Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: Sanae77    06/07/2016    7 recensioni
Tutto segue le regole: Sanae e Tsubasa felicemente sposati.
Una vita tranquilla.
Una nuova avventura lavorativa.
Vecchi conti rimasti in sospeso.
Un tarlo che s'insinua nella testa...
Che cosa può accadere se un 'SE' resta in sospeso?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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…venticinque giorni dopo aeroporto Amburgo
 
“È in arrivo il volo da Barcellona, siete pregati di attendere i passeggeri al gate 22.”
 
La voce dell’altoparlante è forte e chiara, non c’è più scampo Tsubasa sta atterrando.
In lontananza lo guardo e inizio ad agitare un braccio.
Lui mi nota e si precipita subito nella mia direzione.
Il portiere non è venuto, aveva da fare.
Meglio così, ho bisogno di ristabilire un contatto forte con lui.
E lo faccio subito appena sono tra le sue braccia.
Mi bacia con passione, dopotutto devo essergli mancata.
“Benvenuto ad Amburgo Capitano!” esclamo con saluto militaresco.
“Sanae, mi sei mancata molto.”
“Anche tu.”
Lo dico, ma… lo penso davvero?
Ho avuto così tante cose da fare che questi giorni sono volati, poi la sera a casa non sono mai stata sola, Genzo è sempre rimasto con me.
Ragiono un attimo, ma? Quanto tempo è che non si vede con Clare?
“Ehi, tutto bene?”
Scrollo le spalle.
“Certo, tutto perfetto. Genzo mi ha prestato l’auto per venirti a prendere.”
“Bene, lui dov’è?”
“Sai a quest’ora ha gli allenamenti. Vieni andiamo a casa, così potrai riposarti.”
“Non temere non sono stanco, anzi, visto che siamo soli in casa perché non ne approfittiamo?”
Arrossisco, anche se l’ultima parte della frase è stata soltanto bisbigliata al mio orecchio.
“Capitano!” l’ammonisco.
 
 
Mi sveglio contro il corpo caldo di mio marito.
Avevo davvero bisogno di ristabilire un contatto con lui, anche fisico.
Il suo respiro caldo contro il collo, mi solletica e rilassa.
“Mi sei mancata sai?”
Bisbiglia contro la mia pelle.
“Anche tu Tsubasa, tantissimo.”
E adesso ne sono consapevole: la lontananza è sempre stata difficile tra noi.
Come se poi non fossimo abituati, dopo il Brasile, ma ritrovarsi come anni fa… mi sembra di fare come i gamberi e tornare indietro.
“Ti va se andiamo a visitare Amburgo oggi, sai è davvero carina, Genzo mi ha portato già due volte in centro e mi sono promessa che dovevi vederlo anche tu!”
“Ottima idea, ma prima ho bisogno di far scorta di amore, per affrontare i giorni futuri.”
E nel giro di poco tempo mi ritrovo ancora avvolta dal caldo abbraccio di mio marito.
 
 
Passeggiamo per le vie di Amburgo quando un dolce ricordo mi assale.
Perché una volta partiti dal Brasile abbiamo girato un po’ per l’Europa prima di scegliere dove Tsubasa voleva giocare.
Ricordo ancora la frenesia di quei giorni, perché quello è stato un po’ il nostro viaggio di nozze.
Perché mio marito finalmente entrava a far parte del suo sogno. Giocare a livelli altissimi nel calcio europeo prima e mondiale dopo.
Noi felici e spensierati per le vie delle città più famose.
Felici e innamorati.
Mi volto, mano nella mano percorriamo le vie in silenzio.
Quando sono venuta con Genzo è stato così… così interessante ed eccitante allo stesso tempo.
Il modo di raccontare la storia di questa grande città da parte del portiere mi ha letteralmente incantata.
Tento di coinvolgere Tsubasa in un qualsivoglia discorso, ma lo vedo che si sta annoiando.
“Sai stasera abbiamo organizzato per andare al cinema tutti insieme, così conoscerai anche Clare la ragazza di Genzo.”
“Ah, perché ha una donna?”
“Sì, stanno insieme da circa un anno!”
“È una cosa seria allora per lui.”
“Boh, non so; lui afferma di no, sai non vuole portarla a mangiare dai suoi…”
“Perché Genzo va a mangiare dai suoi?”
“Certo, sai che noi ci siamo sempre fatti un sacco di film sui suoi genitori inesistenti? Ha un ottimo rapporto con i suoi parenti invece.”
“Chi lo avrebbe mai detto.”
“Già.”
 
 
… Cinema Amburgo
 
 
Non ho davvero capito perché siamo dovuti venire tutti insieme al cinema.
Vero che Genzo e Ozora sono amici da una vita.
Vero che lei è loro amica da una vita, ma io al cinema avrei voluto venirci soltanto con il mio ragazzo.
Ammettiamolo, da quando in casa girella questa qua, lui… è cambiato, tanto, troppo.
 
Oggi non esco, sai Sanae…
Oggi non posso, sai Sanae…
Oggi devo accompagnare Sanae…
Oggi pranzo con Sanae…
 
E che palle ‘sta Sanae…
 
Ok, sono amici.
Ok, era tanto che non si vedevano ma, cazzo, tutto gira intorno a lei.
Neppure con me è mai stato così.
Tutte queste premure non le ha mai avute.
E lei… lei fa la principessina sul pisello.
Inizio a odiarla sia chiaro.
Senza contare che il nostro tempo, che già era poco, si è ridotto drasticamente.
Anche adesso, nonostante siamo già seduti, i due continuano a parlare ininterrottamente.
Sollevo lo sguardo al cielo, mi sporgo all’indietro per guardare Tsubasa, ma non pare curarsene più di tanto mentre lo vedo armeggiare con il cellulare.
Afferro il braccio del mio ragazzo avvicinandomi al suo orecchio; finalmente mi dà udienza.
“Genzo, senti, avrei voglia di stare un po’ con te stasera, vieni da me?”
“Oh Clare, scusami, ma sai ci sono i miei amici e avevamo deciso di cenare tutti insieme.”
“Va bene, ma dopo cena?”
“Tsubasa ha portato dei video di quando eravamo piccoli e sinceramente avrei voglia di vederli, ovviamente sei la benvenuta.”
“Ok” ammetto stancamente: è una battaglia persa.
Ovviamente sono invitata: fanculo!
Le luci si spengono e alla buon'ora, afferro la grande mano del mio portiere e intreccio le dita alle sue.
Le stringe, ma sento svanire le ultime sommesse risate scambiate con l’altra.
 
***
 
Stasera vedremo i video di quando eravamo piccoli: non vedo l’ora!
Ho discusso del film con Genzo; Tsubasa sta guardando i risultati delle partire sul cellulare.
Siamo così schierati: Mio marito è alla mia destra, mentre ho il portiere a sinistra.
Clare ovviamente è dall’altro lato vicino a Genzo.
Luci spente si parte.
Questa trilogia degli Hunger Games mi piace da matti, inoltre ho già letto tutti i libri e li ho adorati.
Considerato che i film finora sono molto fedeli ai libri, direi che hanno fatto un ottimo lavoro.
Discutevamo di questo con Wakabayashi, perché anche lui ha letto i libri.
“Vado a prendere i pop-corn” dice improvvisamente Tsubasa al mio fianco.
“Ok, ti aspetto qua!”
“Genzo, vado un attimo al bagno!” esclama Clare rivolta al suo ragazzo.
“Mh-mh” risponde Genzo impegnato nella masticazione del mais.
“Vuoi?” dice poi rivolto a me porgendo il sacchetto che mette esattamente in mezzo.
“Grazie” rispondo pescando direttamente.
Uno, due, tre pop-corn, fintanto che, sfioro le sue dita dentro al pacchetto.
Rabbrividisco all’istante, i nostri respiri si bloccano mentre restiamo immobili con le mani incastrate nel sacchetto.
Le sue dita sopra le mie sono come pietra, immobili. Poi mi sfiora impercettibilmente. È caldo.
E quando giro la mano, piano, verso l’alto per far si che i nostri polpastrelli si sfiorino, penso che ho perso totalmente la ragione in questo istante.
Istante nel quale le nostre impronte digitali prendono a sfiorarsi in un delicato massaggio.
Ancora con gli occhi fissi puntati allo schermo come se niente fosse, come se le nostre mani non si stessero toccando; come se appartenessero ad altre persone.
“Accidenti c’era una fila…”
La voce di Tsubasa mi fa sobbalzare, e tolgo talmente velocemente la mano da lì che faccio cadere il pacco a terra.
“Scu-scusa” mormoro chinandomi per raccoglierlo.
Genzo compie il medesimo gesto e ci troviamo così, con i volti a un soffio l’uno dall’altro.
Restiamo a fissarci un secondo, sento quasi il suo respiro sulle labbra.
“Non fa niente” risponde riferito al pacchetto dei pop-corn finalmente al sicuro tra le sue mani.
Ancora ci siamo sfiorati mentre lo raccattavamo, ancora ci siamo soffermati, ancora ci siamo accarezzati.
Torniamo composti ai nostri posti.
Ma non so perché e neppure per quale pazzo motivo, ma sposto il ginocchio tanto da toccare il suo.
Mi volto lentamente per guardarlo, ma fa finta di niente mentre sento le nostre ginocchia sfiorarsi delicatamente.
Ok, è ufficiale: siamo impazziti!
Ma non posso farne a meno, ma non posso fare a meno del suo contatto.
Le mani quasi in sincronia tornano a pescare i pop-corn, anche se in bocca ne sto mettendo veramente pochi, sto cercando soltanto la sua pelle.
Pelle che continua a sfiorarsi, a toccarsi, a premere.
Da buio sta diventando nuovamente illuminato. Le mani tornano al loro posto.
Tsubasa va al bagno, Clare al bar.
Noi restiamo lì.
Sguardo fisso allo schermo spento.
“Sanae io…”
“Non parlare, ti prego non farlo, perché non ho una risposta.”
“Qualsiasi cosa stia accadendo, dobbiamo smettere… noi siamo amici.”
Mi scappa da ridere, perché amici non lo siamo mai stati, al massimo nemici. Quindi glielo dico: “Al massimo siamo stati nemici Genzo, adesso invece…” lascio cadere la frase perché non so più come gestire questa cosa.
“Adesso siamo amici e tali dobbiamo restare – sospira -  aiutami in questo, ti prego…”
Annuisco impercettibilmente.
Perché capisco cosa intende.
 
Anch’io non devo creare la situazione.
Anch’io devo fare la mia parte.
Anch’io devo mantenere il mio ruolo di moglie del Capitano.
 
E improvvisamente sento che questo ruolo mi va stretto, sento che avrei voglia di essere libera per vivere… questa… questa cosa? Esattamente?
Quest’attrazione?
Quest’avventura?
Questo sentimento?
Sentimento, che parola grossa, ho la testa confusa mentre i nostri compagni tornano seduti al loro posto.
Un ultimo sguardo al portiere. Quel sorriso appena accennato, oddio mi farà impazzire, ne sono certa.
Ce la metterò tutta, ma temo di essere già troppo avanti.
Lo penso, ma non lo dico.
 
Ancora una volta pietrificati allo schermo, ancora le ginocchia in contatto, ma stavolta non si accarezzano, stavolta si toccano senza amarsi.
Amarsi… che vado pensando, scuoto leggermente la testa mentre torno a guardare il film.
Film che in realtà non sto seguendo, fortuna che ho già letto il libro.
Libro e conseguente lettura, altro punto in comune con Genzo.
Sospiro, mi volto verso Tsubasa, l’amore di una vita.
Che cosa abbiamo in comune? A parte la scuola e il club del calcio?
Io leggo, studio, lui segue solo il calcio.
Non ha altri interessi.
Come mai noto tutto questo soltanto adesso?
Ripenso alla premura del portiere quando mi sono sentita male, alla giornata passata insieme in pieno relax di casa.
Vestiti comodi, senza tanti fronzoli.
Il ridere, lo scherzare insieme.
Torno a guardare Tsubasa, non ho questa complicità con lui… perché?
Lui gioca soltanto a calcio, ma non ‘gioca’ mai con me… invece Genzo.
Genzo, Genzo, Genzo.
Da quando sono arrivata non riesco a togliermelo dalla testa.
Finalmente il film finisce e torniamo verso casa.
 
… Casa Wakabayashi
 
Ho fatto benissimo a portare i video delle partite in cui eravamo piccolissimi.
“Oddio Sanae non mi ricordavo che quell’uniforme da maschiaccio ti donasse un’aria così minacciosa” esplode Genzo osservando il video e prendendo in giro mia moglie.
“Ah-ah, davvero spiritoso, alla fine ero l’unica a tenerti testa” risponde imbronciata.
“Sappi che te lo lasciavo fare soltanto perché eri una ragazza… alla fine!”
Continuano a battibeccare da tutta la sera, non hanno fatto altro che parlottare, di libri e non so che altro, parlano fitto fitto e dopo ridono.
Ma da quando hanno tutta questa confidenza?
Alzando un sopracciglio continuo a guardarli con crescente angoscia.
Effettivamente convivere per tutti questi giorni insieme, forse è naturale una cosa del genere.
Osservo Clare dall’altro lato, sbuffa sonoramente, ma nessuno pare curarsi di lei.
“Oddio Tsubasa, ma questo è l’incontro con Kojiro ho sempre temuto che non ne saresti uscito vivo!” esclama mia moglie.
Sorrido al ricordo, effettivamente stavo davvero male, è solo la grande passione per il calcio che mi ha permesso di andare avanti.
“Guarda che pur di vincere sarebbe sceso in campo anche senza le gambe” sbotta Genzo in un sorriso.
Già, lui mi conosce più che bene.
“Senti chi parla quello che sta in porta anche con i polsi rotti.”
“Dettagli!” risponde il mio amico.
“Scusate se interrompo i vostri ricordi, ma io sarei stanca e vorrei andare a letto!”
L’esplicita occhiata che Clare lancia a Genzo mi fa quasi arrossire.
“Sanae, andiamo anche noi?”
“Mh? Che peccato erano forti questi video” si lamenta.
Con la testa faccio un cenno per far si che capisca che siamo di troppo.
Sgrana gli occhi e borbotta un “Ops” facendo un finto sbadiglio.
“Oh, sì, pure io sono stanca meglio andare” si affretta a chiarire mentre si alza.
La seguo e auguro la buona notte a tutti.
 
 
Dopo che la notte è trascorsa tranquillamente, ci ritroviamo tutti in cucina per la colazione.
Genzo indossa solo dei pantaloni corti, ma che cavolo: sta sempre così a colazione?
Poi rifletto, ovvio è casa sua, nudo non è… però…
Anche Sanae è in canottiera e un paio di pantaloncini corti, forse un po’ troppo.
Entra e si siede.
Vado a fare l’aranciata seguito dal portiere.
“È per Sanae?”
“Sì, perché?”
“Di solito ci mette due cucchiai di zucchero, lascia faccio io” dice prendendomi la bibita dalle mani.
Mi volto un attimo stranito.
Mette la bibita tra le mani di Sanae dopo averla girata.
“Grazie” risponde lei con un sorriso.
Inarco un sopracciglio, ma che diavolo sta succedendo?
“Tu, Clare, non ricordo, la bevi l’aranciata?”
Ecco e con questa domanda la bocca mi cade sul pianale, come?
Conosce i gusti di Sanae, ma non quelli della sua ragazza?
Cioè! Il mondo si è capovolto e io non lo sapevo?
Poi un oscuro pensiero, neppure io so i gusti di mia moglie, mi ha detto che prendeva l’aranciata, ma usciamo sempre a orari differenti da casa e difficilmente consumiamo il primo pasto della giornata insieme.
“Sì, grazie, ma io la prendo amara” risponde Clare.
“Ah già la dieta” ribatte il portiere.
Sanae sghignazza; che ha da ridacchiare?
Genzo si è voltato, ma sta sorridendo anche lui, non posso crederci la stanno prendendo in giro?
Sembrano due ragazzini.
“Che avete da ridere?” indago.
“Mh, nulla sai Clare fa la modella e gli zuccheri sono vietati” mi spiega Sanae.
“E allora?”
“Allora niente ridevo perché l’altra volta Genzo mi aveva fatto l’aranciata amara e manca poco butto fuori tutto; ridevo per questo, ripensando a quella scena.”
“Piacerebbe anche a me zuccherata, ma sai… il mio lavoro me lo impone” dichiara un po’ stizzita la modella.
“Capisco, infatti non potrei mai e poi mai fare un lavoro come il tuo, compimenti per la tenacia” chiarisce mia moglie; anche se alla fine mica l’ho capito se la sta prendendo per il culo.
Il portiere se ne sta zitto al suo posto dopo aver portato l’aranciata alla sua donna, rigorosamente amara.
Continuo a restare perplesso sull’atteggiamento un po’ troppo complice del mio amico e di mia moglie.
Cerco di non pensarci mentre do la colpa alla convivenza forzata di questi giorni.
Non so quanto sia stata una buona idea chiederle di alloggiare qua.
Stasera partirò e sinceramente non sono così tranquillo, manca ancora così tanto tempo alla fine di questo progetto.
 
 
Stanno chiamando il mio volo. Afferro il trolley e con l’altro braccio cingo mia moglie baciandola con passione.
Con il mio amico ci siamo già salutati, è in disparte per lasciarci un po’ d’intimità.
“Allora ci sentiamo per telefono ok?”
“Perfetto Tsubasa, mi raccomando appena arrivi chiama!”
“Sarà fatto, a presto.”
Ci scambiamo un altro bacio veloce e dopo raggiungo il Gate.
Sanae raggiunge Genzo, lo affianca e insieme mi salutano.
Niente, questa strana sensazione permane mentre indietreggio salutando.
I due si voltano e vanno verso l’uscita, stanno parlando, dopo lui le scompiglia i capelli, lei ride e gli dà una gomitata nel fianco.
Adesso ridono tutti e due, non si voltano più.
Smetto pure io di guardarli perché questa complicità mi urta e non poco.
Imbocco l’entrata e supero i controlli del biglietto, forse mi sto facendo troppe paranoie.
Cerco di non pensarci mentre sistemo la valigia e prendo posto.
Ma la sensazione di inadeguatezza permane mentre l’aereo per Barcellona decolla.
   
 
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