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Autore: oiooixx    05/07/2016    0 recensioni
Nella vita non tutti ottengono sempre ciò che vogliono. Non tutti possono avere sempre un pasto in tavola. Non tutti possono vivere senza il timore che una malattia li strappi dalla propria routine quotidiana. Non tutti riescono a realizzare ciò che covano sin da piccoli.
Questo pensò Louis mentre affondava, mentre la poca nitidezza dell’acqua agitata gli proibiva di spalancare gli occhi e reagire.
Si sentì come inghiottito da ciò che lo rese col tempo un campione in carica.
Louis iniziò a rendersi conto che non ci sarebbe stato scampo, che non avrebbe raggiunto la superficie. O almeno fin quando una creatura dagli occhi verdi non lo portò in salvo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ricordo ancora quel giorno dopo una lunga partita di pallone tornai a casa con le scarpe sporche di fango. Niall e Liam mi sorrisero notando la coppa che tenevo stretta tra le mani e mi indicarono un pacco regalo appoggiato alla parete. Inclinai lateralmente la testa e, confuso, iniziai a strappare la carta regalo e subito dopo il cartone potetti osservare un pezzo di legno ovoidale decorato.
Scrutando per bene quella che mi sembrava una perfetta tavola da surf notai una bussola e una nave disegnate su di essa in chiaro contrasto con la vernice giallognola.
E così, con il passar del tempo, mi guadagnai il titolo di campione in carica di Miami. Ero felice, possedevo quel che mi serviva per avere una bella vita; una famiglia, una casa, cibo, tanti amici, ottimi voti al liceo e una tavola da surf.
 
La sveglia suonò insistentemente e dovetti lanciarla letteralmente dal comodino per farla tacere. Ottimo Louis, ennesima sveglia rotta in solo un mese.
Dopo cinque minuti circa decisi di alzarmi e dare inizio a quella noiosa routine. Scuola, cibo, compiti, cibo, surf, cibo, letto.
Sempre il solito, mai qualcosa di nuovo.
Charlotte mi rivolse un sorriso appena entrai in cucina e mi servì il mio abitudinario cappuccino mattiniero.
"Pronto per una giornata di scuola?" mi disse mentre salutava con un cenno della mano nostra madre che stava uscendo per andare a lavorare.
"Ancora non capisco perché tu non debba svegliarti presto e subire sette ore di lezione." borbottai addentando il mio cornetto e bevendo il mio cappuccino.
"Perché io ho deciso di iniziare a lavorare, Louis."
Ridacchiò ed io la guardai male, alzai gli occhi al cielo e dopo averla salutata e aver preso la cartella uscii di casa. Il pullman sarebbe passato a momenti.
Dio che vergogna, un ragazzo di appena ventiquattro anni che prendeva il pullman per andare a scuola.
"Louis!" esclamò una testa blu salutandomi non appena entrai nel suo campo visivo.
Sospirai, posai lo zaino e mi sedetti affianco a lui pronto per il prossimo step della giornata: Michael Clifford.
"Ciao."
"Sempre il solito?" ridacchiò scombinandomi i capelli. Gli rivolsi un occhiataccia.
"Che apatico." borbottò poi ed io tornai e guardare i dettagli di quel pullman. Come al solito.
Mi guardai intorno, il piccolo gruppetto di ragazzine quindicenni era seduto poco distante da me. Rimasi inorridito nel sentire la loro discussione, già si parlava di sesso a quell’età?
Scossi la testa e poco più indietro notai un gruppo di ragazzi leccarsi le labbra e mandare cenni al gruppo di ragazzine.
Storsi il naso e mi voltai rabbrividendo, non avevo intenzione di sapere cosa volessero fare.
"Louis?" sentii sussurrare, aprii gli occhi e guardai l’ammasso di capelli blu affianco a me. Non mi ero nemmeno accorto di essermi preso un po’ di riposo.
"Che c’è?"
"Perché sei.. cosi?"
Inarcai un sopracciglio "Così come?"
Michael mi indicò da testa a piedi sospirando "Così indifferente al mondo."
In risposta scrollai le spalle e tornai a godermi i Coldplay aumentando il volume, ma il ragazzo non si arrese.
"Il fatto che tu sia tra i popolari della scuola non ti obbliga a trattare male le altre persone."
"Non tratto male le persone." ribadii seccato.
"Non te ne accorgi, ma lo fai." borbottò "Ora capisco perché hai pochi amici."
Mi irrigidii e strinsi le spalle rivolgendogli un occhiataccia "Io ho molti amici."
"Ad esempio?" chiese inclinando la testa di lato.
"Ad esempio Niall e Liam e tanti altri."
"Tanti altri, chi?"
Sbuffai seccato "Dio Michael, fatti gli affari tuoi."
"Ecco cosa intendevo per 'trattare male la gente'." borbottò voltandosi a guardare fuori la strada sfrecciare sotto i suoi occhi.
Sospirai ritornando a godermi quell’attimo di pace.
Trattavo davvero la gente male? Lo facevo perché ero popolare?
Non mi sentivo popolare. Ero solo un semplice ragazzo con due migliori amici, una copertura e una passione per il surf.
Un semplice ragazzo adorato da tutti aggiunse il mio subconscio, già.. proprio un semplice ragazzo adorato da tutti.
Il cielo si era schiarito e per fortuna aveva anche smesso di piovere. Michael non mi rivolse parola quando scese dal pullman e si avvicinò ad un suo amico dandogli il cinque. Ammetto che la cosa mi aveva abbastanza infastidito ma decisi di lasciar perdere e scrutai in mezzo a tutta quella gente una testa bionda ed una mora.
Notai Niall seduto su un muretto con il cellulare fra le mani e un cappellino di lana nero in testa. Iniziai ad avvicinarmi ma mi sentii osservato, così voltandomi notai una testolina riccia sbucare da dietro un albero e guardarmi imbarazzato. Appena si accorse del mio sguardo puntato su di lui sobbalzò e si nascose. Alzai gli occhi al cielo, c’era qualcuno di normale in quella dannata scuola?
Continuai il mio tragitto verso il mio amico e mano a mano che mi avvicinavo notai la manica del maglione piegata fino al gomito e una pellicola trasparente attorno al polso.
"Ti sei fatto un tatuaggio?" chiesi incredulo alzandogli il braccio.
" 'Ciao Niall! Come stai? Sono contento di vederti!' "> borbottò guardandomi male, ridacchiai e gli lasciai andare il braccio "E comunque si, Liam mi ha praticamente costretto."
"Dov’è?"
"In giro." rispose scrollando le spalle e tornando ad occuparsi del suo cellulare.
Poi sarei io quello apatico..
Entrammo in tempo per la prima lezione andandoci a sedere ai soliti posti infondo alla classe. Gettai la cartella a terra prendendomi il labbro fra le dita, pensieroso.
"Come mai l’idea del tatuaggio?" chiesi incuriosito.
"Chiedilo a Liam."
"Ti ha fatto male?"
Rimase in silenzio, guardò il braccio ancora un po’ rosso e piagnucolò un "Tantissimo."
Quando il professore entrò in aula controllando il registro e poi ognuno di noi afferrai il cellulare sbloccandolo. Notai diverse notifiche sui diversi social network e in particolare Ask.
Vashazz_: ciao :)
Lou.Tomlinson: ciao(?)
Inarcai un sopracciglio, controllai che nessuno stesse guardando nella mia direzione nascondendomi dietro lo zaino guardai sul profilo della persona che mi aveva appena contattato. Sembrava un ragazzo dalle foto che aveva postato, ma non ce ne stava una in cui gli si vedeva la faccia. Sbirciai fra le domande che gli erano state fatte e poi tra le persone che lo seguivano, aveva parecchi seguaci.
Lasciai perdere e seguii la lezione ignorando la vibrazione continua del mio cellulare.
A pranzo uscimmo tutti nel cortile sul retro, finalmente notai Liam. Se ne stava seduto all’ombra di un albero sfogliando un libro e aggiustandosi di tanto in tanto l’enorme montatura di occhiali neri.
Lo raggiunsi, buttai lo zaino per terra e mi sedetti avvisando Niall e Luke della nostra posizione.
Mi schiarii la voce ma Liam alzò un dito facendomi segno di aspettare, sbuffai e presi il cellulare controllando Kiwi.
Serena58: organizzerai una festa quest’anno?
Lou.Tomlinson: ragazza, quand’è che non organizzo feste?
 
A_lvinbuh: frocio
Lou.Tomlinson: guardati le spalle. Il “frocio” fa molto male.
 
E poi notai un'altra “domanda”, sospirai e risposi anche a quella.
Vashazz: ho bisogno di un aiuto
Lou.Tomlinson: non sono gli altri che chiedono aiuto a te? Prima che te lo chiedi si, ho visto il tuo profilo :)
Vashazz: nessuno sa chi sono.
Lou.Tomlinson: perché mi stai scrivendo?
Vashazz: è l’unico modo che ho per parlarti, a quanto pare.
Sbuffai posando il telefono e aspettai con ansia che Niall e Luke facessero il loro ingresso.
 
Quel giorno le onde erano leggermente più alte del solito. Io e i miei due migliori amici afferrammo con un gesto ormai meccanico le tavole da surf e correre verso la riva tuffandoci in acqua.
Il surf.
Il surf era un po’ come volare.
Quando si vola, così come quando si surfa, senti l’aria sferzarti il viso, ti senti libero e capace di poter far tutto. La prima volta che imparai a volare avevo all’incirca cinque anni, se non di meno. Mio padre mi teneva la mano mentre mi sforzavo di muovere l’ammasso di piume dietro le mie spalle. Erano pesanti, ingombranti e decisamente troppo grandi per la mia piccola statura. Le odiavo. Ma poi con il tempo iniziai a saper conviverci e adesso senza di loro non saprei come fare.
Guardai Niall e Liam cavalcare le onde con spensieratezza poco più avanti di me e sorrisi al pensiero di condividere una delle mie passioni con i miei due migliori amici. Niall guardava dritto davanti a se con un sorrisetto sinistro sulle labbra, Liam invece sembrava distratto. Si guardava costantemente attorno volgendo più e più volte lo sguardo su di me.
Inarcai un sopracciglio, chiedendomi perché della tensione che il corpo del mio amico mi trasmetteva ma poi udii un urlo improvviso e nello spavento persi l’equilibrio cadendo in acqua. Le uniche cose che sentii prima che l’onda mi immergesse completamente furono le urla delle persone sulla spiaggia.
Vedevo la superficie allontanarsi sempre di più e il buio inghiottirmi quasi subito, non riuscivo a risalire, ero come paralizzato nel fissare quel blu scuro che mi faceva sprofondare senza darmi la possibilità di salvarmi. A mano a mano chiusi gli occhi sentendo la testa pulsare e l’aria nei polmoni finire. Potevo dirlo, stavo morendo, ma qualcosa di viscido mi sfiorò la gamba costringendomi ad aprire di scatto gli occhi. Impaurito scrutai intorno nel buio e scorsi una figura guardarmi immobile da lontano, rabbrividii iniziando a pensare di avere le allucinazioni. Ma poi quella figura si mosse in avanti rivelando due occhi verde acceso e dei lunghi capelli ricci. Lentamente si avvicinò a me squadrandomi attentamente, si soffermò per un po’ sui miei occhi per poi scendere alle gambe e sgranare gli occhi. La vista stava cedendo, era sempre più annebbiata e i miei polmoni necessitavano di aria, ma riuscii ad intravedere quella figura afferrarmi per le spalle e riportarmi velocemente in superficie dopo di che susseguì il buio.
Poche ore dopo, credo, mi risvegliai in una stanza tappezzata di foto di band e in un piccolo angolo anche il poster di una sirena azzurra. Ci misi poco a capire che ero nel mio appartamento e sedendomi mi guardai intorno, che mi fossi immaginato tutto?  Che quella strana creatura fosse solo oggetto della mia immaginazione? Ma cosa più importante, come avevo fatto allora a salire a galla?
"Louis! Santo cielo!" esclamò una voce familiare e quando mi voltai incontrai due occhi azzurri colmi di preoccupazione. Il ragazzo parve terribilmente agitato nel venirmi in contro con in mano un aspirina e un bicchiere d’acqua. "Temevo che non ti svegliassi più, che diamine è successo?"
Presi l’aspirina e dopo averla inghiottita e aver bevuto lo guardai restando in silenzio per pochi minuti, "Sono caduto dalla tavola."
"Questo l’avevo capito." disse alzando gli occhi al cielo e poi guardando il disordine della mia stanza aggiunse "Intendo dopo. Cosa è successo dopo?"
"Non lo so Niall, non so cosa è successo dopo."
"Non risalivi a galla Louis, ci siamo preoccupati tutti e temevo seriamente che tu fossi morto.."
"Quanto tempo sono rimasto senza sensi?"
"Tre giorni."
Strabuzzai gli occhi. Una decina di minuti più tardi Niall m’informò di dover raggiungere i familiari per parlare di una riunione importante. Una volta uscito dalla stanza mi fiondai vicino la piccola libreria prendendo un libro rosso con una sirena dorata sopra. Lo aprii e sfogliai le pagine cercando qualcosa che mi riportasse a quella figura che vidi in acqua. Passai le ore a studiare quelle creature chiamatesi anche Sirene. C’era un antica leggenda che le costringeva a star lontano dagli Dei ma non ne fu scritto il perché di tutto quell’odio. Lessi, inoltre, che esisteva una rara perla situata nei fondali oceanici con il potere di trasformare in umano la sirena che ne era entrata in possesso. E mentre leggevo ero sempre più affascinato da quelle creature, ma non sapevo che quelle affascinanti creature marine mi avrebbero portato ad una catastrofe. Una in particolare. 
   
 
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