What kind of man
5. Altar of madness
Dopo aver
parcheggiato la propria
auto nel cortile spazioso dell'Armeria, Enzo sentì il cellulare
vibrargli nella tasca dei jeans. Il nome di Alex comparve sul display
e, con enorme disappunto, fu costretto a rispondere. - Sì? - Disse
mentre apriva la portiera per scendere.
- Dove sei? - Chiese la donna,
lasciando trasparire una certa apprensione.
- Sono appena arrivato. - Replicò,
osservando l'imponenza della struttura davanti a sé.
Alex sospirò di sollievo. - Molto
bene. Vieni direttamente nei sotterranei Z. C'è una cosa che devi
fare per me. - Senza dire altro la comunicazione si interruppe. Enzo
eseguì gli ordini come gli era stato chiesto e raggiunse Alex
nell'edificio sottostante dove erano situate le celle. Quando entrò,
il suo primo pensiero fu Bonnie e l'avventura poco piacevole avuta
con lei e Damon qualche mese prima. Sembrava trascorsa una vita
intera. La luce al neon lampeggiava, segno che da lì a poco si
sarebbe fulminata del tutto.
La cugina sostava di fronte a una
delle celle, lo sguardo rivolto verso la vetrata. Udendo il rumore
dei suoi passi, girò la testa e fece ad Enzo un cenno con il capo. -
Avvicinati. -
Enzo le si affiancò e sospirò
impercettibilmente, già stufo della compagnia di Alex. - Che
succede? -
La donna alzò un braccio e puntò
il dito verso il doppio vetro. - Devi sbarazzarti di una persona. -
Poi posò il palmo della mano in un quadretto digitale e la porta si
sbloccò.
Enzo la seguì dentro e gli occhi si
posarono subito sul pavimento dove giaceva un corpo inerme sdraiato a
pancia in su. Si inginocchiò e strinse le labbra mentre osservava la
pelle bianca come la cera, l'espressione calma che regnava in quel
volto ormai privato della vita e i muscoli irrigiditi di una ragazza
che avrà avuto sì e no vent'anni. Provò pena per lei ma non lo
diede a vedere. - Chi è? - Domandò rialzandosi.
Alex sollevò le spalle con
noncuranza. - Una strega che avevo assunto per un certo lavoretto.
Purtroppo ha fallito ed ecco il risultato. -
La voce di Enzo si incrinò
leggermente. - L'avete uccisa? -
Alex ravvivò i capelli e sbuffò
stancamente. - Non ho detto questo, Lorenzo. - Precisò, con una
tranquillità tale da mettere i brividi. - Diciamo che non è stata
abbastanza forte per eseguire l'incantesimo. - Fece una pausa e poi
fissò la giovane, impassibile. - Povera ragazza. -
Enzo resistette all'immensa voglia
di mandarla a quel paese e annuì allontanandosi di qualche passo.
A quel punto Alex si afferrò il
mento e assunse un'aria meditabonda. - Sono fermamente convinta del
fatto che solo Bonnie Bennett possa riuscirci. -
Udendo il nome di Bonnie, Enzo
deglutì e si impose di rimanere calmo. - Toglimi una curiosità:
dopo che l'avrete trovata...cosa ne farai di lei? -
Una strana luce si accese negli
occhi di Alex. Corrugò la fronte e si prese un lungo istante prima
di replicare. - Perché lo chiedi? -- Semplice curiosità. - Rispose
prontamente Enzo.
La donna lo fissò attentamente. -
La costringeremo a collaborare anche a costo di ferirla e poi...beh,
che viva o che muoia poco mi importa. -
Enzo sentì subito la rabbia
montargli in corpo e serrò i pugni tremando, fino a quando le nocche
non divennero bianche. - Mi sembra giusto. - Commentò con un tono
monocorde.
Alex accigliò lo sguardo. - C'è
qualcosa che ti preoccupa, forse? -
- No, è che Bonnie sembra sparita
nel nulla. Nessuna traccia, nessun segno. Come farete a trovarla? -
Domandò, intenzionato a scoprire qualcosa in più. Terminò la frase
con un sorrisetto fintamente innocente.
- Oggi sembri molto interessato alla
causa. - Osservò quella, lasciandosi scappare un certo sospetto.
- Voglio solo tenermi informato
visto che si tratta del mio lavoro. - Mormorò Enzo con un'alzatina
di spalle. Doveva giocarsela bene. Una sola emozione nella voce, una
minima nota di preoccupazione potevano costargli molto care.
Per fortuna però la cugina non
sembrò cogliere il motivo del suo interessamento e si decise a
parlare. - Hai ragione. Al momento le ricerche sono a un punto morto.
E' come se fosse scomparsa dalla faccia della terra, ma stai
tranquillo. Non potrà nascondersi per sempre. -
Enzo concordò, annuendo. - Ne sono
convinto. -
La donna congiunse le mani a mo di
preghiera e gli diede le spalle. - Adesso occupati della ragazza e
poi puoi andare. - Disse mentre usciva in tutta fretta.
Ripensando alle parole di Alex e
rimasto da solo, Enzo si lasciò travolgere da una furia cieca. Nella
sua vita aveva ucciso e mutilato moltissime persone e, di certo, non
poteva considerarsi un santo ma adesso...le cose erano decisamente
cambiate. Lui era cambiato.
Al posto di quella strega avrebbe
potuto esserci Bonnie e lui non riusciva nemmeno a pensare a una
possibilità così spaventosa.
Proteggere Bonnie stava diventando
la priorità assoluta e ora più che mai doveva assicurarsi che lei
stesse bene e che non se ne andasse a zonzo esponendosi ai mille
pericoli.
Si caricò la ragazza in spalle e
usando la propria super velocità sovrannaturale si precipitò fuori
dall'edificio in un battibaleno. Depositò il corpo gracile e
indifeso nel cofano e richiuse lo sportello con un gesto frustrato.
La morte non avrebbe dovuto sconvolgerlo ormai, dal momento che lui
la portava con sé da oltre un secolo, eppure non era in grado di
allontanare il peso che gli premeva il petto, affondando sempre più
nel profondo. L'immagine dell'anonima strega si confondeva con quella
di Bonnie e faceva un male cane. L'Armeria sapeva essere spietata e
da quando lavorava per loro aveva avuto modo di appurarlo in diverse
situazioni. Doveva darsi da fare e depistare le ricerche di Alex. Non
appena sarebbe arrivato alla baita avrebbe discusso con Bonnie per
ideare un piano abbastanza efficace.
Aveva sepolto la giovane strega in
una radura isolata dalla città ed era finalmente riuscito a tornare
al rifugio. Rimase per almeno cinque minuti dentro l'auto, a
ispezionare l'abitazione nei minimi dettagli. Affinò l'udito e
quello gli rivelò i passi di Bonnie che si muovevano avanti e
indietro sul pavimento di legno. In ogni caso sembrava tutto molto
tranquillo. Il sole splendeva alto nel cielo e gli uccellini
fischiettavano allegramente. Quando mise il naso fuori
dall'abitacolo, un vento fresco gli solleticò la pelle e lasciò che
i raggi luminosi lo scaldassero, aiutandolo così a tranquillizzare
il suo animo agitato.
Indugiò momentaneamente sulla
soglia dell'ingresso e poi usò la chiave posizionata sotto il vaso
per aprire la porta. Una volta entrato, trovò Bonnie seduta sul
divano e piegata in avanti per allacciarsi una scarpa.
La ragazza alzò subito il capo e
sul volto comparve un bellissimo sorriso luminoso. - Ehi, sei
tornato. - Mormorò, gioiosa.
Lui asserì col capo e le si
avvicinò. - Già. Per oggi basta lavoro. - La guardò dall'alto in
basso e notò il suo abbigliamento insolito. Portava una canottiera
bianca corta sopra l'ombelico che lasciava intravedere la pancia
piatta e un paio di pantaloni aderenti da training. I capelli erano
raccolti in una coda alta dalla quale erano sfuggite un paio di
ciocche. Pur essendo in tenuta da sport, con il viso privo di
trucco...era incredibilmente bella. - Che stai facendo? - Si informò
subito.
Bonnie portò un ciuffo di capelli
dietro l'orecchio e si mise in piedi. - Vado a fare una passeggiata.
-
Enzo istintivamente incrociò le
braccia al petto. - Non credo sia il caso. -
- Perché? -
- Non ricordi cosa è successo
l'ultima volta che siamo usciti?
- Oh sì. - Ridacchiò Bonnie. - Ma
non intendo andare in città...voglio solo sgranchirmi le gambe qui
vicino. -
I muscoli della faccia di Enzo si
irrigidirono, la mascella si serrò con uno scatto. - Non sfidare la
sorte. Non uscire. -
Bonnie lo rassicurò con una pacca
sulla spalla. - Enzo, non devi preoccuparti. - E si mosse per
superarlo.
Lui però allungò un braccio,
bloccandole il passaggio. - Non te lo stavo chiedendo. - Dichiarò,
scuro in volto.
Bonnie sbatté le palpebre,
disorientata. - Come dici? -
Enzo, impaziente di ottenere ciò
che voleva, la inchiodò con lo sguardo. - Fa come ti dico e non
discutere. -
Lei, dapprima scioccata dal tono
autoritario di lui, spalancò la bocca come se avesse appena ricevuto
una secchiata d'acqua gelata addosso e poi l'irritazione si sostituì
allo sgomento iniziale. - Stai scherzando, vero? -
Il cipiglio seccato di Enzo si
allargò ulteriormente. - No, Bonnie, scherzare è l'ultima cosa che
vorrei fare in questo momento. -
Qualcosa nel comportamento del
vampiro la fece preoccupare. - Che è successo? - Domandò, l'ansia
percepita in ogni fibra del corpo.
Enzo si
mosse leggermente sul posto
e scosse la testa. - Nulla. Semplicemente è meglio che tu rimanga
qui. - Rispose a denti stretti.
Bonnie incurvò le sopracciglia e
strinse le labbra, adirata. - Credevo di non essere tua prigioniera.
-
- Non lo sei. - Assicurò Enzo
facendole un mezzo sorriso.
Bonnie lo
fulminò con
un'occhiataccia e lo spinse via con entrambe le mani. - E allora
posso fare ciò che voglio e se decido di uscire, tu non puoi
impedirmelo. - Sbottò. Nel tentativo di raggiungere la porta, Enzo
le fu di nuovo davanti.
- Per l'amor del cielo, Bonnie! -
Esplose quello, esasperato. - Per una volta non potresti stare zitta
e fidarti di me?! -
La sorpresa fece arretrare Bonnie un
poco, ma subito si lasciò controllare dalla furia. - Lo farei se mi
dicessi che diavolo ti prende! -
Enzo si accorse che gli occhi verdi
e sempre dolci di Bonnie mandavano lampi e tuoni e sospirò. - Non
insistere. Non lo ripeterò una seconda volta. -
Bonnie lo fissò, inorridita. -
Inizio ad innervosirmi. - Proruppe, mentre le guance si coloravano di
rosso. - Quindi spostati e fammi passare. -
- No. -
- Ti ho detto di spostarti, Enzo! -
Gridò, scansandosi e muovendo un passo verso destra.
Lui, ancora una volta, le impedì di
aprire la porta. - Sbraita quanto vuoi, non mi importa. -
Bonnie chiuse le mani a pugno e
iniziò a batterle forte sul petto del vampiro, provando ogni
tentativo per liberarsi della sua figura pressante, dura come il
marmo. - Enzo...levati di mezzo. Levati di mezzo, dannazione! -
Quello la lasciò fare, irremovibile
e fermo sulla propria decisione. Quando finalmente Bonnie si staccò,
poté guardarla più attentamente e scoprire così quanto fosse
maledettamente bella, arrabbiata e impetuosa. - Hai finito? - Chiese,
piuttosto scocciato.
Lei gli donò uno sguardo carico di
risentimento e si morse un labbro. Probabilmente si stava trattenendo
dall'insultarlo pesantemente. Ansimò e digrignò i denti come un
animale ferito e poi gli diede le spalle, rifugiandosi in camera e
non prima di aver sbattuto forte la porta.
Enzo si grattò la nuca pensieroso.
Aveva sbagliato totalmente approccio con lei ma era andato in tilt al
ricordo di ciò che era successo poco prima con Alex. Il pensiero di
Bonnie in pericolo non gli dava pace e per l'ennesima volta in dieci
minuti si chiese che razza di problema avesse. Scattò in avanti come
un gatto, non appena udì i passi veloci di Bonnie percorrere il
sentiero in discesa che portava dritto alla fitta vegetazione. Doveva
essere uscita dalla finestra della camera credendo di passare
inosservata. La raggiunse senza alcuna fatica e si posizionò di
fronte a lei, impedendole di continuare la sua fuga. - Mi prendi in
giro? - Chiese, facendo una risatina fredda, di scherno.
Bonnie batté i piedi a terra con
rabbia e gli diede uno sguardo tagliente. - Non lo so, forse lo sei
visto che vuoi tenermi là dentro a tutti i costi! - La sua voce si
alzò di un'ottava e alcuni uccelli posati sugli alberi volarono via,
impauriti.
Enzo respirò profondamente e con un
gesto delicato le afferrò un polso e si piegò in avanti. - Non
intendevo spaventarti. E' che fuori è pericoloso e se solo mi
lasciassi spiegare...-
Bonnie lo interruppe senza lasciarlo
finire e si liberò dalla sua presa. - Mi stai spaventando, invece!
Tu sai cosa ho passato con Kai, conosci la storia del mondo prigione,
eppure vuoi tenermi là per qualche ragione che non capisco e questo
mi sta facendo andare fuori di testa! -
Enzo sgranò gli occhi per lo
stupore e nella ragazza vide i ricordi della paura provata solo un
anno prima in compagnia di quello psicopatico che l'aveva quasi
uccisa. Improvvisamente si vergognò di se stesso. - Bonnie,
ascoltami...Hai ragione.- Sospirò, tremendamente dispiaciuto.
Bonnie però non parve neanche
sentirlo e la furia provata piovve dalla sua bocca come un mare in
tempesta. - Si può sapere qual è il tuo problema? Io non sono la
tua fottuta prigioniera! - Urlò, passandosi le mani tra i capelli. -
Passo le mie giornate chiusa in quella dannata casa come un'appestata
e adesso anche questo! -
Enzo inarcò le sopracciglia con
fare contrariato. - Cristo santo, Bonnie! - Esclamò, infervorandosi.
- Sei obbligata a farlo, visto che l'Armeria ti sta dando la caccia!
-
Lei emise un grugnito
incomprensibile e rise amaramente. - Questo lo so, lo so da un mese
ormai! Ma spiegami perché non posso neanche farmi una passeggiata in
santa pace! Spiegami che diamine sta succedendo! -
Le mani di Enzo si chiusero sulle
braccia di Bonnie con uno scatto fulmineo. - Perché Alex e i suoi
ti vogliono morta! Ti useranno e ti faranno fuori senza battere
ciglio! Lo capisci? Eh? -
Tuonò, parlandole a pochi
centimetri dal viso. Sentiva il sangue fluirgli nelle vene e una
sensazione di totale impotenza che non riusciva a calmare. Lei aprì
la bocca per replicare ma la richiuse subito.
- Quello che hai passato con Kai è
davvero orribile. Non lo augurerei a nessuno. - Continuò Enzo,
riducendo la voce in un sussurro e guardando sparire piano piano la
confusione dal volto di lei. - Nella tua giovane vita hai combattuto
più battaglie di chiunque altro...e ne sei sempre uscita. Ecco
perché non posso sopportare che qualcuno ti faccia male, ecco perché
voglio proteggerti! - Confessò, il respiro che gli si spezzava in
gola.
Bonnie rabbrividì e rimase a
fissarlo, incapace di proferire parola. Per poco le gambe non le
cedettero di fronte alla sua vicinanza. Non sapeva cosa dire, né
come comportarsi. Sapeva solo di voler alleviare il turbine doloroso
che sembrava aver colpito il vampiro. Trattenendo il respiro e
deglutendo ridusse ulteriormente le distanze muovendo un passo verso
di lui e senza smettere di fissarlo.
Le spalle di Enzo si strinsero
all'improvviso e lentamente la liberò dalla stretta. Sollevò una
mano per posarla sul viso delicato della ragazza. - Devi continuare a
prendere le pillole e stare attenta, perché Alex non si fermerà
fino a quando non ti avrà catturato. - Disse, abbassando lo sguardo
sulle labbra carnose e dischiuse che in quel momento avrebbe voluto
solo assaggiare.
Lei annuì, frastornata. - Sì, non
preoccuparti. -
Enzo le accarezzò la pelle morbida
con il pollice. - Mi dispiace per prima. -
Bonnie gli rivolse un debole
sorriso. - Non importa. E' tutto ok. -
Come se un incantesimo si fosse
spezzato da un momento all'altro, Enzo arretrò rapidamente. - Devo
andare. - Disse cupamente. Aveva bisogno di stare da solo e
riflettere su ciò che era appena accaduto.
Bonnie sussultò, disorientata
ancora una volta dal comportamento del ragazzo. - Aspetta, che ti
prende? - Protestò, non riuscendo a nascondere la delusione.
Enzo si voltò verso di lei, senza
smettere di camminare. - Ci vediamo presto. C'è...c'è una cosa che
devo fare. - Prese l'auto e se ne andò senza guardare indietro.
Bonnie rimase a fissare la Cadillac
che si allontanava sotto i suoi occhi, chiedendosi che cosa avesse
fatto di male per meritare un simile trattamento.
Angolo Autrice:
Ok. Vi ho lasciati praticamente sul più bello. E probabilmente adesso avrete una strana espressione stampata in faccia. Perché Enzo ha agito in quel modo? Cosa lo ha spinto ad andarsene nel bel mezzo di una conversazione con Bonnie? Beh, diciamo che l'idea di perdere la strega lo agita parecchio, in più...la sua vicinanza lo ha confuso. C'è molta tensione sessuale, qualcosa che non riesce ancora a spiegarsi e a gestire. Non vi soddisfa la spiegazione? Non vi resta che aspettare il prossimo capitolo dove verranno svelate le carte e Bonnie si troverà a riflettere circa la situazione. Vi ringrazio per l'attenzione! A prestissimo :*
DS91