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Autore: Lena_Railgun    03/07/2016    1 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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13- ESPERIENZE
 
La settimana passata con Ivan passò davvero troppo in fretta, così tanto che non riuscii a capacitarmi che sarebbe partito alla volta di Firenze. Quel venerdì sera, avevamo programmato un'uscita con Mara e Andrea in un locale sulla spiaggia di Caorle. Era un Karaoke, per cui ero super entusiasta. Ero davanti allo specchio quando Ivan entrò:
-Sei pron...wow- si bloccò sulla soglia della porta e mi fissò sbalordito. Indossavo un vestito nero molto semplice, con dei ricami bianchi sul corpetto. La gonna scendeva armoniosamente fin sopra la metà della coscia. I capelli erano raccolti in una coda alta e un filo di trucco mi illuminava il viso.
-Ehi, arrivo- feci con un sorriso prendendo la borsa. Notai che continuava a guardarmi estasiato e risi un po' in imbarazza. Si avvicinò e mi prese la mano:
-Sei bellissima amore-
-Anche tu stai molto bene-feci. Quella sera indossava una camicia blu notte e un paio di pantaloni che gli arrivavano al ginocchio. Mentre scendevamo le scale sentii una scia di profumo: indossava il "one million", profumo che mi faceva impazzire.
Sentimmo il suono del campanello ed intuimmo che Mara fosse arrivata. Presi un paio di tacchi neri dalla scarpiera e li indossai.
-Noi andiamo ciao- feci salutando i miei.
-Divertitevi- disse mia madre con un sorriso.
Chiusi la porta dietro di noi e ci avviammo verso Mara che ci aspettava con un sorriso.
-Ciao Marina, ciao Ivan- ci salutò.
Ricambiammo il saluto e salimmo in auto dove c'era Andrea che ci salutò a sua volta. La strada fino a Caorle era lunga, perciò ci abbandonammo a un po' di chiacchiere.
Appena smontammo dall'auto, l'aria salmastra mi colpii subito. C'era una leggera brezza che mi colpiva dandomi sollievo e appena potei incontrare la vista del mare, sorrisi nostalgica. Amavo la vista del mare al tramonto, la trovavo romantica ed incredibilmente dolce.
Sentii Ivan cingermi le spalle con dolcezza.
-Ehi-
Mi strinsi a lui socchiudendo gli occhi.
-Vorrei poter fermare il tempo in quest'istante. Ivan...rimaniamo così per sempre...-
Mi diede un bacio sulla nuca.
-Vorrei tanto piccola mia...-
Ci avviammo verso il locale in riva al mare e ci sedemmo ad un tavolo per bere qualcosa.
La serata passò tranquillamente, tra un bicchiere ed una risata, finché non cominciò la gara di Karaoke.
-Piccola, dovresti partecipare- mi suggerì Ivan. -Le stracci quelle- e fece un cenno alle campionesse in carica, due smorfiosette dallo sguardo saccente.
Non capii se era per l'alcool che scorreva tra le mie vene o se era semplicemente la voglia di mettermi alla prova, ma annuii e mi avviai verso il palco.
-Abbiamo una nuova concorrente- annunciò il presentatore dopo che ebbi parlato con l'addetto del karaoke. Salii sul palco con un sorriso e fissai il pubblico. Chiusi gli occhi per qualche secondo prima di riaprirli: ero nel mio mondo.
-Come ti chiami bella signorina?-
-Marina Rinaldi- risposi -Vorrei cantare "Man of the silver mountains" dei Rainbow.-
-Abbiamo una fan di musica rock eh? A voi Marina con "Man of the silver mountains"-
 
I'm a wheel, Im a wheel
I can roll, I can feel
And you cant stop me turning
cause I'm the sun, I'm the sun
I can move, I can run
But you'll never stop me burning

 
Guardavo Ivan che era la mia forza anche in quei momenti di piccola tensione. Ma appena presi la spinta ed il coraggio, risentii quell'amore per il palcoscenico, quella voglia di esibirmi e, soprattutto, di divertirmi cantando, facendo una cosa che amavo.
 
Come down with fire
Lift my spirit higher
Someones screaming my name
Come and make me holy again
I'm the man on the silver mountain
I'm the man on the silver mountain

I'm the day, I'm the day
I can show you the way
And look I'm right beside you
I'm the night, I'm the night
I'm the dark and the light
With eyes that see inside you

Come down with fire
Lift my spirit higher
Someones screaming my name
Come and make me holy again
I'm the man on the silver mountain
I'm the man on the silver mountain


Feci un leggero inchino ringraziando il pubblico per la standing ovetion che mi stavano regalando. Scesi dal palco verso Ivan che mi attendeva a braccia aperte.
-Bravissima- mi diede un bacio sulla nuca dolcemente mentre io mi facevo cullare da lui.
Mara ed Andrea mi abbracciarono a loro volta, piacevolmente sorpresi, non avendomi mai sentito cantare in quel modo, diversamente dal mio Ivan che ormai ci era abituato.
-Sei davvero migliorata tantissimo- fece Mara mentre tornavamo a sederci al nostro tavolo, aspettando che anche gli ultimi partecipanti si esibissero.
Mentre ero impegnata a chiacchierare con i miei amici, una donna si avvicinò a noi con un sorriso.
-Scusami- mi chiamò e mi voltai curiosa.
-Marina giusto?-
Io annuii.
-Mi chiamo Miriam Zimbetti. Sei davvero una cantante bravissima-
Sorrisi lusingata e la ringraziai.
-Faccio parte di un gruppo di animazione estivo per villaggi turistici ed alberghi, e appena ti ho sentito cantare, ho pensato che saresti perfetta per il nostro programma di musica!-
Mi porse un volantino che afferrai un po' titubante, non essendo pratica con l'animazione o con l'esibirmi frequentemente.
-Il mio gruppo sta lavorando a Sottoguida, nelle Dolomiti. Vorresti lavorare con noi? Ovviamente sarai pagata-
La prospettiva di un lavoro estivo mi allettava parecchio, così che i miei genitori non dovessero spedirmi sempre una quantità esagerata di soldi quando ero a Firenze, e in modo da non avere solo quelli vinti dai concorsi. Già immaginavo di riuscire ad avere quella bellissima tastiera che avevo visto nel negozio di musica in centro a Firenze.
-Ok, ci sto- feci sorridendo. Miriam esultò entusiasta.
-Parlane pure con i tuoi e chiamami per avvertirmi! Sarà un vero piacere lavorare con te- disse, stringendomi la mano. Si allontanò a passo sicuro e sparì tra la folla.
Ivan mi guardò raggiante:
-Fai colpo tu- mi strizzò l'occhio e risi.
-Ho già fatto colpo su chi dovevo- sussurrai guardandolo intensamente. Mi prese la mano per stringerla, e sentii l'improvviso bisogno di sentire le sue dita sfiorare tutto di me. Quel discorso sul sesso che avevamo fatto qualche giorno prima era rimasto nella mia mente, mi torturava anche se sapevo che non era il momento, che io non ero pronta. Ma la sola immagine delle sue dita sfiorarmi il corpo mi faceva fremere. Scossi la testa con vigore, ero arrossita, sentivo le orecchie in fiamme.
-Piccola, tutto bene?- fece Ivan, accorgendosi del mio scuotere la testa inusuale.
-N..no cioé, si, tutto ok- balbettai. Lui continuò a guardarmi interrogativo ma poi alzò le spalle, intuendo forse che non avevo voglia di parlarne.
Le esibizioni finirono e venimmo chiamati tutti sul palco dove, dopo qualche minuto dove i giurati si confrontavano, il presentatore salì sul palco con una busta in mano. Sorrise al pubblico e lo ringraziò per la calorosità dimostrata.
-Il vincitore del nostro Karaoke è...- aprì la busta e vidi le campionesse in carica sorridere altezzosamente ed avvicinarsi verso di lui per ritirare la coppa.
-Marina Rinaldi-
La folla scoppiò in un applauso che mi fece perdere l'udito e mi fece capire che dovevo muovermi e realizzare che avevo vinto. Meravigliata, avanzai verso il presentatore che mi attendeva e mi consegnò la coppa. Era a forma di microfono con una targhetta "Quinto concorso di Karaoke a Caorle" e realizzai davvero che le mie capacità erano migliorate tanto in un anno. Sorrisi: "sei cresciuta Marina" fu ciò che pensai.
Era circa l'una e mezza quando rincasammo. Cercammo di salire le scale senza fare rumore in modo da non svegliare i miei. Stringevo la coppa saldamente e non vedevo l'ora di raccontare alle mie amiche fiorentine di quella serata.
-Allora...buona notte piccolina- fece Ivan, distraendomi dai miei pensieri.
-Mmm- mugugnai stringendolo forte -No ti prego, stai ancora qui con me-
Mi accarezzò dolcemente la testa:
-rimarrei accanto a te sempre- disse con voce roca. -ma lo sai che devo prendere il treno domani...-
Strinsi con le dita la sua camicia, mi inebriai del suo profumo, come a volerlo tenere stretto e non lasciare alla mia mente la possibilità di dimenticarlo. Mi allontanai imbronciata ma gli sorrisi ugualmente.
-Buona notte- mormorai prima di abbandonarmi alle sue labbra.
Così come mi addormentai, ovvero con il pensiero delle sue labbra sulle mie, mi svegliai la mattina della sua partenza e fu proprio un suo bacio a ridestarmi. Aprii lentamente gli occhi che si incastonarono con i suoi anche nella penombra.
-Ciao- mormorai sbadigliando -Che ore sono?-
-Le nove- fece lui -Ho il treno alle undici ma volevo stare ancora un po' con te-
Sorrisi e gli feci spazio sul letto accanto a me. Si distese e potei appoggiare la testa sul suo petto, ascoltando il battito del suo cuore. Mi diede un bacio sulla nuca e cominciò ad accarezzarmi con le sue grandi mani, esplorandomi. Io lo lasciavo fare perché non desideravo altro, il mio corpo urlava di accarezzarmi e lui sembrava averlo capito. Con un colpo di reni mi ritrovai sotto di lui; il suo respiro mi sfiorava le labbra, le scaldò prima di impossessarsene. Le sue mani scendevano lungo il mio corpo, il collo, il ventre, le cosce e poi risalivano per ricominciare la capo. Si staccò dalle mie labbra per baciare ogni centimetro del mio corpo, dal lobo dell'orecchio che succhiò avidamente, al mio collo. Quando arrivò all'incavo dei seni non esitò come la volta prima ma avanzò attraverso quel sentiero che era proibito per chiunque all'infuori di lui. Mordicchiò la porzione di seno scoperta dal reggiseno ed un gemito uscii dalle mie labbra.
-Ivan- sussurrai accaldata. -Meglio...fermarsi qui per oggi- dissi. Lui si fermò all'istante e mi sfiorò le labbra con le sue:
-Come vuoi- fece con dolcezza. Lessi nei suoi occhi la voglia di avermi, ma io...io non ero in grado di dargli quello. Non ero pronta e lo sapeva.
-Ehi- fece intuendo i miei pensieri. Mi accarezzò le guance. -Io ti aspetterò. Ricordatelo- ed io annuii con un sorriso innamorato.
Il binario uno ero pieno di persone pronte per prendere il treno diretto a Bologna. Sospirai sentendo l'annuncio dell'arrivo imminente del treno che avrebbe portato Ivan a casa. Incrociai il suo sguardo e mi sorrise.
-Tornerò a vivere in camera tua lo sai vero?- fece lui scherzandoci su e io sorrisi tristemente. Faceva così male allontanarsi di nuovo da lui.
-Ehi- con l'indice mi forzò ad alzare il mento per incrociare il suo sguardo di nuovo -Ti amo-
Sorrisi:
-Anche io. Ricordatelo sempre-
Mi diede un bacio sulla guancia e poi ghignò.
-Hai un po' di segni sul collo per ricordarti di me- fece alludendo ai succhiotti che mi aveva fatto quella mattina.
Gli feci la linguaccia indietreggiando sul binario:
-Scemo- borbottai mentre lui rideva.
Vidi il suo treno arrivare dall'orizzonte e respirai profondamente quando frenò davanti a noi. Ci guardammo per pochi secondi prima che le nostre labbra si incollassero tra di loro, per scambiarsi un romantico bacio.
-Ciao piccola- mormorò teneramente.
-Ciao Ivan- sussurrai.
Salì sul treno e io continuavo a guardare verso di lui, a sospirare finché una lacrima non scese quando il treno partì portandolo lontano da me.
 
-Quindi posso salire già domani-
Ero al telefono con Miriam e ci stavamo accordando per il lavoro da soubrette che mi era stato proposto. I miei genitori avevano accolto la cosa con molto entusiasmo e, soprattutto, sarei riuscita, oltre che a guadagnare qualche soldo, anche a migliorarmi come cantante.
-Va bene Marina! Ti aspettiamo con impazienza-
Sorrisi e riagganciai per continuare la preparazione della mia valigia. Sospirai mentre piegavo delle t-shirt: ormai, vivevo la mia vita preparando valigie, non avendo ancora capito quale sia il posto in cui voglio rimanere.
Continuavo a camminare avanti ed indietro per la stanza, con un'inquietudine di con non capivo l'origine. Non capivo se fossi nervosa per quella nuova avventura o se ci fosse qualcos'altro che mi frullava per la testa.
Il telefono squillò distraendomi da quei pensieri.
-Pronto-
-Ciao Mary- fece la voce allegra di Elisa dall'altro capo del telefono.
-Come stai Elisa?- chiesi distendendomi sul letto, felice di sentire la sua voce.
-Bene, ma mi manchi tanto-
Sorrisi a quella affermazione, felice di essere così importante per qualcuno.
-Anche tu. Pensa che domani parto ancora-
-Per quel lavoro di cui ci avevi accennato?-
-Esatto- confermai -Sono parecchio emozionata- feci con una risatina nervosa.
-Sarai perfetta- fece lei -Ehi, devo raccontarti un sacco di cose!- esclamò.
-Sono tutta orecchi-
Passammo l'ora successiva a parlare del ragazzo che aveva conosciuto in quei mesi, un musicista di un complesso con il quale aveva lavorato. Io ascoltavo, cercando di darle qualche consiglio. Dopo essersi completamente sfogata, la sentii sospirare per poi chiedermi:
-E tu...come stai davvero?-
-Cosa intendi?- chiesi perplessa.
-Bhe sai...con Ivan lontano da te...-
-Non credevo che sarebbe stata così dura- ammisi senza girarci troppo intorno -Lo amo davvero tanto...non pensavo che mi sarei innamorata così- dissi con un certo imbarazzo.
Sapevo che Elisa stava sorridendo, con uno dei suoi sorrisi dolcissimi.
-Tesoro mio...pensa per ora al tuo lavoro, a guadagnare qualche soldo. Poi,quando tornerai qui lo avrai sempre vicino a te. Ma lo sai, che anche ora ti sta vicino con il cuore, come tutti noi.-
-Elisa...-feci dolcemente -Ti voglio tanto bene- volevo conservare quelle parole dentro di me, in modo che nei momenti bui, potessi essere in grado di ricordamele.
-Anche io- disse -Ora vado, ci sentiamo presto- e riagganciò mentre io passai lo sguardo prima sulla mia valigia pronta e poi sul mio riflesso.
-Sono pronta-
 
Arrivammo a Serrai di sottoguida, un bellissimo paese sulle dolomiti verso le undici. Avevo passato qualche vacanza lì da piccola e, appena scesi, oltre che a respirare quell'aria pura e fresca, ripensai alla mia infanzia trascorsa lì. Una piccola Marina che camminava tra i mercatini d'artigianato, che ammirava le marmotte nascosta dietro ad un albero. Risi nel ricordandomi di quanto fossi esuberante anche da piccola. Presi la mia valigia e mi avviai con i miei genitori verso l'albergo dei Serrai dove, appena varcai la soglia, vidi Miriam parlare con un gruppo di ragazzi e ragazze. Appena mi vide sorrise allegramente e mi venne incontro.
-Ciao Marina ben arrivata- mi disse stringendomi le mani.
-Grazie Miriam, è un piacere essere qui- risposi, ricambiando il saluto.
Dopo le dovute presentazioni con i miei genitori, Miriam mi accompagnò alla reception dove mi sottopose il contratto per quel mese di lavoro, e insieme ai miei genitori lo analizzammo con attenzione.
-Firmate qui- fece Miriam quando finimmo di leggerlo. Presi la penna che mi stava porgendo e firmai con una calligrafia chiara, seguita poi dalle firme dei miei genitori.
-Bene Marina- fece mia madre -Fai la brava e divertiti- mi diede un bacio sulla guancia ed una leggera scompigliata sui capelli.
-Sei sempre in giro ormai- fece mio padre, schernendomi un po' ma, anche se stava scherzando, ammisi che era proprio vero e salii in me il senso di colpa.
-Mi dispiace...- mormorai ma subito mi diede una leggera pacche sulla schiena.
-Scherzavo! Fare esperienze non ti fa male. Ciao- mi salutò con un cenno e li vidi uscire dall'albergo, mentre io mi ritrovavo catapultata in una nuova avventura. Miriam mi sorrise incoraggiante e mi prese per un braccio, trascinandomi verso i ragazzi con cui stava parlando prima che arrivassi io.
-Ragazzi, lei è la nuova recluta del nostro team. Si chiama Marina- fece presentandomi. Salutai con un sorriso e loro ricambiarono .
-Sarà la nuova soubrette- fece Miriam allegramente. -Quindi lavorerà molto con voi- si rivolse a due ragazzi e ad un ragazza in particolare, probabilmente musicisti o comunque esperti in quel settore. La ragazza mi sorrise e mi porse la mano.
-Io sono Chiara- disse e io le strinsi la mano.
-Piacere di conoscerti- dissi cortesemente, osservando i suoi capelli castani, lunghi quasi quanto i miei. Subito il mio sguardo cadde sui due ragazzi, uno biondo e l'altro moro.
Il moro mi sorrise e mi porse la mano a sua volta.
-Ciao Marina, io sono Stefano- disse con gentilezza e, mentre ricambiavo il saluto con un sorriso, feci fatica a distogliere il mio sguardo da quegli occhi azzurri come il mare, quasi ipnotici. Il biondo mi rivolse un cenno con la mano e mi sorrise.
-Io sono Mauro-
Poi fu il turno del resto del gruppo a presentarsi ma subito mi persi con i nomi, sentendomi quasi in colpa per non riuscire a ricordarmeli tutti.
Miriam si rivolse nuovamente a me:
-Marina, tu e Chiara condividerete la stanza e questa è la tua copia delle chiavi- fece porgendomele.
-Puoi pure portare le tue cose di sopra-
Presi le chiavi e sorrisi a Miriam, ringraziandola. Chiara mi toccò la spalla, offrendosi di aiutarmi ma io scossi la testa, declinando gentilmente la sua offerta, desiderosa di fare da me, di abituarmi all'ambiente per conto mio. E poi, esiste una sola persona con cui svuoto le valigie ed era lontana chilometri da me.
Salii le scale della fila D ed arrivai fino al quarto piano. Il lungo corridoio profumava di legno e di pino e compresi che, per quel mese, sarebbero stati i profumi che sarebbero rimasti più impressi in me. Arrivai davanti alla camera 427, infilai la chiave nella toppa e la aprii. L'odore di pulito mi avvolse, e sentivo anche un certo profumo, probabilmente delle cose di Chiara. Davanti a me c'era un piccolo salottino con due poltrone, un tavolino con la televisione mentre la porta che su affacciava da lì era quella della nostra camera da letto. Trascinai la mia valigia lì per poter cominciare a sistemare almeno in parte i miei vestiti.
Sentivo dentro di me tante emozioni contrastanti che non riuscivano a mettersi d'accordo su cose sentire e su cosa provare. Una cosa era sicura: ero pronta a mettermi in gioco.
Scesi nuovamente verso la hall dopo una decina di minuti, ed il gruppo di animazione era ancora lì che mi aspettava.
-Marina, questa è per te- fece Miriam, porgendomi una t-shirt nera che guardai con curiosità.
La presi e la osservai: subito sorrisi nel vedere che c'era scritto "Serrai animation" e, sul retro, c'era scritto il mio nome.
-è stupenda- feci -Grazie mille Miriam-  e lei ricambiò il sorriso dandomi una pacca sulle spalle.
-Ora, lascia che ti faccia fare un piccolo tour- disse e fece per farmi un cenno quando qualcuno la chiamò.
-Miriam! C'è bisogno di te ora!- esclamò un uomo grassotto che dedussi fosse il direttore.
Lei sospirò, evidentemente seccata e mi guardò.
-Scusami Marina, se vuoi puoi aspettarmi-
-Miriam la guido io- si propose Stefano.
Miriam sorrise:
-Grazie Stefano, è nelle tue mani allora, io scappo- e corse incontro all'uomo che la aspettava con le braccia conserte.
-Andiamo?- fece la voce di Stefano che mi costrinse a distogliere lo sguardo dalla figura di Miriam che si allontanava, e voltarmi verso di lui.
Sorrisi ed annuii. Cominciò mostrandomi la sala hobby, la nostra zona di lavoro con un palco abbastanza grande dove presto mi sarei esibita. Poi passammo a rassegna le due sale da pranzo, la zona dedicata al relax, il bar e la sala giochi. Stefano risultò molto simpatico ed estroverso fin da subito, cercando di coinvolgermi e di farmi sentire a mio agio. Così cominciai a raccontargli dell'accademia a Firenze, e in generale di com'era nata quell'avventura.
-Wow- esclamò lui mentre tornavamo verso la hall -Sei davvero incredibile! Io faccio parte della band che ti accompagna, sarà un vero piacere suonare per te- mi disse con un sorriso che io ricambiai lusingata.
-Quindi vivi con una famiglia a Firenze?- mi chiese cambiando argomento.
-Si, ora sono come una seconda famiglia per me- risposi pensando a loro e a quanto mi mancassero.
-Tu, invece, cosa studi?- chiesi.
-Faccio il liceo artistico a Treviso- mi rispose con una luce negli occhi.
-Mi piacerebbe vedere qualche tuo disegno- feci curiosa. I suoi occhi si illuminarono ancora di più guardandomi con felicità.
-Va bene- acconsentì lui.
Raggiungemmo nuovamente il gruppo di animazione e io cominciai subito a lavorare ad alcune canzoni con il gruppo con il quale riuscii a relazionarmi abbastanza bene ed a trovare sintonia. Erano le sei e mezza quando staccammo per cenare con il resto dello staff dell'albergo. Mi sedetti vicino a Chiara, in modo da conoscere meglio la mia compagna di stanza. Mi raccontò della sua famiglia a Trento e del suo ragazzo.
-E tu? Ce l'hai il ragazzo?- mi chiese ed io annuii.
-Si chiama Ivan- feci, mentre nella mia mente vidi comparire l'immagine dei suo volto.
Le raccontai brevemente di Firenze e dell'accademia, e l'ora di cena passò tra fitte chiacchiere che non permettevamo a nessuno di interrompere.
-Quindi ha preso un treno ed è venuto fino da te?- esclamò stupita ed io annuii, ridendo.
-Cara mia, tienitelo stretto- fece con sguardo serio che mi fece sorridere.
-Non ho alcuna intenzione di lasciarlo andare via- mormorai sorridendo.
La mia prima esibizione sarebbe stata la sera successiva ma, per la maggior parte delle canzoni, avrei usato la base digitale, visto che era complicato che il gruppo si imparasse tante canzoni con così poco preavviso. Dopo aver osservato un po' com'erano strutturate le serate di animazioni, salii verso la mia stanza, stanca ma entusiasta.
Con Chiara intenta a lavorare, potei farmi un bagno caldo con tutta tranquillità, canticchiare com'era solita a fare. Uscii dal bagno avvolta in un telo di spugna e, mentre strofinavo i miei capelli su un asciugamano, sentii il telefono squillare. Mi sedetti sul bordo del letto e lo recuperai dalla borsa. Sorrisi leggendo il nome di chi mi stava chiamando e risposi.
-Ciao Ivan- feci distendendomi.
-Ehi! Allora, com'è andato il primo giorno?- mi chiese.
-Prove su prove per ora! Ma tutto bene, mi piace l'ambiente. Tu come stai?-
-Bene, ora sono a Rimini con i ragazzi in vacanza- mi rispose e sentii, per l'appunto, delle voci famigliari provenire dall'altro capo della cornetta.
-Salutameli tanto- feci -C'è...anche Rosalba?- chiesi.
-Certo, non potremmo mai andare senza lei. Vuoi che te la passi?- chiese.
-Mmm non disturbarla tranquillo. Volevo solo sapere...- dissi vaga.
Ammisi a me stessa di essere molto gelosa del tempo che trascorrevano insieme. Ora erano amici, ma mi chiesi come fosse possibile essere amici di un ex così importante, a cui hai dato te stesso, il tuo amore...e la tua prima volta.
Sentii ancora delle voci provenire dall'altra parte della cornetta che chiamavano Ivan, che dicevano di venire con loro e di sbrigarsi. Risate che mi infastidirono.
-Devi andare- feci piccata.
-Eh già- disse lui ridendo, cosa che mi irritò ancora di più. -Ci sentiamo piccola, ciao- e riattaccò prima che potessi dire altro. Rimasi lì, ferma con il telefono in mano.
-Ivan Innocenti, te l'hanno mai detto che sei uno stupido?- sibilai.
Andai ad asciugarmi i capelli, cercando di smaltire quella rabbia che provavo che non sapevo bene da cos'era nata. Forse l'insicurezza, la sensazione di non essere abbastanza, la paura della distanza. Spensi il phon e mi guardai allo specchio: dovevo davvero ridurmi così solo per dei pensieri infondati? Uscii dal bagno con indosso un maglioncino ed un paio di leggins e feci per dirigermi verso la camera da letto quando qualcuno bussò alla porta.
Perplessa raggiunsi l'ingresso e la aprii. Mi ritrovai davanti ad un Stefano sorridente.
-Ehi- feci sorpresa di vederlo.
-Ciao. Ecco, volevo farti un po' di compagnia visto che Chiara è giù a fare animazione-
Sorrisi e lo ringraziai, facendolo entrare.
-Scusa il caos, non ho ancora finito di sistemare le cose- feci mortificata.
-Ah non preoccuparti! Non hai visto la camera mia e di Mauro- fece ridendo. Ci sedemmo nelle poltrone del salottino.
-Marina, posso davvero farteli vedere alcuni dei miei disegni?- mi chiese guardandomi dritto negli occhi.
-Certo- esclamai io. Mi sedetti sul bracciolo della sua poltrona, sporgendomi verso lo schermo del suo telefono dove aveva qualche foto fatta ai suoi disegni. Li scorrevo e ne rimanevo affascinata: rappresentava dei paesaggi meravigliosi, e l'uso dei colori era impeccabile. Poi, l'ultimo che mi fece vedere era fatto in carboncino: raffigurava un grotta sottomarina con una sirena seduta su un trono.
-Questa mi piace un sacco!- esclamai entusiasta, prendendo il telefono dalle sue mani per guardarla meglio.
-Ci ho lavorato parecchio. Ti piace davvero?- mi chiese.
-Certo!- feci sorridendo, ridandogli il telefono.
-Mi fa piacere-
Ci guardammo negli occhi per diversi secondi prima che io scostassi lo sguardo. Vidi il display del mio telefono illuminarsi e lo presi: era un messaggio di Ivan. Sospirai e appoggiai nuovamente l'oggetto sul tavolino.
-Non rispondi?- chiese Stefano.
Mi morsi l'unghia del pollice, un po' in conflitto con me stessa.
-No, aspetterà un po'- dissi infine.
Rimanemmo a chiacchierare fino a quando non tornò Chiara, esausta.
-Io vado- fece, quindi, Stefano.
Io e Chiara annuimmo e, mentre lei si fiondava in bagno per fare la doccia, io lo accompagnai alla porta.
-Grazie per avermi fatto compagnia- gli disse.
-Figurati- disse infilando le mani in tasca -Sarà un vero piacere lavorare con te- mi disse.
-Anche per me- dissi, un po' imbarazzata. Si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia.
-Buona notte- disse mentre io ancora sotto shock per quel gesto, lo osservai allontanarsi.
Rientrai in camera, afferrai il telefono e mi distesi sul letto.
Vidi che Ivan mi aveva mandato diversi messaggi, si era preoccupato perché non avevo risposto subito. Irritata, gli risposi che ero impegnata e non aggiunsi altro. Spensi il telefono e rimasi immobile a fissare il soffitto finché non mi addormentai.
Fu Chiara a svegliarmi il mattino seguente, così come per tutti i giorno a venire. Più i giorni passavano, più amavo lavorare con la band, provare e ricevere soldi per fare qualcosa che amo. Potei anche migliorare le mie abilità da ballerina esercitandomi nella palestra dell'albergo durante il tempo libero.
L'amicizia con Stefano divenne molto forte, mentre suonava ci guardavamo sempre, cercavamo contatto tra di noi, dandoci fiducia.
Era una sera come le altre mentre mi stavo preparando per l'esibizione. Ero in uno stanzino che usavamo come camerino e guardaroba e mi stavo truccando, cercando di rendermi il più presentabile possibile. Avevo appena finito di parlare al telefono con Ivan: la rabbia mi era passata ma, per la prima volta da quando l'avevo conosciuto, non era riuscito a capire cosa stavo provando. Avevo anche chiamato Rosalba, parlandole chiaramente e chiedendole se provasse ancora qualcosa di forte per lui. Lei mi rassicurò dicendomi che non dovevo preoccuparmi e che non mi avrebbe mai tradita, ma non rispose apertamente alla mia domanda. Preoccupata ed in crisi, chiamai Erica chiedendole di tenerli d'occhio senza che sapessero nulla. Lei ascoltò tutte le mie paure pazientemente e acconsentì con l'aiutarmi.
Ci pensai mentre mi truccavo, al fatto che ero insicura e troppo paranoica. Ma lui non sarebbe geloso al posto mio? Infondo, ero gelosa perché lo amavo.
Qualcuno bussò alla porta e mi voltai curiosa: vidi Stefano entrare con un sorriso.
-Ehi, sei pronta?- mi chiese ed io annuii. Mi alzai e lo vidi squadrarmi da capo e piedi.
-Sei davvero carina-
-Oh...ehm grazie- feci imbarazzata stirando la gonna del mio vestito rosa con le mani. Uscii diretta verso il palco con lo sguardo basso.
L'esibizione andò come da copione: tre canzoni per serata, e quel giorno decisi di riportare "A thousand miles" che non cantavo dall'esame all'accademia.
Cercavo il contatto con tutti i membri del gruppo, con il pubblico e con i bambini che sembravano davvero entusiasti, tanto che vollero salire sul palco con me, cosa che mi rese molto felice.
Scesi dal palco appena finii di cantare l'ultima canzone della serata e mi radunai con la band, facendoci i complimenti a vicenda.
Andammo verso il bar dove si teneva una piccola festa dello staff. Mi sedetti al bancone e subito Stefano mi raggiunse.
-Ehi, ti piacciono i bambini?- mi chiese sorridendo ed io annuii.
-Alcuni sono davvero adorabili- feci ridendo.
-Saresti un'ottima mamma di sicuro- disse facendomi l'occhiolino e io risi.
-Chissà...-mormorai. In quel momento non ero nemmeno una brava fidanzata. Sospirai guardando il display del telefono: Ivan era fuori con la compagnia di teatro per una festa e io in quelle settimane non riuscivo a stare tranquilla.
-Marina qualcosa ti turba?- disse Stefano preoccupato. Lo guardai e scossi la testa.
-Tutto ok- mentii.
-Hai voglia di uscire e prendere un po' d'aria?- mi chiese ad un tratto.
-Va bene- risposi. Uscimmo e solo allora mi resi conto di indossare ancora il vestito per l'esibizione e che, quella sera, faceva parecchio freddo. Cercai di stringermi tra le mie stesse braccia ma continuavo a tremare. Ad un tratto,  sentii un improvviso calore e mi voltai: Stefano aveva appoggiato il suo giubbotto sulle mie spalle.
-Grazie- mormorai -Ma non hai freddo?-
Lui scosse la testa:
-Tu mi scaldi Marina-
Lo guardai confusa e sorpresa: cosa voleva dire? Sentii improvvisamente il cuore accelerare i battiti non appena i nostri occhi si incontrarono.
-Marina...mi piaci. Mi piaci davvero tanto-
Le sue parole rimbombavano nella mia testa senza logica. Non riuscivo a connettere e nemmeno a capire. Lo sguardo di Stefano era serio, mi studiava cercando di capire cosa stessi pensando. Deglutii e lo guardai negli occhi.
-Stefano io...ho il ragazzo- mormorai facendomi forza.
-Ah...-esclamò con delusione -Non lo sapevo-
-Già- feci, rivolgendo lo sguardo verso le stelle.
-Non me ne hai mai parlato...come mai?- chiese con fare provocatorio, come ad insinuare che non ci tenessi abbastanza.
-Ero un po' arrabbiata con lui, tutto qua- risposi pacata -Ma lo amo con tutta me stessa.- sostenni lo sguardo e lo fissai intensamente.
-Bhe...non mi è sembrato-
Nel sentire quella frase scattai, infuriata.
-Cosa ne sai di me che mi conosci da due settimane?- sbraitai -Non sai nulla di noi due, ne di cosa abbiamo passato.-
-Scusami Marina- fece scuotendo la testa -Non ho il diritto di dirti questo hai ragione.-
Mi calmai un po' nel sentire quelle parole e accennai un sorriso.
-Stefano mi dispiace...sì, di non poter ricambiare quello che provi- dissi impacciata. Non ero per nulla abituata a quel genere di situazioni.
Lui si appoggiò alla ringhiera e sorrise:
-Non preoccuparti. Non devi dispiacerti-
Mi avvicinai a lui timidamente ed intimorita, rivolgendo nuovamente lo sguardo verso il cielo scuro.
-Lui...è davvero fortunato-
Lo guardai interrogativa.
-Il tuo ragazzo- continuò lui sorridendomi -è fortunato ad averti-
Abbassai lo sguardo imbarazzata ma anche molto lusingata.
-Esagerato-
Lui scosse la testa.
-No Marina. Devi credermi.-
Mi sfiorò la guancia con le dita, facendomi rabbrividire.
-è stato bellissimo conoscerti Marina. Bhe...buona notte-
In un nano secondo, si avvicinò ancora di più a me e posò un bacio sulla mia guancia.
-Bu..buona notte- balbettai, ridandogli la giacca che mi aveva prestato. E sentii all'improvviso tanto freddo.
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Che bello, sono finalmente riuscita ad aggiornare! Le sfighe con i computer mi hanno perseguitata! E poi sono sotto maturità, tra poco avrò finito ma intanto sono parecchio in tensione, e infatti scrivo poco.
Scusatemi già da ora ma gli aggiornamenti andranno ancora più a rilento purtroppo! Comunque eccomi qua con un nuovo capitolo. Piccole situazioni di crisi insomma...come la affronteranno questi due?
Eh vi dico solo, tenetevi pronte...ma abbiate fiducia in me!
Un bacio
Lena
   
 
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