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Autore: LanceTheWolf    04/07/2016    1 recensioni
Korra è tornata a combattere sul fronte del Regno della Terra, con lei alcuni dei compagni di sempre. Una figura sconosciuta è stata in grado di mettere sotto il suo controllo alcuni dei vecchi nemici del passato e questo comporta la necessità di schierare in battaglia vecchi e nuovi amici. A Città della Repubblica continuano le selezioni per i nuovi Furetti di Fuoco.
Genere: Azione, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Iroh, Korra, Lin Beifong, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar: Storia dell’erede perduto'
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Cap. VI: Come era andata?
La Giornata di Hikari - Quinta Parte

 
“Come era andata?” Pensava Hasook, mentre quella biondina mascherata da brunetta serviva al bancone. Il Pub era più pieno del solito seppure non fosse il fine settimana. Sapeva che quello striscione avrebbe avuto il suo effetto, alla faccia di Tahno!
Tahno… era stato lui a farlo sentire responsabile.
“Stupido Pipistrello! Non puoi venirmi a raccontare per filo e per segno quanto detto da quel folle del tuo amichetto e pensare che io non me la prenda a cuore.” Già, era andata proprio così!
Bolin ne aveva già passate parecchie e infondo teneva a quel testone, e quanto subìto anche da quella ragazzina del fuoco non lo lasciava certo indifferente. Bolin aveva il terrore di perderla e tutto grazie al comportamento della signorina Beifong. Quella moretta lo aveva reso talmente insicuro che a tratti non gli sembrava neanche il ragazzino avventato che aveva conosciuto quando anche lui era ancora un Furetto di Fuoco.
“Grazie Signorina Beifong, grazie di cuore! Per colpa sua mi sono pure umiliato per trarre d’impiccio quell’altro sciocco di Mako. Ahhhh!!! Se me la trovo d’avanti!” Protestava mentalmente, conscio del fatto che non avrebbe comunque torto un solo capello alla ragazza accusata.
“Esistono semplicemente persone che non sono fatte per stare insieme, che costringendosi alla convivenza si feriscono a vicenda, mentre… al contrario, mettendo un poco di distanza tra loro, riescono a creare qualcosa di magico e di buono. L’amicizia non è qualcosa da sottovalutare, assolutamente… basta guardare me e Mako. Non eravamo fatti per stare assieme, lontani rendiamo molto meglio… quasi andiamo anche d’accordo!” Sgranò gli occhi a quel pensiero mal riuscito. “No, non nel senso che io e Mako… parlo di cattive convivenze… no, cioè, intendo all’interno della squadra! Ma con chi diamine mi sto giustificando? Ahhhh!!! Come odio quel dominatore del fuoco, ma davvero! Che stavo pensando? Ah sì! A volte alcuni sentimenti vengono confusi con l’amore, altre volte succede il contrario.” Rifletteva ulteriormente, gettando per un secondo lo sguardo alla sua mogliettina dagli occhi stanchi per l’ennesima nottata in bianco.
Adorava la sua Nakata, e pensare che credeva fosse solo una bella amicizia all’inizio.
“A volte si cerca talmente disperatamente quel calore da confondere ogni sentimento gentile per amore. Quando ci si sente soli, abbattuti… quando pur di avere una carezza si cerca di far compromessi con la vita. Ma la alla vita non gliene fotte nulla che uno decida di accontentarsi o meno. Uno dovrebbe impararlo prima o poi. L’amore è decisamente qualcosa di più semplice e decisamente più complicato!” Si fece perplesso a quel suo ultimo pensare, trovando in effetti il controsenso talmente difficile da spiegare, ma talmente veritiero da decidere di non commentarlo oltre.
“Bolin era talmente radicato nelle sue convinzioni che quasi rischiava di non vedere quella biondina sotto la giusta luce. Probabilmente non fosse stato per Korra e per Tahno che hanno cercato di aprirgli gli occhi, se la sarebbe fatta scappare e poi… l’amore difficilmente bussa due volte. Lo devi afferrare quando ne hai occasione. Ma come sono arrivato fin qui? Oggi penso troppo…”
Guardò il suo bicchiere. No forse aveva ‘bevuto troppo’, per essere ancora a inizio serata, ma era contento! I pipistrellini avevano vinto!
Da non credere: chi lo avrebbe mai detto in passato che ‘lui’ avrebbe un giorno tifato per i Pipistrellilupo? Stava davvero vivendo un’altra vita! “Una bella vita.” Rise a quel nuovo pensiero. Adesso i piccoletti si erano guadagnati l’accesso alle semifinali.
Aveva ragione quel demonio di Ula quando diceva che Tahno poteva avere tutti i difetti del mondo, ma che nessuno dicesse che non ne sapesse di Dominio sportivo e con quei ragazzi aveva fatto davvero un bel lavoro. Ovvio che anche la materia prima era stata ben selezionata.
Si voltò a guardare i suoi ospiti, mentre si versava un altro goccio di liquore di licheni della Tundra del Sud.
Solo qualche mese prima non si sarebbe potuto permettere un secondo di pausa con il locale così pieno, invece… Sukka e Tahno erano veloci e precisi a servire ai tavoli, e Hikari se la cavava bene dietro il bancone. Lui ormai si limitava a preparare le cibarie e anche lì, quando chiedevano le portate già pronte, Hikari trovava il tempo di riscaldarle per lui ed evitargli anche quell’impiccio.
Era forte quella ragazzina, e pensare che l’aveva presa a lavorare, più con l’idea di fare un favore all’amico che per il bisogno di una mano in più, non che non servisse… D’altro canto il lavoro crescente aumentava i guadagni, ma anche la mole di fatica. Aveva davvero fatto la cosa giusta, sotto tutti i punti di vista. E quello stupido di Tahno aveva proposto addirittura di lavorare gratis per farle avere uno stipendio dicendo che a lui infondo non necessitava!
“Certo, perché è risaputo che sono uno scroccone… Ahhh!” Ma come potevano anche solo pensarlo? Ovviamente si sarebbero dovuti accontentare, ma alla fine li era tutta roba sua e le spese fisiche erano ridotte al minimo. Oltretutto i piatti e le bevande che andavano di più erano quelle che produceva lui stesso… quindi?
Certo non aveva di che lamentarsi. E… aveva fatto tutto da solo, da non credere! Lo aveva fatto per riportare a Città della Repubblica la sua sorellina e c’era riuscito. Senza togliere nulla ai loro nonni, ma… Loro erano figli di quella Città, come volevano i loro genitori, non della tribù dell’Acqua del Sud. Non avrebbe mai rifiutato la cultura del suo popolo, ma le loro vite… beh, quelle cominciavano lì, in quella città che aveva fatto incontrare i suoi genitori, che li aveva fatti innamorare. “Due culture diverse, ma lo stesso cuore… già!” pensò ancora, gustandosi quel liquore, il preferito di suo padre, ovviamente.
Sorrise. Le sue idee, anche se bizzarre, avevano portato a qualche risultato, e… anche quella sera. Alla fine quel che offriva erano sempre prodotti della casa, ma servivano a invogliare le persone a consumare qualcosa di più; a tornare se il servito era stato di loro gradimento e il personale gentile.
Sua sorella, per quanto lui avesse sempre da ridirne, era tutta sua madre: occhi grandi e un sorriso da far mancare il fiato. E quella finta brunetta? Sembrava che la clientela maschile apprezzasse parecchio le sue gonnelline corte e quell’idea di maliziosa ingenuità che si portava dietro. E… ok, anche Tahno non era certo da buttare.
“Ahhh! Ormai sono mesi che quello sta con mia sorella. Mi sta bene? Forse… Alla fine voglio per Sukka qualcuno che la protegga. Sempre. Che la tratti come merita, non solo perché è mia sorella, ma soprattutto perché non ha mai avuto davvero nulla nella vita oltre questo brontolone di suo fratello e due nonni cinici e pretenziosi, troppo abituati al freddo per dimostrare un minimo di sensibilità alla loro nipotina. E lei riusciva anche ad andarci d’accordo, a volergli bene.” Scosse il capo, divertito.
Ancora vedeva le famiglie di quei piccoletti festeggiare. Non vedeva male il simbolo del suo locale su quella divisa scura. Sorrise.
Accidenti, però, quanti campioni di Dominio Sportivo c’erano nel suo locale. Ula si era trascinata dietro anche Adi. Umi, ovviamente, non poteva mancare: era la madre della pipistrellina dell’acqua. In pratica la squadra delle Volpi del deserto era al completo. Per lo stesso motivo della professionista dell’acqua anche Shaozu era lì con loro e… Ming, certo non sarebbe mancato al ritorno dei Pipistrellilupo, anche se Juniores. Con Tahno, anche loro, erano al completo. Da non credere! Ming, poi, si era portato dietro qualche stellina di nuova generazione, uscita dalla sua palestra. E Mako… non dimentichiamoci l’ex-capitano dei Furetti di fuoco, e… accidenti c’era anche lui li! Per quanto si fosse ritirato da tempo ne aveva date di bordate all’epoca.
Ancora sorrise… “Peccato per l’assenza di Korra e Bolin, un vero peccato.”
Sukka gli ficcò sotto il naso un’ordinazione. La visionò attentamente e decise di mettersi all’opera.
Tutte quelle persone portavano sicuramente lustro al locale. “La signorina Asami poi…” Pensò alzando un momento lo sguardo nella direzione della moretta. Non solo la sua presenza era una calamita per i clienti, ma da quando aveva offerto loro la possibilità di preparare il catering del pranzo per la sede centrale delle sue industrie, la situazione aveva fatto quel salto di qualità che gli serviva per cominciare a essere davvero competitivi. C’erto questo aveva stravolto un po’ la loro routine, ma lui adorava portarsi il suo piccolo Kuruk al mercato la mattina, Nakata aveva sempre condiviso con lui la passione per la cucina e quello scemo di Kuzu, non aveva certo di meglio da fare.
“Ahhh come sono caduto in basso: ho messo a lavorare due tizi del fuoco nel mio locale.” Ancora sorrise, passandosi un dito sotto il naso a causa di una ciocca di capelli castani che sfuggitagli dalla coda gli era andata a solleticare il volto.
“Forse dovrei ascoltare di meno mia sorella!” Ma Kuzu, doveva ammettere, era davvero bravo in quel che faceva, per essere un piromane.
Sgranò gli occhi. “Piromane?! Ma che davvero? Ora mi metto a parlare come quel damerino dalla pelle candida?” Fece una smorfia contrariata.
Un’altra ordinazione: un altro piatto da preparare, appena consegnato quello che aveva tra le mani.
“Hikari era ferita e non solo nel corpo. Questo mi aveva detto Tahno. Bolin temeva che se ne andasse. Temeva si sentisse troppo indifesa… troppo inutile… e troppo sola per rimanere ancora tanto distante dalla sua terra. Ma qualunque cosa fosse venuta a fare qui non era ancora finita. Io non so cosa sia, ma qualcosa deve esserci per forza. Una ragazzina non parte da sola per il mondo se non ha un obbiettivo. Soprattutto non pellegrina per cinque anni, facendo la fame. Se non avesse avuto qualcosa d’importante da perseguire sarebbe tornata indietro da tempo ormai. Già! Bolin disse a Tahno che aveva fatto tanto per arrivare lì e rinunciare proprio quando poteva dirsi così vicina al suo obbiettivo era fuor d’ogni ragione, non glielo avrebbe permesso. E avrebbe fatto bene: non si smette d’inseguire i propri sogni.”
Si voltò verso la foto dei Suoi, dietro al bancone, appesa tra le cartoline dei clienti e i post-it dimenticati lì da tempo. Si voltò come sempre quando cercava intimamente un po’ di quel calore che provava quando era bambino, quel calore ormai sbiadito come quella foto, ma che lo continuava comunque a rassicurare di star facendo la cosa giusta.
Quella foto… erano davanti a quello stesso locale: il suo locale.
I genitori lo avevano comprato per avere la possibilità di costruirsi un futuro insieme. Poi… quello che era successo, aveva fatto sì, che quelle quattro mura acquistate tra mille privazioni e altrettante speranze, ammuffissero in solitudine. Era un ragazzino, ma… era riuscito a convincere i parenti del Sud a non vendere. Gli avevano detto che avrebbe pagato care le sue scelte, ma… ancora nessuno era venuto a chiedergli il dazio. Tranne qualche battibecco un po’ troppo pepato con la vita, forse.
Ridacchiò orgoglioso.
“No. I sogni non si gettano alle ortiche. Il sogno dei miei cari era quello di avere un’attività che gli desse la possibilità di crescerci onestamente. Il mio è di non sprecare quanto hanno fatto e tenere insieme la mia famiglia.”
Altro piatto, altra ordinazione.
“Stare sola, senza fare nulla, avrebbe accresciuto in quella fiammetta bionda solo il desiderio di finire lì la sua storia. Facendola sentire talmente abbattuta da rinunciare anche a quel poco di felicità che le offriva quel testone dagli occhi verdi. E ti immagini a ritrovarselo di nuovo seduto su quello sgabello a piangersi addosso? Non lo avrei sopportato davvero… è irritante! Certo non potevo mettere Hikari a servire ai tavoli con quella gamba, non all’inizio almeno.”
Due ordinazioni insieme. Un’alzata di spalle. C’erano stati periodi in cui non riusciva a contarne per quante ne arrivavano. Uno sguardo a Hikari che riscaldava nel forno elettrico dietro di lei un paio di portate del piatto del giorno, dando al contempo ascolto alle richieste di un gruppetto di ragazzi della stirpe dell’acqua. Li aveva visti altre volte quelli lì: fastidiosi, ma inoffensivi.
Quegli occhi azzurri da gatto sorridevano divertiti alle battute invadenti dei tre. A breve sarebbe intervenuto per quietare un po’ gli ardori.
“Quella è la tipa del mio amico, accidenti! Non posso mica permettere che la importunino.”
Finito di preparare quanto aveva davanti, mise in ‘stop’ la nuova ordinazione, per accostarsi alla ragazza. Stava per aprire bocca quando… -Ragazzi. Lasciatela un po’ respirare, sta lavorando! – Tahno, e il suo fare fintamente accondiscendente, era arrivato prima di lui.
Sorrise e tornò all’ordinazione abbandonata sul piano del bancone. Si mise all’opera.
Era abbastanza convinto che ormai girasse la voce che l’ex-capitano dei Pipistrellilupo lavorasse al Pub della Stazione: troppe persone arrivavano chiacchierando e occhieggiando nella direzione del moretto. A domande dirette nessuno del locale aveva appoggiato o smentito la cosa, si erano limitati a far cadere il discorso, con sorrisetti complici e battute ironiche. “Ma no… non è più in segreto, soprattutto dopo il mio stupendo striscione di oggi, e probabilmente devo anche essere grato alla sua fama. Anche se…” Si sentì dispiaciuto. “…devo ammettere di non aver preso bene quelle, se pur poche volte, che l’Avatar lo ha richiesto sul fronte. Un discorso è l’una tantum, ma… è tornato solo la settimana scorsa dall’assecondare la quarta richiesta in quell’ambito. Uno, due giorni, non sono molti, ne sono cosciente, ma… se gli succedesse qualcosa, chi la sopporterebbe poi a Sukka?”
Sbuffò a ordine completato, guardando male Tahno che ritirava il piatto.
Non bastava quello scemo di Bolin al fronte, ora si era affezionato anche a quest’altro a cui sembrava non dispiacere fare l’eroe part-time.
Altro fogliettino, altro da fare…
-Hasook, tutto bene? – “Mako?” E ora che voleva questo?
Alzò uno sguardo, tutto fuorché rassicurante, verso il Capo, momentaneo, della Polizia di Città della Repubblica.
Mako per nulla intimorito: -Non sei un gran chiacchierone, ma sapendo quando tenessi a questa partita mi sembri un po’ troppo giù di tono. -
-Che ne vuoi sapere ‘tu’ delle mie robe! – Rispose scontroso.
Mako non sembrò fare una grinza, decidendo al contrario di rispondergli con un sorrisetto saputo.
-Visto che sei qui. - Riprese Hasook. –Vediamo di parlare di qualcosa di utile. Rimani fino a chiusura? –
-Ovvio. Chi ti riporta a casa la barista, altrimenti? -
Hasook, sorrise. –E io che speravo fossi in partenza e ripassassi più tardi! -
Mako se la rise. Ad Hasook non dispiaceva troppo quel suo atteggiamento allegro, infondo la squadra dei ‘pulcini’ era un po’ anche la sua squadra.
Si perse di nuovo a pensare, mentre affettava quel grosso pomodoro.
Inizialmente accompagnava Tahno a casa la piccoletta. Il ragazzo o Sukka, non avevano mai protestato o le avevano fatto pesare la cosa, anzi, lo facevano con piacere. Oltretutto così Sukka poteva usargli contro la scusa di voler fare due chiacchiere con Hikari e passare il resto della serata con Tahno ‘che non era carino’, ovviamente, ‘fargli fare da autista’.
Certo, perché lui era nato ieri!
Hikari, però, era dispiaciuta della cosa. Dopo il primo periodo cominciò a obbiettare civilmente che poteva tornare a casa da sola, che non voleva dare fastidio. Hasook ricordava ancora lo sguardo di Sukka e Nakata alle sue uscite. Non erano discorsi che una ragazza poteva permettersi di fare a Città della Repubblica, soprattutto in quella zona. Da sola, di notte… Noooo, non se ne parlava!
Fu lui, però, a ricordarsi che a quell’investigatore del fuoco, piaceva fare le ore piccole. Soprattutto da quando era diventato il sostituto di Lin Beifong. Chiaramente non gli piaceva davvero far tardi, ma… lo faceva e quindi ne approfittò, senza far presente la cosa alla biondina, chiaramente. Mako si trovò subito d’accordo col passare lui a prendere la ragazza, ponendole la questione nella maniera più naturale possibile: le disse che tanto lui a casa doveva tornare e, guarda il caso, vivevano nella stessa casa e, se per il suo titolare non era un problema farla andare via quando era di passaggio la sera, la cosa poteva dirsi decisa.
Chissà se Hikari avesse mai lontanamente sospettato il piano che aveva progettato alle sue spalle. “Ehhh… peccato che questo non abbia fatto demordere Sukka dal passare parte della serata con quel damerino del suo ragazzo. Ahhh! E la mia Nakata che le dà anche manforte… Donne chi le capisce è bravo!”
-Stavo pensando Hasook…- Mako lo distrasse da quei pensieri.
Ma ancora lì era? Che ci voleva fare la muffa? Non gli piaceva che li vedessero troppo in confidenza, sia mai che qualcuno potesse pensare che gli andassero a genio i sangue di fuoco.
Lo guardò, chiaramente, malissimo.
Mako continuò: -Perché non perdi un po’ di tempo con i Lupetti? -
Il titolare del pub lo guardò interrogativo.
-Ne ho parlato anche con Tahno qualche giorno fa. - Diceva ancora il dominatore della fiamma. –Tu hai sempre avuto uno stile particolare, che nelle giovani leve si è perso. Tahno è più tecnico, Korra…- Sospirò. –Korra, come te, ha un buon livello di aggressività e un buon istinto, ma è lontana e a breve ci saranno le semifinali. -
-Ma di cosa stai parlando Mako. L’unico stile che conosco è quello del perdente, chiedilo al tuo compare dagli occhi azzurri, sicuramente non avrà problemi a confermartelo. -
Mako lo guardò improvvisamente male, assottigliando lo sguardo: -Dici sul serio o ancora ti brucia tutta quella storia? -
Lui si limitò a sbuffare.
-Tutte e due forse. - Rispose alzando lo sguardo verso di lui, mentre allungava il piatto completato alla sua sorellina.
-Sto dicendo sul serio. Il tuo stile era molto vicino a quello di mio fratello. Potente e immediato. Non ti sei mai perso troppo a pensare su cosa fare, lo hai sempre fatto e basta. Sentivi che dovevi fare in quella maniera e lo facevi, senza incertezze o ghirigori di nessun tipo. -
-Non ti piaceva il ‘mio’ stile o sbaglio? -
Mako sospirò a quelle parole. –È vero, l’ho detto. Ma era un momento particolare Hasook. Era davvero molto importante per me vincere. Se l’avessi pensato davvero non ti avrei mai preso in squadra, non credi? Poi ‘sai’ di essere un dominatore d’eccezione. -
Hasook lo guardò per un secondo, soppesando la cosa, poi: -Fammi capire Mako, cosa mi stai chiedendo realmente? -
-Kija, si blocca. Non è esattamente ciò che si può definire un’istintiva. È intuitiva, ma teme di far male all’avversario. Dovrebbe capire che le rivalità sono solo sul campo e che gli altri non hanno la stessa premura per lei. Spesso perde troppo tempo a pensare come prendere il punto limitando i danni. Per il momento ci è andata bene, ma…-
-Tu e quell’altro delicatino volete che pensi di meno e picchi di più, quindi in mancanza di Bolin avete chiesto a l’unico altro zuccone sulla piazza che conoscete. - Sorrise Ironico Hasook, senza offesa sul volto.
Mako si sentì di ricambiare quel sorriso. –Sai cosa intendo davvero. -
Annuì. –Sia la madre che il padre sono molto tecnici e poco istintivi, ma d’altro canto Umi è una professionista da tempo: la tecnica ha ormai soppiantato la freschezza del suo stile. Kija l’ho vista all’opera, l’istinto c’è, come dici tu è il coraggio di assecondarlo che manca. -
-Sapevo che di queste cose ancora te ne intendevi! -
-Perché? Tu hai smesso di capirne di Dominio solo perché sei diventato un tutore della legge? -
Mako alzò le mani in segno di resa, senza poter obbiettare all’affermazione del dominatore dell’acqua.
-Ok. - disse Hasook affermativo, mentre Sukka gli portava un altro appunto da preparare. –Una chiacchierata da dominatore dell’acqua a dominatrice dell’acqua. Ma non ti prometto nulla! -
Mako gli sorrise prima di allontanarsi.
Ahhh, si stava davvero rammollendo per dar credito a quel muso lungo. O… semplicemente era finito per lui il tempo di dover dimostrare per forza chi era, al ‘chi’ di turno.


“Com’era andata?” pensava Hikari vedendo i suoi due coinquilini attaccati a notte tarda al telefono. “Al fronte è ormai mattina e quello era il loro momento speciale da mesi per sentire Korra e Bolin.” Era stanca, la serata l’aveva distrutta… “Mannaggia alle idee di Hasook!”
Si trascinò stancamente nella sua camera da letto. Il tempo d’infilarsi la maglietta del compagno, per sentirselo vicino, che già il sonno le appesantiva le palpebre. Un respiro profondo, mentre affidava le sue premure agli spiriti, come ogni sera, chiedendo di proteggere il suo amore e la sua amica al fronte. Un nuovo respiro e... già s’era persa nel sonno.
 
 
 
   
 
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