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Autore: Fly_ya    01/07/2016    0 recensioni
"Ci guardammo negli occhi insistentemente senza pronunziar parola: avevamo entrambi intrapreso una via che ci portava a superare le barriere che ci eravamo posti originariamente e a infrangerci sulle rocce come le onde durante la tempesta. "
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Arrivai a  Venezia con la mia nave. L'equipaggio era stremato ed affamato per i lunghissimi mesi passati in mare e gli ultimi giorni trascorsi senza provviste abbastanza. Attraccammo al porto, liddove sembrasse più tranquillo e l'equipaggio si dimenò sulla passerella pronti per una notte all'insegna di birra, vino, cibo e donne. Avevamo attraversato tutto il Mediterraneo nel giro di pochi giorni, e avevamo oltrepassato lo Stretto di Gibilterra avventurandoci per l'impervio Oceano Atlantico. Avevamo toccato territori che non avevamo mai esplorato prima d'ora, io come la mia ciurma: Canada, Stati Uniti, Brasile, Argentina e poi ancora per l'Oceano Pacifico, Giappone, Cina, Thailandia e India. 
In ognuno di questi luoghi c'eravamo fermati almeno un mese e nel periodo trascorso scoprimmo nuovi modi di vivere e di agire. In Canada arrivammo durante l'inverno: le temperature bassissime ghiacciarono i mari per un periodo di tempo durante cui fummo costretti ad aspettare ed aspettammo esattamente tre mesi, tre mesi in cui conoscemmo la gente e guadagnammo denaro sgozzando qualche gola o cacciando animali per ricavarne carne e pelli. 
Negli Stati Uniti, l'esperienza fu ben diversa: il paese era nel bel mezzo di una guerra contro il Messico, guerra che durò 2 anni e che finì con la cessione di una gran parte di territorio messicano agli americani: qui apprendemmo l'uso di una nuova arma, la rivoltella, ovvero una pistola a tamburo che non aveva più bisogno dell'acciarino per far fuoco. Anche negli Stati Uniti fummo assoldati per una gran quantità di denaro e combattemmo contro i messicani. 
Col denaro guadagnato dagli americani ripartimmo per l'America del Sud dove scoprimmo le bellezze dell' ex colonia portoghese ormai diventato l'impero brasiliano e in Argentina dove venimmo a conoscenza della presenza di un ingente miniera d'oro nella Cordigliera delle Ande a cavallo tra l'Argentina e il Cile. E chiaramente non potevamo farci sfuggire un'occasione del genere: ci recammo fino alle coste del Cile, attraccammo la nave al porto e con dei cavalli rubati al primo allevamento avvistato ci recammo verso la miniera. Con grazia e abilità rubammo una grandissima quantità d'oro tnato da poter finanziare le tasche di tutto l'equipaggio per vari anni.  In tal modo il nostro viaggio proseguì attraverso l'Oceano Pacifico - per mia opinione chiamato erroneamente in tal modo - dove infuriò la tempesta per la maggior parte del viaggio. 
Giungemmo in Giappone e poi in Cina, dove piccoli uomini dagli occhi tiratissimi, quasi a scomparsa sotto le sopracciglia nere, davano il benvenuto inclinando la testa in avanti e parlavano la lingua più difficile da me udita e mediamente imparata. 
In Thailandia, l'equipaggio si rilassò all'insegna di donne e diverimento e in India, territorio controllato ancora dagli inglesi, apprendemmo i meccanismi degli scambi commerciali. Ritornammo in patria solo 5 anni dopo attraverso il canale di Suez e le difficoltà che la mancanza di provviste aveva causato. Molti uomini si ammalarono, alcuni morirono. I morti furono commemorati secondo il rito pirata: legati alla poppa della nave e poi abbandonati alle onde fino agli abissi. Eravamo partiti in 30 e ritornavamo in 18. Dicono che i pirati sono crudeli, che non si curano di un "fratello" che muore. Ma l'equipaggio è una famiglia. O almeno il mio lo era, e lo è, e vi assicuro che quegli uomini rudi, che a detta dei più, non sono dotati di amore nè di bellezza nè di buone maniere, piansero ognuno dei componenti della famiglia che perì. 
Venezia in 5 anni non era cambiata molto. Acqua ovunque, guardie ovunque, topi fuggiti alle fogne ovunque. Ma nonostante l'odore penetrante e sgradevole, io potevo avvertire solo odore di casa. 

 


Il sole era tramontato da un pezzo. Io e l'equipaggio camminavamo per le strade della Serenissima alla ricerca di una locanda per rifucillarci. Ma come ho già detto, le guardie in questa città sono dapperttutto e non ci volle molto al piazzarsi in modo minaccioso dinanzi al primo dei miei uomini sulla strada. Notai all'istante, pur essendo dietro le file, che le guardie portavano il beauceant1 sulla cappa. 
Fermi. Chi siete? chiese il Templare incrociando la lancia con quella del collega per sbarrare la nostra strada. Sul suo viso c'era un sorrisino dipinto che mi faceva storcere non poco il naso. 
Siamo appena arrivati da un lungo viaggio in nave. Siamo in cerca di una locanda. rispose Harvey, che si trovava in prima fila, e aveva prontamente nascosto la pistola nel dietro dei calzoni dalla vita alta. 
Siete marinai? domandò il cavaliere cristiano avvicinandosi di più facendo leva sulla lancia come fosse un bastone. Inspirò rumorosamente. L'odore non vi tradisce. Chi è il vostro capitano? 
I corsari si scambiarono delle occhiate tra loro dopodichè sapendo esattamente dove mi trovavo, aprirono un corridoio disponendosi ai lati della mia figura. Iniziai ad avanzare. I tacchi degli stivali rimbombavano per le strade buie e silenzione della notte veneziana. Una delle guardie aveva stretto gli occhi per cercare di distinguere il mio profilo nel buio. Feci una decina di passi tenendo il tricorno basso sul viso e solo quando gli fui a pochi centimetri lo spostai dal viso. Nel suo sguardo lessi smarrimento e incredulità. 
Buonasera, signori! Problemi? esclamai con fare divertito e provocatorio. 
Una donna... una donna... le labbra dei due templari si mossero mormorando queste parole per un tempo fin troppo lungo per i miei gusti. Eravamo nel 1850 e loro si sconvolgevano ancora per una donna-capitano. Ridicolo. Si ridestarono solo dopo una scossa di capo. Sarebbe meglio fare una perquisizione. Partiamo da lei. disse al collega. Notai il sorrisino sulle labbra del primo e dopo anche su quelle del secondo. Inarcai le sopracciglia. Il templare mi afferrò per un braccio e mi premette con la faccia e le mani contro il muro. Iniziò quella che lui voleva far passare per perquisizione ma in realtà era solo il modo più scontato e viscido per toccare una donna. Iniziò poggiando le mani sulle spalle dopodichè scese sul torace per poi passare al seno che trinse come chi ha desiderio di fare l'amore. Aspettai. Aspettai che scendesse appena più sotto dei fianchi in modo che le mie braccia fossero fuori dalla sua visuale: estrassi due pistole dalla parte interna degli stivali e mi voltai con una velocità, che lui parve non comprendere, perchè cadde a terra, sotto la canna della mia rivoltella. Cosa c'è? Adesso non fai più lo stronzo? Sparai diritto in mezzo ai suoi occhi. Atterrò a terrà con gli occhi spalancati oltre i quali si poteva ancora leggere la paura. L'altro templare se l'era data a gambe levate. Probabilmente non sapeva che a me non sfugge nessuno: mirai da una distanza di circa trenta metri mentre il cavaliera ancora correva ogni tanto girandosi indietro. Sparai. Il templerare cadde a terra mentre l'equipaggio prendeva ad urlare, festeggiare e tessere le mie lodi. Sparai un altro colpo in aria. L'equipaggio si fermò. Prendete i corpi e gettateli in mare legandoli a un masso. ordinai con uno sguardo serio e la voce dura. E dopo divertitevi. affermai con un sorriso. Rimasi da sola in quella stradina. Rivolsi lo sguardo al di sopra della mia testa: sapevo bene cosa avevo visto, un'ombra alla quale avevo sparato contro. I miei compagni non si accorsero nemmeno di lei ma non ne feci loro una colpa. Ci sono cose che non si possono pretendere da uomini che scelgono di abbandonare la loro vita mediocre per intraprendere la pirateria e tentare la fortuna. Guardai al suolo, esattamente sotto la balconata cui avevo sparato. Sangue.
L'ombra adesso era ferita. 

 


NOTE
1
Croce rossa templare su uno sfondo metà bianco metà nero



 




Salve a tutti! Sono Flavya, ho 22 anni e sono una fan sfegatata di AC, motivo per il quale improvvisamente ho deciso di farne una Fan Fiction. Nonostante abbia amato - chi più e chi meno -  tutti i personaggi della serie, non mi sono sentita di scrivere qualcosa che variasse la loro vera storia -  a mio parere, sublime. Per questro motivo ho deciso di coinvolgere nella storia un personaggio femminile del tutto nuovo e un personaggio maschile che esiste nella serie, ma non vi svelerò chi è (anche se molto probabilmente non lo conoscete). Cercherò di pubblicare ogni 2 giorni un nuovo capitolo. Non ho intenzione di renderla molto prolissa per cui non vi aspettate nessuna Divina Commedia 2.0. Il rating per il momento è arancione, ma in base a delle modifiche che sto cercando di apportare potrebbe diventare rosso. Nel prossimo capitolo cercherò di pubblicare anche un disegno che ho fatto del personaggio femminile. Spero vivamente vi piaccia, lasciate un commento se vi và: io risponderò a tutti sicuramente! Buona lettura e a domani!
XOXO, Flavya

 

   
 
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