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Autore: DeniseCecilia    01/07/2016    9 recensioni
Una fanfic dedicata a Judy, a Nick e a un possibile "noi".
Alle scelte che il mondo ci chiede di fare e che non possiamo ignorare, se vogliamo crescere.
Ma che, in fondo, sono soltanto nostre, e di chi amiamo.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Hopps, Judy Hopps, Nick Wilde, Stu Hopps, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Furry, Tematiche delicate
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Nuovo capitolo, che oserei definire abbastanza tosto, e che adoro. Spero vi piaccia quanto gli ultimi :)
Ho raccolto il consiglio di SatoSerelover di andare a capo più spesso, e quello di Redferne di mostrare, almeno un po', le difficoltà che una coppia interspecie può incontrare nella società. Solo un assaggio, per ora.
A voi l'ardua sentenza.

Non mi stanco mai di ringraziare tutti i lettori, in particolare coloro che impiegano parte del loro tempo per offrirmi le loro impressioni e preziosi suggerimenti. Sul serio: grazie.
E non dimentichiamo i consigli di lettura (Redferne, sto terminando "Stazione Undici". Great!).

Una precisazione importante: ad un certo punto del capitolo si parla di convivenza.
Ci tengo a sottolineare, ribadire e controribadire che quanto viene espresso NON è un giudizio su chi fa una scelta diversa, ma una prospettiva che mi piace condividere.
Siccome però questa è una fanfic, e non un pomposo saggio né tantomeno un catechismo... i personaggi sono liberi di dire e fare quel che credono.

Buona lettura!

 



XIII. Confronti

 

Nel mezzo d'una corsia di supermercato, la giovane coniglia sembrava indecisa tra una confezione di carote e l'altra: erano più croccanti queste, o quelle? In realtà, con le lunghe orecchie tese all'indietro, stava origliando una conversazione alle sue spalle.
"Ehi, li hai visti quei due?" stava dicendo un caribù ad un altro. "Secondo te, lei gli spazzola il pelo tutte le sere?". E giù una risata sguaiata.
"Carotina, non farci caso" intervenne Nick. "E non pensare nemmeno di andar lì e rispondere a quello scemo, non ne vale la pena. Lattuga o valeriana?" chiese poi, prendendo una confezione a caso dalle zampe di Judy e tuffandola nel carrello.
"Uhm, lattuga. Perdonami, volpacchiotto mio" rispose lei alzando intenzionalmente la voce "ma non credo di poterlo evitare".
Il commento del caribù giunse immediato.
"Ehi, hai sentito, Joe? Chissà cosa le sussurrerà lui in quelle orecchione per farla eccitare, quando sono a letto. Sarei proprio curioso di saperlo, eheh".
"Immagino. Ma non lo scoprirà mai", gli rispose Judy facendoglisi sotto, calma come sapeva essere soltanto quando era furente. "E sa perché?", lo incalzò.
Il caribù tacque, con un sorrisetto idiota sul muso. La coniglietta decise di cancellarglielo.
"E' la coda, vede. E' sempre questione di coda".
L'ungulato aveva ora un'espressione interrogativa.
"Lui ce l'ha più lunga. E questo è tutto", concluse Judy. "Davvero, mi dispiace per la sua donna, sempre che ne abbia una. Con quel mozzicone che si ritrova, la vita dev'essere dura", osservò gettando uno sguardo deluso all'estremità penzolante dell'animale. E con questo, tornò a passeggiare lungo lo scaffale dei freschi.
"Spero di non diventare mai vittima di questo tuo lato sovversivo, Carotina", le disse Nick fingendo di rabbrividire. "E' stato scioccante, ecco. Mele?".
"Granny Smith per me, grazie. E cos'è che ti sciocca tanto, sentiamo: il fatto che mi sono ribellata, al centesimo mormorìo su di noi da quando abbiamo messo piede qui, o quello che ho detto sulla tua coda?", replicò infilandogli una zampa sotto braccio.
Tanto, ormai, ne avevano sentite di cotte e di crude. Non c'era scopo nello stare lontani.
"Oh, se è per questo, quel che hai detto sulla mia coda mi interessa molto".
Judy non poté trattenere la risata che le sgorgò dal profondo del cuore.
Insomma, c'erano state le due anziane gazzelle che per strada le avevano dato della svergognata, quando avevano visto che si teneva per la zampa con una volpe. Un commesso scorbutico che li aveva praticamente accusati di tutti i mali del mondo – dall'inflazione all'effetto serra. Se non riuscite a trovarvi i cereali da soli, fatevi un esame di coscienza. Testuali parole. E infine il caribù – uno stupido, certo, ma ad onor del vero il suo amico non gli aveva retto il gioco.
Erano forse morti, per questo? Erano stati minacciati, o insultati seriamente, come accadeva in un passato nemmeno troppo remoto alle coppie interspecie? No. Nulla del genere.
E poi c'era stata quella famiglia di ippopotami, madre, padre e tre figli adolescenti, che gli avevano espresso assai chiaramente la loro ammirazione sulla metro. Non vergognatevi mai di ciò che siete, e All'amore non si comanda, cose così. Pensieri retorici forse, tuttavia Judy e Nick li avevano accolti con gratitudine.
No, non c'era motivo di preoccuparsi della "gente". La gente non era un mostro, non era né contro di loro, né a favore: era fatta di persone, ognuna diversa dall'altra.
"Una carota per i tuoi pensieri, Judy Hopps". La voce flautata di Nick la richiamò alla realtà.
La coniglietta raccolse le due buste con gli acquisti e si incamminò verso l'uscita, con la volpe al fianco.
"Pensavo a quanto siamo fortunati".
"Anche se avevamo tutti quegli occhi addosso?", domandò Nick ironico.
"E' solo che non hanno mai visto due mammiferi così attraenti come noi", replicò convinta Judy. "Si abitueranno. E comunque non è stato così tremendo. Ora che ci siamo occupati della spesa dovremo vedercela con i miei, ricordi? E' il secondo step del tuo elenco, decisamente più tosto".
Nick annuì con aria grave.
"Sì, è il secondo step. Sei ancora dell'idea di andare avanti?".
"Ne sono certa, Nick. Assolutamente certa", gli confermò fermandosi nello spiazzo antistante il supermercato.
"Avvicinati", le disse lui.
Judy obbedì, e la volpe cominciò, senza chiederle permesso, a carezzarle le orecchie per tutta la loro lunghezza, lisciandole delicatamente.
Era una sensazione incredibile, deliziosa. La coniglietta chiuse gli occhi per godersela meglio.
"Voglio che ricordi una cosa. Parlare di noi con i tuoi potrebbe essere molto difficile. Forse anche doloroso. Ma non permetterò che il vostro rapporto si rovini a causa mia. La tua famiglia è importante, Judy".
C'era un accenno di malinconia nella voce di Nick, e la coniglia sapeva da dove gli veniva.
"Anche tu sei la mia famiglia, ora. Io voglio che ricordi questo. Non mi allontanerò da loro, e se non ci accetteranno subito, lotteremo finché non lo faranno. Ma intanto noi dobbiamo seguire la nostra strada, Nick. Io e te".
Ora ti bacio, sai. Ti bacio qui, davanti a tutti questi mammiferi, pensò la volpe. E così fece; depositò sulle labbra della sua coniglietta un bacio leggero, innocente nella forma, eppure il più coraggioso.
Nessuno dei due si curò delle reazioni di chi sfilava loro accanto. Le reazioni degli altri, riguardavano gli altri.

 

"Allora, torniamo allo spazzolino. Al fatto che Judy dorme qua. E... uhum, al fatto che eravate sul tuo letto insieme, non voglio neppure sapere quando e perché", Bonnie riprese il discorso.
Meno male che aveva detto di voler soltanto salutare sua figlia e scusarsi, pensò Nick.
Erano le otto di sera di quello stesso, lungo mercoledì; e lui, Judy ed i suoi genitori stazionavano da un quarto d'ora nell'atrio di casa. In piedi, perché certi argomenti scomodi vanno affrontati in altrettanto scomode posizioni.
Sì, loro quattro dovevano avere un confronto serio, ed il momento di quel confronto era arrivato, ben prima del previsto.
"Bonnie", cominciò Nick con il tono più composto e determinato che gli riuscì di tirar fuori. "Chiarisco subito una cosa. Io non ho toccato vostra figlia. E' vero, ha spesso dormito qui. Ma ora... non più".
"Lo spero bene, che tu non l'abbia toccata, come dici. Se è vero che sei un suo amico, che tieni a lei...".
Anche la voce della coniglia era posata, per quel che poteva valere. Nick capì che era meglio non aspettare oltre. Era quella la loro occasione, quella l'opportunità da cogliere.
Voleva però che fosse Judy a sbilanciarsi per prima, a dire ciò che provava, perché fosse chiaro a sua madre e suo padre che non la stava spingendo a fare nulla che non volesse. Che non la stava manovrando... o traviando, per essere ancora più duri.
Si voltò verso di lei, e le fece un cenno. Non occorse altro.
"Non è un mio amico, mamma. Non più, o meglio non soltanto", disse dunque la coniglietta, intervenendo per la prima volta. "Nick è il mio compagno, adesso".
Forse non era il modo più elegante per esprimere la cosa, ma almeno era il più efficace per essere sicuri di non poter più tornare indietro.
"E' così, allora", constatò Bonnie. "L'avevo capito, lo sentivo, ma non ci volevo credere. Avevi detto che non uscivi con nessuno, che quella di una relazione interspecie era solo un'ipotesi, Judy", continuò rivolgendosi alla figlia. "Lo sentivo, che c'era dell'altro. Ma non me ne hai voluto parlare, sei stata così irremovibile...".
La coniglietta si schiarì la voce.
"Ed era vero, mamma. Mi spiace che tu te ne sia convinta, ma non ti ho mentito. Solo fino a pochi giorni fa non ero consapevole di volere questo".
"Volere cosa, tesoro, di grazia? Una storia con un predatore? La diffidenza da parte degli altri mammiferi? Nuovi ostacoli sul lavoro e nella vita privata? Ti conosco, Judy. Adesso tutto questo può sembrarti elettrizzante, ma presto ti accorgerai di quanto pesa l'essere di una specie o di un'altra. Oppure è una storia romantica che vuoi, alla Romeo e Giulietta? Mi duole ricordarti che finisce in tragedia...". Il tono della coniglia si era fatto amaro.
"Ho fatto la mia scelta", tagliò corto Judy. "Non ero alla ricerca di nulla di tutto questo", ribadì scuotendo la testa. "Ma Nick ora c'è. Ed io lo voglio con me, come voglio esserci per lui", disse andando a cercare la zampa della volpe, per poi stringersela al petto.
Bonnie sospirò.
"E' tutto molto dolce, cara. E riconosco che Nick sembra essersi affezionato a te. Ma cosa farai quando cambierai, quando cambierete idea? Ti pentirai di aver rischiato un'amicizia per qualcosa di così incerto".
"Bonnie, quello che stiamo facendo non è né facile né del tutto chiaro persino per noi" intervenne Nick. "Ma avremo tutta la vita per farlo funzionare".
Ecco infine le parole chiave che fecero scattare l'allarme rosso.
"Ah! E questo cosa vorrebbe significare, sentiamo. Che vorreste fare, sposarvi?".
"Sì" fu la semplice, piana e nitida risposta di Nick e Judy.
All'unisono – un dettaglio che li sorprese e li fece sorridere.
"Giusto Cielo", commentò Bonnie sommessamente, gli occhi bassi. "A questo punto avrei bisogno di sedermi" disse fra sé e sé, non cercando affatto, però, di dar seguito a quel proposito. "Lo giuro sul prossimo raccolto di carote, Judy, la sola idea mi fa così disperare che preferirei vederti convivere con lui. Arriverei ad augurarti di scoprire da sola che questa cosa non può funzionare, sbattendoci il muso. Sì, ti augurerei di soffrire un po' subito se questo servisse ad evitarti di soffrire molto di più tra qualche anno".
"E' a questo che mi riferivo, in effetti", disse Nick, richiamando l'attenzione della coniglia su di sé.
"So che molti mammiferi lo considerano... poco moderno. Ma – " la volpe si interruppe sforzandosi di ricordare le parole esatte "mia madre mi ha insegnato che convivere, anche con le migliori intenzioni, comporta tenersi una via d'uscita sempre a portata di zampa, in caso le cose non vadano come previsto. E che impegno può mettere un mammifero in un rapporto che sa di poter abbandonare quando vuole?".
Nessuno fiatava, perciò Nick continuò.
"Per anni ho creduto che esagerasse. Ma adesso che... che ho Judy, mi pare di capire dove voleva arrivare".
Ora la coniglietta stava studiandone il profilo, assorta, ma lui era troppo impegnato a non incartarsi nel suo discorso per farci caso.
"Ci saranno sempre, prima o poi, dei buoni motivi per tirarsi indietro. Ci sarà sempre il modo di giustificarsi, dopo aver abbandonato il campo. Ed io non voglio avere né gli uni né l'altro. Voglio essere sicuro di non avere vie d'uscita, di non avere scuse, perché se c'è una cosa che ho imparato di me stesso è che sono soltanto un mammifero qualunque. Vigliacco e pieno di paure, come chiunque altro. Considerami pure un idiota, Bonnie", azzardò una risata ironica "ma penso che sì, hai ragione. Noi falliremo, senza alcun dubbio. Proprio per questo voglio sposare Judy".
Nick strinse più forte la zampa della coniglietta, senza preoccuparsi di spiegare meglio quell'ultima affermazione.
Che le sue parole avessero fatto una buona impressione o meno, non si aspettava certo che Bonnie se ne fosse fatta intenerire.
"D'accordo, ammettiamo pure che nessuno riesca a distogliervi da quest'idea. Ammettiamo che le differenze tra di voi non siano incompatibili, e che nessuno ve le faccia pesare troppo" rispose lei infatti. "Ma a differenza di altre coppie interspecie, la vostra è sterile. Va detto senza mezzi termini. Figli non ne potrete avere, mai. E questo è oggettivamente un problema".
Nick era molto, ma molto lontano dal considerarlo tale.
E sapeva che nemmeno Judy, anche se per ragioni diverse dalle sue, desiderava avere figli. Era aperta a quella possibilità, ma non la perseguiva come obbiettivo. Inoltre la sua vita attuale, concretamente, le precludeva quell'eventualità; a prescindere da lui.
"Mamma".
"Sì, Judy".
La coniglietta fece del suo meglio per ingoiare, una volta tanto, l'orgoglio. Per mettere a tacere il desiderio di rivendicare le proprie scelte – compresa quella di non avere cuccioli, se la condizione per averli era rinunciare alla carriera. O rinunciare a Nick.
Se voglio che mi vedano come un'adulta, si disse, devo comportarmi da adulta. E gli adulti non si lamentano, combattono.
"Mamma", ripeté con voce ferma. "Mi hai sempre raccontato che tu e papà non eravate innamorati quando vi sposaste. La tua famiglia era povera e voleva sistemarti, mentre papà era spinto dai nonni, ai quali non piaceva la coniglia che frequentava. Non riesco ad immaginare una coppia peggio assortita, eppure ha funzionato. Non eravate innamorati allora, ma oggi sì. Non eravate una vera famiglia, allora, ma oggi sì. Avete bisogno l'una dell'altro. Per noi è lo stesso, sai", disse sottolineando il concetto con un gesto che includeva sé e la volpe.
"Nick ha creduto in me quando nessun altro in città ancora lo faceva. Io ho creduto in lui quando nemmeno lui credeva in se stesso. Ce l'abbiamo fatta perché ci siamo fidati. Perché siamo stati un po' avventati, dissennati, sì, un po' inappropriati. Non abbiamo rispettato le regole. Eppure guarda cos'abbiamo ottenuto!".
"Inappropriati, Carotina? Volevi dire sbagliati, impossibili, aha", rincarò Nick. "Così impossibili che siamo qui".
"Appunto. Non capisci, mamma, che io vorrei essere proprio come voi? Dedicarmi a qualcuno senza risparmiarmi. Senza rimpianti", fece Judy.
Ci fu un lungo silenzio.
Il modesto spazio dell'atrio, che inizialmente aveva dato ai quattro mammiferi quasi un senso di soffocamento, pareva loro adesso un intimo guscio protettivo. Forse non sarebbe durato, forse quello era un momento di grazia fragilissimo, ma c'era, lì, dell'amore profondo che li univa.
Toccò a Stu il difficile compito di reintrodurre a forza, in quell'atmosfera, lo sgarbo delle parole.
"Credo di aver diritto anch'io ad una domanda. Una sola, e vorrei mi rispondeste entrambi. Perché volete stare insieme? Nick, se sei cosciente che ci possono essere delle conseguenze negative per Judy, perché non evitargliele, se davvero vuoi il suo bene?".
Non c'era alcuna vena critica nella voce del coniglio. Tutto in lui, dal suo tono alla posizione dimessa delle orecchie brune, indicava la volontà, il fermo desiderio di cedere a quella follia. Vedere la sua prima e più cara figlia sposata in brevissimo tempo, a quanto gli pareva di capire, e con una volpe.
Voleva cedere: vederli mettere in atto quello sproposito, riuscire ed avere una vita felice. Voleva da loro delle risposte che gli facessero capire che erano effettivamente pronti, che mettessero a tacere le sue ansie di genitore.
"Cosa ho sempre ripetuto fin da piccola, papà?", gli disse la figlia, azzerando le distanze ed abbracciandolo.
"Lasciami indovinare: che vuoi rendere il mondo un posto migliore?", canticchiò lui.
"Che voglio rendere il mondo un posto migliore", confermò Judy staccandosi. "Ed ecco qua: forse è questa la parte che tocca a noi. Aiutare i mammiferi a realizzare davvero quell'integrazione di cui si parla. Non solo come poliziotti, non solo come specie diverse che si tollerano, ma dimostrando che possiamo davvero amare chi è diverso da noi".
"Non siamo i primi, Stu. Nemmeno come coppia preda-predatore", volle precisare Nick giocandosi l'assist, con una voce calda e sicura. "Ma è vero, rappresentiamo comunque qualcosa di importante. E penso che non sia un male. Il solo modo per ottenere che gli altri animali ci prendano sul serio, è prenderci sul serio noi per primi. Non vi chiedo di dare la vostra approvazione a qualcosa che vi turba tanto", aggiunse rivolgendosi in particolare a Bonnie. "Non così su due zampe. Ma vi prego, dateci una chance".
Era una situazione pazzesca, ancora in discreto equilibrio ma pronta a degenerare in un vero casino.
Eppure Judy non provava alcun disagio, anzi: si sentiva così felice che temeva di scoppiare.

 

Fermo sull'uscio, incorniciato dagli stipiti, Nick Wilde guardò Judy Hopps allontanarsi su un taxi giallo, seduta tra la madre ed il padre.
Si sentì d'un colpo travolto.
Si era preparato a dare l'assalto alla sua preda, ci si era preparato a lungo, da quando lei ancora era ben lontana dal confessargli il suo interesse.
Aveva còlto l'occasione che lei gli aveva offerto, andando oltre le comuni confidenze che le faceva in amicizia e togliendosi non solo la maschera di volpe vissuta, ma persino la pelle. E aveva funzionato, avevano fatto insieme in tre giorni un sacco di strada.
Non aveva calcolato però di poter diventare, lui stesso, l'oggetto di un'attenta e critica valutazione – non così presto.
Il taxi corse via, e gli parve una perfetta metafora di quel che stavano vivendo: tutto stava accadendo molto velocemente, e l'effetto era inebriante come un vino di fascia alta; confondente come le tessere di un puzzle lanciate sul tavolo alla rinfusa; seducente come la scia colorata di auto che sfreccino a centottanta all'ora, fotografate a diaframma quasi chiuso con un tempo di esposizione di minuti, forse ore.
La volpe rientrò, posizionò il suo mPod sul dock e selezionò dalla raccolta il brano The ecstasy of gold di Ennio Topicone, storica colonna sonora dei momenti critici della sua vita. Alzò il volume di brutto con uno scatto del polso.
Solo altri due giorni, quarantotto ore.
Poi la resa dei conti a Bunnyburrow, a casa di Judy, dove i genitori di lei li avevano invitati a trascorrere il weekend.
Nick ci ripensò, e alzò ulteriormente il volume dell'impianto stereo di un'altra decina di punti. Che la sua fosse almeno una morte con un sottofondo glorioso.

  
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