E come sempre mi
ritrovo a modificare la presentazione xD
Ragazze, ho una scusa enorme da fare…anzi, 2…
1) Marghe, scusami se ti sto sfruttando per postare! xD Ragazze,
senza la sua bontà oggi non vi ritroverete col nuovo
capitolo da leggere.
2) È molto probabile che io lunedì non posti
perché mi sono
ammalata di nuovo e sto malissimo.
Ora vi lascio alla lettura e vi ringrazio chi ha messo la storia
tra i preferiti, chi l’ha messa tra le storie seguite
(qualcuno mi può spiegare
l’utilità di questa cosa?? :S), chi ha solo letto
e chi ha commentato.
Al più presto possibile. Un bacione Giulls
P.S. All’inizio avevo scritto un papiro, ma poi (dovuto anche
dalla malattia) ho capito che a molte di voi giustamente potrebbe non
fregare
niente, quindi sarò breve e diretta: pregherei che
chi mi ha plagiato
l’inizio della storia per la sua mi contatti urgentemente:
non voglio
infamarti, ma credo che tu mi
debba delle scuse.
32. BACI, COCCOLE
E CAREZZE SONO MEGLIO DI MEDICINE E DOTTORI…
Cercai a tastoni di accendere la luce della lampada
sul comodino ma, non appena l’accesi
istintivamente chiusi gli occhi e la spensi, poiché mi dava
un gran fastidio.
< Giu, come stai? > domandò Teo affacciandosi
alla posta
della mia stanza.
< Eh, insomma. Ieri mi sono dimenticata di prendere la
tachipirina ed ora mi sento peggio di ieri sera… >
risposi rannicchiandomi
nel letto.
< Ti sei addormentata e non ho voluto svegliarti, anche
perché ho
visto che le avevamo finite. Ho chiesto a Robert se poteva passare lui
a
comprarle… >
< Gli hai detto che mi sono ammalata? > domandai
guardandolo
male.
< Sì. Ci siamo sentiti ieri sera perché mi
ha detto che aveva
provato a chiamarti ma avevi il cellulare spento… >
< Cavolo…e lui che ha detto? >
< È scoppiato a ridere… > rispose
sorridendomi.
In quell’esatto momento sentimmo il campanello suonare e
così Teo
andò ad aprire, trovandomi pochi secondi dopo Robert in
camera mia
< Ciao… >
< Cosa ti avevo detto io ieri? > domandò
guardandomi
severamente.
< Robert, ti prego non farmi la paternale. Non sto bene per
niente e l’ultima cosa di cui ho bisogno sei tu che mi
rimproveri… >
sussurrai piano, ma lui mi capii benissimo perché fece una
smorfia.
< Hai provato la febbre questa mattina? >
domandò
avvicinandosi e sedendosi accanto a me.
< No > risposi scuotendo la testa.
Prima di porgermi il termometro mi si avvicinò e
toccò con le
labbra la mia fronte.
< Sei bollente… > disse mentre mi accarezzava
una guancia.
< Sto morendo di freddo > risposi rannicchiandomi sempre
di
più.
Dopo avermi messo una coperta, Robert mi porse il termometro e
misurai nuovamente la temperatura, constatando di avere 39 spaccati.
< Giulia, dobbiamo chiamare un dottore… >
< No, niente dottori. Mi serve solo una tachipirina e un
po’ di
riposo e vedrai che starò meglio in un batter
d’occhio…ti prego… > risposi
guardandolo supplichevole.
< Giulia… >
< Robert, no. Proviamo a fare così e se non mi cala
domani
chiamiamo il dottore… >
< Se entro le quattro di oggi pomeriggio la febbre non cala o
chiamiamo il dottore o ti porto in ospedale… >
rispose guardandomi serio.
< Ok… > risposi poco entusiasta.
Feci colazione con un cornetto e poi presi la tachipirina.
< Hai bisogno di andare in bagno? > domandò
vedendomi alzare
dal letto.
< Sì, ma faccio da sola. Rob, ho solo la febbre non
è che non
riesca a muovermi > risposi ridendo e dirigendomi verso il bagno
e quando
tornai in camera lo trovai steso sul letto.
< Che ci fai lì? > domandai.
< Non si vede? Oggi resto qui con te > rispose allargando
le
braccia.
< Guarda che ti ammalerai anche tu >
< No, non lo farò >
< Anche io dicevo così e guardami > dissi
sarcasticamente.
< Lo so ma fidati, io non mi ammalo mai… >
< Cosa sei uno di quelli che prova di tutto per ammalarsi ma
che non ci riesce mai? >
< Esattamente! > esclamò sorridendo <
avanti, cosa
aspetti? > domandò.
Tentai di controbattere, ma alla fine mi lasciai convincere e
tornai a letto e le sue calde braccia mi avvolsero.
< Fino a quanto resti? > chiesi appoggiando la testa sul
suo
petto.
< Tutto il giorno >
< Non hai un’intervista con Kristen? >
< No, con te messa così non ho intenzione di
andare… >
< Robert sei un angelo, ma non devi farlo…tanto
c’è Teo… >
risposi sorridendogli.
< Ed è qui che ti sbagli piccola! Gli ho dato la
giornata
libera, così oggi mi occuperò io di
te… >
< Quindi oggi mi fai tu da fratellone? > domandai
divertita.
< No, da fratellone no >
< Perché no? >
< Perché altrimenti non potrei fare
questo… > rispose
avvicinando la sua bocca alla mia e baciandomi appassionatamente.
< Mmm…no, non farmi da fratellone > dissi tra
un bacio e
l’altro.
Restammo tutta la mattina a letto a ridere e coccolarci,
finché
non mi addormentai ad un certo punto.
< Giulia, mangi qualcosa? > chiese Robert svegliandomi.
< Non ho fame… > risposi lamentandomi.
< Oh suvvia, non fare la bambina! Cosa ti preparo? >
< Non lo so, fai tu… > risposi infilando la
testa sotto il
cuscino.
< Ok, torno in un attimo > rispose sorridendo.
Restai a letto per altri cinque minuti e poi mi alzai, presi una
coperta e scesi di sotto verso la sala e mi stesi sul divano.
< Cosa stai facendo? > domandò Robert non
appena mi vide.
< Beh, ero stanca di stare a letto e
quindi…etciù! > risposi
starnutendo.
< Salute! > esclamò ridendo.
Lo guardai malissimo, ma non appena vidi che mi aveva preparato
della minestra in brodo gli sorrisi apertamente.
< Buon appetito > disse sorridendo e sedendosi sul divano
accanto a me.
< Grazie >
< Com’è la minestra? > chiese
carezzandomi i capelli.
< È buonissima, peccato però che ci sia un
po’ troppo olio…
> risposi sorridendogli.
< Come troppo olio? > domandò fregandomi il
cucchiaio e
assaggiandola < scusa, deve essermi scappato un po’
più olio del necessario.
Aspetta, vado a prendere un altro piatto > disse alzandosi.
< Ma sei impazzito? Va là, ma per favore!
È una minestra ed è
buonissima, non farti queste paranoie! > esclamai bloccandolo
per un braccio
< e poi… > aggiunsi un po’
più imbarazzata.
< Poi? > domandò incitandomi a continuare.
< Non voglio che tu te ne vada, ti voglio qui vicino a me. Ho
bisogno di te… > risposi rossa in viso mentre lo
guardavo negli occhi.
< Non me ne vado, tranquilla > disse sedendosi nuovamente
accanto a me.
< Grazie > risposi sorridendogli.
Finii di pranzare e Robert mi fece appoggiare la testa sul suo
petto, dopodiché accendemmo la televisione e iniziammo a
guardare un film.
< Com’è Ravenna? >
domandò Robert improvvisamente.
< Oh, beh…è una città non
troppo grande, ma comunque molto
ricca. Ci sono tantissimi monumenti e il centro è pieno di
negozi… > risposi
brevemente.
< Immagino che tu sia sempre lì allora…
> disse sorridendo.
< Generalmente il sabato pomeriggio, perché gli altri
giorni
sono impegnata con la scuola… >
< E la sera cosa si fa? >
< Il sabato sera intendi? >
< No, il venerdì… >
< C’è più movimento il sabato
sera perché sabato mattina c’è
scuola per tutti… >
< Davvero? > domandò meravigliato.
< Sì… >
< Oddio, che tortura! > esclamò ridendo.
< Già… > risposi sbuffando.
< E cosa si fa generalmente il sabato sera? >
<
Si va al cinema, a
ballare oppure si sta semplicemente fuori con gli amici, come credo si
faccia
da tutte le parti! > dissi sorridendo.
<
Ah… >
< Perché tutte queste domande? > domandai
curiosa.
< Non posso sapere cosa fa la mia ragazza per divertirsi?
>
< Oh beh, quello sì! Comunque io vado principalmente
a giocare
a bowling con Teo e i suoi amici… >
< Sei brava? >
< No, sono una schiappa… > risposi mettendo il
muso e
facendolo ridere.
< Ti servono ripetizioni per caso? > domandò
maliziosamente.
< No grazie > risposi prendendolo in giro.
Tornammo a seguire il film, anche se la mia mente era rivolta
altrove. Pensavo continuamente che se non avessi avuto la febbre
probabilmente
Robert ed io avremmo fatto l’amore. Quel pensiero
però mi fece arrossire
violentemente e Robert se ne accorse.
< Piccola è tutto ok? >
< Sì, certo… > risposi sempre rossa.
< A che stai pensando? > domandò
accarezzandomi una guancia.
< Devo dirtelo veramente? >
< Se vuoi sì… >
< Beh…ecco…stavo pensando
che…se non avessi avuto la febbre
magari io e te… > non terminai la frase ma lui la
intese benissimo.
< Certo che sei fissata! > esclamò ridendo.
< Ah, e tu no? > domandai prendendolo in giro.
< Sì, ma almeno io mi so contenere…
>
< Cosa pretendi? Io sono un’adolescente con gli ormoni
in
subbuglio… > risposi sorridendogli.
Mi baciò una tempia e poi tornammo a guardare la TV.
< Cambiamo film? > chiese dopo un paio di minuti.
< Sì > risposi < Rob, lascia qui!
> aggiunsi poco dopo.
< Perché? >
< Ah, Raoul Bova… > sospirai guardando lo
schermo.
< Ma è vecchio per te! >
< E allora? Non dirmi che sei geloso… > dissi
prendendolo in
giro.
< Chi, io? No… >
< Guarda che è
sposato…purtroppo… > dissi sussurrando
piano
l’ultima parola.
< Cosa? >
< Niente > risposi guardandolo innocentemente.
Finimmo di guardare il film e poi Robert mi passò il
termometro e
mi misurai nuovamente la temperatura, constatando che la febbre era
scesa a
38.3.
< Sta scendendo la febbre! > esclamò
sorridendo mentre
guardava il termometro.
< Visto? E tu che volevi chiamare il dottore…
> dissi
fingendo di guardarlo male.
< Hai ragione, mea culpa > sussurrò al mio
orecchio
abbracciandomi.
< Sai anche il latino? > domandai prendendolo in giro.
< È l’unica cosa che so…
> rispose vantandosi.
< Oltre alle lezioni di Italiano vuoi anche quelle di latino?
>
< No, mi bastano quelle di Italiano che ancora mi devi dare
> rispose facendomi appoggiare la testa sul suo petto mentre
giocava con i
miei capelli.
< Appena starò meglio te lo insegnerò. Lo
so che te lo prometto
sempre e poi non mantengo mai la promessa, ma fidati, lo
farò! > esclamai
determinata.
< Non c’è fretta piccola, davvero >
disse baciandomi la
guancia.
Restammo sul divano per qualche altra ora e poi ci ordinammo delle
pizze per cena e non appena finimmo di mangiare Robert mi fece misurare
ancora
una volta la temperatura prima di farmi prendere la tachipirina,
notando con
gioia che era scesa a 38.
< Visto Rob? > dissi mostrando il termometro.
< Sì, sono contento! > rispose sorridendomi.
< Anche io… >
Mi prese in braccio e mi portò in camera, facendomi stendere
sul
letto e baciandomi dolcemente una guancia.
< Rob? > lo chiamai poco prima di addormentarmi.
< Sì piccola? > domandò dolcemente.
< Baci, coccole e carezze sono meglio di qualunque medicina e
di qualunque dottore > dissi sorridendogli.
< È vero amore. Ora dormi che sei stanchissima. Sogni
d’oro, ti
amo…oggi non te l’avevo ancora detto…
>
< È vero >
confermai sorridendo e lasciandomi cullare dal suo respiro
finché non caddi tra
le braccia di Morfeo.