Capitolo 3 –Legami
Erano passati due giorni da quando Lexa aveva
impedito a Clarke di aiutarla e la guaritrice provava una strana sensazione a
riguardo, una cosa che non riusciva a definire bene. In quei due giorni era
andata a cambiarle le bende, notando che la ferita si stava rimarginando bene,
anche più veloce del previsto.
-Se continua in questo modo tra meno di una settimana potrai tornare nei
boschi.- le sussurrò dopo aver finito di riporre le bende nel cassetto.
-Tutto grazie alla tua famiglia, se non mi aveste permesso di rimanere
probabilmente saremmo morti entrambi. Quando sarò in grado di cacciare di nuovo
mi sdebiterò.- le rispose, tornando a mettersi coricata, accarezzando
distrattamente la testa di Shiro, accennando un sorriso.
Restarono in silenzio entrambe per parecchio tempo, tanto che Clarke pensò che
la cacciatrice si fosse addormentata. Sorrise imbarazzata e fece per alzarsi,
ma una mano bloccò il suo polso.
-Resta. Raccontami com’è vivere una vita normale, per favore, io me la sono
dimenticata.- sussurrò, aprendo leggermente gli occhi e inchiodandoli in quelli
dell’altra.
La guaritrice acconsentì a patto che poi le avesse spiegato il significato del
triplice tatuaggio che aveva al braccio destro. Lexa si mise su un fianco, per
fissarla meglio, e fece salire il suo compagno in modo da poter sentire la sua
presenza accanto a se.
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Clarke
non era mai stata una bambina come tutte le altre, naturalmente giocava con le
bambole che sua madre nel tempo libero le faceva, ma preferiva aiutare la mamma
con i pazienti e esplorare la foresta che circondava TonDC.
Era una bambina molto curiosa della vita fuori dal villaggio e questo rendeva
sempre molto apprensiva Abby, quando tornava sporca e piena di graffi.
-Quindi da piccola eri esuberante.- disse con tono
stupito la cacciatrice che tutto si sarebbe aspettata se non che la calma
ragazza davanti a lei fosse un tempo un piccolo diavolo.
-Difficile da credere vero?- rispose ridendo e sedendosi sul letto, vicino a
Lexa. – Se sono diventata così contenuta è grazie al lavoro con mamma ed un
incontro nella foresta. Non per questo sono meno curiosa però.- continuò
ammiccando leggermente.
Con un cenno del capo l’altra la incitò e lei annuì, guardando il muro davanti
a se, richiamando i ricordi.
Era
una calda giornata primaverile e Clarke sapeva che in quella stagione le
ortensie sarebbero fiorite e lei voleva vedere il momento esatto in cui
avveniva.
Andò al cespuglio, o almeno ci provò: un cinghiale la guardò con aria feroce ed
iniziò a strisciare le zampe sul terreno, sollevando intere zolle d’erba.
Clarke era paralizzata, non riusciva a muovere nemmeno un muscolo, sapeva che
se fosse scappata l’animale l’avrebbe inseguita, aveva ormai undici anni queste
cose le aveva imparate.
Un puma nero balzò addosso all’altro animale e prima che la bambina potesse
vedere qualcosa due mani le chiusero gli occhi. Quando li riaprì l’animale era
sparito ed una donna era davanti a lei che accarezzava il puma.
-Scusa per averti spaventato bambina, stai bene?- chiese, facendo un passo
insieme alla bestia.
Clarke fece un passo indietro spaventata, i puma erano molto pericolosi, così
le avevano insegnato.
-Io sono Anya, lui è Gus, il mio compagno animale. Sono una cacciatrice, non
temere di lui.
Quando la piccola ricevette quell’informazione spalancò gli occhi e si avvicinò
curiosa alla coppia. Guardando la donna allungò la mano verso l’animale, come a
chiederle il permesso di toccarlo e la cacciatrice annuì sorridendo. Clarke
mise le mani dietro le orecchie del puma, che iniziò ad emettere un suono
soddisfatto.
-Io sono Clarke. Grazie per avermi salvato. Sei davvero una cacciatrice?.-
disse ad un certo punto, continuando ad accarezzare l’animale, portando però
l’attenzione sulla ragazza armata di arco e spada.
Anya annuì e prese la mano della bambina, per accompagnarla a casa sua.
Viaggiarono in silenzio per mezz’ora e quando Abby la vide accarezzare un puma
si avvicinò di corsa a loro e la prese in braccio, apprensiva come al solito.
La cacciatrice spiegò cosa era successo e poi lasciò il villaggio, lasciando un
sorriso alla piccola che la salutava con la sua manina.
Lexa si incupì nel sentire quella storia e Clarke
non riusciva a capire il perché. Molto spesso si trovava a chiedersi cosa
provasse e cosa sentisse la cacciatrice, non riuscendo a leggere nei suoi occhi
malinconici le risposte che cercava ma non osava chiedere, preoccupata che
l’altra l’allontanasse.
-Quella cacciatrice è morta tre anni dopo, i bracconieri hanno assaltato di
notte un villaggio che usiamo per incontrarci dopo il tempo passato lontani.-
sussurrò stringendo piano le coperte, con voce sicura che veniva contraddetta
dai suoi occhi velati di lacrime.
-La conoscevi?- esclamò stupita la guaritrice, girandosi immediatamente verso
di lei.
-Era mia sorella.- rispose dopo aver annuito leggermente.
Clarke si trattenne dal farle domande a stento e Lexa la ringraziò di questo.
Nonostante fossero passati sette anni da quel giorno, vedeva ancora i corpi di
tutta la sua famiglia sporchi di sangue e freddi.
Rimasero a guardarsi per parecchio tempo, una cercando di far sfogare l’altra e
quest’ultima cercando di reprimere le immagini di quel momento ed i sentimenti
che aveva provato, riuscendoci a stento.
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La voce che interruppe il silenzio fu quella di Lexa.
-Volevi sapere il significato del tatuaggio giusto?- chiese con voce sottile ed
un sorriso stanco, che non coinvolgeva affatto il suo viso. Quando vide Clarke
annuire, continuò – Si tratta di una semplice tradizione dei Cacciatori.- disse
iniziando a raccontare.
-Hai
scelto di legarti a quel lupo tatuato, giovane Lexa? La tua strada sarà molto
più ardua di quella altrui, vuoi creare il legame con l’animale della Terra.
Voi due sarete un’unica cosa e neanche la morte potrà separarvi. Ne sei
consapevole? Dovrai rispettarlo come se fosse un riflesso della tua persona
stessa, perché dopo questo rituale lo sarà, tu sarai lui e lui sarà te. Accetti
il peso e le conseguenze di questa tua scelta?- dissero i due anziani davanti a
lei nello stesso momento
La ragazzina di ormai tredici anni annuì, pronta alla procedura anche se
leggermente spaventata dalla vita che il suo futuro le avrebbe assegnato.
-Questo non è un legame forzato, come quello che usano i bracconieri per
schiavizzare gli animali, non è un legame che si stabilisce con la paura e
l’odio, ma con la fiducia.- un anziano, con la barba bianca, lunga e liscia,
recitò posando una mano sul braccio destra della giovane cacciatrice.
-E come la fiducia questo legame si rafforzerà con il passare del tempo, con la
dedizione l’uno per l’altro, con l’amore.- continuò l’altro, senza barba, ma
con lunghi capelli grigi, posando una mano sulla testa del lupo.
-Che mai questo legame possa essere spezzato.- dissero di nuovo insieme.
La stanza, prima poco illuminata, risplendette di una luce intensa che si
racchiuse lentamente dove gli anziani avevano poggiato le loro mani. Finì tutto
in pochi secondi.
-Che la foresta vi protegga, Lexa e Shiro. Uniti ora da questo vincolo,
prestate attenzione a quello che vi circonda.- conclusero allontanandosi dalla
cacciatrice e dal suo compagno.
La ragazzina si guardò il bracciò notando il tatuaggio tribale che era stato
scelto per lei dalle divinità, prima di guardare il suo lupo e notare che lo
aveva anche lui sulla fronte, prima che sparisse all’improvviso. Il piccolo
animale ululò felice, prima di saltare nelle braccia della sua padrona.
-Quindi il tatuaggio cambia nel tempo? Ad esempio se la fiducia sale. Me
lo disse un uomo molti anni fa.- chiese incuriosita la guaritrice.
-Sì. Come vedi il mio è diviso in tre sezioni- disse indicando le varie parti –
perché il mio legame con Shiro è aumentato. Tre è il numero massimo.- continuò,
poggiando una mano sulla testa del lupo sulla quale comparve lo stesso
tatuaggio della donna, che aveva le altre parti diffuse sulla schiena.
Clarke chiese con lo sguardo il permesso di toccarlo e la cacciatrice annuì
ancora, intenerita. La guaritrice posò la mano sul tatuaggio del lupo che emise
un verso soddisfatto.
-I bracconieri quindi cosa hanno intenzione di fare, forzando gli animali a
seguirli in quel modo orrendo?- chiese continuando ad accarezzare il lupo, non
guardando l’altra negli occhi.
- Questo è quello che sto cercando di scoprire.- rispose con voce ferma Lexa.