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Autore: Uptrand    03/07/2016    5 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Il lavoro fremeva attorno alla Normandy SR3, a lavorarci quasi solamente quarian e geth. L’idea di Olivia era stata accolta, non senza qualche titubanza, dal comandante Vega e dal resto degli ufficiali.
Lei aveva perso un compagno in una missione d’infiltrazione in una base nemica, Chrome il geth di Pars. Era andato fuori controllo quando si era collegato a une rete locale informatica, lei stessa l’aveva abbattuto. Da quello che Pars aveva recuperato dal geth, prima di doverne abbandonare le spoglie, avevano ricavato alcune informazioni.
Poche e non decifrate ma lo stesso utili. Squadre di ingegneri ci avevano lavorato, la loro analisi fu che il problema era una incompatibilità tra tecnologie che aveva fatto perdere a Chrome il controllo. In un analisi più dettagliata si affermava che il software del geth era stato frammentato e disperso, mentre un programma sconosciuto vi si installava.
Quando Olivia chiese chiarimenti a un geth, scoprì che l'IA era in una situazione di disagio. « Non è colpa sua tenente, immagino che voi organici non possiate capire. Ma se Chrome fosse stato uno di voi, la sua condizione sarebbe stata descrivibile come aberrazione. Da mie ricerche i termini umani più adeguati sono zombi o Frankenstein. » Lei non poté fare a meno di sentirsi in colpa, non riteneva di aver sbagliato da un punto di vista della missione ma questo non era di conforto, anche se aveva fatto quello che poteva per onorarne la memoria.
I geth e quarin ci lavorarono, alla fine, come in una “moderna stele di Rossetta” trovarono il modo per convertire i file delle due diverse tecnologie. Il lascito più importante di Chrome, anche se il linguaggio dei loro nemici rimaneva ancora sconosciuto.
Restava ancora da trovare la gigantesca stazione dei grigi. Alle luce delle ultime scoperte Olivia lavorò incessantemente con Pars, per tre giorni di fila senza dormire più di dure ore per notte, alla realizzazione della sua idea che divenne la loro.
Prima di tutto serviva un sistema informatico isolato, totalmente. Olivia mise a disposizione la SR3, da lì non c’era possibilità che qualcosa si trasmettesse alla Jotnar.
Seconda cosa, necessitavano di  adeguate contromisure informatiche. Pars propose i geth. Loro avrebbero fatto meglio di qualsiasi protezione « Perché per loro sarà come trovarsi sul campo di battaglia, una realtà diversa dalla nostra dove possono esprimere tutta lo loro potenzialità. » spiegò la quarian.
Infine il permesso dell’ufficiale al comando e il supporto di un adeguato gruppo d’attacco.
« Mi faccia capire Tenente. La sua idea è di installare il programma che le ha fatto rivoltare contro il geth della sua squadra sui computer della Normandy SR3 e stare a vedere che succede? Insediare 700 geth che forniscano protezione informatica, sperando di ottenere informazioni sulla base principale del nemico. Sebbene sia d’accordo che questo obiettivo sia prioritario, il rischio di perdere equipaggio e nave è enorme. » Vega rimase in silenzio riflettendo un istante. « Autorizzo la missione, voglio solo volontari. » Gli altri ufficiali mormorarono fra loro, non sembravano entusiasti.
Olivia sorrise, non chiedeva di meglio « Sissignore. »
« Vorrai il comando? » domandò Vega.
« Non lo cederei a nessuno signore. Mia l’idea, mio il rischio. »
 
Olivia riunì l’intero equipaggio della Normandy SR3, dagli ingegneri ai navigatori oltre alla sua squadra ed espose il piano che aveva sviluppato insieme a Pars.
« Chi non se la sente rimarrà qui, come chi ha una famiglia da cui tornare. I rischi sono alti. » conosceva bene il suo equipaggio, meno di un terzo aveva figli e mogli. La nave poteva benissimo essere pilotata anche con meno della metà di esso. Quella notizia sollevò qualche protesta a cui non diede ascolto.
« Tenente Arturus Vakarian prenda nota dei volontari, appena pronta me la trasmetta. Sottotenente Pars Vas Lippi faccia da collegamento tra i geth e gli ingegneri della nave. Tenente pilota Ilary Monreau al sistema di navigazione. Tenente Areno Balack e Sergente Urdont Mordin controllate armi e munizioni. Soldato scelto Asiria T’soni mi aiuti a ricontrollare le informazioni. »
« Sissignore! » gridarono all'unisono, uscendo Asiria la seguì. Vedendola di spalle la studiò un attimo, la gravidanza ancora non si vedeva. In ogni caso non sembrava aver influenzato il suo modo di fare. La voglia di combattere di Olivia W. Shepard sembrava accesa come il rosso dei suoi capelli. Forse anche troppo.
« Olivia…mi pari decisa. » commentò l’asari.
« Non potrei essere altrimenti, ogni istante che perdiamo i Grigi continuano con il loro piano mettendo a rischio le vite di chi vogliamo bene. »
Asiria rifletté un istante e disse « Vedrai che i tuoi stanno bene, sono certa che sono usciti illesi dall’abbattimento della SR2 sulla Cittadella. Steve, poi non parliamone, in qualche modo si salva sempre. »
« Già, è questa speranza e il supporto di tutti voi a farmi andare avanti. Adesso però muoviamoci.»
“Sbagliato Olivia” pensò tra se Asiria “Tu riusciresti ad andare avanti anche da sola, sei la speranza di chi non vuole arrendersi. In questo momento, forse, dell’intera galassia. Gli umani dicono che il verde è il colore della speranza e gli occhi lo specchio dell’anima, non vi è dubbio che i tuoi occhi verdi ti si addicano. 
Non vista dall'amica Olivia si morse il labbro inferiore, ripensare al fratello le aveva fatto male. Era in pensiero anche per i suoi genitori ma se quest'ultimi le erano sempre apparsi invincibili, verso il fratello aveva sempre provato un sentimento di protezione.
La missione era più importante, aveva cercato di non pensare a lui, si ripeteva che doveva essere vivo, il dubbio che non fosse così aveva preso piede lo stesso. Quando era sola, non riusciva a non rimproverare se stessa.
Rise della stupidità di entrambi, un incidente da bambini che non avrebbe dovuto avere conseguenze tranne una piccola cicatrice sulla fronte di lei, che neanche si vedeva nascosta dai capelli, aveva influenzato i loro rapporti.
Olivia aveva trascinato Steve in un'avventura sulla Normandy SR2, dove lei si era fatta male ferendosi alla fronte e perdendo i sensi. Non riusciva a perdonarsi di non aver saputo badare al fratello in quell’occasione, lui il fatto di non essere stato di nessuna utilità alla sorella nel bisogno.
Tutto quello che seppe fare fu piangere, fino a quando  l’ingegnere Kenneth Donnelly che passava lì per caso non ne udì il pianto.  
Da allora Olivia aveva cercato di dimostrare a se stessa che poteva proteggere Steve.
Lui che poteva essere di qualche utilità alla sorella, in qualche occasione spingendosi troppo oltre e ferendosi. Olivia ancora ricordava l’indicente alla base di addestramento “La Guardia”per l’esame a tenente.
 
Furono necessarie due settimane di intensi preparativi, nel limite del possibile non si voleva trascurare niente. Una forza d’attacco mista pesantemente armata venne fatta imbarcare sulla Normandy SR3, quattrocento soldati col supporto di dieci Dweger e altrettanti Ullr. Per la presenza di questi due navette vennero sbarcate per far spazio.
Due brucia pianeti di nuova concezione vennero collocati nell’arsenale della nave, più un terzo ordigno di fabbricazione geth.
I primi due erano dei brucia pianeti di potenza notevolmente ridotta da solo un chilotone ciascuno, più simili a un’arma nucleare standard che a un brucia pianeta, se non fosse stata per la miscela di eezo e plutonio inserita in essi. Erano denominati R.E.E. (Radiazioni Elettromagnetiche Eezo )
Erano stati studiati su imitazione di una bomba a neutrone. In essa, l'emissione del fascio di particelle era innescata dall'esplosione di un ordigno termonucleare di potenza relativamente limitata, che impiegava la maggior parte dell'energia liberata per emettere neutroni; questi riuscivano ad attraversare la materia con grande facilità, non causando danni a quella inanimata ma causando mutazioni e rotture del DNA, potenzialmente o invariabilmente letali per la vita organica.
Negli ordigni attuali, l’aggiunta dell’eezo 19 faceva si che si generassero fasci di questa particella capace di danneggiare sia il DNA dei grigi che la materia oscura che costituiva la loro base.
Il terzo ordigno era invece una testata informatica, ideata per distruggere i computer nemici.
Fu all’ultimo giorno dei preparativi, ammirando il lavoro svolto che Olivia chiesa ad Asiria, diventata di fatto il suo assistente e braccio destro in quella missione. « Stiamo combattendo con l’armamento della Noveria Corps. Se vinciamo sarà grazie anche a Dasha. lei ha collaborato con le persone responsabili della morte di Eren e Lydia, non li ha uccisi lei ma è lo stesso coinvolta. Invece ha ucciso Mila di persona, so che ha agito perché Diana era in pericolo e Mila si era fatta portare su una cattiva strada da alcuni ufficiali della fazione “nazionalista” dell’Alleanza che l’hanno solo sfruttata. Dimmi, ho sbagliato ad allontanare Mila? Ci aveva traditi, l’ultima volta che la vidi era in ospedale, mi disse che avrebbe fatto l’impossibile per consegnare Dasha e Isabella alla legge. Le augurai di riuscirci, non sapevo cosa dire e in caso di successo avrei gioito. Sto sbagliando a collaborare con Dasha? A volte mi chiedo se Eren e Lydia riposano in pace. Come s.p.e.t.t.r.o. ho dovuto chiudere gli occhi più volte davanti a un crimine, perché correggerlo avrebbe dato solo problemi peggiori. »
Asiria sapeva bene che quelli erano dubbi che l’amica si portava dietro da tempo « Per Mila non hai colpe, questo è sicuro! Non sei responsabile delle decisioni degli altri. Eren e Lydia  sono stati uccisi dai divoratori, Dasha non l’hanno mai incontrata. Lo sai, ci hanno teso una trappola richiamandoli con un esca. Gli ideatori di quel piano sono in carcere o morti. » rispose decisa e girandola velocemente verso di se la baciò.
Olivia rimase pietrificata dallo stupore « Olivia smettila di farti carico di tutti e proteggerci. Hai rischiato la vita per salvare me e Areno, quando hai fato detonare gli esplosivi nella base dei grigi. Noi rischiamo quanto te, è ora che lo capisci! Non vogliamo una salvatrice ma un caposquadra e un'amica. Se dobbiamo morire in missione per seguirti ci sta bene, ma scordati che ti permetteremo di correre più rischi di chiunque altro. Se poi qualcuno di noi cadesse nessuno te ne farà una colpa, come sono sicuro non te ne facciano Eren e Lydia  »
« Io…si…il bacio?! » Olivia era confusa, gli occhi spalancati e stupefatti.
Asiria ridacchiò « Ecco…consideralo uno scherzo, erano anni che volevo rubarti un bacio, mi sembravi così indifesa. Non ho resistito. Ho pensato che questo ti avrebbe distolto da certe idee, mi parevi smarrita. Mi ha fatto ricordare la prima volta che ti venni a trovare all'accademia. »
Quelle parole imbarazzarono Olivia che protestò « Aahah,mi avevi promesso che non ci avresti più accennato. » 
« Accucciata dietro un cespuglio a parlare con un gatto dei tuoi problemi. Olivia W. Shepard la prima praticamente in tutto da sempre, dalle elementari fino all’Alleanza. Ogni cosa ti è sempre riuscita facile. Proprio per questo eri odiata dagli altri studenti. I tuoi professori vedevano per te una folgorante carriera come medico o avvocato, invece hai seguito le tradizioni di famiglia. »
« Fare il soldato è facile, premi il grilletto ed eviti di farti uccidere. Se prendi le decisioni giuste puoi anche salvare delle vite. Se avessi fatto le carriere che mi proponevano probabilmente avrei ricevuto più invidia e rancore che tutto il resto. Non che non sia successo anche con la carriera militare ma molto di meno anche di quello che avevo pensato, essere figlia di gente famose non è bello secondo me. »
« L’importante Olivia, è che ti ricordi che se vuoi parlare con qualcuno hai di meglio di un gatto. »
« Lo so e grazie. »
« Mi chiedo che faccia farebbe Jessica se sapesse che hai un QI più alto del suo. » disse ridendo Asiria.
« Mantieni il segreto, ti prego. Non è cattiva, ma sa essere invidiosa.»
« Tranquilla, ora meglio che vada.»
 
Areno stava sorseggiando un alcolico, seduto al bancone della zona relax quando Asiria le sedette accanto. « Offrimi da bere Areno e questa sera potresti non andare in bianco. »
« Ti offrirò da bere asari ma non succederà altro. Certi obiettivi mi piace raggiungerli per merito. » e ordinò anche per lei.
« Strana filosofia per chi ha nell’infiltrazione, spionaggio e sabotaggio il suo punto forte. »
« Proprio per questo ci sono cose che mi piace raggiungere onestamente. Problemi di cuore? »
« Per un attimo stavo per confessare qualcosa che non dovevo, potrei dire di aver fatto mezza confessione. Ah beh…Mi sento lo stesso bene. »
Areno avvicinò il suo bicchiere, lei lo imitò facendoli tintinnare.
 
La mattina dopo, in cabina di pilotaggio, Ilary Monreau  fremeva in attesa del segnale di inizio operazioni. La Normandy SR3 era salpata dall'hangar della Jotnar e attendeva a qualche centinaio di chilometri per sicurezza.
La sua nave in quella situazione le sembrava diversa, con alcune centinaia di geth installati al suo interno che operavano senza che lei se ne rendesse conto.
« Inizio della missione. Allarme rosso! » la voce di Olivia risuonò negli auto parlanti. Le luci di navigazione si spensero, lasciando quelle da battaglia. In quegli istanti il programma che aveva fatto impazzire Chrome veniva installato sulla SR3.
La nave accelerò bruscamente, scartò violentemente a destra facendo strillare Ilary per il dolore quando la cinghia di sicurezza del sedile la trattenne. Dagli strumenti ebbe conferma che la nave, come impazzita, zigzagava per lo spazio.
Cercò di parlare ma non ci riuscì, le manovre della nave e relativi contraccolpi erano talmente violenti da avere difficoltà a respirare.
“ Va bene SR3, hai le tue cose. Scalpiti. Godiamoci questa cavalcata. “ pensò
L’energia del nucleo della nave superò i livelli di guardia, i sistemi che ne limitavano la potenza erano stati spenti dalla cabina di pilotaggio. Al comunicatore Ilary sentì Olivia chiedere « Cosa succede? »
« Qualcosa che probabilmente non ti piacerà. Tenetevi forti! » le rispose e spinse i motori al massimo, la nave balzò in avanti. Un suono stridulo dalla sala macchine si udì su tutti i ponti. Ad Ilary parve il grido di dolore della SR3.
Chi non era seduto rotolò a terra, si registrarono diversi feriti e contusi ma niente di grave. Diversi sistemi secondari della nave riportarono danni, niente che le squadre di ingegneri non potessero riparare.
A passo veloce Olivia entrò in cabina «Rapporto! » 
« Non ne ho idea, i sensori rilevavano picchi di energia in tutta la nave. Diversi sistemi stavano andando in blocco. L’unica soluzione a cui ho pensato è stata fargliela consumare, per questo ho dato massima velocità ai motori mandandoli su di giri. Adesso però abbiamo un problema molto più grave. »
« Quale? » chiese Olivia rabbrividendo.
« Il sistema mi ha escluso, non ho idea di dove stiamo andando e non ho modo di interferire. La nave è lanciata in una folle corsa. » disse a capo chino, provava un misto di paura e senso di colpa. Un buon pilota non poteva perdere il controllo del proprio mezzo. Aveva preso le sue decisioni per il bene della nave e dell’equipaggio, adesso invece erano in una situazione peggiore.
Sentì la mano di Olivia sulla spalla « Hai agito bene Ilary, la mia speranza è che questo segnale ci porti dal nemico. Quasi speravo che questo succedesse, i geth sono riusciti a contenere i danni informatici al prezzo di quasi una trentina di loro. In qualche modo hanno inserito un comando di ritorno all’origine, il problema era che non avevano idea di come si sarebbe manifestato. »
« Quindi ci stiamo dirigendo verso la base nemica? »
« Sembrerebbe così, di sicuro stiamo andando da qualche parte molto velocemente. »
 
72 ore durò il viaggio della Normandy SR3. Quando i sensori rilevarono qualcosa la nave entrò in modalità occultamento tattico e visivo. Invisibile alla vista e a qualsiasi rilevamento, tutti speravano anche alla strumentazione dei grigi. L’avrebbero scoperto presto.
Geth e quarian  aveva lavorato alla SR3 perché i sistemi responsabili di sensori, invisibilità e supporto vitale fossero ben protetti, molto più di altri che invece erano stati infettati.
Se il programma di navigazione era stato inizialmente fuori uso, almeno in parte ne avevano riavuto il controllo. I sanitari risultarono totalmente fuori uso, causando qualche problema igienico sulla nave.
Olivia radunò squadra e ufficiali in sala riunioni, in mezzo al tavolo l’ologramma della gigantesca stazione sferica dei grigi. Oltre 900 km di diametro, dimensioni maggiori della Cittadella.
Tutti ammutolirono guardandola. Solo Olivia e Ilary avevano avuto modo di scorgerla per alcuni istanti in una precedente occasione, lei non ne fu meno colpita. « Questo è quello che faremo…»
Come stabilito, durante il viaggio, ripulirono i sistemi dalla nave del programma che li infestava, i geth dall’interno dei computer e squadre di ingeneri dall’esterno. Non andarono per il sottile, dove era troppo complicato strapparono via i terminali dalle paratie. Ogni istante era importante. I soldati più accorti e fortunati riuscirono a far uso dei bagni appena furono nuovamente operativi.
“ Di nuovo fra noi SR3” pensò Ilary riottenendone i comandi, « Quali ordini? » chiese ad Olivia dietro di lei.
« Avanti a motori spenti, non abbiamo fretta. Non devono rilevarci fino all’ultimo. »
« Sissignore. »
 
La nave avanzò lentamente per inerzia, motori spenti, col minimo di sistemi attivi e attuando qualunque misura per nasconderne la presenza non sapendo di quali contromisure fosse capace il nemico. Su tutti i ponti vigeva il silenzio assoluto, nell’hargar, dove le truppe d’assalto si erano raccolte, l’unico suono era il respiro di qualche decina di individui stretti fra loro.
Senza alcun rilevamento, basandosi solo sulla vista del pilota arrivarono a ridosso della stazione nemica. Nello svolgere quel compito Ilary stava sudando freddo, gli occhi le bruciavano per la tensione tuttavia le scappò un sorriso. « Ehi Olivia, è stupido, ma questo nascondersi non ti ricorda quella volta che io, te e Asiria abbiamo spiato nello spogliatoio dei ragazzi? »
« Non farmi ridere, non è il momento. »
« Ok. Più di così non mi fido ad avvicinarmi senza una qualche telemetria. Potrebbe esserci una qualche antenna o sporgenza che potrei non evitare. »
« Pronta ad azionare il “Campanello” al mio segnale. » ed uscì dalla cabina per raggiungere l’hangar, nel tragittò contattò Jessica che si era occupata della manutenzione del congegno.
Prima della partenza avevano imbarcato questo speciale dispositivo il cui scopo era quello di farsi rilevare da “Ascolto”. L’idea era che appena rilevata la loro posizione la Jotnar sarebbe intervenuta con un salto. Jessica ci aveva continuato a lavorarci sopra per tutto il viaggio, dato che dal suo funzionamento dipendeva la riuscita della missione, la salvezza dell’equipaggio e la sua dato che era imbarcata sulla SR3 nonostante le sue proteste.
 « Tutto pronto! » rispose Jessica alla chiamata di Olivia. Lei trovava ridicolo che una scienziata del suo calibro fosse sulla Normandy SR3 per quell’incidente che aveva coinvolto Trish Weaver “ È  solo un clone, ne hanno altri due identici. Se avessimo fatto a modo mio ne sapremmo molto di più sull’eezo 19, saremo meglio preparati per questa guerra…ma nooo… trattiamo quel clone come una persona…È solo una ragazzina dice mia madre…intanto la galassia è in pericolo … anzi, io sono in pericolo che è ancora peggio. “ Questi erano stati i suoi pensieri per gran parte del viaggio.
Dal gruppo della SR3 continuava a sentirsi esclusa ma per suo volere, nel periodo passato a bordo come assistente dell’ufficiale al comando non le sembrava di aver appreso niente d’importante.
Il fatto che i suoi genitori, Jacob Taylor e Brynn Cole, fossero sulla Jotnar non la aiutava. Con la madre soprattutto finiva spesso per litigarci, quando discutevano di morale applicata alla scienza.
Per Jessica le cose più interessanti erano state mettere a posto il DNA del feto che stava crescendo in Olivia e aver fatto sesso con un drell. Quelle due attività almeno le aveva trovate stimolanti, aveva però un pensiero che non poteva rilevare a nessuno, ogni tanto si chiedeva se non avrebbe fatto meglio a far abortire Olivia nella speranza di studiarne l’embrione umano/turian tramite autopsia “ Potrebbe sempre accadere” pensò sorridendo.
 
« Presto le cose si faranno frenetiche. Tutti pronti! » ordinò Olivia nel hangar.
Il “campanello” venne gettato all’esterno, a tre secondi dall’uscita esplose causando violenti variazioni nell'energia oscura.
Tutti i sistemi della Normandy SR3 si attivarono, alla guida di Ilary la nave procedeva veloce e invisibile in manovre evasive scansionando la superficie della stazione.
Le prime esplosioni, segno di una reazione nemica e che sapevano della loro presenza, apparvero sulla scia della nave ma sempre in ritardo ma chiaramente non a caso. Li avevano individuati, ma velocità della nave e abilità del pilota stavano riuscendo a proteggere tutti.
« Ancora niente Ilary? » si sentì domandare il pilota al comunicatore.
« No signore, nessun punto d’ingresso apprezzabile. »
« Trenta secondi, se non troviamo un modo per entrare procederemo dall’esterno. »
« Ricevuto! »
Un segnale di pericolo a prua della nave, Ilary virò magistralmente a sinistra in una curva stretta. Il nemico aveva cercato di anticiparla, colpendo dove avrebbe dovuto essere.
Su una traiettoria casuale la SR3 riprese la sua corsa, i sensori rilevarono l’uscita di droni.
« Non quelli, le vostre astronavi…dove cazzo le fate passare?! » borbottò a denti stretti il pilota. Manovrò per allontanarsi ma ebbe un ripensamento.
Con una virata improvvisa riportò la SR3 indietro, verso i droni. Quando fu abbastanza vicina rese visibile la nave e aprì il fuoco, distruggendo quelle sentinelle passandoci in mezzo.
Voleva provocare il nemico e fu premiata, davanti a lei una grossa apertura si spalancò. Da essa spuntò la prua appuntita di una delle nave dei grigi.
 
Più piccola, la SR3 riuscì a infilarsi nello spazio tra la nave e i bordi del portellone. Ilary portò la nave in un'ascesa verticale, lanciando un raggiante grido di vittoria. « Siamo dentro gente, credetemi è uno spettacolo. Olivia ti trasmetto le immagini. »
Un olo-schermo si accese nel hangar. Dalle immagini sembrava che la nave stesse viaggiando in un enorme spazio cavo dentro la stazione nemica. Davanti a loro, in lontananza, un gigantesco pilone irradiava una luce blu elettrica. Sopra e sotto di loro si alzavano strutture, facendo sembrare il tutto una caverna. Rimaneva da capire quanto all'interno della gigantesca stazione si fossero spinti.
Un dettaglio richiamò l’attenzione di Olivia, l’ingrandì sullo schermo. Appese per la poppa, attraccate a quelle che parevano enormi rotaie, con la prua verso il basso diverse navi dei grigi sembravano dei pipistrelli.
« Ilary ti mando delle coordinate, sgancia un “brucia pianeti” e dirigiti verso quel pilone. Ha l’aria di essere importante, scommetto che deve essere ben protetto.  »
« Ok, preparatevi gente. L’aria sta per farsi incandescente. »
La nave eseguì altre rapide manovre e fece fuoco, voltandosi in direzione opposta subito dopo. Il brucia pianeti era stato lanciato.
Le onde d’urto colpirono la Normandy SR3 in pieno, mentre questa era in procinto di atterrare. Fin da subito era chiaro che non avrebbe potuto evitare in pieno l’esplosione.
Fortunatamente non si trattava di un brucia pianeta vero e proprio, che avrebbe distrutto tutto per 2000 km.
Ilary diede un ulteriore esempio di bravura, riuscendo a stabilizzare la nave in quella difficile situazione. Toccò terrà su uno spazio rialzato, una buona posizione difensiva. Olivia con la squadra d’assalto mise piede nella nave nemica.
 
Appena esposti all’aria esterna gli allarmi delle armature di ognuno suonarono, avvisando tutti dello stesso pericolo. Un esposizione elevata a radiazioni dell’eezo 19, quello che Olivia si aspettava e voleva. Adesso l’ambiente era ugualmente nocivo per le due parti. L’unica differenza era che loro erano venuti preparati al riguardo.
Guardò verso l’enorme pilastro blu, erano a diversi kilometri di distanza ma appariva lo stesso gigantesco. I sensori del casco rilevarono un'altezza di 3000 metri.
Si concesse il lusso di un pensiero, quando aveva ideato quel piano sapeva che avrebbe comportato avvelenare con le radiazioni la stazione spaziale nemica.
Se davvero quella era l’ultimo baluardo di una delle molte civiltà distrutte dai razziatori e vissuta centinaia di millenni fa, che aveva avuto nonostante tutto la forza per sopravvivere, col suo gesto andava a colpire anche potenziali civili della parte avversa e l’idea l’aveva disgustata ma non abbastanza da fermarla“Li odio “ pensò per i suoi genitori, per Chrome e Steve.
Attorno a lei la forza d’assalto aveva formato un perimetro, i Dwerger erano schierati, gli Ullr presero posizione dietro con i loro cannoni da 150mm. Le due unità erano state create per agire assieme, il cervello tattico dei primi trasmetteva in tempo reale coordinate di bersagli ai secondi che garantivano un efficace fuoco di copertura.
« Arrivano! » gridò qualcuno e piccole sagome grigiastre apparvero in numero impressionante verso di loro. Correvano. Quello che colpì maggiormente Olivia fu la mancanza di qualsiasi arma, il nemico era disarmato. Lei non capiva cosa significasse, poi l’aumento della vicinanza le fece osservare alcuni dettagli. I volti di alcuni sembravano feriti, come ustionati. Comprese che quello era l’effetto delle radiazioni. Eezo faceva parte dell’DNA di quelle creature, le radiazioni dell’isotopo 19 distruggevano questo legame nello steso modo in cui danneggiavano le strutture di materia oscura altrimenti indistruttibili.
Per un attimo ebbe pietà « Uccideteli tutti! » gridò, i soldati in linea aprirono il fuoco e anche i Dwerger, i cui colpi energetici esplodevano liberando molta energia appena toccavano il suolo.
Ma furono gli Ullr a spazzare il terreno, capaci di fuoco in rapida successione compirono un autentico massacro in pochi istanti. Davanti ai corpi straziati del nemico Olivia ebbe alcuni conati di vomito, non era quello che vedeva a farla star male quanto l’idea di quello che poteva aver fatto. Non sapeva se il nemico avesse nozioni di cose come “civili” o “non combattenti”, ma davanti a lei vi era una distesa di essere disarmati e privi di mezzi che avevano provato ad assalirla.
Facendosi forza, a gran voce gridò « Prima squadra con me! Le altre rimangano a difesa. Arturus il comando è tuo! Tutti sui Dwerger! »
 
Un singolo Dwerger poteva portare cinque soldati, tre posizionati posteriormente dietro ai cingoli, su una stretta pedana, tenuti in sicurezza da cavi magnetici e due, uno per parte, ai lati dei cingoli. Con una forza di cinquanta soldati, capaci di una maggior mobilità Olivia W. Shepard partiva all'attacco prima che il nemico li bloccasse sul posto.
“Dobbiamo guadagnare più tempo possibile, fino all'arrivo della Jotnar.” pensò aggrappata lateralmente, a uno dei cingoli del Dwerger in testa. La posizione era più scomoda ed esposta ma offriva molta più visuale, essenziale per un cecchino esperto.
La colonna di dieci Dweger e cinquanta soldati procedeva veloce in un ambiente rischiarato solo dalla luce bluastra di quel gigantesco pilone, ai lati neri edifici in materia oscura. Con un balzo una nera figura le fu addosso, solo per un soffio Olivia ne evitò le zanne che urtarono contro l’acciaio del Dweger.
Lei tirò un calcio al ventre del robot a forma di canide prima che potesse ricadere, gettandolo proprio davanti ai cingoli del Dwerger che lo travolsero. « Cani! » urlò per dare l’allarme ma l’intera colonna era attaccata lateralmente da ambo le direzione.
Spari risuonarono, sia dei soldati che delle armi secondarie dei Dweger, con due colpi di arma Olivia abbatté il canide che l’aveva attaccata prima e un altro subito dopo. Unità ideate per lo scontro ravvicinato, realizzate in materia oscura che le rendeva più pericolose di quello che sembrava. Lo abbatté più facilmente di quello che si era spettata, le radiazioni, facevano effetto.
Un turian fu afferrato per una gamba e trascinato a terra dove venne dilaniato.
« Granate a tempo, impostatele a 6 secondi, lanciate davanti a voi! » Ordinò Olivia e rivolta ai Dwerger « Accelerare! » consapevole che la maggior velocità era il loro miglior vantaggio.
Il cervello elettronico ubbidì, lei non ci fece caso intenta a contare i secondi dal lancio della granata. Arrivò a sei e le granate esplosero avvolgendo in pieno i nemici, mentre passavano sopra di esse mentre per inseguirli. Questo permise di distanziali, ma ebbero un'altra perdita
Per l’esplosione un quarian perse la prese e cadde a terra, i lacci magnetici avrebbero dovuto impedirlo, i suoi compagni chiesero di arrestarsi.
« Negativo! » ordinò in tono ferreo Olivia, stava abbandonando volutamente un suo uomo e lo sapeva, ma perdere il vantaggio sulla velocità sarebbe stato fatale. I compagni del quarian per un attimo furono tentati di protestare, non lo fecero.  Erano lì perché soldati professionisti, sapevano che il loro ufficiale aveva ragione.
Tutto quello che Olivia poté fare fu contattare il soldato e dirgli « Mi dispiace. »
« È stato un onore. » - rispose il quarian - « Cercherò di trattenerli. » e volgendosi verso i cani sopravvissuti fece fuoco senza risparmiare colpi, abbatté tre cani e un quarto gli strappò di netto un braccio. Sarebbe morto a quel punto se la biotecnologia non avesse fermato subito l’emorragia, continuò a sparare svuotando un altro caricatore, venne atterrato l’ultima cosa che vide fu il Dwerger in coda svoltare a una curva. Infine il suo cuore si fermò.
Per ogni quarian vi era un geth, spesso installato nella tuta o corazza. Quando, l’intelligenza artificiale, rilevò la morte della sua controparte organica fece esplodere assieme tutte le granate che il quarian si portava addosso distruggendo se stesso e numerosi cani.
Olivia prestava attenzione a tutto quello che la circondava, ogni cosa era da considerarSI ostile. I cadaveri sparsi per strada erano quelli l’oggetto delle sue riflessioni, poteva vedere distintamente l'effetto delle radiazioni su grigi. Le conseguenze dei suoi ordini e decisioni le erano davanti, pur cercando di rimanere concentrata si chiese se non avesse compiuto un crimine di guerra. Se quella era la popolazione civile, lei li aveva appena massacrati.
I sensori dei Dweger si allertarono, nemici erano stati individuati ancora ai lati ma questa volta parevano aver rinunciato all’effetto sorpresa. Li videro esporsi dalle sommità degli edifici, esoscheletri, rimanevano fermi alle loro posizioni.
Una barriera di nemici bloccò la strada davanti a loro questi, erano una decina di Gorilla  e tre Umanoidi.
« Invertire la marcia! Veloci! » Ordinò Olivia, i cingoli andarono all'indietro mentre i Dweger ruotavano la parte superiore del loro corpo nella nuova direzione. Solo quello di Olivia, divenuto di coda, mantenne lo stesso assetto per fornire copertura.
Gli esoscheletri si mossero verso la nuova testa della colonna, l’intenzione evidente era di tagliare la ritirata. Gorilla e Umanoidi si mossero di poco, volevano chiaramente attaccare a distanza.
« Ullr Fuoco! » gridò Olivia, la colonna d’attacco aveva seguito un percorso che l’aveva portata il più possibile verso quel pilone mantenendola però all'interno del raggio d’azione dell’artiglieria. Lei non aveva mai pensato di raggiungerlo, ma sembrava importante e avrebbe scommesso che il nemico avrebbe mandato truppe a fermarli distogliendo la loro attenzione dal sito della SR3. Attorno alla nave la battaglia infuriava, aveva lasciato indietro i suoi compagni di squadra perché sapeva che la difesa della SR3 era prioritaria.
 
Dieci deflagrazione simultaneo e ravvicinate investirono i nemici alle spalle della formazione di Olivia seguite in rapida successione da altre. Si augurò che bastasse a fermarli, aveva altri problemi perché con gli esoscheletri non sarebbe stato altrettanto facile, troppo vicini per usare l’artiglieria sarebbero dovuti passare con la forza.
I soldati saltarono a terra, prendendo posizione dietro a Dweger, avanzando a gruppi di cinque alle spalle del mezzo corazzato. Il nemico aprì il fuoco, l’unità d’assalto rispose. Le armi principale dei Dwerger funzionavano bene contro quell’unità meno corazzate di altre.
Non era la prima volta che Olivia notava come il nemico fosse a digiuno di tattiche combattive, spesso si esponevano troppo diventando facile bersagli. Lei diede la colpa all'eccessiva fiducia alla loro tecnologia. Subivano perdite ma anche loro, un turian giaceva morto, un salarian gli faceva compagnia a un paio di metri di distanza. Ogni tanto un esoscheletro cadeva senza essere stato colpito, le radiazioni facevano effetto uccidendo i soldati nemici che li pilotavano
Un attacco improvviso, una luce blu investì alle spalle un'unità d’attacco uccidendo cinque soldati e danneggiando gravemente il Dwerger davanti a loro mentre erano intenti a fronteggiare gli esoscheletri.
« Cazzo! » - imprecò Olivia - « Gruppi di Dweger 2 e 3 con me, quelli operativi dal quattro in poi continuino l’attacco. Difendiamo la coda, attenti, un Umanoide è sicuramente attivo. » Su quello non aveva dubbi. Quella luce blu, energia oscura concentrata poteva appartenere solo a loro, aveva sperato che l’artiglieria sarebbe bastata.
Appena il fumo delle esplosioni si dissipò un poco la sagoma divenne visibile, non cercava nemmeno di nascondersi « Fuoco! » L‘umanoide traballò appena sotto i colpi dei Dweger, quelli dei soldati sembrarono inutili. Olivia si ripeté che non era così maledicendo la spessa corazza del nemico, ogni colpo che sparavano liberava eezo 19, generando radiazioni che come microscopi proiettili penetravano nel metallo del nemico indebolendolo. Rimaneva la domanda “ Avrebbero portato la corazza la punto di rottura prima che il nemico li uccidesse? “
L'umanoide corse in avanti sorprendendo tutti, col pugno sfondò la corazza frontale di un Dwerger affondandovi dentro fino al gomito. Senza sforzo apparente sollevò l’unità corazzata fin sopra la testa usandolo per colpire quello vicino.
 Il primo risultò fuori uso, il secondo cadendo di lato per il colpo subito non riusciva a rialzarsi continuando nel frattempo a far fuoco ruotando le armi contro il nemico. Un inutile resistenza.
Fedele alla sua programmazione il Dweger non funzionante mandò in sovraccarico il proprio nucleo di eezo 19 autodistruggendosi, innescando la medesima reazione in quello disteso al suolo.
Dalle fiamme dell’esplosione l’umanoide riemerse ancora operativo ma privo di un braccio, ma questa volta la corazza era crepata segno che aveva raggiunto il suo limite di sopportazione alle radiazioni. Impassibili continuò il suo attacco.
Olivia scattò in avanti, l'umanoide alzò la mano che si illuminò. Sapeva che doveva sbrigarsi, un loro attacco diretto poteva fondere qualunque loro difesa.
L’ambiente tossico che avevano creato li avrebbe uccisi se le loro corazze fossero state danneggiate, la biotecnologia gli rendeva più resistenti non immortali.
Lei corse veloce, le venne solo un'idea ma doveva essere molto più vicina, cambiò le munizioni usando quelle ad alta perforazione più adatte contro gli esoscheletri.
Normalmente pensare di bucare la corazza di un umanoide era impossibile, ma danneggiata com’era forse aveva una possibilità.
Arrivò di lato, saltando davanti al nemico all’ultimo, all’altezza del gomito del solo braccio rimasto ben oltre alle sue difese e fece fuoco sull’addome, lì dove sapeva esserci la cabina di pilotaggio con un grigio dentro.
Scaricò in un paio di secondi l’intero caricatore, i proiettili rimbalzavano in ogni direzione e uno la colpì sull'elmetto che la protesse. Esaurita l’arma passò all’omni-lama, infilandola in una fessura che si era creata, il portellone cedette subito. Per un attimo lei e il grigio furono faccia a faccia. poi gli affondò la lama in mezzo agli occhi.
Aveva il fiatone, non le era mai piaciuto lo scontro ravvicinato e per questo era un cecchino. Aveva già ucciso da vicino, vedere gli occhi del suo nemico “spegnersi” non le era mai piaciuto. Uccidere qualcuno attraverso un mirino dava una sensazione di lontananza.
Le avevano insegnato che avere una coscienza era quello che distingueva un soldato da un assassino, a volte però questo rendeva tutto più difficile.
Stava per chiedere un rapporto della situazione, ma un boato risuonò sopra alle loro teste. Tutta l’Arca stava tremando. Sfondando la via che loro avevano seguito, la Jotnar entrava di prepotenza nella stazione nemica.
 
Olivia non poté fare a meno di esultare, quella che sulla carta era la parte più difficile era riuscita. Il vero problema nell’affrontare i nemici era che se anche scovati avrebbero potuto spostare la loro stazione quando e dove volevano. Se fosse successo forse non li avrebbero mai più trovati, avevano bisogno di bloccarli sul posto, costringerli a uno scontro diretto.
L’unica soluzione appariva penetrare nella stazione nemica con la Jotnar. La Normandy SR3 avrebbe fatto da apripista, la corazzata classe razziatore l’avrebbe seguita con un “salto”.
Da adesso la loro sopravvivenza sarebbe dipesa solo dalla fortuna. I silos nucleari della Jotnar si aprirono appena in vista dell’Arca, innumerevoli “brucia pianeti” a eezo 19 furono lanciati verso la sua corazza. Troppo grande perché li potesse evitare. Andarono a segno, anche se alcuni furono abbattuti dalle difese, danneggiando la corazza esterna della stazione. Questo permise alla Jotnar di sfondare con le proprie armi il portellone che bloccava la via da cui era passata la SR3.
Al suo interno fece fuoco con ogni bruci pianeti REE, lo stesso tipo di quali usati dalla SR3, a sua disposizione.  
Per una manciata di secondi l’ambiente fu rischiarato da una luce accecante, come quella di un gigantesco bengala. Sommità del soffitto cominciarono a cadere verso il basso.
Gli allarmi sul visore non lasciavano dubbi, tre ore era il tempo massimo concesso dalle protezioni al nuovo livello di concentrazioni delle radiazioni.
Tre ore per conquistare o distruggere il nemico, sapendo che in caso di insuccesso le radiazioni sarebbero lo stesso rimaste. Se dovevano morire avrebbero portato il nemico con loro, questo pensiero era chiaro a ogni soldato.
Per un attimo pensò al figlio di lei e Arturus che stava crescendo in lei, uno scherzo del destino che trovava di cattivo gusto. « Alla mamma dispiace averti trascinato qui. » mormorò sotto voce.
Riprese in braccio l’arma, lo scontro non era finito.
 
Dalla Jotnar, navette stavano salpando sbarcando rinforzi mentre le armi principali della corazzata aprirono il fuoco.
Navi dei grigi, quelle sopravvissute, si staccarono dai loro alloggiamenti. Olivia sentì il suolo tremare, i sensori evidenziarono una trentina di bersagli dalle dimensioni enormi. Lei dovette solo alzare la testa e guardare in quella direzione.
I giganteschi mech battezzati “ Demoni”, la stessa categoria di quello che aveva distrutto Caninea, erano apparsi. Come sempre attorno a loro il silenzio sembrava assoluto, lei non sapeva il perché e non le importava. Combattere per la sopravvivenza era l’unica cosa che contava.

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James Vega batté il pugno sul bracciolo seduto nella plancia della Jotnar, l’ennesimo attacco al pilone situato al centro della stazione nemica andava a vuoto. I sensori fornivano dati inconcludenti, pareva che in esso e tutto attorno fosse presente una gigantesca quantità di energia oscura di un tipo mai vista prima e non riconosciuto. I cannoni elettromagnetici non avevano avuto effetto e i loro proiettili corazzati, per resistere all’altissima pressione dello sparo, erano esplosi ben prima contro una barriera che nessun occhio o strumento vedeva.
Rimanevano i cannoni a lunga gittata, li avevano usati per sfondare la corazza nemica nel punto dove la SR3 era entrata ed erano ancora in fase di ricarica. Appena il “salto” li aveva trasportati alle coordinate del nemico, erano state oggetto di un intenso fuoco di sbarramento. L’utilizzo combinato di scudi e campo di nium li aveva protetti. mentre alla massima velocità consentita si avvicinavano in linea retta all'entrata segnata non volendo perdere tempo in scontri inutili.
Il campo di nium distorse i raggi dei cannoni nemici che deviarono dalla loro traiettoria lineare come luce in un prisma, quelli che passarono lo stesso furono efficacemente  bloccati dagli scudi.
A ridosso della corazza nemica la Jotnar fece fuoco con i cannoni a lunga gittata, abbastanza potenti da danneggiare la corazza esterna. Permettendo alla Jotnar di sfondare i portelloni e di entrare. Prova che mise a dura prima scudi e corazza della nave che ne portava i segni su tutta la parte anteriore.
Diversi allarmi segnalarono pericoli in arrivo da svariate direzioni, navi dall’alto e mech Demoni dal basso.
« Timoniere, ci porti verso l’alto, lasciamo i nemici di terra alle squadre d’assalto e ai caccia. »
« Sissignore! » rispose Alexandra Redgrave che aveva assunto il ruolo di timoniere capo con la partenza di Ilary, al suo fianco un salarian. Avrebbe voluto la sua amica, il salarian era bravo ma mancava quell’intesa maturata in anni con Ilary che in quel momento l’avrebbe almeno aiutata a tranquillizzarsi.


*****


Effettuando manovre evasive la Jotnar si portò verso l’alto. Olivia pregò che si muovesse, i Demoni stavano per fare fuoco e lei non poteva fare niente per impedirlo. La battaglia al suolo non era ancora finita, la sua unità stava ancora ingaggiando truppe nemiche che avevano ricevuto un rinforzo di Gorilla. Urla e grida ma questa volta di coraggio, i krogan giunti con i rinforzi stavano caricando in un fronte unico.
Se un krogan era un guerriero naturale, quelli potenziati dalla biotecnologia erano straordinari. Dotati di un fattore di guarigione triplo rispetto al normale e una forza fuori misura affrontarono i Gorilla, unità di materiali standard e realizzate per attacchi ravvicinati, abbattendone la prima linea generando un caos totale.
I primi missili delle squadriglie di caccia esplosero sui Demoni, non subirono danno apparente, interruppero però le loro azioni di fuoco. Altri Dwerger e Ullr giunsero sul campo di battaglia, il terreno degli scontri si allargò a macchia d’olio.
Un Demone chinò la testa verso di loro, Olivia si sentì come un insetto scoperto in cucina. Fece fuoco spazzando via tutto sul suo percorso, unità alleate e nemiche. Olivia poté solo essere contenta che non aveva fatto fuoco sulla sua posizione, constatando che l’attacco non doveva essere avvenuto alla massima potenza. Una formazione grande quanto la sua era stata annientata con un sol colpo.
Dovevano battere quei giganti per farcela, con la Jotnar impegnata con le navi nemiche la forza bruta non era un opzione « Pars! Usiamo quella cosa!»
« Ricevuto! » rispose eccitata la quarin dalla nave. Una sonda si alzò in aria e a dieci metri attivò il segnale. Geth e quarian avevano capito quale sequenza informatica aveva causato il contrasto dentro Chrome. L’avevano elaborata in un codice trasmissibile, caricato nella sonda appena lanciata.
Un Demone stava per sparare, dalla bocca aperta s’intravedeva la luce del colpo energetico. Chiuse di scatto la bocca, la testa volò in aria ricadendo a qualche metro di distanza, più in la due Demoni lottavano fra loro mentre altri sparavano a caso infliggendo danni allo loro stessa base. Ma anche altre unità automatizzate come cani e gorilla sembravano aver perso ogni controllo, solo esoscheletri e umanoidi sembravano comportarsi nella norma. I secondi da soli erano una minaccia più che seria.
Per la prima volta vi fu una reazione dal pilastro la cui luce vibrò per alcuni secondi. Le forze d’assalto scattarono in avanti, i caccia colpirono senza problemi i demoni riuscendo a distruggere una gamba a uno di essi che crollò a terra.
Inaspettatamente i nemici si fermarono, ogni unità si immobilizzò sul posto e tutto divenne buio. Il gigantesco pilone si era spento.
« Rapporto. Qualcuno sa dirmi che succede? » chiese Olivia al comunicatore, poi le sembro che la tenebra attorno a lei aumentasse e istintivamente alzò lo sguardo « Ritirata! Tutti alle navette.»
Non sapeva cosa  stesse accadendo, l’unica certezza era che le navi nemiche stavano precipitando sulla loro posizione. Attorno a se il ogni cosa prese a tremare, così forte  che le sembrava che l’intera struttura dell’ Arca fosse sul punto di spaccarsi.
« Ilary, tieniti pronta a partire .» comandò Olivia al comunicatore.
« Agli ordini! Arturus ha già iniziato a far reimbarcare gli uomini. »
La formazione d’attacco di Olivia ritornò alla posizione di partenza, la SR3 attendeva sospesa a mezzo metro dal suolo pronta a partire imbarcando soldati fino all’ultimo. Con vero sollievo lei riguadagnò la nave aiutata da Mordin. Il Krogan afferrava tutti quelli che arrivavano e li gettava dentro senza riguardi, non era il momento di perdere tempo.
Lei non fece differenza, dopo un « Bello rivederti » il krogan la fece salire con tale foga da lanciarla di peso contro qualcuno.
« Areno, ancora tutto intero.» disse lei vedendo contro chi aveva sbattuto. Il batarian non disse niente occupato com’era a tenersi le mani sulla bocca. Olivia, sbattendo contro di lui, l’aveva preso con il casco proprio sui denti. Lui poté solo bofonchiare qualcosa.
« Ok, dopo mi spieghi. » e corse via diretta alla plancia, dove sperava avrebbe avuto un quadro più completo della situazione. Vi trovò Arturus.
« Olivia, ha dell’incredibile! »
« Cosa? » chiese lei allarmata.
Lui indicò un ologramma della stazione, una sezione pareva essersi staccata dal resto della struttura. « Hanno tolto energia ed espulso questa porzione di sfera, temo il peggio. La nota positiva è che stiamo registrando parecchi dati sulla base nemica. La ritirata è solo al 60%, stiamo abbandonando Ullr e Dweger per velocizzarla. »
« Non riusciremo mai a completarla. » dichiarò lei.
« No. » affermò lui, il tono sapeva di sconfitta.
« Tenente mi sente? » disse Ilary, chiamava Olivia per grado solo in momenti ufficiali, in difficoltà o se era arrabbiata. « Ordini dalla Jotnar, dobbiamo partire subito e ricongiungerci a loro. Lo stesso ordine è stato diramato a ogni altra unità. »
« Salpiamo! » ordinò lei, uno degli ordini più difficile che ebbe mai dato. Stava abbandonando degli alleati.
Veloce com’era entrata la SR3 abbandonò la porzione espulsa, a seguirla navette, caccia e la Jotnar. Dalla cabina di pilotaggio, dove si aveva la visione migliore dal vivo, vide la sezione da loro assaltata staccarsi definitivamente dal resto della struttura.
Diverse navette si trovavano ancora al suo interno. Lei aveva creduto di essere penetrata molto più in profondità, quello che vedeva diceva il contrario. Le informazioni suggerivano che la stazione fosse costruita a strati, ognuno formato da singoli blocchi separabili.
La stazione si illuminò per un attimo, un raggio energetico scaturì da essa facendo esplodere la sezione espulsa. « Andiamo via. » disse al timoniere, aveva guardato fino all’ultimo.
Quell’attacco si era preso le vite di innumerevoli soldati le cui navette non erano ancora riuscite a decollare, l’unico omaggio che poteva rendere era osservare la loro fine e se necessario descriverla ai familiari.
La Jotnar passò davanti a loro a tutta velocità, i cannoni a lunga gittata avevano terminato la ricarica. Fecero fuoco.
Come d’incanto la base nemica sparì nel nulla, causando una violenta tempesta gravitazionale che fece tremare ogni nave senza causare altri danni. Il colpo andò a vuoto.
Apatica Olivia disse a Ilary « Vado nella mia cabina. » Lei annuì.
Sconfitta, era stato tutto inutile. Calcolando le perdite subite e l’abbandono di Dwerger e Ullr la forza d’attacco doveva aver perso più della metà del corpo di spedizioni.
Inoltre il nemico aveva, com’era prevedibile, cambiato posizione alla propria base principale. Era sicura che sulla Jotnar, Audit stesse facendo l’impossibile con Ascolto per localizzarne la nuova ubicazione.
Passò in mezzo a corridoi strapieni di soldati, vi lesse in tutti lo stesso abbattimento che era certa vedessero su di lei. Non doveva, sapeva che avrebbe dovuto comportarsi diversamente. Era un ufficiale, in qualsiasi occasione il suo dovere era motivare la truppa ma quel compito al momento le sembrò troppo gravoso.
Entrò in cabina, inizio a spogliarsi ed aprì la doccia.
Crollò sulle ginocchia mentre l’acqua calda le cadeva intorno coprendo il suo pianto, ebbe dei crampi infine vomitò il veloce pasto che aveva consumato prima di iniziare la missione. Il recente senso di colpa dei compagni abbandonati era un peso che l’opprimeva, ma anche aver usato “armi sporche” su della popolazione civile, non importava che fossero il nemico.
Aveva visto decine di corpi distesi a terra, mentre aggrappata al Dweger guidava la sua piccola unità all’attacco in attesa della Jotnar. « Qualcuno mi dica che ho fatto la cosa giusta. Mamma? Papà? Steve? Ho fatto la cosa giusta? Voi cosa avreste fatto? » immersa nei suoi pensieri non si accorse di una presenza alle sue spalle.
Qualcosa di appiccicoso le coprì la bocca impedendole di urlare, violentemente venne afferrata per i polsi ed alzata di peso, costringendola ad assumere una posizione arcuata che le bloccava i movimenti.
Riuscì solo a piegare leggermente indietro la testa. Sbalordita vide un mutaforma, nome in codice dato a  quegli esseri amorfi che aveva affrontato quando si erano infiltrati nella base nemica dove Chrome aveva perso la vita. In qualche modo questa volta era stato il nemico ad introdursi. A chiuderle la bocca e bloccarla delle sorte di protuberanze simili a tentacoli.
Venne sbattuta violentemente contro il muro della doccia, l’essere si appoggiò su di lei avvolgendola, rinunciando a ogni tipo di forma. Rinchiudendola come dentro un bozzolo
« Olivia W. Shepard » - sentì una voce che non conosceva - « La grande eroina della galassia, vorrei copiare per intero i tuoi percorsi neuronali ma non ho tempo. Mi dovrò accontentare di un lavoro superficiale, per farmi credere te. Quindici minuti basteranno, al termine morirai. Peccato non poter copiare gli stili di comportamento dai cadaveri. »
Lei cercò di urlare ma non vi riuscì « Immagino che dovrei presentarmi, finché il processo è in atto non ho altro da fare. I miei divini creatori hanno pensato di usare la mia umile mente installandola in altri come me, vista la mia conoscenza della vostra società. La speranza è di migliorare le capacità d’infiltrazione. Puoi chiamarmi col nome con cui mi conoscono alcuni umani: Meng Durand. Ho sabotato la Noveria Corps, fatto prigioniere Dasha Weaver e Isabella. So bene che le conosci. Anche che tu hai ucciso una mia versione. Dal tuo sguardo vedo che non capisci. Avevo inviato una copia dei miei pensieri ai miei divini creatori, ma voi siete sopraggiunti distruggendo quell'installazione.»
Adesso Olivia ricordava, uno di quegli esseri aveva menzionata Dasha allora non aveva capito. « Vedo che ricordi, allora hai incontrato quella versione di me. Quelle due troie mi sono scappate ma non importa, sembra che in qualche modo siano riuscite a fermare il mio piano di distruggere Noveria. Un fallimento trascurabile. Non hanno potuto impedirmi di inviare per intero la mia mente, ammetto che a causa della distruzione operata da voi ho dovuto improvvisare. Ma la provvidenza dei miei creatori mi ha favorito, ho trovato uno dei mech che denominate “demoni”, quello che hai contribuito a distruggere su Noveria, usando il suo reattore ho inviato la mia mente. Peccato non sia esploso dopo. Sono già passati dieci minuti. Cinque minuti e potrò essere una copia discreta d te. Da Meng Durand, il primo umano che ho copiato, mi è rimasta la voglia di umiliare le donne con caratteri forti. Chissà cosa farebbe la galassia se scoprisse che la figlia primogenita di John Shepard prima della sua fine è stata pure stuprata? Scommetto che lo scoraggiamento che ne seguirebbe favorirebbe molto i miei divini creatori. »
Lei strillò disperata, non poteva fare altro. Un urlo inumano, Olivia sentì la creatura staccarsi e lei cadde a terra. Mordin l’aveva afferrato da dietro, come lei prima, sollevandolo di peso. Ma la forma a bozzolo che aveva assunto perse all'improvviso consistenza e come gelatina calò addosso al krogan.
Lui cascò a terra ricoperto di ferite, le parti gelatinose dell’essere ricadendo su di lui si erano solidificate formando piccole ma numerose e taglienti lame.
Il mutaforma si staccò subito dal krogan, riprese forma umanoide e dicendo « Mi dovrò accontentare. » Divenne uguale ad Olivia copiandone la corazza.
Nel frattempo la vera Olivia si era chinata un attimo sul krogan, Mordin era vivo ma non poteva proseguire la lotta. « Non c’è posto sulla SR3 per due Olivia W Shepard. » disse l’essere e attaccò trasformando una mano in una lama.
Lei rotolò a terra evitando l’attacco, riuscendo a raccogliere un’arma da Mordin.
« Ti servirà di più di una semplice pistola, puttana di una rossa! »
Lei fece fuoco scaricando l’intero caricatore. « Visto che avevo ragione. » disse il mutaforma mentre le sue ferite si riparavano. L’allarme risuonò all'improvviso nella cabina « Perché? » chiese l’essere stupido.
Olivia sorrise « Non miravo a te, ma alla finestra alle tue spalle. » Visto il loro punto di debolezza, ogni finestra di una nave era fornita di un campo di forza e di sensori che i colpi di una pistola avrebbe attivato.
Il mutaforma corse via abbandonando la cabina, Olivia lo seguì.
Chi era nei corridoi vide un Olivia W. Shepard seguita da un'altra ma questa totalmente nuda. Nessuno aveva idea di cosa stesse accadendo.
Lei non poteva perderlo di vista, se avesse assunto un'altra forma tutto si sarebbe fatto più difficile. Saltarono sui tavoli della sala mensa, Asiria non crebbe a quello che vide.
« Areno! Fermala! » gridò la vera Olivia, vedendo il batarian arrivare da un corridoio trasversale. La sua reazione fu lenta, ritardata dalla sorpresa, fu spinto di lato dalla falsa prima di poter fare qualcosa.
Arrivarono al ponte della sala macchina, Olivia le fu addosso quando giunsero su una passerella “ E ora? “ pensò l’aveva seguita ma senza un piano.
Schivò un attaccò e afferrò la falsa per un braccio, persero entrambe l’equilibrio. Precipitarono staccandosi nella caduta. Lei picchiò malamente una spalla, urlò dal dolore. Era sicura di essersela rotta. Poteva ringraziare la biotecnologia e la fortuna se non si era fatta altro.
Davanti a lei l’essere si stava rimettendo in piedi « Dannato mollusco. » borbottò lei, riferendosi al fatto che il nemico non aveva ossa.
Si guardò intorno, dalla sala macchine dovevano essere cadute in una dei magazzini dei livelli inferiori. Per comodità erano aperti sull'alto. Ogni volta che serviva qualcosa, un drone si calava prendendo quello di cui il personale aveva fatto richiesta. Era più comodo e veloce che andare di persona, scendendo un piano e passando dalla porta.
Non vide niente di utile, ma erano sole e lo spazio limitato. Cambiare forma le non sarebbe servito. Corse verso la porta, avrebbe azionato i campi antincendio rinchiudendolo dentro.
Le fu addosso prima che potesse raggiungerla, sbattendola a terra e salendole sulla schiena « Bel tentativo, adesso muori! » disse la falsa.
« Ferme lì! » gridarono Arturus e Areno gettandosi dall’alto « Cosa sta succedendo? » urlò il turian.
L’Olivia vestita disse « È una mutaforma, mi ha aggredito nella mia cabina per rubarmi le sembianze. » spiegò, scambiando i ruoli della storia.
« Non credergli! È lei l’impostore. » gridò quella nuda.
« Dobbiamo ucciderla addosso che possiamo. » disse la falsa, schiacciando con forza il viso a quella vera per impedirgli di aggiungere altro. Arturus gli scaricò quattro colpi in pieno petto, facendola cadere di lato, Areno scattò in avanti, afferrando con forza la vera Olivia e trascinandola lontana.
La falsa si rimise in piedi con un balzo « Non basta! »
« Io dico di si. » rispose tranquillamente Arturus. Un "bip" dal basso fece abbassare lo sguardo alla falsa. Sotto di lei una mina a comando, il turian l’aveva lanciata subito dopo averla colpita, dando il tempo ad Areno di allontanare Olivia.
L’esplosione distrusse definitivamente l’essere. Eliminato il nemico, Arturus corse da Olivia e si chinò per accertarne le condizioni solo in un secondo momento si ricordò anche del feto che stava crescendo. Non gli veniva spontaneo pensare a due persone.
Areno discretamente si allontanò, « Olivia…»  ma prima che potesse aggiungere altro « Trasmetti allarme intruso alla Jotnar. Divieto per ogni navetta, SR3 inclusa, di salire sulla nave prima di altri controlli. »
Lui fece subito quando detto, aveva ragione. Il pericolo era alto, le sue preoccupazioni personali potevano attendere. Trasmise l’ordine a Ilary che fece il resto.
« Fatto! Adesso occupiamoci di te. »
« Niente in contrario. » -disse stavolta - « Come avete fatto ad arrivare proprio nel momento del bisogno? »
« Sono il tuo uomo, o forse dovrei direi turian, meglio maschio. Scherzi a parte ringrazia Areno,  ci si dimentica che i batarian oltre a quattro occhi hanno anche quattro narici. Ha seguito il tuo odore. L’ho trovato dopo essere stato informato da Asiria che due Olivia avevano creato il caos in sala mensa. »
« Santo cielo! Mordin? »
« Sta bene, Pars con una squadra di ingegneri è corsa sul posto quando è suonato l’allarme. Adesso è in infermeria ricoperto di tagli e medigel. Sembra un krogan glassato. Fortuna che era venuto da te per scusarsi per essere stato un po’ brusco, quando ti ha aiutato a salire. Quando ha sentito strani rumori temeva stessi male, è entrato per controllare.»
« Mi sento sollevata. Areno, grazie per avermi aiutata e aver condotto qui Arturus. » disse Olivia al batarian che però continuò a dare la schiena, limitandosi a un colpo di tosse.
« Eh? Che ti prende? »  chiese lei.
« Beh Olivia… penso sia il tuo abbigliamento…» solo allora lei si ricordò, lanciò uno strillo nascondendosi dietro Arturus. Gli ritornò in mente a tutta la strada dalla sua cabina fino a lì, a quanta gente doveva averla vista. Si sentì avvampare in viso, non poteva perdere tempo con le sue emozioni « Portatemi un cambio d’abiti, devo parlare con James subito! »
Due ore dopo Olivia stava leggendo i rapporti nella sua cabina, i controlli erano stati effettuati analizzando con un campo di nium ogni nave e tutto l’equipaggio. Vennero trovati altri tre mutaforma, due vennero abbattuti senza problemi.
Il terzo accorgendosi che la navetta dove si trovava presto sarebbe stata analizzata, incominciò a ucciderne l’equipaggio fino a quando i superstiti non riuscirono ad abbatterlo.
« La tua impressione Arturus? » chiese al turian presente lì con lei. Aveva letto anche lui quei rapporti e non gli erano piaciuti.
« Posso riassumerla in: Pessima. »
Lei si stiracchiò sulla sedia « Coincide con la mia. Avrei una domanda personale sull’incidente col mutaforma, l’aspetto era uguale. Come sapevi che non ero io? »
« Potrei dire che era per le magnifiche curve del tuo corpo che conosco bene ma…»  lui trattenne un sorriso vedendola arrossire « È stato per gli occhi. »
« Gli occhi? »
« Erano identici, ma erano di qualcuno che aveva “ Sete di sangue”. In questi anni Olivia ti ho vista in un infinità di situazioni, in nessuna di queste però ti ho mai vista spinta dal desiderio di uccidere. Quello è un sentimento che non ti appartiene, “fare la cosa giusta” quello è ciò che ti caratterizza, che ci da fiducia in te e che penso apprezziamo più di tutto. Almeno per me è così.»  Lui capì di aver detto qualcosa di sbagliato dall’espressione di lei.
« Se vi sbagliaste? Tu mi ameresti ancora? » chiese, lui si inginocchiò davanti a lei. Olivia gli raccontò dei suoi dubbi, del probabile massacro che avevano compiuto.
L’unica risposta che seppe trovare fu abbracciarla e dirle « Sei la nostra eroina Olivia, per me qualcosa di più. Il resto della galassia non conta. » con la mente lei andò a una situazione analoga ma opposta che coinvolgeva lei e Steve. Quando una volta l’aveva abbracciato per confortarlo, solo allora notò come poche volte fosse stato necessario il contrario.
Scoprì che questo la irritava leggermente, non era invidiosa e non si sentiva trascurata ma le poche volte in cui era stato necessario il contrario suo fratello era stato freddo anche se faceva del suo meglio. Mai una volta che l’avesse abbracciata in quei casi al massimo una mano sulla spalla.
Lei aveva sempre cercato di essere risoluta per tutti, per la famiglia, per gli amici, per la sua squadra ” Forse ho commesso un  errore e preteso troppo da me. “
Dolcemente si staccò dall’abbraccio di Arturus  « Grazie mi sento meglio. Forse dovrei dire che “noi ci sentiamo meglio”»  e si accarezzò la pancia. Ancora aveva difficoltà a credere che fosse incinta.
Il turian sorrise ma ebbe la sensazione di farlo in maniera stupida, si chiese se tutti i futuri padri si sentissero in quel modo« Felice di sentirlo. Ah! C’è Asiria fuori dalla porta che aspetta di entrare? »
« Eh? Perché non siete entrati assieme? » lui rispose con un alzata di spalla e uscì facendo entrare l’amica.
« Di queste cosa vuoi fare? » chiese Asiria mostrando una foto di Olivia che correva nuda in un corridoio della Normandy SR3.
Il volto di lei divenne rosso quasi quanto i capelli « Come…? » disse con un grido strozzato. Bocca spalancata, occhi che parevano fuori dalle orbite e sudore freddo lungo la schiena. Il suo stupore non poteva essere maggiore.
L’amica prontamente le spiegò « I corridoi erano pieni di gente, qualcuno è stato più pronti di altri e…su,su, non fare quella faccia, non è la fine del mondo. Pensavo volessi saperlo, questa foto è stupenda…sarai nuda ma il tuo sguardo trasmette tutta la tua energia e la tensione del momento. »
Olivia sbottò in un grido « Gli omnitool, di servizio e privati, di tutti quelli a bordo sono sequestrati. Le comunicazioni sono sospese. Nessuno può lasciare la SR3 senza far controllare il proprio omnitool. »
Con sguardo critico Asiria chiese « EEEhhhh?! Non ti sembra esagerato per un paio di scatti nudi. Attraccheremo fra non molto alla Jotnar.»
Ma Olivia non l’ascoltava intenta a mormorare fra se « Mi dovrò chiudere in cabina almeno per una settimana. Ho sicuramente perso il rispetto del mio equipaggio, sarò ricoperta di insulti. »
“ Ma pensa te, mi ero scordata che in questo è simile a Steve. A pensarci bene è lei la maggiore, quindi dovrebbe essere Steve ad assomigliare a Olivia, però lui si deprime così spesso che non ci facciamo quasi più caso. Chissà se hanno preso da qualcuno? Se non mi vede le faccio una foto“ pensò l’asari osservandola, un segnale acustico provenne dal terminale della stanza. « Hai ricevuto un messaggio. » disse scocciata per il suo intento rovinato.
« Controllalo per me. » mormorò Olivia.
« È da parte di Vega…vediamo…hanno le nuove coordinate della base dei grigi. » gridò lei stupefatta, Olivia balzò in piedi affiancandola  « e…. »


*****


In un elegante stanza di una villa in stile coloniale a Buenos Aires, Hannah Shepard era seduta affianco a un letto. Su di esso riposava da oltre un decennio l’ammiraglio ed eroe della flotta Steven Hacckett.
Il destino gli aveva giocato un brutto scherzo, due anni dopo la guerra con i razziatori il grand’uomo era stato colto da un gravissimo ictus, che la medicina moderna non era stata in grado di curare. Gli avevano salvato la vita, senza trovare un modo per farlo uscire dal coma.
In tutti quegli anni Hannah era sempre andata a fargli visita, così anche suo figlio con tutta la famiglia. Olivia aveva preso l’abitudine di discutere con Steven di questioni militari, soprattutto inerenti a strategie da usare in qualche prova pratica. All’epoca, quando affrontò con successo la prova come soldato scelto disse « Grazie a Steven che mi ha consigliato. »
Steve invece era diverso, si sedeva silenzioso un paio d’ore accanto all’ammalato e andava via senza aver proferito una parola. Non sembrava che gli desse fastidio fare quelle visite, ma francamente non ne capiva il significato.
Pensare ai suoi nipoti le fece scendere una lacrima. Olivia era distante in una missione pericolosa ma era Steve a darle più pensiero. Dopo il fallimento della riconquista della Cittadella non si avevano più sue notizie. John e Ashley, erano a loro volta dispersi sulla stazione, dopo l’abbattimento della Normandy SR2.
« Fatti forza Hannah, pensa che stanno bene. Non puoi fare altrimenti.» - si disse e sorrise guardando Steven - « Posso solo avere fiducia in loro, sono tutti figli di militari. Hanno ottimi geni. Quando la nipote del nostro mentore, il generale Williams, ha sposato John sono davvero rimasta sorpresa. Tra le tante possibilità che il destino poteva riservare, a quella non avevo proprio pensato. »
Fissò Steven Hacckett. Ashley aveva chiamato sua figlia come la madre di Hannah, Olivia Cretier capitano della neonata Alleanza, quando gli archivi di Marte erano stati appena scoperti, sposa di Lorenzo Shepard altro capitano, ideatore e fondatore dei corsi delle forze speciali dell’Alleanza. I cosiddetti corsi N, di cui la categoria N7 era il più avanzato.
Su Steve invece aveva sempre avuto un dubbio “ Steve – Steven, una N di differenza” pensò tra se, non era la prima volta. Se lo avesse semplicemente chiamato Steven, avrebbe pensato a un omaggio all’uomo disteso davanti a lei, ma quella N di differenza le dava una sensazione di “ vedo non vedo” che la lasciava perplessa.
I suoi genitori volevano che lei sposasse un militare di carriera, facente parte di una famiglia con una luna tradizione militare. Non era un obbligo, solo una semplice speranza da parte loro. L’Alleanza era nata da poco, i suoi ufficiali in numero esiguo e tra i nomi di questi si potevano trovare Shepard e Williams. In maniera spontanea, priva di qualunque riconoscimento, si creò una sorta di nobiltà militare. Portare un certo cognome poteva aprire porte inaspettate. Era quindi naturale che i suoi genitori sperassero in un buon matrimonio in ambiente militare. Le scappò un sorriso, ripensando che da giovane la sua prima cotta per un militare era stata per quello che in futuro sarebbe diventato il generale Williams. Era venuto a cena a casa sua, la prima volta che quell’uomo e una bambina di nome Hannah s’incontrarono.
Anni dopo, ormai divenuta un ufficiale dell’Alleanza, lei rimase incinta senza dire a nessuno chi fosse il padre, ai suoi aveva detto « Il padre è un militare che rispetto, ha la mia età e non sa di essere lui il padre, detto questo non saprete altro. Il regolamento vieta questo generi di rapporti tra commilitoni, se facessi nomi sia io che lui saremmo nei guai. Tacendo non possono fare niente, non sapendo se il padre è militare o meno non sono in grado di giudicare neanche me. Se è un militare ho infranto il regolamento, se è un civile non c’è problema ma senza un nome non possono controllare. Vi prego di non dire a nessuno che si tratta di un militare, questa è una confidenza che vi ho fatto in privato, in quanto vostra figlia sapendo che ci tenevate a questo aspetto. Chiarito questo, sappiate che ho intenzione di tenerlo a voi scegliere se accoglierci entrambi o dirci addio. »
Rimase in famiglia, il piccolo John divenne l’idolo dei nonni. Quando però il bisogno di ufficiali abbordo sulle navi spaziali si fece sempre più urgente col crescere dello spazio esplorato portò il bambino con se, facendolo divenire quello che la gente definiva uno “Spaziale”, ovvero bambini nati e cresciuti su navi per via del lavoro dei genitori.
« Steve - Steven » - mormorò ancora fra se - « Possibile che Ash…»
La porta si spalancò di colpo, un soldato le porse un datapad dicendo « Signore, deve ritornare immediatamente al QG in Russia! Ci sono sviluppi. »
La gigantesca stazione spaziale del nemico era apparsa nello spazio del Consiglio. La sua posizione attuale: Nebulosa del Serpente, le stesse coordinate della Cittadella.
   
 
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