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Autore: Dihanabi    04/07/2016    1 recensioni
Questa è una raccolta di One shot su Jungkook e Taehyung, Vkook. Sono piccoli momenti di una vita insieme. Amicizia e forse di più.
Dal primo capitolo:
"Erano fredde, le notti, in Corea. Il bianco della candida neve era illuminato a tratti dalle luci dei giganteschi palazzi di Seoul. Il vento si era calmato, è vero, ma il gelo sembrava essersi intrufolato all'interno delle case. Jungkook odiava il riscaldamento troppo alto di quel luogo, e lo aveva spento. Non se ne pentì quando fu costretto a dormire stretto al suo hyung per non tremare."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Your voice. Your smile

 

Jungkook si ricordava chiaramente della prima volta che aveva incontrato Taehyung. Era solo un ragazzino, e ripensandoci ora, era cambiato molto in tutto quel tempo con i ragazzi.
Si erano incontrati in una nottata d’inverno, Jungkook aveva appena finito la sua lezione di canto quando lo aveva visto. Non lo conosceva ancora, ma sapeva chi era. Lo saluto con un inchino e non disse più una parola. Era così timido all’epoca, che davvero non ne aveva avuto il coraggio. Taehyung, poi, era così bello anche all’ora. Lo era sempre stato, in realtà.

Jungkook si adattò in fretta al resto della band, abituandosi al loro carattere e alle loro abitudini.
Tutti erano cambiati in un breve lasso di tempo. Hoseok era diventato più allegro dopo il debutto, con un sorriso perenne che dimostra il suo nome “Jhope”; Yoongi aveva buttato giù quel muro di ragazzo freddo, almeno con loro, e si era rivelato per la bellissima persona che era; Jimin aveva imparato a seguirli nelle loro follie senza imbarazzo; Namjoon aveva fatto uscire il leader dentro di se e Jin aveva iniziato a prendersi cura di tutti loro, comportandosi comunque in quel suo modo infantile e carino.
Poi c’era Taehyung, che era rimasto il solito ragazzo con lo sguardo perso nel vuoto e la mente vagante tra follie e cose serie, ma anche lui era cambiato da quel loro primo incontro. Aveva accettato se stesso, stando con quei ragazzi. Aveva capito di dover seguire l’istinto senza la paura di essere definito strano, e aveva imparato a divertirsi a cuor leggero, senza nessuno sguardo sbigottito su di lui e commenti sul suo comportamento.

I loro cambiamenti non erano evidenti, forse neanche loro se ne sarebbero accorti in condizioni normale, eppure Jungkook li percepiva forti e chiari dentro di se.
Ora non era più timido, non aveva più paura, non era più un ragazzino.
Ora era cresciuto, come era giusto che facesse.
Aveva coltivato il più bel rapporto di amicizia che avrebbe potuto anche solo lontanamente sognare, e aveva trovato la sua famiglia. La sua ragione di essere.
E non esisteva più quel ragazzino spaventato da se stesso e dalla vita, ma solo Jungkook, maknae dei BTS.

E poi c’era Taehyung, con i suoi sorrisi squadrati e sciocchi, più stupidi di ogni cosa esistente al mondo, persino dei balli di Hoseok, che lo aveva fatto innamorare.
C’era Taehyung e i suoi occhi persi che osservavano il mondo in quel modo particolare e unico, che solo lui possedeva.
C’era Taehyung e le lunghe dita, le mani bellissime che gli accarezzavano la pelle facendola bruciare, con le braccia strette intorno al suo corpo in un abbraccio familiare.
C’era Taehyung e quelle notti sotto le stelle, solo loro due, con la luce quasi inesistente che illuminava solo a tratti i loro visi.
E Taehyung semplicemente c’era.

E Jungkook, con quei pensieri per la testa, avrebbe anche potuto piangere di gioia.
Era felice.
Solo felice.

Non aveva neppure provato ad aprire gli occhi, seppur ben conscio del sole che entrava dalle finestre e dei rumori nel dormitorio. Aveva seriamente paura che sbattendo le ciglia le lacrime sarebbero uscite. Allora restò immobile, aspettando di calmarsi. Sentiva un caldo corpo premuto contro il suo e il respiro di Taehyung sfiorare la palle del suo collo eliminando ogni sua voglia si muoversi.
Riusciva a sentire la voce dolce di Jimin dire qualcosa in un sussurro, sicuramente a Hoseok visto che quella era la loro stanza, e poi sentì dei passi allontanarsi e il cigolio leggero della porta, che gli fecero capire che probabilmente erano usciti.
Capitava spesso che Jungkook passasse del tempo nella loro stanza. In realtà ci stava talmente tanto che Namjoon si era abituato ad avere una camera tutta per se, e questo non gli dispiaceva affatto.
Quando poi, dopo una nottata di videogiochi, Jungkook crollava addormentato sul letto di Taehyung nessuno diceva niente. E non lo avrebbero fatto comunque, visto che al mattino il minore trovava il letto di Jimin intatto e quello di Hoseok che, troppo piccolo per due persone, nascondeva i corpi avvolti nelle coperte. E nessuno aveva nulla da dire.
Taehyung si spostò leggermente, stiracchiandosi sul posto, ma senza mai mollare la presa su Jungkook. Poi strofinò il capo sulla sua spalla, e il maknae lo trovò adorabile come gattino assonato.
Il minore si girò sul posto, voltandosi a guardare il viso parzialmente addormentato del suo hyung.
Ci volle qualche minuto poi quest’ultimo socchiuse leggermente un occhio, cogliendo l’altro nell’atto di fissarlo.
Taehyung non si imbarazzò come invece fece Jungkook, almeno impercettibilmente, ma esplose in una risata bassa che faceva sembrare la sua voce più roca del solito, nonché bellissima.
Come riuscisse a rendere ogni cosa esilarante, anche la più semplice, Jungkook non lo aveva mai capito, ma si ritrovò a sorridergli indietro, felice. Taehyung non esitò ad avvicinarsi a lui ancora di più, sino a passare le mani sulla sua schiena ed accarezzarla, i loro nasi che si sfioravano.
Poi i tocchi si fecero più frequenti, più rapidi, sino a trasformarsi in un solletico, con Jungkook che si contorceva sotto quelle dita e cercava di rispondere a quell’assalto.
Ridevano, rumorosamente, forse troppo. Infatti pochi attimi dopo il leader fece l’ingresso nella stanza, avvertendoli di alzarsi in fretta.
Jungkook si pentì quasi subito, perché avrebbe volentieri fatto finta di essere troppo stanco per muovere un muscolo e restare lì con Tae tutta la mattina, come non facevano da un po’ visto il mare di impregni.
Ma avevano la pratica e un sacco si lavoro da sbrigare, e per quanto quella giornata la avrebbe voluta passare con i videogiochi e qualche anime fu costretto a fare il suo dovere, come faceva sempre.
Taehyung lo vide alzarsi lentamente e spogliarsi, ma non sembrava voler fare lo stesso.
“Tu non ti muovi?” gli chiese il minore, impegnato nell’infilarsi i pantaloni della tuta.
“Non mi va.” si lamentò rumorosamente.
“Tae...”
“Lo so, lo so. Ma...UFFA.” iniziò a mugugnare senza senso, rotolandosi nel letto ormai vuoto e completamente incasinato.
“Non dovevi registrare il tuo solo oggi?” chiese Jungkook, sinceramente curioso, accorgendosi subito dopo del cipiglio scuro che era apparso sul viso di Taehyung.
“Uhm, è quello il problema.” rispose, con un tono di voce più basso, quasi impercettibile, ma che il minore sentì chiaramente.
“Fidati della tua voce, hyung.”

A Taehyung non era mai piaciuta troppo la sua voce. Delle volte aveva paura di sbagliare, o che suonasse troppo grave e bassa. Lui amava la voce del piccolo Kookie, invece. Dolce e delicata. Sarebbe stato capace di ascoltarlo cantare per il resto dei suoi giorni senza mai stufarsi.
Ovviamente il minore non era d'accordo con questo, e mai lo sarebbe stato. Per lui la voce di Taehyung era poesia pura, con quei toni bassi e graffiati. Così diversa da tutte le altri voci che avesse mai sentito.

 

Jungkook passò da lui dopo gli allenamenti. Entrò nel piccolo studio con ancora con il fiatone e il sudore che scorreva lungo il collo. Taehyung nemmeno se ne accorse, troppo occupato a sentire le registrazioni con le cuffie.
Il minore aspettò, osservandolo lavorare concentrato, con la lingua stretta tra i denti. Ci vollero parecchi minuti prima che si decidesse a togliersi le cuffie e staccarsi dal monitor, ma neanche a quel punto lo notò. Andò dritto verso la cabina a registrare ancora.
Jungkook allora si mise seduto sulla sedia precedentemente occupata e si lasciò trasportare dalla voce del suo hyung.
Lo vedeva incerto mentre registrava, troppo preoccupato.
Jungkook stoppò la musica, e allora Taehyung finalmente si voltò, confuso, rendendosi conto della sua presenza.
“Fidati della tua voce, hyung.”
Quelle parole sembrarono bastare, perché la registrazione dopo fu perfetta. La sua voce suonò potente, carica di sentimento in ogni singola parola, tanto che a Jungkook venne la pelle d’oca.

La canzone era finita. Le insicurezze di Taehyung ancora lì.
Fissava il file pronto, indeciso sul da farsi. Il manager diceva che andava bene, Bang PD-nim aveva dato la sua approvazione. Non mancava che caricarlo.
Fu un click. Rapido e indolore.

Jungkook non ci pensò due volte a scaricarla sul cellulare senza dire niente a Taehyung.
Aveva tenuto le cuffiette tutta la sera, con quella stessa canzone in play e la voce di Taehyung come una melodia continua.
Osservava Jimin e Jhope intenti in una danza di qualche gruppo femminile, e Taehyung che rideva spensierato, finché quest’ultimo gli si avvicinò, sfilandogli un auricolare e portandolo al proprio orecchio.
Jungkook non disse niente, semplicemente osservò la sua espressione mutare da quella giocosa a una più sorpresa. E il minore gli sorrise, dolce, in un tenero incoraggiamento.

 

I respiri lenti di Hoseok e Jimin gli avevano fatto capire che si erano addormentati da un pezzo, in quella notte tranquilla. Le labbra di Taehyung erano soffici e dolci sotto le sue. Così soffici e dolci che si sarebbe potuto dimenticare il proprio nome.

 

 

Nda
Il primo incontro tra Jungkook e Tae è andato davvero così. Il Golden Maknae lo disse in un programma radio, dicendo, appunto, di averlo incontrato dopo il corso di canto e che all’epoca era timidissimo. Taehyung spiegò che Jungkook non gli disse una parola, e il più piccolo rispose “sono diventato così stando con loro.”.
Anche la frase “fidati della tua voce, hyung” è presa da un momento reale (in una bangtan bomb se non erro), in cui Kookie glielo disse e poi spiegò che a Taehyung non piaceva la sua voce ma invece Jungkook l’amava.
Niente, stavo scrivendo e i ricordi hanno preso possesso della mia mano.
Chiedo venia, sia per questo che per il capitolo non-sense.
Se notate errori fatemelo notare.
Alla prossima
Bye

Dihanabi

  
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