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Autore: Clary1234    04/07/2016    3 recensioni
Bellarke (+Lexa) Mafia AU.
Bellamy è un uomo pericoloso, freddo e solo. Clarke è la luce che aspetta da tutta la vita.
Ma entrambi fanno parte della Bratva, la mafia russa, e il destino riserva per loro prove che non sono pronti ad affrontare e sacrifici che non sono pronti a compiere. Riusciranno a salvarsi a vicenda, o si distruggeranno?
"Sai che se potessi scegliere, sceglierei te" "Sai quanto vorrei che questo bastasse".
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Note dell'autore: Hey! Scusate il ritardo ma sono stata via e non ho avuto tempo per scrivere. Ecco il quinto capitolo, spero vi piaccia :)
Clary

5. The calm before the storm. 


BELLAMY

"Il proiettile era della Triade? Sei sicura? Hai visto l’iscrizione?" chiese Bellamy senza pensare, stringendo le spalle della ragazza. Solo vedendo l’espressione sulla faccia di Clarke l’uomo capì il suo errore. La lasciò andare di colpo e fece un passo indietro cercando una scusa per il suo comportamento. Clarke stava lì, in piedi in mezzo alla stanza a guardarlo con quei grandi occhioni azzurri, curiosi e leggermente feriti. Bellamy si maledisse per essere lui la causa del turbamento della ragazza. "Io…"  iniziò l’uomo cercando qualcosa da dire me venne subito interrotto dalla ragazza "Fammi indovinare - disse lei con tono sarcastico - non sei un semplice uomo d’affari?". Bellamy chiuse gli occhi, per la prima volta in tutta la vita si vergognava di sé stesso. Sapeva che era assurdo, aveva visto quella ragazza solo due volte, ma per qualche motivo si sentiva in colpa di averle mentito.
Poi la consapevolezza colpì Bellamy come un pugno. Clarke gli aveva mentito. Lei era della mafia russa, era la figlia del Grande Capo, ecco perché sapeva riconoscere un proiettile della Triade. Bellamy rabbrividì: probabilmente la ragazza pensava che lui fosse un nemico, una minaccia da eliminare. L’uomo prese un grande respiro.  “Qualunque cosa tu stia pensando…non farlo" disse lui vedendo come la ragazza stava lentamente portando una mano dietro la schiena.
"Chi diavolo sei veramente?" Bellamy non sapeva cosa fare: non poteva dirle la verità prima di ricevere tutte le informazioni e le istruzioni dal Grande Capo ma non poteva nemmeno non dire niente.
"Hai ragione, non sono un semplice uomo d’affari. Sono l’amministratore delegato della Blake Enterprise. Non te l’ho detto perché non volevo che mi trattassi in modo diverso, sai, come mi trattano tutti, come se fossi solamente una miniera d’oro su due gambe io…" la ragazza sbatté un paio di volte le palpebre, confusa. "Tu sei quel Blake?Bellamy annuì lentamente e vide con grande sollievo la ragazza rilassarsi leggermente e togliere la mano dal calcio della pistola.
"…e perché la Triade, la mafia cinese, ti vorrebbe morto?"
"Avevano provato a ricattarmi, un loro agente mi ha rintracciato qualche settimana fa - mentì Bellamy con disinvoltura - Volevano usare una della mie aziende come copertura per il loro riciclaggio di soldi. Mi sono rifiutato. Credevo avessero semplicemente lasciato perdere, non avevo idea che avrebbero cercato di uccidermi".
Clarke rimase in silenzio qualche istante, considerandolo. Bellamy cercò di risultare il  più sincero possibile, mantenendo il contatto visivo. Clarke sospirò pesantemente e andò a sedersi sul divano, prendendo un cuscino in grembo e usandolo per nascondersi il viso. "Ora penserai che sono una pazza che si presente a casa degli altri alle tre del mattino con una pistola a fare domande assurde" disse, la voce attutita dal cuscino. Bellamy sorrise leggermente a quella vista. La ragazza cambiava umore in un nano secondo ed era davvero difficile starle dietro, ma in quel momento era assolutamente e innegabilmente adorabile.
"Veramente - disse lui andando a sedersi accanto a Clarke sul divano - ora penso che sei una ragazza tosta che sa riconoscere vari tipi di proiettile, sa usare una pistola, affronta le persone senza giri di parole…e che sei una grande fan di Star Wars". Bellamy guardò mentre la ragazza si scostava il cuscino dalla faccia e lo guardava, gli occhi azzurri pieni di emozioni diverse. "Sono tutte qualità che non posso fare a meno di apprezzare". Clarke lo osservò qualche istante prima di sorridergli timidamente. "Okay, questo è probabilmente il picco della mia follia. Davvero, dovresti chiamare la polizia e farmi scortare in un manicomio, andiamo, sono le quattro del mattino…ma che diavolo ho in testa?!" disse lei prendendosi la testa tra le mani. "Hey, è tutto ok. Veramente. In verità mi hai salvato: non riuscivo a dormire e in TV c’erano solo quegli orribili programmi pieni di gente mal vestita e che cerca case. La tua visita ha decisamente dato una svolta alla mia notte" scherzò lui per alleggerire la tensione che rischiava di crearsi nella stanza. Bellamy sapeva che la ragazza ne aveva passate tante e che probabilmente aveva dato fuori di matto quando aveva visto il proiettile. Non voleva che lei si sentisse minacciata o non al sicuro, perché lo era, finché Bellamy sarebbe stato in vita si promise che Clarke sarebbe stata la sicuro. L’uomo non riusciva a capacitarsi di quanto si sentisse protettivo nei confronti della ragazza, ma c’era qualcosa in lei che lo attirava come una falena verso la luce.
Clarke era la luce.

 

Clarke non andò a casa.
Dopo aver parlato per ore e guardato “La vendetta dei Sith”, la ragazza si era addormentata sul divano di Bellamy, la testa appoggiata sulla sua spalla. L’uomo era rimasto a guardarla dormire incantato finché non era sorto il sole ricordandogli il mondo esterno, un mondo molto più freddo e brutale di quello che si era creato sul quel divano, con Clarke tra le sue braccia. Bellamy aveva chiesto a Monty di controllare la scheda di Clarke e i suoi turni all’ospedale ed era rimasto davvero sollevato nel vedere che quel giorno aveva solo il turno notturno e quindi tutta la giornata libera. Bellamy si era alzato il più silenziosamente possibile e, dopo aver sistemato una coperta sulla ragazza che dormiva ancora pacificamente, si era diretto in ufficio per fare un paio di telefonate e assicurarsi che nessuno lo disturbasse durante la mattina. Voleva portare Clarke fuori.
Bellamy sapeva che in qualche modo alle tre del pomeriggio di quello stesso giorno tutto sarebbe cambiato e voleva godersi queste ultime ore di “normalità” con Clarke al suo fianco e fare finta che niente sarebbe successo. 

 

CLARKE

Lo sfrigolio dell’olio bollente svegliò la ragazza.
Clarke aprì lentamente gli occhi, sbattendo le palpebre un paio di volte per abituarsi alla luce. Tirandosi a sedere realizzò di trovarsi ancora nell’appartamento di Bellamy, sul suo divano con una coperta addosso. Per la sorpresa la ragazza si alzò di scattò, guardandosi intorno, il movimento improvviso le causò un capogiro e si dovette appoggiare al muro per non cadere. Fu in quel momento che vide Bellamy: era in cucina, le dava le spalle. Aveva ancora il petto e i piedi nudi, i capelli arruffati. L’uomo sembrava indaffarato a cucinare qualcosa. La ragazza si trovò involontariamente a sorridere. Stare intorno a Bellamy era così…rinfrescante. La ragazza amava parlare con lui e si sentiva stranamente al sicuro quando gli era vicino. Per diverse ore Clarke non aveva pensato alla Triade, a suo padre o al casino che era la sua vita. Ma la sua vita era un casino e la ragazza sapeva che tra poco tempo l’incantesimo si sarebbe spezzato, la principessa sarebbe scomparsa e il mondo sarebbe tornato freddo e duro.
Con un sospiro Clarke si staccò dal muro e camminò verso la cucina.
"Buongiorno". Bellamy si girò a guardarla sorridendo, una padella in mano.
"Buongiorno dormigliona, spero di non averti svegliato". Clarke scosse la testa, arrossendo leggermente al ricordo della scenata di ieri sera e all’idea di aver dormito sul divano di Bellamy. Aveva dormito lì anche lui? Il pensiero la fece rabbrividire. Legando i capelli in uno chignon disordinato, la ragazza si sedette su uno degli sgabelli della cucina osservando Bellamy metterle davanti un piatto con pane tostato, burro, uova e bacon. "Wow, Bellamy Blake sa cucinare, con te le sorprese non finiscono mai". Bellamy le fece l’occhiolino, andandosi a sedere anche lui. Rimasero in silenzio per alcuni minuti, impegnati a mangiare, prima che Bellamy iniziasse a parlare. "Okay principessa, ho una proposta da farti."
Clarke sorrise nel sentire il suo soprannome. "Spara".
"Se non hai altri impegni mi piacerebbe portarti a vedere un posto, questa mattina".
"Un posto? Che tipo di posto?”.
"È una sorpresa".
"Non amo particolarmente le sorprese".
"Questa ti piacerà. Promesso”. Clarke guardava meravigliata l’uomo che aveva davanti, sembrava una versione molto più tranquilla e spensierata di quella che aveva conosciuto solo due giorni prima. Era lei a fargli questo effetto? Il pensiero la lusingava e terrorizzava allo stesso tempo.
"Mmh…cosa ci guadagno se dico sì?" Bellamy rimase interdetto qualche istante prima di sorridere al temperamento della ragazza. "Bè la compagnia migliore di tutta la città e la visita esclusiva di un posto davvero bello. Allora - disse lui guardando Clarke - ci stai?"
"Ci sto". 


RAVEN

Il quartiere generale era praticamente deserto.
Raven avanzava con passo sicuro attraversando la sala d’addestramento per andare nel suo studio personale. Clarke lo aveva fatto costruire poco dopo che Raven era entrata nella sua squadra, le capacità meccaniche della ragazza erano state di fondamentale importanza per molte missioni e quando aveva chiesto un suo spazio, lo aveva ottenuto senza problemi.
Raven entrò chiudendosi la porta alle spalle e si sedette subito alla sua scrivania, con il computer e diversi monitor davanti. Dopo l’assurda telefonata di Clarke che le diceva che sta sera la squadra al completo si sarebbe dovuta riunire, Raven aveva deciso di tenere d’occhio la ragazza. Sin da quando Clarke le aveva salvato la vita, Raven era diventata molto protettiva nei suoi confronti e da quando aveva saputo che cosa era successo a Clarke qualche anno prima, Raven stava attenta a ogni suo cambiamento d’umore e a tutte le persone che la circondavano.
Bellamy Blake. Problema o risorsa?
Raven aveva controllato tutte le telefonate effettuate dal cellulare di Clarke per vedere se c’era qualcosa di preoccupante e l’unica cosa anomala era questo nuovo numero che la ragazza aveva chiamato il giorno prima alle 18.30. Raven aveva impiegato più tempo del solito a trovare il proprietario del numero, cosa davvero sospetta: una persona normale non usava cellulari non rintracciabili e con i dati criptati. Il sospetto della ragazza era svanito una volta che aveva visto la foto dell’uomo. Ovvio. Bellamy Blake, amministratore delegato della Blake Enterprise. Il telefono non rintracciabile era del tutto comprensibile considerando la posizione dell’uomo. Raven si interrogava da tutto il giorno, chiedendosi se Clarke conoscesse l’identità dell’uomo. La ragazza non tendeva a tenersi informata su pettegolezzi e scandali delle celebrità, né tantomeno dati finanziari per questo Raven dubitava sapesse che aveva contatti con uno degli uomini più ricchi di New York. Raven si prese la testa tra le mani, cercando di razionalizzare. Clarke Griffin non usciva con i ragazzi. Non lo aveva mai fatto nei quasi due anni in cui Raven la conosceva e sapeva che neanche prima aveva mai avuto vere storie tranne…la ragazza scacciò quel pensiero dalla mente.
Clarke conosceva meglio di tutti il pericolo di avere una relazione nel loro mondo e quindi si era sempre accontentata di avventure di una notte, in cui di solito dava un nome e numero falsi. Chi era Bellamy Blake?
Cercando tramite vari programmi Raven era riuscita a vedere che l’uomo era stato portato all’ospedale dove lavorava Clarke ma proprio mentre stava leggendo il motivo della sua visita, ogni dato, filmato o prova di quello che era accaduto era stata completamente cancellata. Raven aveva provato per diverse ore, incredula, a ritrovare i dati, ma chiunque lavorava per Blake, era davvero bravo.
Con un sospiro Raven prese il telefono per informare il resto della squadra dell’incontro di quella sera. Clarke non si era dilungata nei dettagli, dicendole solo che aveva delle comunicazioni importanti da fare e che dovevano discutere su alcuni avvenimenti recenti. A Raven era gelato il sangue nel sentire la voce tramante della sua amica, qualunque cosa aveva scoperto era grave e Raven sospettava di sapere cosa fosse. 


Note dell'autore: Allora, che ne pensate? Recensite e fatemi sapere, adoro sentire i vostri pareri :)
Al prossimo capitolo,
Clary

  
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