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Autore: gearfried    06/07/2016    0 recensioni
Alan sbadigliò, serafico. “Oh, assolutamente no, anzi, concilia benissimo il sonno. Piuttosto mi sembra che sia lei a star disturbando la lezione, facendomi la predica. Non mi pare di aver disturbato lei o i miei cari compagni, né che la paghino per gridare addosso ad un solo alunno, non permettendo al resto della classe di usufruire delle sue conoscenze.”
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Violenza
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The sky of the dream
 
 
 
Alan si stava totalmente godendo il suo sonno ristoratore. 
Non lo avrebbe mai detto, ma il banco di scuola si era rivelato decisamente comodo per schiacciare un pisolino nell’ora di geografia, mentre il professore, con la sua voce rilassante e piatta, parlava di qualcosa legato a un qualche stato del nord Europa, forse la Danimarca – o era la Norvegia? Bha, chissene .
ALAAAAAAAAANNN” un grido terribile, simile al ruggito di un orso inferocito, lo fece sobbalzare, svegliandolo dal suo sonno beato e facendogli sobbalzare la testa sul banco. “Sveglia, bella addormentata, non vorrei che la lezione la stia disturbando
Alan sbadigliò, serafico. “Oh, assolutamente no, anzi, concilia benissimo il sonno. Piuttosto mi sembra che sia lei a star disturbando la lezione, facendomi la predica. Non mi pare di aver disturbato lei o i miei cari compagni, né che la paghino per gridare addosso ad un solo alunno, non permettendo al resto della classe di usufruire delle sue conoscenze.
A quel punto il professore, con una calma teatrale, anche se visibilmente infuriato, si rivolse al suo alunno. “Allora piuttosto che starsene appollaiato sul banco, caro signor King, che ne dice di andarsene a schiacciare un pisolino a casa sua? Scommetto che il suo letto è mille volte meglio di un banco, o forse mi sbaglio?”
Alan sorrise: aveva ottenuto ciò che voleva, l’occasione di tornare a casa. E, avendo registrato il discorso, poteva discolparsi di fronte al preside, prendendo due piccioni con una fava. Si alzò disinvolto, mettendosi sulle spalle la cartella, che non aveva nemmeno aperto per tirare fuori i libri, e si avviò alla porta, salutando i compagni. “Grazie del permesso, signore. Credo che mi prenderò il resto della giornata libera, arrivederci!”, disse, uscendo dalla classe.
Prima che potesse oltrepassare completamente la porta, il professore lo afferrò per la spalla, strattonandolo con forza. “Ma prof, mi ha consigliato lei di tornare a casa, così che potessi dormire meglio, non è così ragazzi?”, disse, rivolgendosi alla classe. Il professore, shockato e umiliato, lasciò andare la presa, lasciando Alan libero di andarsene.

 
 *
 
Aprendo la porta di una casa che sembrava abbandonata da tempo, Alan si sentì finalmente nel suo mondo, un mondo nel quale era stato abbandonato dai genitori, così che potessero visitare luoghi a lui sconosciuti, mandandogli lettere con la descrizione di questi luoghi, che lui amava, poiché gli permettevano di evocare storie, racconti, fiabe, avventure, creando così un intero cielo, da osservare nei suoi carissimi sogni.
Si mise subito sul divano, pensando al fatto che per quanto i suoi genitori fossero lontani, non gli odiava, semplicemente, sperava che un giorno sarebbero tornati da lui, per portarlo con sé, permettendogli finalmente di vedere con i suoi occhi e di toccare con mano quei luoghi lontani e meravigliosi, fin’ora vissuti soltanto attraverso le loro lettere. 
Poco dopo essersi abbioccato, campanello trillò, mostrando il volto ormai noto e amichevole del postino; ma questa volta insieme alla solita lettera, c’era anche un pacchetto.
 
 
 
 
Angolo Autore
 
Mi spiace ragazzi, ma la storia è segnalata già come incompiuta perché io essenzialmente mi scoderò della sua esistenza ancora prima di scrivere i prossimi due/tre capitoli. Se arriveranno pazienza, siete fortunati!, altrimenti amen.
Alla prossima! (Forse…)
Gearfried
   
 
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