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Autore: thisisawar    04/07/2016    5 recensioni
Root è davvero morta?
Un viaggio attraverso i sentimenti di Shaw scritti in un diario che porterà alla verità.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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« E se avessi ancora il chip addosso? O un transponder? » mi tocco dietro l'orecchio.
« Sameen ho controllato tutto il tuo corpo e non c'è alcun chip»
« Ma Lambert ha detto che le simulazioni erano create sui miei ricordi e non avrei distinto più la realtà dal sogno; e se avessero scelto loro questo posto per fare il loro ultimo gioco caduto Samaritan? La situazione non è ancora finita.»
« A cosa stai pensando?»
« Penso che, se fosse stato Samaritan a volere che tu trasferissi qui l'ultimo pezzo della Macchina e volesse proprio quel pezzo mancante per stravolgere e mettere qualcosa all'interno come un programma contenuto in una USB, così da far rinascere Samaritan all'interno della Macchina stessa? Non avrei mai sognato una chiesa, per quello non mi tornava il particolare...»
« Ma proprio dentro una chiesa dovremmo dare l'ultima battaglia?»
« Credi davvero Root che nelle guerre importino gli edifici? Soprattutto se contengono dei segreti?»



Sentiamo un boato proveniente dall'esterno.
« La porta.» diciamo all'unisono guardandoci.

« Situazione interessante. Ora mi credi?»
« Non abbiamo tempo per discutere... »
« E chi discute?... Dobbiamo uscire da questa cripta o noi moriremo come i primi martiri.»
« Fai anche la spiritosa ora?»
« Non faccio la spiritosa voglio capire che chance abbiamo.»
« L'ultima Sameen: prendi le armi dentro l'armadietto, si va in scena!»
« Un incendio che non si può estinguere?» dico cercando le armi migliori.
« Assolutamente. Insieme.»

« Prendile tutte e mettile in questo borsone, non abbiamo il tempo di sceglierle.» lanciandomelo.
Saliamo le scale e raggiungiamo l'abside.
Ho caricato sulla spalla il borsone, ma non ho paura di questo peso se ci aiuterà a sopravvivere.
In mano la mia pistola.
Root con le prime due.
Colpiamo i primi agenti che hanno raggiunto le prime file.
Scendiamo le scale e raggiungiamo la navata centrale, lasciando l'altare dietro di noi.

« Sai, mi ricordo di una cosa che ho detto ad Harold qualche anno fa...non sapevo se saremmo sopravvissuti all'evento dell'accensione online di Samaritan e così pensavo di usare lui per riferirti un messaggio...» mi urli tra i colpi di pistola, mentre cambiamo armi di volta in volta.
« Quale messaggio?»
Una raffica di colpi giunge addosso a noi mentre ci barrichiamo, scivolando, vicino ad una panca.
Mi alzo in piedi, appena sento il breve silenzio delle loro pistole, e cerco di colpire altri agenti che vedo...ore 12; ore 10; ore 2.
Anche tu spari, poco dopo di me, con due pistole.
Dio solo sa quanto sei sexy.
Gli agenti si avvicinano e continuiamo il nostro lavoro.
Altri uomini stanno entrando e noi poco dopo lanciamo delle bombe fumogene per riprendere fiato e ricaricare le munizioni.
« Quante armi abbiamo ancora?»
Guardo nel borsone.
« Solo due e piccole tra l'altro, non ce la faremo mai Root!»
Non farti vedere terrorizzata Sameen, lei è qui con te.
« Non preoccuparti Sameen ce la faremo, dobbiamo solo raggiungere il confessionale che c'è alla nostra destra.»
« Che c'è Root? Vuoi confessarti con me sul punto di morte?» dico sarcasticamente.
« No Sam ho messo altre armi lì» alzando le spalle.
« Come hai fatto?...non importa. Fammi strada, ti copro.»


La grandezza di questa chiesa amplifica tutto.
Finisco gli ultimi colpi in tempo, dietro ad una colonna; raggiungiamo il confessionale ed entriamo.
Root controlla l'entrata, tra due colonne, spostando la tendina della finestrella.
« Root hai messo un arsenale qui dentro.»
« Ho messo il necessario.»


« Shaw, dove sei ho bisogno di te!» sento John all'auricolare.
« Dove sei John?»
« Sono con Lionel fuori dalla Chiesa di San Giovanni. Harold mi ha chiamato e inviato le coordinate di questo posto, e non capivo il perché, forse è uscito il tuo numero. Ora siamo appostati dietro ad un muretto. Sono appena arrivate dieci macchine di agenti di Samaritan, non credo sarà semplice...»
 
« Ciao John.» salutiamo assieme.
« Shaw! »
« Root? » conclude Lionel.
« Teniamole per dopo le spiegazioni qui c'è da finire una guerra e credo che Root abbia portato il necessario. Non dobbiamo farli entrare o per noi sarà la fine.»

Mentre John parlava ho recuperato in fretta tutte le armi e ci siamo fiondate fuori.
Root ha aperto il portone della chiesa e io ho colpito due agenti alle gambe.
Abbiamo visto il muretto alla nostra sinistra e siamo giunti alle spalle di John e Lionel.


Non è stato semplice, come ha detto John, uscire immuni da questa ultima battaglia.
Ho combattuto fianco a fianco con Root rischiando di riperderla, ma quando in quel momento, ho incrociato il suo sguardo che palesemente sembrava terrorizzato, e ho visto l'ultimo proiettile partire dalla pistola di quell'ultimo agente biondo, che non sono riuscita a fermare alla metropolitana, non ho esitato: ho sparato all'uomo due colpi in pieno petto e l'ho spinta via. Le ho fatto scudo con il mio corpo, beccandomi quella pallottola. Forse, come nella simulazione, l'avrebbe presa nella spalla, ma chi poteva fidarsi del fato in quel momento?
In quel dannato momento ho fatto la mia scelta. Ho scelto di salvare lei al posto mio.
Il suo urlo come quel giorno alla Borsa.
Ho sentito le sue braccia cullarmi e dirmi che sarebbe andato tutto bene, che mi sarei salvata.
La pressione della sua mano sul mio addome.
« Io premo qui, ma per favore Shaw non addormentarti.»
« Root...credo sia la fine della simulazione » dico sussurrando  « ce l'ho fatta un'altra volta. Sono tra le tue braccia ormai, non ho più paura. Lasciami andare... »  
Le avrei voluto dire tutto in quel momento, ma non c'è stato il tempo.
Sarei ritornata da Samaritan.
Una luce lontana. Poi il nulla.



Ho sempre voluto avere qualcuno da salvare.
Ho sempre voluto una persona che avesse bisogno di me.
Che senza di me non potesse vivere.
Volevo essere un eroe, ma non una volta sola.
Volevo essere il salvatore di qualcuno, anche se questo significava mantenerlo invalido.
   
 
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