Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Lady A    03/07/2016    8 recensioni
«[…] Mi sono fermato in Francia per due motivi. Per dare l’ennesima dimostrazione a me stesso che il mio cuore adesso non prova più amore per lei e… per voi. Sì per voi. Vi confesso che in questi sette lunghi anni mi è capitato sempre più spesso di pensarvi Madamigella Oscar, il ricordo della vostra immensa grazia, dei vostri bellissimi lineamenti e dei vostri meravigliosi occhi azzurri sono stati in grado di placare come nient’altro le profonde sofferenze di questi lunghi anni. E sempre pensando a voi, ho capito quanto davvero ho sbagliato con la Regina. Lei resterà sempre nel mio cuore, ma ora posso dirvi con certezza che riesco a pensarla in maniera diversa… mentre per voi… per voi mi sono accorto di provare qualcosa di profondo, di molto profondo Oscar… non voglio sconvolgervi ma credetemi, ci tenevo a dirvi che nell’eventualità che ricambiaste i miei sentimenti, desidererei come niente al mondo sposarvi…»
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Hans Axel von Fersen, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Rosa nata ieri
 
[Oscar]


Nacque il sole, bagnò l’alba di una pallida luce; ebbe vita breve. Mutò in fredda pioggia, ricoprendo come una pesante armatura, la vastità del cielo. Ogni cosa svanì sotto il suo assalto. Il suo canto bagnato, inghiottì l’antico silenzio della nascita.
Sospirai, scostando le coltri del letto. Mi alzai, rivestendomi senza alcuna fretta, dinanzi il crepitare del camino. Per un istante, m’illusi di ritornare ai sapori della mia vecchia vita, al comando della Guardia Reale, coperta dal fardello di una rigida uniforme. Con struggente nostalgia, rivangai gli ardori del passato; il mio ruolo di uomo fiero e solido come roccia. Ero stata acqua, invece: allo stesso modo, ero evaporata al primo rovente anelito d’amore. Amore che avevo reso Re e Padrone, elevandolo al disopra di tutto e tutti. Ero stata cieca e sorda al suo cospetto; un’altra persona, non più me stessa. 
Cercai di ritrovarmi, di colmare il vuoto, attingendo all’uomo che ero stata per grazia di mio padre. Sapevo l’avrei deluso. In quei giorni, attesi il suo ritorno con la stessa ansia di chi attende una condanna.
Mi accostai al pianoforte, sfiorando alcuni tasti. Il ricordo del Cavaliere Nero divorò ogni mio respiro, mi strappò da ogni certezza, come fossi un filo d’erba.
Sapevo si celava André dietro la sua ombra, lo avevo ormai intuito; tuttavia, nel buio della sua stanza mi ero scontrata con un altro. Un complice? 
Ebbi l’impressione che quella figura, non attendesse altro che me, così come non mi era sfuggito lo sguardo apprensivo che André gli aveva rivolto al momento della fuga. 
Si conoscevano. Quel pensiero rubò ogni frammento di fiducia. Mi sentii furiosa verso di lui, tradita nel profondo. Strinsi i denti contrariata, suonando alcune note del pianoforte. Smisi subito. Mi concentrai sulla pioggia. Scostai i veli delle tende, avvicinandomi ai vetri. Rimasi lì per delle ore, immersa in un limbo d’ombre e pensieri. Lasciai infine i miei appartamenti per raggiungerlo. Mi rivestii di collera e d’infinita urgenza. Accelerai il passo; giunsi in salone. 

«Buongiorno cugina. Spero abbiate riposato bene…»
Mi fermai di colpo. Come una catena, lo sguardo di Astrée si depose sferzante su di me. Mi voltai, scostante; non le risposi. Continuò a parlarmi, seduta placidamente attorno al tavolo per la colazione. Sulle sue labbra un sorriso allusivo, che non mi piacque.
«Dovete avvertire davvero molto la mancanza del vostro consorte... già, da colmarla facendo visita nel cuore della notte nella camera del vostro ex attendente…»
Sgranai gli occhi incredula. Mi irrigidii bruscamente.
«Ma come vi permettete?!» Fremetti di rabbia, serrando i pugni.
Abbassò lo sguardo, rise freddamente. La sua voce divenne velluto, ma aggredì come fuoco.
«Ho forse frainteso? Perdonatemi allora, non era mia intenzione provocarvi, né scandalizzarvi… anche se stento a credere che non abbiate mai avuto pensieri simili verso di lui… è un uomo molto attraente…»
Rimasi per un attimo a corto di parole, indignata. Gli occhi sbarrati, le labbra dischiuse, alle soglie povere del disagio.
«Basta Astrée! Non aggiungete altro! Non gradisco le vostre insinuazione né tantomeno questi discorsi licenziosi!»
La guardai con profonda amarezza.
«Per quali motivi lo avete raggiunto, allora? Non potete di certo negarlo, vi ho visto con i miei stessi occhi dirigervi da lui…»
Rincarò ancora, determinata.
«Non devo di certo dare spiegazioni a voi!»
Scattai verso di lei come una fiera. Rise con gli occhi, come a schernirmi, poi, guardò oltre le mie spalle. 
Riconobbi i suoi passi; mi voltai.
«Buongiorno Astrée, buongiorno Oscar.»
Sorrise gentilmente verso di noi; un rinnovato rancore mi rintoccò vivo nel petto.
«André, Oscar mi parlava della sua visita di ieri sera nei tuoi alloggi…»
Astrée tornò a fissarmi, composta, risoluta.
Ignorai il suo sguardo, cercai quello di André. Sfuggì come vento, posandolo su di lei.
«Perdonatemi contessa De Flamel, Madame De Masson chiede di voi...»
Una giovane cameriera giunse alle nostre spalle; spezzò i miei pensieri.
«E' già arrivata?! Devo… lasciarvi, dunque.»
Astrée mi guardò seria, alzandosi. Vestiva del medesimo azzurro dei suoi occhi. 
«Sarà impaziente di vedere i tuoi splendidi dipinti!»
André le sorrise caldamente. Si guardarono in silenzio. 
Dinanzi quella complicità, mi scoprii inspiegabilmente fuori luogo.


 
[André]


Ci ritrovammo uno di fronte l’altro, come in un duello. Mi avvicinai di un passo verso di lei; rimase immobile, inafferrabile come una cometa. Le labbra serrate, le mani abbandonate lungo i fianchi, la posa austera. Ricambiai il suo sguardo fatto di durezza, tentai di ammorbidirlo con il miele delle parole.
«Posso fare qualcosa per te, Oscar?»
Rimasi nei suoi occhi.
«Ti cercavo. Non devi dirmi niente, André?»
La sua voce calò come un colpo di frusta. Colpì sul cuore, inesorabilmente; ne tranciò battito e respiro.
«No, non ho nulla da dirti, Oscar...» Risposi sereno, accennando un piccolo sorriso. Sapevo cosa voleva dirmi. Attesi le sue parole con fedele agonia.
«Dobbiamo parlare...»
Mi invitò a seguirla nel salotto privato, dandomi le spalle. 
Chiusi la porta. Osservai per un attimo, le ampie vetrate disposte ai lati della stanza con ordine e regolarità. Dal cielo, giunse ancora il suono della lotta.
«Sei tu il Cavaliere Nero, non è così? E' con te che mi sono scontrata la notte del mio rientro a palazzo! Esigo una risposta, André!»
Presi un profondo respiro, mi voltai. Trovai l’ardore del suo viso accanto al mio. Seguii con gli occhi ogni più piccolo, prezioso particolare. Bevvi i suoi lineamenti perfetti; osai come Icaro.
«Quello di ieri era un tuo complice, non è vero André? Non sei diventato altro che…»
La interruppi.
«Un volgare ladro... hai ragione, Oscar.» Ammisi, chiudendo gli occhi.
«E' la verità, dunque! Ti rendi conto di cosa significa questo?»
La sua voce graffiò. Si mosse ancora, vicina al mio corpo. Strinse i pugni. Sfiorò con uno scatto violento le mie spalle, mi sottrassi.
«E tu te ne rendi conto Oscar? Per quanto tempo continuerai ancora ad ignorare la situazione nella quale riversa il nostro paese per colpa della tua amata Regina? Nessuno…» strinsi i denti amareggiato, la guardai con lo stesso livore. Fummo fuoco contro fuoco. «... nessuno, fa niente per il popolo! Ogni giorno bambini, padri e madri di famiglia muoiono nell'indifferenza! Ti sembra giusto tutto questo? Possibile che non ti importi…» La colsi di sorpresa, come veleno. Rimase in silenzio. 
«Non è questa la Oscar che conoscevo, quella con la quale sono cresciuto, che ammiravo con tutto me stesso…» Fui duro con lei, e a quel punto, non seppi più frenare le parole. «Denunciami pure se lo ritieni giusto... ed ora, con il vostro permesso Madame Fersen, ho delle mansioni da svolgere. Mi attendono molti palazzi, stanotte...».
Da primavera, mutai in inverno, mi smarrii nel pianto della sua luce incerta. 
Ripresi fiato, fissai il suo volto un’ultima volta. Scoprii il gelo. Chinai il capo, lascai Oscar alle mie spalle; da allora, diventammo estranei e divisi.                            
 


[Oscar]


«Madamigella Oscar, voi non vi sentite mai sola? Avete davvero intenzione di passare tutta la vita indossando un’uniforme militare, siete una bella donna, non vi sentite a disagio?». 
«Io non mi sono mai sentita sola né a disagio, anche se ho ricevuto un’educazione maschile fin dalla nascita, e questo per occupare un giorno il posto di mio padre, il Generale Jarjayes!». 

Avevo dimenticato quelle parole, quanto orgoglio e certezza quel giorno lontano! Fu tutta un’illusione, una smentita netta e amara come un colpo di spada nemico. 
Ero innamorata di Fersen già d’allora? Come avrebbe reagito mio padre nello scoprire la fine del mio matrimonio? In grazia sua, sarei mai ritornata quella di un tempo? 
Non feci che chiedermelo di continuo.
Fu in quei giorni a seguire, che conobbi le spoglie della solitudine. Crebbero e mi avvolsero come una seconda inespugnabile pelle, le scoprii profonde come radici nella terra. Il troncarsi del mio legame con André, fu acqua a loro negata. Mi chiusi nel mio intimo tormento e rancore, evitai sia lui che mia cugina Astrée; non intralciai il suo segreto agire, né gli andai incontro. Lo ignorai, seppur considerassi il Cavaliere Nero mio nemico. Ripensai spesso alle sue parole, dure, disilluse e alla situazione critica della capitale e di tutto il paese sulla quale gravava ormai, anche il fardello di una carestia, dovuta al pessimo raccolto dell'anno precedente. Il gelo che colpì la Senna arrestando la flottazione sulle acque del fiume, impedì tra l'altro, il rifornimento di legna proveniente da Clamecy e da Morvan, così come il pescato di acqua dolce. Allora, continuavo tuttavia, a confidare in un provvidenziale intervento dei sovrani. Credevo ancora profondamente nel mio Re e nella mia Regina, fu questo forse, il mio primo errore. 

Un’intensa pioggia accompagnò l’arrivo di mio padre, due settimane dopo il mio rientro; spense il tramonto e il cielo. Mi chiamò nel suo studio quel pomeriggio stesso. Con lui, il conte di Fersen. Guardai mio marito per un istante, carica di sorpresa. Il cuore gonfio d’amarezza, non più d’amore. 
Mio padre mi fissò serio, strinse un pungo, avanzò inesorabilmente verso di me. Rimasi ferma; non temetti la sua ira.
«E’ stata una follia!»
Trattenni le parole. Lo schiaffo che aspettavo, non giunse, tuttavia.
«Conte Fersen, ho risposto tutta la mia stima e fiducia in voi. Ho allevato mio figlio per farne il mio erede, ma nonostante questo vi ho concesso la sua mano!» 
Parlò graffiante di rabbia, prossimo al mio viso. 
Fu Fersen a frapporsi gentilmente tra noi.
«Mi scuso profondamente con voi Françoise… Oscar, per non essere stato un buon marito» Ci guardammo per un lungo istante. Non mi concessi alcuna emozione. «… e anche con voi Signor Generale...» continuò, sicuro delle sue parole.
«Perché siete tornato in Francia?».
La mia attenzione ritornò su mio padre. Sulla sua figura fiera e maestosa.
«Perché il mio cuore è qui, per quanto mi sia illuso di cercarlo e vederlo altrove, è qui!».
Fersen si sciolse in un amaro sorriso. Avrei trovato anch’io un giorno, ristoro in quelle parole.
«Non perdonerò mai un affronto simile!»
Di nuovo l’ira di mio padre, così simile a quella del cielo.
«Ho conoscenze molto influenti in Svezia, per loro non sarà un gran problema annullare questo infruttuoso matrimonio…»
«Lo spero. Fin quando non sarà annullato, non una sola parola uscirà da questa stanza!»
Sospirò profondamente. Qualcuno bussò alla porta. Con un’espressione trafelata, l’attendente di mio padre si fece avanti, esitò per alcuni attimi, poi parlò.
«Generale, sono stati rubati duecento fucili! Hanno assaltato i vostri uomini e rubato le armi! Pare sia opera del Cavaliere Nero… ma c’è di più, sembra che ad agire sia più di una persona...»
Il mio cuore s’accese di rancore.
«Ne ho sentito parlare, Generale. Lasciate che mi occupi io di lui, prenderò con le mie mani quella carogna e i suoi complici!»
Esitai sul piglio risoluto di Fersen. Tremai intimamente.
«Oscar, ti occuperai anche tu di questo. Dopo la tua sciocchezza, catturando il Cavaliere Nero, riguadagneresti l’ammirazione e la stima dell’aristocrazia.»
Strinsi i denti, annuii ma non ebbi il coraggio di guardarlo in viso.
«Certo padre, non vi deluderò…»
«Lo spero Oscar, lo spero di cuore…»


 
***


Lasciammo in silenzio lo studio di mio padre. Lungo lo scalone principale, incrociammo mia cugina.
«Buonasera Hans, ne è passato di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti…».
«Ma voi siete… Astrée?».
Ebbi l’impressione che si conoscessero bene.
 

 
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Lady A