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Autore: keli    19/04/2009    2 recensioni
... il suo sguardo incrocia quello gemello dell'altro. Ghigna, vedendo che questo lo sostiene, non mollando. Ma può ben notare l'ombra di tensione che gli attraversa il viso pallido.
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Genere: Malinconico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Orochimaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una bolla.
Due bolle.
Tre bolle
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La grande vasca di vetro che si trova al centro del sotterraneo ribolle, malgrado dentro non ci sia movimento.
C’è silenzio, qualcosa di innaturale.
E’ rimasto tutto come allora, non è cambiato niente… o forse è lei, che non vuole vedere il cambiamento?
Una bolla.
Due bolle.
Tre bolle.

La figura si abbassa davanti alla vasca, quasi in ginocchio, senza toccare terra. Il mantello in cui è avvolta dondola in un leggero fruscio sul terreno, reggendosi bene nella sua instabilità. Il suo respiro è calmo, anche se a stento può essere udito. Una mano affusolata si alza, scoperta dalla manica del mantello, mentre le dita dalle unghie laccate di un verde acceso picchiano sul vetro.
Le bolle aumentano, come nel risvegliarsi di una creatura invisibile, increspando la superficie del liquido chiaro contenuto nella vasca.
Sembra un leggero respiro, quello che proviene da ella, unito forse al soffio di una risata che ribolle, cristallina, dentro il suo contenitore.
<< Uh uh… cosa ci fai tu qui? >>
Un ghigno sfiora le labbra pallide della figura, mentre in un riverbero d’oro punta gli occhi fini, sottili, dalla pupilla leggermente allungata, screziati di verde, sul vetro.
Da quant’è che non sentiva la sua voce?
Rimane così, un istante, alzando appena il capo al rumore leggero di passi. Rimane all’erta, senza rispondere, fin quando questi non si allontanano facendo tornare la sala al suo sovrannaturale silenzio, rotto solo dal rumore delle bolle che salgono veloci in superficie.
Riabbassa il capo, rassicurata dal sapere più che certo che a quest’ora il sotterraneo non è certo un luogo di ritrovo.
Il cappuccio cade sulle spalle, leggero, come spostato dal vento, rivelando lunghi crini di color purpureo, che mantiene diverse sfumature da ciocca in ciocca, diventando più chiaro lungo le punte, scurendosi alla radice. Il volto che ne è circondato è affilato, candido, sembra quello di una bambola, ma si può intuire benissimo la sua storia, dalla sottile cicatrice che lo deturpa, sotto l’occhio destro.
<< …il figliol prodigo non può tornare alla casa del padre? >>
La voce suona leggermente strascicata, anche se perfettamente tagliente come la lama di un kunai, si può udire benissimo la sfumatura d’ironia che contiene la frase.
Non è certo tipo da tornare alla casa del padre, lei.
<< No se il figliol prodigo in questione non si fa vedere da quasi sei anni, reclami il sangue del padre, e si chiami Sayuri… >>
La ragazza distende il ghigno in un mezzo sorriso, mentre la mano si apre completamente, adagiando così il palmo sulla superficie fredda del vetro.
<< Sei rimasto il solito dobe, Suigetsu, non c’è che dire. Tutti questi anni di esilio qua sotto ti hanno per caso fatto andare… l’acqua al cervello?>>
Le bolle aumentano di numero e di intensità, accompagnate da una risata che sembra incrinare persino il vetro di quella prigione. Ma nemmeno quello può farlo… lo sanno entrambi.
<< Oh oh è tu sei rimasta la solita lingua tagliente mia cara serpe… ma suvvia, non vorrai dirmi che sei davvero ritornata per abbracciare il paparino! E dove sono i tuoi, mpf, compagni? >>
Negli occhi oro puro della kuinochi passa una scintilla rossa. E’ invisibile a occhio umano, ma c’è.
Il suo sorriso non scompare, ma diventa più freddo, quasi ostentato con falsità. Alza il viso, lasciando che i capelli le ricadano lungo le spalle, e si lascia andare ad una risata fasulla, quanto il suo essere.
Non può aspettarsi nient’altro da quel ninja… la conosce più di se stessa, malgrado tutto.
Riabbassa il volto, stringendo leggermente la mano appoggiata sul vetro in pugno, salvo poi riprendere il controllo di se stessa.
Non può permettersi mosse false.
<< Vuoi sapere sempre troppo tu… Credo che non siano fatti tuoi, dove si trovino in questo momento i miei compagni… a cosa ti servirebbe, visto che sei incatenato qua? Comunque è ora che mi faccia riconoscere dal mio caro paparino… non vorrei che gli venisse un colpo, a vedermi… ah, e Suigetsu, un ultima cosa… >>
Si rialza, in un frusciare di stoffa, ritirando la mano dal vetro, e voltando le spalle alla vasca, il viso chino, un ghigno sul bel volto
<< …credo che ti farà piacere sapere che Karin del Covo Sud non darà più noie… >>


Il ninja dai capelli argentei nasconde la mano destra sotto la divisa, stringendola sul manico di un kunai. Si sente osservato, ma continua a camminare come se nulla fosse. Non può farsi cogliere impreparato.
Il corridoio del labirinto che è il covo principale è più tosto buio, non riesce a scorgere nulla, questo gravita a suo svantaggio.
Sente un fruscio d’abiti, e fa per estrarre l’arma, ma viene battuto sul tempo.
Sente benissimo la lama di un kunai premere poco gentilmente sul collo, mozzandogli quasi il respiro, ferendogli la pelle.
Un ghigno si impossessa del suo volto, mentre nell’oscurità, i vetri degli occhiali che indossa brillano per un istante, riflettendo il baluginare di una fiaccola appena al muro, che riflette un ombra lunga, oltre la sua, dietro di lui.
<< …mi stupisci sempre cara Sayuri… >>
La ragazza dietro di lui piega le labbra in una smorfia, mentre allontana l’arma dall’uomo.
Non gli è mai piaciuto quello shinobi, e ora gli piace meno che prima.
Quello si volta, portando una mano al collo e massaggiandoselo, osservandola cauto, senza perdere il sorriso.
<< Non sei cambiato di una virgola, sei sempre troppo lento. E levati quel sorrisino soddisfatto dalla faccia, Kabuto >>
Il ninja la osserva, mantenendo la stessa espressione.
E’ rimasta la stessa scocciante ragazzina di sei anni prima… questo gli può solo dare fastidio. Ma c’è una cosa che lo sorprende, e questa, oltre il fatto di non aver udito l’allarme intruso dalle guardie del covo, è quella di saperla proprio li.
Credeva che non l’avrebbe più rivista, ne lei, nei suoi due sciocchi compagni. Almeno, non dopo quello che era successo quella sera.
Scuote il capo, riprendendo il filo logico dei suoi pensieri, e incatenando gli occhi scuri a quelli della giovane che lo osserva con sfida.
L’oro contro il nero.
Ed è l’oro a vincere, visto che subito dopo il ninja abbassa lo sguardo, stringendo i denti.
Non può sopportare l’arroganza che si manifesta in ogni movimento della kuinochi, ne può sopportare il fatto che gli occhi che lo fissano, con crudele ironia, siano gli stessi del suo maestro.
Senza alcun cenno, riprende a camminare per la sua strada, dando le spalle alla giovane, come se non l’avesse mai vista. Ma può sentire benissimo la sua presenza dietro di se, accompagnata dal brivido freddo che gli attraversa la schiena.
La paura… non è mai troppo tardi per sentirla di nuovo…
<< Seguimi. Credo che vorrai rivederlo, se no non saresti qui… >>



Angolino di Keli

Eccomi tornata con un'altra ff, e con la mia Sayuri** C’è chi la conosce già, ma credo che ormai sia passata di mente, visto che è molto che non si fa viva. Per chi non la conosce, ve la presento. Sayuri è figlia(come si è ben potuto capire, spero) di Orochimaru. Fa parte di Luna Rossa, un organizzazione affiliata all’Akatsuki. E’ si, anche dopo tutto questo tempo è rimasta la solita faccia tosta, tanto cattivella che adoro XD Non è per nulla identica al paparino tranne nell’aspetto u_u ma buon sangue non mente XD
Al prossimo capitolo! Un bacio!
  
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