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Autore: AliceMiao    03/07/2016    0 recensioni
Un formidabile duo. Puó una battaglia trasformare un nomade bevitore di sangue umano e una vampira bevitrice di sangue animale in una coppia invincibile? Forse non erano destinati... O forse sì?
Dal prologo:
""Vieni con me" [...]"Sempre se vuoi".
Ci pensai su. Lo volevo? Non lo sapevo con certezza. Da una parte volevo stare con lui, anche se non avrei avuto una dimora fissa, ma dall'altra non volevo neanche lasciare la mia famiglia. [...]Prendendomi alla sprovvista mi baciò e senza rendermene conto ricambiai."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clan Denali, Garrett, Kate, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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~~Verso l’alba dal vialetto si sentì un rumore di passi. Il rumore si fece più vicino piuttosto in fretta e sulle prima ci preoccupammo, ma poi scoprimmo che non era altro che il clan Denali.
“Dov’è mia sorella?!”. Appena la bionda riccia mise piede in casa iniziò a urlare investendoci di domande riguardanti la sorella.
Gli raccontammo com’era andata la vicenda e dalle occhiate che Tanya mi lanciava avevo l’impressione che se avesse potuto, mi avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
“Ci serve un piano, possibilmente che non conosca la parola fallimento”, dissi.
“Tu sta zitto, hai già fatto abbastanza”, disse Tanya. Come darle torto? Avevo praticamente consegnato sua sorella nelle mani del nemico, lasciandola sola con Richard.
Richard. Se me lo fossi trovato davanti in seguito lo avrei ucciso senza pentimenti e ripensamenti, di questo ero certo. Le sue parole mi tornarono in mente automaticamente, senza che io le avessi chiamate…

"Che vuoi?".
Sorrise. Conoscevo bene quel sorriso.
"Trovati un'altra ragazza. Lei non potrai più rivederla".
"Che cosa le hai fatto?!".
"Io niente. Ma quei vampiri neri che tu conosci bene sì. Oh non ti scomodare a seguirli, a quest'ora saranno già a metà oceano. Fossi in te lascerei perdere".

Non mi sarei mai arreso, non ora che avevo trovato la donna perfetta per me.

“Se sopravviviamo a tutto questo, ti seguirò ovunque, donna” (Breaking Dawn, Capitolo 37)

L’avrei seguita ovunque, l’avevo promesso. E avrei mantenuto quella promessa.
“Chi è quel ragazzo che ho visto nei tuoi pensieri Garrett?”, disse Edward, rompendo il silenzio che si era creato.
“È Richard, un ragazzo che abbiamo incontrato io e Kate. È stato lui ad attirare Kate in trappola”.
“Forse lui sa il piano dei Volturi. È pur sempre un punto di partenza”.
Edward non aveva tutti i torti. Solo una domanda mi rimbombava in testa però: dove lo avremmo cercato?
L’ultima volta che lo avevo visto eravamo a New York. Forse qualcuno lo aveva visto nei paraggi o sapeva qualcosa di lui.

(Kate)

Erano passati due giorni da quando mi trovavo lì e non era successo ancora nulla. La noia iniziava a farsi sentire pesantemente e anche la sete. Soprattutto quella. Non mi nutrivo da alcuni giorni e avere la presenza costante nell’aria dell’odore di sangue umano non aiutava di certo.
Mentre ero distesa sul letto, preda della mia sete, sentii la porta aprirsi. Mi sedetti e vidi Richard. Istintivamente ringhiai.
“Siamo nervosetti stamattina eh?”, disse divertito.
“Che cosa vuoi?”.
Lui rise e si avvicinò a me. Indossava un paio di jeans neri, con degli stivali in pelle, mentre sopra aveva una maglietta nera e un giubbetto di pelle del medesimo colore. Indossava anche dei guanti. Di gomma. E la gomma non conduce elettricità. Accidenti a lui!
“Ho scoperto cosa vogliono farti. Pensavo ti interessasse saperlo”.
Annuii. Sempre meglio sapere cosa ti aspetta, anche se terribile, che non saperlo del tutto.
“Vogliono usarti come esca per i tuoi amichetti. Sperano soprattutto che venga quella ragazza veggente, Aro sembra ossessionato da lei”.
Ringhiai. “Se fossi in te fuggirei. C’è un modo per farlo sai?”.
Lo guardai, scettica. “Perché dovrei ascoltarti?”.
“Perché non hai altra scelta”.
Due ore dopo mi trovavo fuori dal palazzo, che correvo in mezzo alla campagna toscana, inseguita da almeno una cinquantina di guardie. Il piano di Richard era semplice: lui mi avrebbe portata fuori con la scusa di scortarmi a caccia, e poi mi aveva lasciata libera; peccato che non fosse bravo a recitare e lo avessero beccato quasi subito.
Un po’ mi dispiaceva per lui, ma non avevo intenzione di aiutarlo, non se lo meritava.
Mi buttai in acqua e feci perdere le mie tracce; buona cosa quella che l’acqua nasconde gli odori.
Nuotai per un po’ e quando riemersi mi trovai su una spiaggia deserta, tranne che per una sagoma: si stava avvicinando a me, incuriosita.
Era un ragazzo, più o meno della mia età, alto e muscoloso. I capelli erano raccolti in una coda ed erano marroni, mentre gli occhi erano rossi: vampiro. Indossava una maglietta bianca a maniche corte e un paio di jeans corti, con dei sandali beige.
“Chi sei? Ho visto che sei riemersa dal mare, stai bene?”.
Solo una cosa volevo sapere in quel momento: “Dove sono?”.
“In Spagna, a poche ore da Siviglia”.
Il mondo mi crollò addosso.  Ero ancora così lontano?
“Ho bisogno di un telefono. Subito, devo chiamare la mia famiglia e dirgli che sto bene!”.
Lui non capì cosa volevo dire, ma mi porse il suo cellulare.
Composi il numero di mia sorella e attesi.
“Chi è?”.
“Sono io!”, dissi mentre lacrime invisibili di gioia iniziavano a pungermi gli occhi.
“Cosa?! Katrina sei tu?! Stai bene?! Dove sei ora?!”.
“Calma sto bene, anzi benissimo. Mi trovo in Spagna, prendo il primo aereo e torno. Voi state bene?”.
La sentii sospirare tristemente al telefono. “Noi eravamo venuti a Volterra a cercarti. Abbiamo fatto un patto con loro: Alice e Edward sono andati con loro e in cambio tu saresti dovuta essere libera. Ma ci hanno rivelato, dopo aver accettato, che tu eri morta. Ci hanno attaccato e siamo riusciti a salvarci, anche Alice e Edward, che non hanno più rispettato l’accordo, mentre Garrett e scomparso”.
A quelle parole mi sentii sprofondare. Non era possibile.
“Avete qualche traccia, qualche indizio su dove sia?”.
La sentii singhiozzare. “Forse non hai capito cosa intendessi dire con ‘scomparso’. Intendevo che se n’è andato. Per sempre. È rimasto intrappolato nelle mura del castello quando hanno chiuso le porte per non farci fuggire. È finito”.
Iniziai a singhiozzare silenziosamente. Non poteva essere vero, no era impossibile. Non avrei creduto che fosse morto finché non avessi visto il suo corpo (o le sue ceneri). Non era uno che si faceva sconfiggere facilmente.
“Credo che rimarrò qui per un po’, ho bisogno di stare da sola. Ci sentiamo”.
“Ok. Stai attenta”.
“Certo. Anche voi”. Riattaccai e porsi il cellulare al ragazzo.
“Grazie”.
“Stai piangendo, è successo qualcosa?”.
“Il mio compagno è scomparso. Ma sento che non è morto, che è là fuori da qualche parte: devo trovarlo!”.
Lui sorrise. “Si vede che gli vuoi bene. Posso darti una mano se vuoi”.
“Mi farebbe comodo un aiuto, ma non conosco ancora il tuo nome”.
“Orlando. Tu?”.
“Kate”. Sembrava simpatico, ma dovevo stare attenta a non fidarmi troppo presto di lui, poteva essere un nemico.
“Immagino tu non abbia un posto dove vivere. C’è un appartamento a Siviglia che io e la mia famiglia non usiamo. Puoi usarlo se vuoi”.
Sorrisi e durante il viaggio a Siviglia gli raccontai della mia famiglia e lui mi parlò della sua.
Viveva con la sorella Letitia e due amici, Juan e Ylenia, la sua compagna.
Era nato nel 1530, in Spagna. Non mi disse altro sulla sua vita e mi sembrava anche giusto, in fondo ci conoscevamo da poco. Anche io gli dissi solo che nacqui intorno al XI secolo, per lo stesso motivo.
Arrivammo a Siviglia in poco tempo e mi condusse all’appartamento, dicendo che il giorno seguente mi avrebbe presentato gli altri. Quando chiuse la porta dietro di sé, uscendo, mi guardai intorno: l’appartamento era molto bello e arredato molto bene.
Il salotto era completamente bianco, con un divano a L rosso al centro che circondava un tavolino di legno scuro, lo stesso con cui era stato costruito anche il tavolo di fronte ad esso e con sopra una finestra azzurra. Le sedie erano bianche e il mobile con la televisione lo era. Attorno ad essa c’erano vari libri e accanto ad essa la porta che dava alla cucina.
Essa era di legno scuro, che richiamava un po’ l’arte povera. Il frigorifero era di metallo grigio e piano di sacche di sangue. Al centro della cucina c’era un tavolo di vetro e legno con alcune sedie bianche.  Al centro del tavolo c’erano vari vasi. Sopra il mobile con il lavandino c’era una finestra che dava sulla strada.
Il bagno era anch’esso moderno, con le pareti ricoperte di piastrelle grigio scuro, così come il pavimento. Su una parete c’era un mobile in legno chiaro, con due lavandini e altrettanti specchi, mentre in fondo alla parete c’era una vasca da bagno ad angolo, con funzione anche di idromassaggio. Di fronte c’erano due semplici poltrone, con un tavolino con delle riviste. Questi ultimi mobili erano posati su un morbido tappeto color panna, stesso colore delle poltrone.
La camera da letto aveva il pavimento bianco e le pareti color porpora. Di fronte all’entrata, al centro, c’era il letto bianco con le lenzuola rosa salmone e bianche, con accanto un comodino bianco con una lampada rosa. Alla sinistra del letto c’era un mobile bianco con dei cassetti con sopra delle luci e un vaso di fiori e, appeso, un quadro bianco e rosa. Alla destra c’era un enorme armadio bianco, con alcune decorazioni delicate e,tra di esso e il letto, c’era la finestra,che dava sul patio interno del palazzo, con delle tende rosa e bianche e accanto c’era un semplice sgabello bianco. A terra c’erano due tappeti di pelo color panna.
L’appartamento era bellissimo e mi sembrava che fosse stato un po’ troppo generoso, in fondo ci conoscevamo da pochissimo.
Mi buttai sul letto e pensai a Garrett. Lo avrei trovato, non mi sarei arresa. Mai.

(Tanya)

Ero in pensiero per mia sorella, temevo che potesse fare qualche stupidaggine. Sapere che qualcuno a cui vuoi bene è morto è una brutta notizia e se quella persona è il tuo compagno, o la persona che ami, è ancora peggio.
Un tuono rimbombò in lontananza. Avrei fatto di tutto per aiutarla, ma probabilmente non avrebbe voluto il mio aiuto.
La pioggia iniziò a scendere, mescolandosi con le mie lacrime invisibili.

Note: ecco un altro capitolo. Credo che questo sia il più lungo che abbia mai scritto, spero vi piaccia! Uno dei pensieri di Garrett l’ho preso dal libro Breaking Dawn (Capitolo 37), mentre il nome ‘Katrina’ sarebbe il nome intero di Kate.
Baci AliceMiao

   
 
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