Capitolo 35:
Sesso, Droga e Pastorizia! “No Cheese, no Life!”
Oggi è già 11 Marzo.
Mi stiracchio, mentre aspetto il tram.
La settimana è finita, diamo il benvenuto al weekend!
E come tutti i weekend, io e Joel ce ne stiamo tranquilli a
Century-House, in modo che io mi possa rilassare per bene.
Tra pochi giorni è primavera! Che bello!
Anche se, non so cosa possa cambiare qui in Arizona da una stagione
all’altra.
Manco cambiano l’orario, ‘sti qua.
Già, hanno l’ora solare tutto l’anno.
Il che è un bene, se
ci pensiamo.
-*-*-*-*-*-*-*-
Torno a casa, e vedo che Joel è al telefono.
Strano, sono sempre io quella che quando torna a casa
ha il telefono in mano, e che di solito sta intraprendendo una discussione
piuttosto fastidiosa.
Mi fa capire che al telefono è sua sorella.
Gli dico di salutarmela, poi vado a cambiarmi.
Indovinate che mi metto?
Massì, il pigiama! Come avete fatto a capirlo?
Esco dalla mia stanza.
-Sì, penso non ci sarà alcun problema…-
Joel si gira verso di me.
-Ti andrebbe se Beccah e Kaydyn venissero qui
per una settimana o due?-
Beccah nessun problema, ma Kaydyn…
La testa a palla.
E devo preparare anche altri brani per il conservatorio.
-E Max?- chiedo.
In caso non l’abbia mai detto prima, Max è il
fratellino di Kaydyn.
Ha due anni.
-Sta col padre.-
-Oh, perfetto allora. Dille che va benissimo!-
Sorrido.
Anche se non vorrei sorridere.
L’indomani arrivano.
E io che volevo godermi due giorni di assoluta
tranquillità, lontana dalla gente, dagli impegni e dai bambini.
E la favolosa idea di Beccah è di andare in pizzeria sabato prossimo.
Non sono ironica.
E’ che…
Pizza e Stati Uniti
sono due parole che non dovrebbero mai stare vicine.
E la mia dignità va a mignotte da un pezzo, dato che
alla fine persino a Kaydyn ho detto che mi piace Joel.
E non chiedetemi né come ne perché!
Non lo so!
Non ne ho idea!
Sono una stupida!
Tant’è che la piccola idiota l’ha detto alla madre, la quale è venuta a
fangirlare con la sottoscritta per almeno una mezz’ora buona.
A me non è mai piaciuto parlare di sentimenti, ok?
Ero quella che alle superiori se ne fotteva
altamente delle amiche che si mollavano e si rimettevano cinque volte a settimana!
E continuo ad esserlo!
Nonostante non abbia come amiche ragazzine delle superiori…
Il che è un bene.
-*-*-*-*-*-*-*-*-
E’ sabato.
Sì, sì.
Quel sabato.
E qualcuno si è improvvisamente sentito male.
Sì, Beccah.
Sì, vuole far andare me e Joel da soli in pizzeria.
Sì, Kaydyn sta con la mamma perché è (o per meglio dire crede di
essere) una brava bambina.
Sì, Beccah sta cercando in tutti i modi di truccarmi.
Sì, io mi sono costruita un bunker sotterraneo con un
speciale sistema di sicurezza di quelli che se tu tocchi la maniglia esplode
tutto e parte l’audio di un video dell’ISIS dove c’è un tipo che si fa saltare
in aria.
Non riporto la frase per ragioni di rispetto.
Non è vero, mi sono solo chiusa in camera mia.
Con la chiave, non sono ancora fessa.
E ora lei sta cercando con tutti i modi di farmi uscire.
Ma oh no, non ci riuscirà mai.
-Joel!-
Non ci riesce nemmeno chiamando lui, tranquilli.
-Dimmi!-
-Tu hai le chiavi di tutte le stanze della casa, vero?-
-Sì, dovrei… perché?-
-Val si è voluta chiudere in camera sua. E io
voglio tirarla fuori.-
-Avrà i suoi motivi… se instaurate un dialogo, sono sicuro che la farai
uscire.-
Ah-ah, divertente.
-Ma, fratellone, io sono preoccupata…-
-Perché dovresti? Non ti capita mai di voler stare da sola?-
-Sì, ma lei…- abbassa il tono di voce –stava piangendo…-
Ah, pensa che così lui le darà le chiavi della mia stanza?
Illusa.
-Sei sicura?-
-Sì, sicura e preoccupata.-
Sento Joel che sospira.
-Forse lo so anche, perché… ma penso sia meglio lasciarla stare… e poi
tu non dovresti stare a letto? Non eri malata?-
-S-sì, ma sono davvero preoccupata, lei aveva un’aria così
triste…-
-Beh, se uno piange, non è che sorride.-
Cerco di non ridere.
-Ti prego, almeno bussa! Potrebbe avere bisogno
di aiuto! E se si taglia?-
-Beccah! Non dire cose del genere! Così fai preoccupare anche me… -
Mi facepalmo la faccia.
Davvero, Joel?
Davvero riusciresti a crederlo?
Mi deludi.
-Ok, ho capito, devo fare tutto da sola! Indagherò su di lei, stai
tranquillo!-
-Ma no, ci penso io! Sei malata, devi-
-Non lo è!- mi intrometto da dietro la porta.
–Quella dannata della tua dolce sorellina si sta inventando una marea di scuse
per farti aprire la porta! Solo perché vuole truccarmi per uscire con te
stasera! Che nemmeno è un appuntamento, è stata una cosa obbligata perché lei
non vuole venire e avevamo prenotato! Non sta affatto
male, vuole solo farci uscire insieme! Io da qui non esco, fanculo le
prenotazioni a destra e a manca! Non sto piangendo, e state
tranquilli che è più probabile che io diventi vegana piuttosto che mi tagli! E
ricordatevi che vengo dalla regione del “sesso, droga
e pastorizia!” No cheese, no life!-
-Beccah…-
Lei fa finta di tossire.
-Io vado a letto, mi sta tornando la tosse COFF-
-Beccah…- ripete Joel, con un tono più scocciato.
-Beh, ciao!-
-Vuoi che dica il tuo nome per intero? Sai che se lo faccio sono
arrabbiato.-
-Eh, ma sentilo! Il maggiore!-
-Mah, veramente il maggiore sarebbe-
-Sì, sì. Me ne vado, te l’ho detto, poi mi risale la febbre.-
-Non la dovevi truccare?-
Cosa?!
Joel, zitto! ZITTO!
-Sì, ma… davvero, poi sto male.-
-Le chiavi delle stanze sono in un cassetto della mia camera.-
-JOEL! IO TI- protesto, ma non mi fa finire di parlare:
-Certo, sempre la stessa frase.-
-Perché?!-
-Boh, volevo un po’ rovinarti l’umore.-
-Grazie, fratellone!-
-Non serve!- dico. –Sto uscendo.-
Sblocco la porta, e la apro lentamente.
Sospiro.
-Sono pronta, uccidetemi.-
Beccah ride.
-Ma che uccidetemi! Ti piacerai di più anche tu dopo un trattamento dal
mio salone!-
-Salone? Gestisci un-
-Certo che no! Dai, seguimi! E tu- si riferisce
al fratello –Cerca di tenerti pronto per le otto, perché avremo finito più o meno a quell’ora!-
-Ma sono solo le quattro!- protesto.
-Pensi che per truccare bene una persona ci vogliano cinque minuti?-
-Certo che sì!-
-Sarò pronto per le otto, ora andate a litigare da qualche altra parte.- dice lui, scherzosamente.
Minchia, ma che senso dell’umorismo fantastico.
Ecco il vero umorismo:
“Perché sto antipatico a Bocelli? Perché non mi può
vedere!”
(Autrice: Per chi non lo sapesse, Andrea Bocelli è un
cantante Italiano, si è fatto conoscere anche come cantante lirico… ed è cieco.
Bene, ora rileggete la battuta. Un’altra cosa… si chiama black humour.
Se non vi aggrada, non vi aggrada nemmeno tutta questa
fanfiction, e non vi aggraderanno nemmeno tutte le mie altre, quindi potete
iniziare a sloggiare. No moralisti, qui!)
Beccah mi prende per un braccio, e mi porta
dentro la sua stanza, dove c’è anche Kaydyn.
-Ciao, zia Val!-
-Ciao…-
-Che hai?-
-Tua madre mi deve truccare.-
-Yay!-
-Ma anche no. E’ una cosa che odio.-
-Ma poi sei più bella!-
-Ma anche no.-
-E farai colpo su-
-Ma anche no!-
-Kay, vai fuori.-
-Ma mamma…-
-Dai, dobbiamo parlare di cose da grandi.-
-Va bene…-
La bambina esce mogia dalla stanza.
-Allora…!- fa Beccah, entusiasta. –Da cosa iniziamo?-
-Da ‘sto cazzo.- rispondo, senza emozione.
-Bello, non sapevo fossi un trans.-
Sospiro. –Davvero durerà fino alle otto?-
-Forse, e ripeto forse, un po’ meno.-
-Morirò.-
-Può darsi. Dunque, quando è che ti sei lavata i capelli l’ultima volta?-
-Sei mesi fa.-
-Val…-
-Stamattina.-
-Oh, perfetto, li posso ancora piastrare.-
-Cosa?! Voglio i miei riccioli!-
-E se ti dicessi che a Joel piacciono le lisce?-
-Me ne fotterei, perché io sono mossa e così
rimango!-
-Mi piace il tuo modo di pensare, sai?-
-Certo che lo so, sono fantastica.-
-Ritiro quello che ho detto. Allora… lega i capelli, che iniziamo dalla
faccia.-
-Tipo?-
-Trucco per occhi, guance e labbra.-
-L’ultima volta che mi sono messa il rossetto è stato all’esame di
quinta al liceo. Facevo fatica a parlare, mi da
fastidio. Potresti evitarlo?-
-No.-
-Ma-
-No. E se continui ti metto anche la matita!-
-Ih, come se non me l’avresti messa lo stesso.-
-Per le labbra.-
-Esiste la matita per le labbra?!-
-Già.-
-In che mondo siamo… l’ho sempre detto io, volevo nascere negli anni
settanta, con gli hippie, o nel milleottocento, con i
romantici.-
-Ah, romantici?-
-Il romanticismo è il movimento musicale, artistico e
letterario che caratterizza il diciannovesimo secolo, ma non centra nulla con
la parola in sé… ignorante.-
-Mi sento offesa.-
-Dovresti.-
-Che simpatica! Dai, apri gli occhi. Se non sei abituata
lacrimerai un po’, ma tranquilla, uso solo i trucchi che non macchiano quindi
puoi piangere quanto vuoi.-
-Ah, beh.-
-Il che significa anche fare finta per ottenere
qualche attenzione in più!-
-Sarò anche innamorata, ma ho ancora quella cosa che si chiama dignità.-
-L’ho già detto, ma lo ripeto. Mi piace il tuo modo di pensare.
Coraggio! Ora fammi iniziare! Questo mascara è fatto naturalmente da-
-Bello, anche i trucchi ci sono per i vegani?-
-Ma non intendevo che… lascia stare, te lo metto e basta.-
-Eh, forse è meglio.-
Fa quello che deve fare. Lentamente e
minuziosamente.
Non metto in dubbio che il risultato sarà adorabile, ma…
E’ troppo tedioso.
-Fatto!-
-Grazie, mondo!-
-Che vestito ti metterai? Devo decidere il colore dell’ombretto.-
-Verde!- rispondo, senza pensare.
-Ah, certo. Il suo colore preferito.-
La guardo malissimo.
-Il verde è il mio colore preferito.-
-Oh, scusa!-
-No, non ti scuso.-
-Ma sai che il verde non ti sta bene?-
-Cosa? Perché?-
-Sei castana, colori come il blu e il verde stanno
bene alle bionde. Dovresti usare colori più caldi, come il rosa-
-NON NOMINARLO! Fa schifo, cagare, vomitare, mi fa
venire le coliche solo a sentirlo!-
-Rosso?-
-Ecco, già va meglio. C’ho pure un vestito,
rosso.-
-Com’è?-
-Non è il mio stile in realtà… è un po’ troppo scollato.-
Beccah sorride.
-Quanto?-
Traccio una linea immaginaria col dito un poco sopra il seno.
-Ah, perfetto.-
-Perfetto? Tu hai problemi.-
-Tu hai problemi.-
-Quello lo so. Però anche tu non scherzi.-
-Vada per l’ombretto rosso. Il rossetto non so…
forse il rosso è troppo appariscente per una come te.-
-Ah, qualcosa l’hai capita alla fine, eh? Comunque, ‘sta
roba nera sulle ciglia mi oscura la vista.-
-Poi ti abitui.-
-Che palle.-
-E se almeno quello te lo mettessi rosa?-
-…No.-
-Eddai, color naturale!-
-No. Posso non mettermelo?-
-Assolutamente no! E’ indispensabile!-
-Ah, sì? E a che serve?-
-A tante cose. Te lo metterò in ultimo. Ora ti faccio
i capelli.-
-Non li voglio lisci.-
-E invece te li piastro, ti faccio la treccia
alla Elsa.-
-Ah pure?-
-Sì.-
Dopo qualche minuto decido di arrendermi.
Ma mi vendicherò.
Oh, se mi vendicherò.
Mi ha messo anche il rossetto quella lì.
-Okay, vai a vestirti.-
-Così, un ordine.-
-Muoviti e non fare storie!-
-Okay, okay…-
Io poi, che con quel vestito non ci vado d’accordo, ci metterò
trent’anni a riuscire a mettermelo.
-Che scarpe ti metti?-
-Non lo so…- rispondo noncurante, ancora prima di aver recepito il significato della domanda.
-Allora te le do io!-
-Certo, vai tranquilla.-
Rovista tra la sua roba per un po’, per poi venirmi incontro con dei
sandali con un tacco così alto che l’Empire State Building gli fa una pippa.
Rossi.
-Carini…- commento, senza espressione.
-Non sai camminare sui tacchi tu, vero?-
Scuoto la testa.
-Allora imparerai stasera.-
-Certo, poi esco con ottantatremila lividi per gamba.-
-Ne varrà la pena.-
-Per una cosa che userò si e no tre volte nella
mia vita.-
-Vedo che a parlare parli, anche se ti da
fastidio il rossetto, eh?-
Incrocio le braccia.
-Che mi dia fastidio non vuol dire che non riesca a parlare…-
Sto almeno un’ora buona cercando di percorrere la stanza senza rompermi
una caviglia.
Mah, spero che per stasera quello che ho imparato
basti.
E spero anche che non mi prenda il vizio di sculettare.
Oh, Santo Cielo, no, per favore.
-HO UN’IDEA!- si mette a urlare quella scellerata di Beccah.
Ho quasi paura di chiederlo…
-Che idea?-
-I GUANTI!-
-…cosa?-
-Non è fantastico? E poi-
-No.-
-Eddai, guarda che-
-No. Tutto, intendo tutto, perfino che so… le calze a rete
MA NON i guanti.-
-ODDIO SEI UN GENIO!-
-COSA?!-
-Che cosa bella! Le calze a rete, come ho fatto a non pensarci prima?-
-Scherzi?! Non è nemmeno un appuntamento, e tu
mi fai vestire da puttana?!-
-Ma dai! L’hai detto tu, eh…-
-Era… la prima cosa che mi è venuta in mente! Non metterei mai una cosa
del genere!-
-Certo che sei pallosa. Okay, vai così, al naturale.-
-Naturale, dici?-
-Sì, vabbè, intendo senza contare il trucco.-
Mi facepalmo la faccia.
-Esigo, e dico esigo qualcosa da mettere
sulle spalle, che poi mi prendo un colpo.-
-Mio fratello ha la giacca?-
-Penso di sì, e… cosa centra, di grazia?-
-Aspetta qui.-
Esce in fretta e furia dalla stanza, per poi tornare una trentina di
secondi dopo.
-Niente copri spalle!-
-Sei pazza? Mi viene il torcicollo e poi so’
cazzi amari perché c’ho un concerto-barra-saggio tra due giorni e non posso
suonare!-
-E che te frega, lo fai un altro giorno.-
-Ma non è per me, genio. Devo accompagnare dei ragazzi.-
-E dove?-
-Scherzi, vero?-
-No…-
-Accompagnare nel senso… che io tipo faccio il pianoforte, e loro la
parte del violino, dello stesso pezzo. Tipo, il violino fa il tema, e il
pianoforte accompagna, si dice.-
-Ah, in quel senso! Bastava dirlo.-
La guardo come farebbe un cane bastonato.
-Comunque… perché niente copri spalle? Mi vuoi
morta?-
-Joel ha la giacca.-
-Capito. Me lo aspettavo. E quindi?-
-“Oh, Joel, che freddo!”- fa lei, con una voce acuta
–“Davvero, oh, cielo! Tieni prendi la mia giacca!”- continua, con una voce
più grave –Sarà così romantico!- conclude, unendo le
mani.
Sospiro.
No, non ce la farò mai.
Fortunatamente, Joel è già pronto e parla con Kaydyn quando esco dalla
stanza.
Vede quando sono frustrata, evidentemente, perché insiste per andare via
prima.
“Troppo traffico, poi ci fottono il tavolo
prenotato!”
Sì, l’ho riformulata io, ovviamente.
A.A:
Ehilà, muchasos!
E boh vabbè, questo capitolo è stato un po' uno sclero...
Piuttosto...
Godetevi questa settimana, perché il prossimo capitolo...
Non so se dirlo...
Comunque.
Farà BOOM!
TIPO TANTOH BOOMH!
E non mi riferisco al fatto che oggi sia 4 Luglio e l'ISIS minaccia di far boomare in aria gli aeroporti di NY e LA, chiaro? Non potrei mai.
Dicevo...
Sì, insomma, il prossimo capitolo farà BOOM
Ma io non dico altro.
<3
ValyXD