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Autore: aleinad93    06/07/2016    1 recensioni
Alec e Magnus sono un miracolo l’uno per l’altro, non pensavano si sarebbero trovati né innamorati né avrebbero superato il primo appuntamento né i pregiudizi né una ex particolarmente fastidiosa né le loro incomprensioni. Però così è successo, come sappiamo da TMI e ora convivono.
Non sanno però che sui gradini dell’Accademia li aspetta un nuovo miracolo.
Una raccolta di one shot, flashfic sui Malec e sulla loro vita post-Born to endless night.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Magnus Bane, Max Lightwood, Max Lightwood-Bane, Rafael Lightwood-Bane
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Alla vera Rafael, che non dimostra mai quanto tiene agli altri
 

Rafael se ne stava dietro la porta aperta. Guardava la pedana sopraelevata, al centro esatto del salone con sguardo critico. Non serviva di certo posizionarla, ma Magnus non aveva voluto sentire ragioni e anche nonno Robert l’aveva supportato con profonda gioia del vecchio.

«È un giorno speciale per un piccolo Nephilim.»

Questo lo sapeva anche Rafael, che aspettava quel giorno da sempre. Era nato da una famiglia di Nephilim, morta nell’attacco all’Istituto di Buenos Aires, salvato da un Nephilim e curato dal suo pazzoide compagno stregone, poi cresciuto dagli stessi, come un Nephilim, quindi sentiva in ogni parte del suo essere l’importanza di quella giornata.
Aveva dodici anni e poteva ricevere finalmente il suo primo Marchio. Iniziava il cammino per il quale era nato e si sentiva onorato.
Non c’era bisogno di tutta quella cerimonia, quella gente, quei fiori o il rinfresco che sarebbe seguito. Aveva provato a dire ad Alec che bastavano loro, la sua famiglia, e al massimo i parenti più stretti, ma ogni volta che ci provava, finiva per parlare di tutt’altro.

Con il vecchio non aveva neanche tentato, era così felice di poter organizzare il ricevimento che non prestava attenzione nemmeno ad Alec.
Aveva comprato delle riviste che parlavano di cerimonie e le leggeva avidamente, prendendo appunti qui e là.
Molti dei suoi clienti si erano venuti a lamentare, perché aveva cancellato appuntamenti su appuntamenti all’ultimo minuto, oltre che non aveva risolto nemmeno i loro problemi.
Max si era proposto a qualche cliente, ma nessuno l’aveva preso in considerazione. Anche se si capiva dalla sua pelle blu che era uno stregone, rimaneva comunque un bambino di dieci anni e nessun mondano avrebbe assunto un bambino di dieci anni per un lavoro. 
Dopo la tredicesima chiamata di un cliente infuriato, che voleva nel suo acquario una sirena e si era trovato un pescecane, Alec aveva provato a parlare a Magnus.

Rafe, che ascoltava dietro la porta della loro camera, aveva sperato fino all’ultimo che Magnus capisse e smettesse con tutti quei preparativi, ma poi era saltato su con un lampo di genio. «La musica! Ecco che cosa mancava, ma come sono smemorato. Naturalmente Rafael vorrà la musica…»
«Magnus, non so come dirtelo, ma…»

«No, Alexander, non mi devi dire niente. Hai perfettamente ragione. Sono un padre degenere che non pensa nemmeno alla musica per il proprio ragazzo a cui piace la musica.»

Rafe era rimasto ancora dieci minuti dietro la porta, ma Alec non aveva più parlato, probabilmente sconvolto quanto lui.

Grazie all’Angelo qualcuno era stato in grado di fermare il suo vecchio, o almeno solo in parte.
Robert aveva voluto partecipare attivamente all’organizzazione e Magnus si era dato leggermente una calmata. Per esempio non aveva più proposto le piume bianche di non si sa che animale in mezzo ai fiori o la pioggia di glitter al momento del suo ingresso.
Comunque anche nonno Robert non aveva aiutato poi molto. Era stato lui a proporre di fare gli inviti e aveva chiamato talmente tanta gente che il grande salone era sovraffollato.

Rafe respirò intensamente con gli occhi fissi sulla pedana. Per quanto cercasse di pensare ad altro, quell’oggetto decorato con le rune attirava la sua attenzione e la sua ansia. Avrebbe voluto tanto che uno dei presenti gli chiudesse la visuale, ma Magnus aveva posizionato delle torce lungo il percorso tra la porta e la pedana.

Fiamma per la nascita di un Nephilim
E per lavare via i peccati

A Rafe vennero in mente i versi della filastrocca dei colori e sistemò sui polsi la tenuta in cuoio.
Era strano indossarla, sapendo che di lì a poco avrebbe ricevuto anche il suo primo Marchio.
Mosse le spalle, facendo contrarre e distendere i muscoli. Arcuò la schiena, sentendo la tenuta come una seconda pelle.
Assunse una posizione fiera. Dopo un attimo si sciolse, sbuffando. Si sentiva solamente uno stupido.

«Sei ansioso, fratellino?» chiese Max, comparendo dal corridoio. Magnus aveva definito il suo look “un mix casual ed elegante, che avrebbe messo in mostra tutta la magica e piccola presenza di blueberry”.
Rafe sinceramente avrebbe tolto il papillon a Max e aperto i primi bottoni della camicia, così da renderlo ancora più casual, ma non aveva voluto contraddire il suo vecchio.

«Sono più grande di te» ribatté Rafe a denti stretti.

«Ma hanno trovato prima me.»

Era uno dei loro battibecchi preferiti. Di solito queste liti finivano con uno dei due schiacciato per terra, molto più spesso Max con somma soddisfazione di Rafe, che si proclama il maggiore e ordinava all'altro di fare i lavori commissionati da Alec.

«Lasciamo perdere… non ho voglia di stenderti in mezzo al salone.»

«Chi ti dice che vinceresti?» chiese Max divertito. «Sono vestito di nuovo e Papa ti ucciderebbe se mi vedesse sporco.»

«Basterebbe un tocco di magia e sparirebbe tutto» commentò Rafe spazientito. «Microbo, perché sei venuto qui?»

Max evocò una sedia con uno movimento pigro della mano. Si accomodò sotto lo sguardo stranito di Rafe.

«Ero stanco di stare in piedi» spiegò il più piccolo tranquillamente. «Papa mi ha fatto stare in piedi un’ora per decidere come stavano meglio i jeans, se risvoltati o fatti scendere sulle scarpe e bloccati con gli spilli. Proprio una noia ed è tutta colpa tua.»

Rafe lo squadrò malevolo, ma non commentò. Allungò il piede e diede un calcetto alla sedia. «Potevi evocarne una anche per me.»

«L’ansia si vince meglio in piedi.» Il sorriso di Max assomigliò in modo impressionante a quello dello Stregatto in Alice e il Paese delle Meraviglie.
Rafael si girò di nuovo verso il salone, spazientito dalla presenza di Max, e immancabilmente l’occhio cadde sulla pedana. Se possibile sembrava che ci fossero ancora più persone.

Max comparve al suo fianco, buttandoglisi addosso. «Conosci qualcuno?»

«C’è Catarina e quella… ah sì, è zia Lily, si vede che è riuscita a venire.» Rafe iniziò a cercare volti conosciuti tra la folla insieme a Max, che commentò.
«Guarda come gli Shadowhunters guardano i Nascosti. Non possono credere che a una festa pienamente vostra, come quella del primo Marchio, ci siano anche dei lupi mannari, i vampiri e gli stregoni.»
Dopo una piccola pausa, Max mormorò con una dolcezza disarmante. «Stai facendo la storia.»

«La storia?» chiese Rafe sgranando gli occhi, piuttosto confuso.

«Sì, la storia. Non credo che a nessuna celebrazione del primo Marchio ci siano mai stati tanti Nascosti, mentre qui conta quanti ce ne sono. Tra parentesi anch’io e Papa lo siamo. Siamo tutti qui per te… bè, quei tizi del Conclave mi sembrano qui su invito del nonno, ma comunque ci sono sempre degli imbucati alle feste, come dice Papa.»

Rafe non sapeva proprio cosa dire. Non ci aveva neanche pensato a questa eventualità. Sinceramente non pensava di fare la storia, credeva di iniziare solo il proprio cammino.

«Ora sono in ansia, ma ansia forte.»

Rafe sentì Max che si staccava da lui e vide che i riccioli blu sul lato sinistro della testa del fratello si erano schiacciati. Non sembrava che a lui importasse.

«Non devi. Sinceramente se fossi in te, avrei altri motivi per essere in ansia. Potresti cadere in stato di shock quando ti applicano il Marchio o avere
allucinazioni nei prossimi giorni. Tra i problemi ci sono gli incubi notturni… fenomeni enuresi notturna e ti ricordo che non abbiamo più i pannoloni come quando eravamo i piccoli… poi capacità di dialogare con gli animali. Questo punto potrebbe essere interessante, siccome potresti parlare con Presidente tutta la notte per non addormentarti…» Rafe sgranò gli occhi a mano a mano che Max elencava. «Ci sono anche le visioni apocalittiche e per quelle avresti Papa come alleato. Potreste guardare insieme fuori dalla finestra e riflettere sulla fine del mondo…»

Rafe cercò di trovare le parole, ma la sua lingua sembrava essersi ingrossata nella sua bocca.

«Però il Codice dice che la maggior parte delle volte si prova solo un “bruciore gelido”. Tu potresti provare solo quello.» Gli occhi di Max brillarono maligni. «Si dice anche che qualcuno sia morto… sei sicuro di non essere un Changeling?»

«Perché… perché...?»

«Perché ti dico questo? Semplice» disse Max dando una pacca al fratello. «Mi sono vendicato finalmente, non avresti mai dovuto dirmi che Babbo Natale non esiste.»

Rafe sgranò ancora di più i suoi occhi. Ormai dovevano sembrare più grossi di due fondi di bottiglia. Sinceramente non si ricordava che nel Codice ci fossero segnati tutti quegli inconvenienti, però suo fratello aveva una memoria di ferro e si doveva vendicare. Era perfido, quando cercava vendetta. 
Rafe si maledisse di non aver riletto la parte del Codice sul primo Marchio. «Ma… ma… ma…»
«Dunque voi Cacciatori non dite buona fortuna… “In bocca al lupo” non è carino nei confronti del lupo che ti dovrebbe tenere in bocca… dai, bro, in gamba! Vedrai che andrà tutto bene, il tuo fratellone è qui per supportarti.»

«Bravo, Max, bellissime parole.» Magnus spuntò in quel momento accanto ad Alec. Entrambi erano vestiti in modo impeccabile, notò Rafe mezzo allucinato per le parole del fratello. «Amore, hai visto come si vogliono bene i nostri due fanciulli?»

«Molto bene» aggiunse Max, abbracciando Rafe che rimase immobile.

 Alec guardò verso il salone e fece un cenno a qualcuno, probabilmente a Jace, poi posò gli occhi su Rafe. «Si comincia.»

Rafael quel giorno fece ben tre promesse a se stesso, mentre studiava il suo primo Marchio nel letto quella sera stessa. Il Marchio, per la cronaca, aveva bruciato solo il momento in cui era stato tracciato.
In compenso aveva rischiato di svenire, mentre percorreva il percorso tra le fiaccole. Era tanta la paura e il calore, che per poco non era caduto a terra.

La prima promessa fu che non avrebbe mai più svelato nessun grande segreto o mistero a suo fratello. Max credeva ancora che ci fosse la fatina dei dentini e pensava che fosse la cameriera dolce e gentile del Taki, ma lui non gli avrebbe mai detto che la cameriera era solo una cameriera e la monetina la infilavano Magnus e Alec con il messaggio: Grazie per il tuo dentino, sei un bravo bambino. Ora la mia casa posso fare e un bambino senza denti aiutare.
Rafael non aveva mai voluto sapere chi dei due avesse pensato a quelle rime inquietanti.

La seconda promessa fu che avrebbe riletto il Codice fino a impararlo a memoria per non farsi mettere più in paranoia da suo fratello. Cavolo, era lui il Nephilim!

La terza promessa fu che avrebbe sempre lasciato un ricevimento in mano a suo padre. Sì, disse “suo padre” e non vecchio, come fin dal primo momento l’aveva chiamato. Era stato meraviglioso vedere i fuochi d’artificio che brillavano all’interno del salone attivati dalla sua magia, da quella di Catarina e Tessa.

Aveva riso insieme a Max e Magnus, quando metà dei delegati del Conclave balbettavano ubriachi per colpa dei cocktails di Jace, che sembravano acqua.
Era stato Magnus a tramutarli da un color rosso accesso a trasparente, ma fu Jace a beccarsi tutti i rimproveri di Clary, che aveva un pancione enorme e non riusciva nemmeno a stare in piedi.

Fu meraviglioso quando partì la musica e nonno e nonna ballarono insieme in modo lento e rigido in mezzo agli altri che si scatenavano. Simon faceva ballare la sua piccola Rachael, che saltellava facendo ondeggiare le sue treccine e Isabelle sorrideva loro cullando George. Alec venne costretto da Magnus a ballare con promesse che Rafe non avrebbe mai voluto sapere, dato il colorito acceso del papà che cinque anni prima l’aveva salvato.
Era stata semplicemente la miglior celebrazione del primo Marchio che tutti gli Shadowhunters dovrebbero avere.
 
 
 

Ciao a tutti,
intanto volevo scusarmi per l’abbondante ritardo. Ho avuto due esami attaccati e piuttosto pesanti che mi hanno completamente assorbita. Scribacchiavo nei ritagli di tempo sui messaggi e nelle note del mio cellulare. Oltretutto sicuramente (o forse no) vi aspettavate la seconda parte delle proposte di matrimonio, ma c’è stato un intoppo con una scena che avevo scritto, ma rileggendola mi diceva che qualcosa non andava, quindi non potevo proprio mettervela. La sto riscrivendo, quindi spero di finirla e regalarvi la seconda parte.
Passando a questo, l’avevo già scritto e ho pensato di mettervelo per non farvi aspettare ancora.
Cose importanti che devo dirvi: Rafe chiama Magnus “vecchio”, non mi ricordo se ve l’avevo già detto, ma ve lo ridico. È una cosa a cui tengo. Come Rafe che dice a Max “microbo”. Quelli sono nati così senza ispirazione.
Gli effetti della prima runa vengono dal Codice e mi hanno ispirata.
La poesiola inquietante sui dentini è stata scritta da Alec e Magnus (probabilmente erano ubriachi!), io ho solo riportato il loro delirio (se se e tutti ci credono XD).
 

Vi metto un piccolo assaggio della seconda parte di Proposal. Per ringraziare chi ha commentato, chi ha messo questi 4 tra i preferiti/seguiti/daricordare e chi semplicemente legge. Grazie mille.
«Cosa gli hanno regalato?» chiese Magnus abbassando la voce, mentre Max afferrava il suo cucchiaio blu per la pappa dalle mani di Alec.
«Credo una cucina giocattolo.»
«Degli Shadowhunter che regalano una cucina giocattolo? Pensavo ci fosse una cavallina per iniziare ad allenarsi» ironizzò Magnus, facendo ridere Alec, che mormorò. «Oh, no. Hai già scoperto il regalo per il suo quinto compleanno.»
   
 
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