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Autore: POPster    06/07/2016    0 recensioni
Frank Iero e Gerard Way, dal loro primo incontro fino all'ultimo. O qualcosa del genere.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Un po' tutti | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il successo, un nuovo disco, la carriera, le interviste, la disintossicazione. 
Non era per niente facile. 
Non lo era affatto. 
Gerard sentiva il peso di tutta la sua vita, e di quella della band, sulle sue spalle. 
Frank era davvero carino a stargli accanto, nonostante tutto. 
Nonostante Bert, e l'alcool e la droga. 
Alla fine era sempre Frank, quello che stava al suo fianco, che gli diceva che tutto si sarebbe sistemato, che era forte abbastanza da rimettersi in piedi, che non lo avrebbe lasciato mai. 
Ed era bellissimo sentirselo dire. 
Gerard era davvero contento di sentire Frank pronunciare quelle parole. 
Perché sapeva che venivano dal cuore, dal profondo del suo cuore. 
Perché erano ciò di cui aveva bisogno, ciò che voleva realmente. 
Eppure c'era qualcosa, una parte della sua testa, che lo riconduceva sempre allo stesso punto: non sono abbastanza, non vado bene, sono una delusione. 
Forse era per colpa della storia tra Frank e Jamia. Forse quella storia lo faceva sentire solo. Perché lui voleva Frank per sé, ma quella era una cosa impossibile, e lo sapeva bene.
Beh, Frank era disposto a tutto, a mollare Jamia e a vivere alla luce del sole la sua storia d'amore con Gerard. 
Ma Gerard aveva paura. Paura di quello che avrebbero pensato i suoi genitori, i suoi amici, i suoi fans. 
Aveva letto delle storie su internet, e gli avevano dato davvero fastidio. 
Era combattuto tra il voler stare con Frank, e il voler essere un ragazzo normale con un futuro normale come quello di cui gli parlavano i suoi quando era piccolo, fatto di mogli e figli e matrimoni felici. 
L'idea di deluderli era davvero una tortura. 
E forse per quel motivo sentiva il bisogno di abbandonarsi alla droga e all'alcool. 
Per non pensarci. Perché era più facile vivere quando la realtà era distorta. 
Disintossicarsi era un'impresa difficile. Davvero difficile. 
Una sera aveva deciso che aveva bisogno di stare solo. 
Era uscito di casa, lasciando un biglietto sulla sua scrivania. 
Aveva un appuntamento con Frank, ma quella sera non aveva voglia di vederlo. 
Aveva scritto in fretta, su un post-it giallo. 

"Scusatemi se sono sbagliato. Se sono uno schifo. Se non riesco a resistere. Credo che meritiate un mondo più semplice, dove i miei problemi non mettano i bastoni tra le ruote delle vostre vite. Alla fine credo che sia il mio destino, credo che finirò così, credo che finirò come Jim Morrison".

Aveva vagato per le strade di Belleville da solo, aveva fumato un intero pacchetto di sigarette, si era fermato a comprare delle birre e poi era andato a casa di uno spacciatore da quattro soldi che lo aveva accolto e gli aveva dato un mix di droghe, un po di cocaina per tirarsi su, poi qualcosa per calmarsi. 
Sapeva che peggio dell'assumere droghe c'era solo assumerle a casaccio, ma quella sera non gli importava, avrebbe preso qualsiasi cosa pur di liberare la sua mente, magari una volta per tutte. 

Frank pianse, pianse così tanto da addormentarsi. 
Era andato a prendere Gerard, sarebbero dovuti uscire insieme, andare a fare un giro, poi avrebbero fatto l'amore e si sarebbero addormentati uno al fianco dell'altro.
E invece Gerard non c'era, non era nella sua stanza, ma c'era uno stupido post-it scritto in fretta. 
Avrebbe pensato ad uno scherzo, se non avesse conosciuto Gerard.
Ma lo conosceva, lo conosceva davvero bene, tanto da sapere che Gee faceva sul serio. 
Se ne era andato e chissà ora dove era, drogato, da solo, lì fuori, senza di lui. 
Si fece forza ed uscì a cercarlo. Chiese a Ray, Mikey, a tutti i suoi conoscenti. 
Ma Gerard sembrava sparito nel nulla. 
Girò per la città a piedi, sperando di trovarlo ma pregando di non trovarlo morto in qualche vicolo abbandonato. 
Camminò così tanto da perdere la sensibilità alle gambe. 
Non si era mai sentito così vuoto ed esausto in tutta la sua vita.
Si maledì perché avrebbe dovuto prestare più attenzione ai segnali che Gerard gli aveva mandato. Doveva rendersi conto che le cose non andavano davvero bene. 
Ma ormai era tardi. 
E dopo aver camminato per tutta la notte tornò a casa, di nuovo in lacrime, e si addormentò sperando che al suo risveglio Gerard facesse ritorno. 

Passarono due giorni. Due giorni lunghissimi in cui Frank percorse ogni strada e vicolo della città almeno cinque volte senza nessun successo. 
Poi, quando perse ogni speranza, ricevette una telefonata. 
Qualcuno aveva visto Gerard, il giorno prima, entrare in casa di un certo Cyrus, in una zona malfamata di Belleville. 
Frank sentì il cuore pompare tremila battiti al secondo, prese le chiavi della macchina e guidó fino al luogo in cui Gerard era stato visto, rischiando di investire qualche pedone ed infrangendo alcune norme stradali. 
Scese dalla macchina senza nemmeno richiudere lo sportello, e corse a bussare alla porta.
Quando Cyrus aprì, vide Gerard sdraiato sul divano.
Gli corse incontro, iniziando a piangere, e con tutta la forza che aveva in corpo lo sollevò, stringendogli le braccia intorno al corpo.
Gerard aprì gli occhi lentamente, a fatica. 
«F-Frank» balbettò Gerard con voce roca. 
Aveva la bocca impastata, puzzava di sudore, vomito ed alcool e non aveva idea di dove fosse, di che giorno fosse, e del perché Frank stesse piangendo. 
Ma improvvisamente si sentì al sicuro. 
Come se avesse trovato il suo posto nel mondo tra le braccia di Frank. 
«Vieni, Gerard, andiamo a casa» disse Frank passandogli una mano tra i capelli. 
Gerard fece davvero fatica a tenersi in piedi, ma Frank era lì, lo sosteneva come aveva sempre fatto. 
Gli occhi di Gerard erano arrossati, contornate da occhiaie scure. Aveva le labbra secche, il viso pallido e scavato, e sembrava davvero a pezzi. 
Frank lo aiutò a salire in macchina, lo portò a casa e lì lo trascinò nella doccia, lo aiutò a spogliarsi e a lavarsi. 
Entrò nella doccia con lui, senza nemmeno togliersi i vestiti. 
Gerard poggiò la schiena contro le maioliche gelide, lasciando che l'acqua gli scorresse addosso ripulendolo da tutto lo schifo con cui era stato a contatto in quei giorni. 
Provò a sorridere. Era contento che Frank lo avesse trovato. Era contento di non essere morto. 
Lasciò che Frank lo lavasse e poi lo asciugasse, toccandolo con delicatezza.
Come se potesse rompersi da un momento all'altro. 
Poi lo portò in camera e si sdraiò sul letto accanto a lui. 
Gerard chiuse gli occhi. 
Aveva bisogno di dormire. 
Ma prima di addormentarsi, poggiò la testa contro quella di Frank. 
«Ti amo, Frank. Ti amo da morire» sussurrò con un filo di voce. 
   
 
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