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Autore: Echocide    04/07/2016    6 recensioni
Secoli fa, furono creati sette gioielli magici che donavano dei poteri fantastici: I Miraculous.
Durante la storia, questi gioielli sono stati usati dagli eroi per salvare l’umanità.
Due di questi erano più potenti degli altri: gli orecchini della coccinella, con il potere della creazione; e l’anello del gatto nero, con il potere della distruzione.
La leggenda dice che a colui, che avrebbe avuto entrambi i gioielli, sarebbe stato donato il potere assoluto.

Sono passati quattro anni da quando Ladybug e Chat Noir sono riusciti a battere Papillon e a portarlo dalla parte del bene: Adrien e Marinette sono ormai una coppia e hanno appeso al chiodo la maschera da supereroi.
Ma una nuova minaccia giunge a Parigi e nuovi eroi affiancheranno il duo...
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: azione, romantico, sovrannaturale
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 2.944 (Fidipù)
Note: E con questo capitolo termina la storia di Fu: ancor più che nei precedenti, in questo si capisce quanto di parte è la visione di questa storia. Spero di rendere giustizia a questi Black Cat e Ladybug, quando ne scriverò la storia.
Detto questo, non ho nient'altro da dirvi (strano, vero? Logorroica come sono!) se non i soliti ringraziamenti di rito: un grazie a tutti voi che leggete silenziosi (fatemi sentire la vostra voce!), un grazie a chi commenta qui e su FB e un grazie a chi inserisce questa storia in una delle sue liste.
Semplicemente grazie!


Il maestro Liu era immerso nella lettura del grande tomo che aveva davanti a lui, ignorando completamente la scodella di riso e il contorno che il padrone della locanda aveva portato loro: «Sembra una lettura interessante.» commentò Fu, portandosi il riso alla bocca e chiudendo le labbra attorno alle bacchette, buttando poi giù il boccone: «Di che parla?» domandò, allungando il collo e osservando il dipinto della pagina che il maestro stava leggendo: una fanciulla, in vesti orientali rosse con pois neri, intenta a usare la propria arma: «Ladybug? Maestro, ma…»
«Questo libro è un testo importante e prezioso, Fu.» dichiarò Liu, chiudendo il tomo e carezzando la copertina scura: «Ciò che è contenuto qua dentro riguarda i Miraculous e non deve mai cadere in mani nemiche.»
«Perché mi sta dicendo questo?»
Liu sorrise al ragazzo, alzandosi e poggiandogli una mano sulla spalla: «Ti ho osservato in questi ultimi mesi, Fu. Ho visto il giovane fanciullo diventare un uomo acerbo; stai combattendo bene come Genbu e hai instaurato un bel rapporto con gli altri Portatori…» Fu aggrottò le sopracciglia, fissando il maestro e non capendo quale fosse il fine di quel discorso: «Quel lontano giorno, in cui ti raccolsi dalla strada, vidi il tuo futuro: il dolore sarà presente per molto tempo, difficile sarà dimenticare la perdita ma andrai avanti e diventerai un grande Guardiano.»
«Io? Un Guardiano? Maestro, ma…»
Liu sorrise, poggiando il libro davanti al ragazzo: «Un giorno dovrai fare delle scelte, le stesse che ho dovuto fare io. Sono certo che questo ti sarà di aiuto.» dichiarò l’uomo, annuendo con la testa e poi posando una mano sul capo del ragazzo, scompigliandogli i capelli scuri: «Cerca di andare d’accordo con Fa.»
Fu abbassò lo sguardo sulla copertina, scuotendo la testa e rialzandola, non trovando più il maestro al proprio fianco: era stato così strano e quelle parole…
Perché avevano il sapore amaro dell’addio?
«Fu. Hai visto il maestro?» domandò Fa, entrando nella stanza con una manciata di mele tra le braccia; la ragazza l’osservò, accomodandosi sulla stuoia e facendo scivolare la frutta per terra: «Allora?»
«Era qui fino a poco fa…»
«Cos’è quel libro?»
«Me l’ha dato il maestro. Ha detto che è prezioso.»
«E perché l’ha dato a te, allora?»
«Non lo so…»


Fu si rigirò nel suo giaciglio, ascoltando il respiro addormentato di Fa e non riuscendo a prendere sonno: quella notte non c’erano stati combattimenti, i guerrieri di Chiyou sembravano dissolti nel nulla, dopo nottate che avevano attaccato ininterrottamente; Zorro e Pavão erano stati contenti della serata tranquilla, mentre Abeja aveva abbozzato un sorriso, lo sguardo preoccupato rivolto verso la nave imperiale attraccata al porto: la notizia dell’accordo, che l’imperatrice era riuscita a concludere per il matrimonio della figlia, era scivolata in tutta Nanchino, arrivando anche alle orecchie dei Portatori.
Presto la donna, colei che era posseduta da Chiyou, avrebbe lasciato la città e sarebbe tornata nella sicurezza del Palazzo Imperiale.
E per loro sarebbe stato molto più difficile sconfiggere il nemico…
«Non riesci a dormire?» domandò Fa, nel buio della stanza: il ragazzo si issò, appoggiando il peso sui gomiti e osservando i pochi contorni che, grazie alla luce lunare, riusciva a intravedere.
«Sì.»
«Anche io.» mormorò la ragazza, muovendosi sulla sua stuoia: «Il maestro non è ancora tornato e nell’aria…» Fa si fermò, respirando profondamente: «Ho la sensazione che succederà qualcosa e non sarà bello.»
Fu annuì, sentendo una leggera disperazione nella voce della compagna: Fa teneva a Liu molto più di lui, poiché era suo zio, sangue del suo sangue, ed era la persona che l’aveva salvata dall’esistenza che avrebbe avuto come donna dell’impero celeste, portandola a Nêdong e dandole uno scopo.
«E’ come essere sull’orlo di un baratro…» mormorò Fu, stringendo la mano e guardando il pugno: «E il vento si sta alzando: impetuoso e forte…»
Un sospiro, lungo e lugubre si levò da Fa: «Mi fa male il cuore…» mormorò la ragazza, con la voce grave come se stesse trattenendo le lacrime: «Tanto male.»


Quando Fu uscì dalla locanda, quella mattina, sapeva già che avrebbe trovato qualcosa di spiacevole: era una sensazione che si era radicata in lui da quella notte, da quando la sua compagna aveva accusato un dolore al cuore; osservò il maestro Liu, accasciato contro il muro dell’abitazione dall’altro lato della strada, con i lunghi capelli scarmigliati, lo sguardo era spento e le vesti candide sporche di sangue: una grossa macchia si espandeva al centro del petto tingendolo di scarlatto.
Fu socchiuse le palpebre, sentendo le lacrime farsi prossime; chinò il capo, inspirando profondamente: «Giuro di vendicarvi, maestro.» mormorò, alzando la testa e osservando il cadavere di Liu: «Chiyou pagherà per ciò che ha fatto.» lo sguardo gli cadde sui caratteri che erano stati scritti vicini al corpo, pochi ma con un significato profondo per un Portatore come lui: I miracoli non sconfiggeranno mai l’oscurità.
Chiyou sapeva.
Chiyou li stava attendendo.
Strinse i denti, ritornando all’interno della locanda e raggiungendo velocemente la stanza che aveva condiviso con Liu e Fa, in quei mesi a Nanchino: tre lunghi mesi erano trascorsi da quando erano giunti in quella città e avevano iniziato la lotta contro Chiyou: «Che succede, Fu?» domandò Fa, alzandosi a sedere e osservandolo con sguardo assonnato.
«Dobbiamo andarcene.» sentenziò secco il ragazzo, infilando il libro che gli era stato lasciato da Liu e i suoi pochi effetti in una sacca.
«Ma Liu non è ancora…»
«Liu non tornerà.»
«Cosa? Come puoi…» Fa si fermò, sgranando gli occhi e velocemente si alzò, correndo fuori dalla stanza: avrebbe dovuto fermarla, lo sapeva, ma era anche conscio che non sarebbe servito a niente; l’urlo di dolore della ragazza gli giunse da fuori, facendogli stringere forte i pugni e chiudere gli occhi: sto sognando. Il maestro Liu a breve mi sveglierà ed io…
Fu riaprì le palpebre, osservando la stanza e alzandosi per radunare le poche cose di Fa, lasciando al loro posto quelle del loro maestro: il locandiere le avrebbe avute come pagamento per la stanza; si preparò velocemente, uscendo poi dalla stanza e raggiungendo la compagna all’esterno della locanda, trovandola china contro il corpo del congiunto: «Dobbiamo andare, Fa.» dichiarò, afferrandola per un braccio e trascinandola via dal cadavere di Liu.
Il tempo ormai era giunto al termine.
Liu l’aveva saputo la sera prima, quando gli aveva lasciato il tomo sui gioielli miracolosi.
Chiyou lo sapeva, quando aveva lasciato il cadavere del loro maestro davanti la locanda ove alloggiavano.
Era tempo di metter fine a tutto.
Era tempo dell’ultima battaglia.


Aveva lasciato Fa dagli Alvares, spiegando velocemente cosa era successo a Henrique e Maria, che avevano ascoltato in silenzio e rammaricandosi per la morte di un uomo che non avevano mai conosciuto, ma solo sentito parlare dai racconti dei due ragazzi.
Fu sospirò, sentendosi un verme per aver lasciato la sua compagna, ma qualcosa l’aveva spinto ad andare in quella villa: alzò lo sguardo, sorridendo alla giovane occidentale che correva verso di lui, tenendo le pesanti e ingombranti gonne dell’abito: «Fu!» esclamò allegra Bridgette, fermandosi davanti a lui e sorridendo gioiosa.
Dov’eri mentre Liu veniva ucciso?
Perché non stavi facendo il tuo dovere di Ladybug?

Fu strinse i pugni, chinando la testa, incapace di reggere lo sguardo dell’altra: la sua amica, la ragazza che aveva conosciuto, l’eroina fragile che aveva visto come Genbu, tutto era sparito…
«Fu?» sentì una nota di curiosità nella voce di Bridgette, che lo costrinse ad alzare lo sguardo e incontrare quello chiaro: «E’ tanto che non ci vediamo…»
«Sono venuto per dirti addio.»
«Cosa?»
Io stasera affronterò Chiyou, ma non so se tu sarai al mio fianco come Ladybug.
«Addio, Bridgette.» mormorò, chinando la testa e voltandosi; uscì velocemente dall’abitazione, ignorando la voce della ragazza che lo richiamava: iniziò a correre, alzando la testa e accogliendo l’aria fresca contro il viso, evitando gli ostacoli che si mettevano sul suo cammino e giungendo fino al porto, osservando la nave maestosa che s’imponeva su tutte le altre.
Stasera…
Stasera avrò la mia vendetta.



Black Cat abbozzò un sorriso, facendo lo sgambetto a un guerriero e mandandolo a finire contro Genbu che, con il suo scudo, lo placcò, trattenendolo a terra: «Gran bell’idea, sì.» commentò il felino, osservando il porto brulicante di guerrieri di Chiyou e scuotendo il capo: «Massì, andiamo in missione suicida nella base del nemico.»
Pavão sbuffò, parando l’assalto di due guerrieri neri con i suoi ventagli e calciandoli poi lontani: «Dovevamo farlo. Chiyou…»
«Sì, sì.» sbuffò Black Cat, prendendo il proprio bastone e roteandolo per aria, usandolo poi come una spada per parare gli assalti di un guerriero nero: «Allora, il piano qual è? Andiamo da Chiyou e poi…»
«Poi lo uccidiamo.» decretò freddamente Genbu, lanciando lo scudo e atterrando tre guerrieri neri, osservando Ladybug purificarli prontamente; afferrò nuovamente la sua arma, avanzando verso l’esercito nemico e colpendo qualsiasi cosa gli si parasse a tiro; sentì uno sbuffo dietro di sé e un’ombra nera scivolare alla sua sinistra.
«Hai intenzione di farti uccidere, ragazzino?» ringhiò Black Cat, parando l’assalto di un guerriero che Genbu non aveva visto e spendendolo poi contro gli altri: «Perché questo tuo atteggiamento, porterà proprio…»
«Black Cat!»
L’urlo di Ladybug fece voltare il Portatore del Miraculous del Gatto Nero, ma non abbastanza in tempo per schivare l’affondo del nemico: un gemito strozzato uscì dalle labbra del felino, mentre con una mano afferrava la spada infilzata nel proprio addome: «Questo non dovevi farlo.» ringhiò, tirando fuori l’arma dal proprio corpo e calciando il guerriero; si chinò, portandosi una mano alla ferita e respirando faticosamente, mentre un nuovo guerriero nero si avvicinava e lo calciava lontano, sotto lo sguardo attonito di Genbu.
Fai qualcosa.
Muoviti.

Rimase immobile, osservando Black Cat venire ferito dai guerrieri scuri, finché con un ultimo gemito strozzato il felino si accasciò a terra: «mi…a…si…gno…ra…» gemette, allungando una mano davanti a sé, la stessa a cui era infilato l’anello magico; i capelli biondi sporchi e incrostati del sangue delle ferite, una macchia cremisi che si espandeva sotto il corpo, stretto in un changshan scuro come la notte.
Black Cat abbozzò le labbra in un sorriso, l’ultimo ghigno, prima che la vita lasciasse il suo corpo per sempre.
Genbu si mosse, usando lo scudo per proteggere Black Cat dall’affondo di un nuovo guerriero e, dopo averlo mandato lontano, si voltò: «Black Cat?» mormorò, toccando il corpo e sentendolo ancora caldo: «Black Cat?» il giovane alzò lo sguardo, osservando Ladybug poco lontana da lui: lo sguardo sconvolto, le mani premute contro il viso e il corpo scosso dai tremiti.
Dolore e disperazione.
Il suono del Miraculous gli fece riportare l’attenzione sul corpo di Black Cat: l’anello esalava l’ultimo respiro, rilasciando la trasformazione e un kwami nero come la notte si materializzò, mentre il changshan nero lasciava il posto ad abiti occidentali e il volto, sgombro dalla maschera scura, era quello di qualcuno che Genbu conosceva.
Felix Norton.
Boccheggiò, osservando incredulo l’uomo: colui che Bridgette aveva sempre amato, l’uomo per cui aveva spasimato era sempre stato al suo fianco.
Felix era Black Cat.
Black Cat era…
Si voltò verso la ragazza, osservandola fare un passo incerto verso di lui: «Sergente Norton?» domandò, con la stessa intonazione che aveva avuto quel lontano giorno al mercato: «No. E’ un incubo…» mormorò, chinandosi anche lei accanto al corpo senza vita di Felix e allungando una mano: «Black Cat non poteva essere…»
«Ladybug!»
«Io sono andata con lui….»
«Ladybug!»
«Era Felix. Era sempre stato…» la ragazza si portò le mani al volto, toccandosi le guance asciutte: «Perché non piango, Genbu? Io ho sempre amato il sergente Norton, perché non sto piangendo ora?» gli chiese Ladybug, alzandosi e correndo verso l’esercito di guerrieri neri, con il suo yo-yo alla mano.
«Ladybug!» Genbu si alzò e la inseguì, osservandola lanciare l’arma contro l’albero maestro della nave dell’imperatrice e issarsi a bordo: «Bridgette!» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo, assestando colpi di scudi ai nemici che gli si paravano davanti a lui: doveva andare…
Doveva raggiungerla…
Doveva…
Qualcosa lo colpì alla nuca, una fitta di dolore che s’irradiò per tutto il corpo, facendolo rovinare a terra e cadere nell’oblio più profondo.
Bridgette.


Aprì faticosamente le palpebre, ritrovandosi a osservare un soffitto che non conosceva: dov’era? Che cosa era successo? Perché era lì?
Il volto tranquillo e pacato di Maria entrò nella sua visuale: «Finalmente ti sei svegliato.» gli mormorò, allungando una mano e scostandogli alcune ciocche dalla fronte: «Abbiamo temuto per la tua vita, Fu.»
«Che cosa è…»
«Dieci giorni fa, siamo andati al porto per sconfiggere Chiyou.»
«Lo ricordo.» mormorò il ragazzo, issandosi a sedere e osservando la donna: «Abbiamo perso Black Cat e Ladybug…»
«Ladybug è saltata sulla nave, mentre tu sei stato colpito da uno dei guerrieri di Chiyou; Pavão ti ha preso in tempo, prima che la nave dell’imperatrice saltasse in aria: Xiao Quan Cheng è morta. Siamo riusciti…»
«E Ladybug?»
Maria inspirò, allungando una mano e stringendo quelle del ragazzo: «Sono tutti morti, Fu. Nessuno si è salvato.»
Ladybug. Bridgette era morta…
Fu annuì, trovandosi stranamente sereno a quella notizia, forse perché lo aveva capito nel momento in cui lei era saltata a bordo della nave: l’aveva chiamata con il suo nome, in un ultimo disperato tentativo di fermarla ma non ci era riuscito.
E adesso lei è morta.
«Gli altri?»
« Pavão è partito qualche giorno fa: si è rammaricato molto di non poterti dire addio, ma doveva tornare in Portogallo.» mormorò Maria, allungandosi e afferrando tre scatoline nere: «Ti ha lasciato questo: sono il suo Miraculous e quelli del Gatto nero e della Coccinella, che ha raccolto dal pontile, prima di andare via: ha detto che quello di Ladybug era stato messo vicino all’anello di Black Cat..» Fu accettò le tre piccole scatole, posandosele in grembo e carezzando il legno scuro: «Henrique ed io aspettavamo che ti svegliassi, poi torneremo a Macao e daremo a te i nostri Miraculous.»
«Cosa? No…»
Maria sorrise, inclinando il capo: «Per quanto ci dispiaccia dire addio a Vooxi e Mikko, non abbiamo più la forza di combattere. Non dopo quello che è successo quella notte.»
Fu annuì, ascoltando le parole della donna e poi guardandosi intorno nella stanza: «Fa dov’è?»


Un piccolo gazebo in mezzo a un lago artificiale.
Una ragazza che osservava la superficie dell’acqua.
Tutto ciò riportava Fu indietro nel tempo: «Ti sei svegliato…» mormorò Fa, alzando la testa e osservandolo: «Come stai?»
«Mi riprenderò.»
La ragazza annuì, voltando di nuovo la testa verso il laghetto: «Qualche giorno fa è arrivato un messaggero da Nêdong.» lo informò, giocherellando con le maniche del qipao: «Voleva parlare con Liu e non sembrava stranito quando gli ho detto che era morto: mio zio, Liu, aveva mandato un messaggio al tempio, designandoti come suo successore.»
Fu annuì, assimilando l’ennesima notizia e poggiandosi contro la balaustra: «Sarò il nuovo Gran Guardiano.» dichiarò, inspirando e rilasciando andare l’aria: «Chiyou…»
«Non so dirti se è stato sconfitto, in vero. La tua amica, Ladybug, sicuramente ha combattuto contro di lui sulla nave ma…» la ragazza si fermò, scuotendo il capo: « Xiao Quan Cheng è morta; quindi sì, è stato sconfitto.»
«Almeno loro non sono morti invano.»
«La memoria dei nostri compagni sarà sempre in noi.»
«Sì.»
Fa rimase in silenzio e lui poteva sentire il suo sguardo addosso: «Che cos’hai, Fu? Sei così strano…»
«Io li ho odiati. Erano così presi l’uno dall’altro che ho odiato Bridgette per non aver salvato Liu: come poteva farlo? Lei neanche sapeva chi era e ho odiato Black Cat che aveva trasformato la mia amica…» il ragazzo scosse il capo, picchiando il pugno contro la balaustra: «Volevo vendicare Liu, volevo dimostrare che potevo farlo senza di loro ma Black Cat – il sergente Felix Norton – è morto per salvarmi e Bridgette…»
«Non puoi addossarti la colpa, Fu.»
«Come puoi dirlo?»
«Perché ero lì anch’io, perché ho provato i tuoi stessi sentimenti verso quei due inglesi che ignoravano la missione che ci era stata data.» mormorò Fa, alzandosi e avvicinandosi all’amico: «Non addossarti la colpa di essere stato umano, Fu. Non farlo.» dichiarò, posando le mani sulle spalle del giovane e sorridendo: «Non farlo e sii il Gran Guardiano che mio zio ha visto in te.»


1950, Parigi.
La Tour Eiffel si imponeva sulla capitale francese, un gigante quieto che sorvegliava la città: «Come mai Parigi, maestro?» domandò Wayzz, facendo capolino da sotto il cappello dell’uomo, mentre questi si guardava intorno, osservando entusiasta il fermento intorno a lui: «Prima New York, poi Roma…» continuò il kwami, scuotendo il capino: «E adesso Parigi?»
«Non fa male vedere il mondo, Wayzz!»
«Di certo fa male ignorare i messaggi dal tempio di Nêdong. La maestra Fa…»
«Oh! Ignora quella vecchia incartapecorita! Da quando si è sposata e ha messo su famiglia è diventata insopportabile!»
«Quale sarà la prossima tappa, dopo che avremmo visitato questa città?»
«Non ci sarà una prossima tappa, Wayzz.» decretò Fu, stringendo il manico della valigia che conteneva lo scrigno dei Miraculous: «Questa sarà casa nostra: c’è qualcosa…» mormorò, sorridendo: «Qualcosa che mi dice di aver finalmente trovato il posto in cui stare.»
«Se ne è sicuro lei, maestro.»
Fu annuì, piegando le labbra in un sorriso, calcandosi il cappello sulla testa e mischiandosi fra la gente che affollava la stazione di Saint-Lazare: una ragazzina corse di fianco a lui, la gonna ampia che ondeggiava a ogni passo e i lunghi capelli scuri stretti in due codine, facendolo sorridere quando, poco lontano da lui, la giovane quasi inciampò nel marciapiede.
Fu scosse il capo, guardandosi attorno e inspirando profondamente, avvertendo l’aroma del pane e dei dolci appena sfornati della boulangerie poco distante, mentre un auto sfrecciava lungo la strada: «Sono a Parigi, Bridgette.»

   
 
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