentre parlava con quello che Magnus intuì fosse il suo Parabatai, il ragazzo si rivestiva in tutta fretta, sotto lo sguardo interessato dello stregone che non avrebbe staccato i suoi occhi dal corpo nudo del suo fidanzato nemmeno per tutti i glitter del mondo.
“Devo tornare all’Istituto, hanno bisogno di me” disse dopo aver chiuso la chiamata, guardando Magnus negli occhi. Lo stregone annuì, ma notò che il Nephilim sembrava preoccupato. Tuttavia, prima che potesse domandargli alcunché, Alec riprese a parlare. “Magnus…Valentine ti cerca ancora…Forse dovresti andare da qualche altra parte, non è sicuro qui”.
“Non preoccuparti per me tesoro, ho già pensato ad una soluzione” gli disse lo stregone facendogli un occhiolino e sorridendogli. Lo Shadowhunter sorrise con poca convinzione e dopo aver dato un soffice e delicato bacio a Magnus uscì dall’appartamento e si incamminò verso l’Istituto.

 
 
Lo stregone si mise subito all’opera e iniziò a prepararsi per il potente incantesimo che voleva lanciare sul suo loft, al fine di renderlo invisibile e inaccessibile a tutti gli Shadowhunters che avessero avuto cattive intenzioni. Si trattava di un incantesimo molto difficile e laborioso e non era sicuro che le sue sole forze sarebbero bastate. Forse avrebbe impiegato almeno due giorni per riuscire a portarlo a termine del tutto. Iniziò tracciando dei pentagrammi sulle mura della casa con dei gessetti colorati, e continuò mettendosi al centro dell’appartamento, dove aveva tracciato un pentagramma più grande, e recitando delle parole in lingua demoniaca. Trascorsero diverse ore da quando aveva iniziato a recitare l’incantesimo e a poco a poco una sfera magica, che solo lui poteva vedere, iniziava a ricoprire il loft. L’incantesimo stava funzionando alla perfezione, tuttavia i tempi erano molto lenti. La sfera ricopriva a malapena metà dell’appartamento quando Magnus iniziò a sentire che le forze lo stavano lentamente abbandonando. Smise di recitare e si accasciò al suolo; cercò di tenere gli occhi aperti e di alzarsi in piedi ma fu tutto inutile. Dopo qualche secondo il suo campo visivo si offuscò e tutto divenne nero.
 

 
Era stata una giornata davvero stancante per Alec. Aveva dovuto dare un sacco di spiegazioni ai suoi genitori non solo per quanto riguardava Valentine e tutti gli avvenimenti di quegli ultimi giorni, ma anche riguardo alla natura della sua relazione con Magnus. Come sempre aveva dissimulato e cercato di nascondere l’evidente imbarazzo che si impossessava di lui ogni qualvolta parlava dello stregone. Aveva mentito spudoratamente come al solito, dicendo che Magnus era un amico che aveva aiutato lui, Jace ed Isabelle in varie occasioni. Desiderava con tutto il cuore essere sincero e dire la verità, ma sentiva che quello non era il momento giusto. Aveva poi trascorso il pomeriggio ad allenarsi con i suoi fratelli e prevedeva di trascorrere la serata in compagnia di Magnus. Non aveva fatto altro che pensare a lui durante tutta la giornata. Ormai era dipendente dai suoi baci, dalle sue carezze, dai suoi occhi così particolari e meravigliosi, dalla sua voce soave e maliziosa. In più era ancora vivido nella sua mente il ricordo del terribile incubo che aveva fatto ed era preoccupato per l’incolumità del suo fidanzato.
 

Come tutte le volte che si recava in quell’ormai familiare appartamento, il cuore di Alec batteva all’impazzata, le mani sudavano e il colorito delle guance si fece leggermente rosato. Aprì la porta con le chiavi che Magnus gli aveva fornito e rimane sorpreso nell’accorgersi che l’appartamento era completamente al buio. Che Magnus non fosse in casa? Non era possibile. Lo stregone lo avrebbe sicuramente avvisato in quel caso. Accese la luce velocemente e rimase paralizzato dall’ansia non appena notò le pareti del loft completamente scarabocchiate con simboli che gli mettevano i brividi e di cui non conosceva il significato. Mosse qualche passo finché non trovò Magnus steso sul pavimento, al centro di un pentagramma disegnato con simboli simili a quelli che aveva visto sulle pareti. Corse a soccorrere il suo ragazzo mentre la paura iniziava a invadergli la mente e ad appesantirgli il cuore. In un attimo il suo incubo tornò a galla, vivido come non mai nella sua mente, e le sue mani iniziarono a tremare senza che lui riuscisse a controllarle. La sua visuale iniziò ad appannarsi a causa delle lacrime che si stavano formando negli ormai acquosi occhi azzurri mentre prendeva in braccio Magnus e lo portava nella camera da letto. Dopo averlo adagiato nel letto cercò di calmarsi e mantenere il controllo come gli era stato insegnato per 18 anni della sua vita. Quando si trattava dell’incolumità di Magnus, lo Shadowhunter equilibrato, obiettivo, accorto e lucido che Alec di solito dimostrava di essere svaniva completamente e cedeva il posto a un ragazzino spaventato, agitato, ansioso, che pareva essere sempre sull’orlo di un attacco di panico. Prese il polso del ragazzo per controllare i battiti ed esalò un sospiro di sollievo quando sentì il familiare rumore nei polpastrelli. Si sdraiò accanto a lui e accarezzandogli i capelli, aspettò che si riprendesse.
 
 
Dovette attendere qualche ora prima di poter vedere di nuovo i caratteristici occhi di gatto del suo stregone su di sé.
“Alexander…” Sussurrò lo stregone aprendo lentamente gli occhi. Alec non rispose ma continuò a guardarlo con un misto di sollievo e risentimento per i momenti di preoccupazione e paura che aveva passato.
Magnus aprì del tutto gli occhi e si alzò suoi gomiti. Tese il braccio e accarezzò una guancia del Nephilim ma lui si girò dall’altra parte.
“Sei per caso arrabbiato con me?” Domandò lo stregone perplesso.
“Non devi mai più fare una cosa del genere. Quando ti ho visto per terra io…”
“Scusami Alec, non volevo farti preoccupare. La verità è che quando ho capito di essere al limite era ormai troppo tardi” detto questo lo stregone raccontò al ragazzo affianco a lui dell’incantesimo che stava preparando. Continuarono a parlare per un po’ di Valentine finché lo Shadowhunter non iniziò a raccontare a Magnus la sua giornata. Mano a mano che parlava si sentiva svuotato dallo stress e dalle responsabilità; parlare con Magnus era semplice e liberatorio. Lo stregone ascoltava sempre con attenzione, alleggeriva con battute e scherzi le situazioni pesanti, senza però sminuirle, ed era altresì capace di dispensare ottimi consigli quando Alec ne aveva più bisogno. Lo Shadowhunter si sorprendeva sempre nel constatare che nessuno riusciva a comprenderlo bene come il suo magico fidanzato; nonostante si conoscessero da poco tempo l’Immortale sembrava essere capace di leggergli dentro. La giornata era stata pesante ma ora si trovava lì sul letto di Magnus a scherzare e ridere con lui e per un attimo tutta la tristezza e l’ansia accumulata in quella giornata si dileguarono per lasciare spazio alla felicità e all’amore.





Angolo dell'autrice:

Ciaooo mie/miei care/i! Mi scuso anche questa volta per il ritardo nell'aggiornamento, ma purtroppo sono in piena sessione d'esame all'università e ho poco tempo per scrivere. Eccomi qui con il penultimo capitolo di questa storia (il prossimo sarà l'ultimo). Spero che vi sia piaciuto; non vedo l'ora di leggere i vostri commenti!
Grazie a tutti i lettori della storia e soprattutto alle fantastiche recensitrici! kiss
  
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