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Autore: LyraB    19/04/2009    3 recensioni
Per salvare Narnia non basterà recuperare il Calice della Creazione: bisognerà distinguere gli amici dai nemici, scoprire di chi ci si può fidare, affrontare i propri sentimenti e sconfiggere le proprie paure... anche quelle inconfessabili.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Peter Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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regalo
XIX
Le tre cose che amo di più
La mattina dopo mi ero ripresa del tutto.
Ero ormai convinta che le mie erano tutte fisse da adolescente, e che non dovevo preoccuparmi troppo di come si comportava Lexander nei miei confronti. Lui poteva fare quello che voleva, nessuno glielo impediva,ma io amavo Peter.
Mi vestii con un comodo abito color porpora e legai i capelli nei miei adorati codini, pronta per iniziare un'altra giornata a Cair Paravel.
Uscii dalla mia stanza con l'intenzione di cercare Peter, ma non lo trovai da nessuna parte. Esplorai un po' il castello, ma avevo abbastanza paura di perdermi, così decisi di scendere nelle stalle.
Luce sembrava aspettarmi, perchè quando la vidi nitrì allegramente.
- Hai voglia di una cavalcata? - Chiesi io.
- Molto volentieri. - Rispose Luce scuotendo la bella criniera.
La sellai e le misi il morso, poi uscimmo.
La lasciai libera di galoppare nel bosco, per uscire lungo la spiaggia e cavalcare nella sabbia. Il sole splendeva infuocato in alto nel cielo turchino e faceva davvero molto caldo. Il vento della cavalcata mi gonfiava i capelli e mi faceva lacrimare gli occhi, ma mi faceva sentire viva.
Luce rallentò lentamente, e continuò al piccolo trotto lungo la battigia.
Scesi e le presi le briglie. Tolsi le scarpe e andai verso le onde, per cercare un po' di sollievo ai miei piedi accaldati. Quando l'acqua del mare mi ebbe rinfrescato, Luce mi diede un gentile buffetto sulla spalla.
- Forse è ora che torni, il sole è alto e staranno per mettersi tutti a tavola. - Mi disse.
- Hai ragione, è meglio rientrare. - Dissi io.
Le risalii in groppa e salimmo al passo su per la strada che portava al castello. La lasciai nelle stalle dopo averla strigliata per bene e averla ringraziata.
Entrai nella sala da pranzo, ma ero la prima.
Qualche minuto dopo di me entrò Peter, con un'aria così radiosa che quasi sembrava spandere luce propria.
- Buongiorno Elie! - Esclamò con allegria.
Mi si avvicinò e mi stampò un bacio su una tempia.
- Buongiorno Peter. Dove ti eri cacciato? Ti ho cercato!- Risposi io.
- Vedrai, vedrai! - Disse con aria saccente. - Tu piuttosto dove sei stata? Hai un aspetto stupendo! - Disse, pizzicandomi una guancia.
- Ho fatto una cavalcata in riva al mare. Aria e sole, un'ottima combinazione per cacciare i pensieri cupi. - Risposi.
Peter mi fece l'occhiolino, e l'arrivo dei principi e del re troncò la nostra conversazione.
Dopo pranzo Peter mi convinse a fare una passeggiata nel giardino.
Il “giardino” era una specie di serra, una zona piuttosto limitata appena fuori dalle mura del palazzo, in cima alla rupe, dove la natura cresceva colorata e rigogliosa.
Peter mi raccontò che sua sorella Lucy, la prima volta che erano andati lì, aveva desiderato un giardino e aveva iniziato a piantare rose, begonie, gigli e alberi da frutto, per rendere il palazzo ancora più bello. Lei non aveva mai visto quel meraviglioso posto, perchè Cair Paravel era stata distrutta dai Telmarini dopo la loro partenza, ma poi era stata ricostruita, e con lei anche il giardino della regina Lucy. Aprì il cancello che portava al giardino e ci ritrovammo immersi in boccioli color arancio e pesca: una miriade di tulipani ci circondava. In lontananza meli candidi, e romantici ciliegi dai petali rosati. Non sapevo se tutti quei fiori potevano sbocciare nello stesso periodo, ma quel posto era davvero meraviglioso.
- Oh, Peter... io adoro i fiori. Guarda che meraviglia quel pesco fiorito! E come sono belli quegli iris... e le pervinche! E guarda quelle margherite! -
Correvo da una parte all'altra, ridendo, cogliendo i fiori o annusando il loro profumo, senza fermarmi mai, e indicavo a Peter le cose più belle. Lui sorrideva e mi guardava correre in giro, ma non sembrava cogliere troppo intensamente la profonda bellezza di quel luogo incantevole.
Addentrandoci nel giardino, arrivammo a un gazebo di metallo bianco, finemente lavorato, coperto da piccole foglie verde scuro.
- Che bel posto, dov'è l'entrata? - Chiesi.
- Vieni. - Mi disse, prendendomi per mano.
Dal lato opposto si entrava, attraverso una piccola apertura.
Dentro c'erano due panchine di pietra e un tavolino rotondo. La luce era calda, verde, e il profumo era inebriante: attorno a noi decine di rose bianche, gialle e color pesca spandevano il loro profumo, dai petali aperti e dai delicati boccioli che spiccavano tra le foglie scure.
- Era questo che volevi mostrarmi? - Chiesi.
Peter scosse la testa.
- Non sapevo che tu amassi tanto i fiori. - Disse lui.
Mi avvicinai a una rosa e la annusai, riempiendomi i polmoni di quel profumo dolce e delicato.
- Quando ti ho detto che profumavi di rose mi hai fatto venire in mente questo posto. - Disse lui, avvicinandosi alla siepe e odorando un altro fiore, per evitare il mio sguardo. - A dir la verità tu mi fai pensare a una di queste rose. Una bianca, a dire la verità. -
Mi avvicinai e intrecciai la ma mano alla sua.
- Così delicata, così timida nel suo candore... eppure profumata, bellissima, perfetta come tutte le altre. Ma chissà perché gli uomini preferiscono le rose rosse. -
Peter si voltò e mi abbracciò con delicatezza, come se temesse di stringermi troppo e di farmi appassire. Ricambiai l'abbraccio, e con l'orecchio posato sul suo torace potevo sentire il suo cuore battere, un po' accelerato. Mi piaceva quel suono.
Mi sedetti sulla piccola panchina di pietra e lui si sedette vicino a me.
- Peter, perché non possiamo fare sapere in giro che siamo innamorati? Emeraude si è tanto raccomandata ieri... -
- Vedi, Elie, io qui sono comunque un re. E tu non sei che una Figlia di Eva, agli occhi di tutti gli abitanti di Narnia. Sarebbe uno scandalo, capisci? Aldian sarebbe costretto a cacciarci, non potremmo farci vedere in giro... Così lo teniamo nascosto, punto e basta. -
- Ma gli altri lo sanno? Intendo il re e i principi. -
- Beh, Aldian se n'è accorto subito, penso. L'intuito di una persona che ne ha viste tante nella vita queste cose le comprende al volo. Alderian e Lexander non lo sanno, ma magari se ne sono accorti, non lo so. Noi però non diamo loro modo di intuirlo, ok? -
- Ma non è giusto! - Esclamai.
- Giusto o sbagliato, è così. E adesso basta lamentarsi. - Disse lui con un sorriso.
Mi sollevò e mi prese sulle ginocchia, chiudendomi la bocca con un bacio.
Rimanemmo nel gazebo non so quanto tempo, abbracciati, a parlare sottovoce, senza nessun pensiero al mondo. Appoggiata alla sua spalla, con il viso immerso nell'oro dei suoi capelli o con le labbra di Peter contro la mia guancia, mi sembrava di essere in Paradiso. Avrei voluto lasciarmi andare, dirgli quanto lo amavo... ma quel giardino era pur sempre del palazzo, qualcuno poteva arrivare a momenti.
Tuttavia, da allora, il profumo delle rose mi ricorda sempre Peter e l'immensa dolcezza di quel pomeriggio di Narnia.
Quando il sole scese e le ombre divennero lunghe, Peter mi disse che forse era ora di rientrare.
- A me piace stare qui. - Dissi io.
- Possiamo tornarci. - Disse lui, alzandosi.
- Aspetta... ti prego, dammi ancora un bacio. - Dissi io.
Dannazione, ma non potevamo dirlo e basta? Tutti quei sotterfugi mi innervosivano.
Peter si chinò su di me e mi posò le labbra sulla bocca.
- Ora andiamo, o si chiederanno dove siamo finiti. -
Lo presi per mano e uscimmo dal giardino. Nostro malgrado, arrivati alle porte di Cair Paravel, lady Elizabeth e re Peter tornarono ad essere solo buoni amici.
Dopo la cena, mi distrassi solo il tempo di parlare un istante con re Aldian della scuola che frequentavo a Londra, che Peter era di nuovo sparito, piantandomi in asso.
Tornai in camera con un diavolo per capello.
Quando vidi la sua testa bionda spuntare all'angolo del corridoio che stavo percorrendo esclamai:
- Ti detesto quando sparisci così! -
- Vieni, dai, ho una sorpresa per te! - Disse lui, senza nemmeno curarsi del mio sfogo.
- Hai capito che ce l'ho con te o non mi hai nemmeno ascoltato? -
- Scommettiamo che appena vedi la sorpresa mi perdoni? - Disse lui.
Rimasi in silenzio.
- Può darsi. - Risposi poi con un sorrisetto. - Ma ti avverto che sono molto arrabbiata. -
- La mia è una sorpresa molto grossa. -
Mi guidò per qualche corridoio e poi su per una scala a chiocciola. Arrivammo infine davanti a una porta di legno scuro, su cui erano intagliati un sole e una luna.
Dalla finestrella accanto a noi avevo visto le prime stelle che si erano accese nel cielo azzurro cupo, e avevo capito che la sera era scesa da un pezzo.
- Questa è per te. - Disse Peter.
Mi mise in mano una piccola chiave d'argento, con una luna intagliata in cima. Un nastro verde passava nell'occhiello della chiave.
Lo guardai senza capire.
- Questa è la mia. - Una chiave d'oro con intagliato un sole, e con un nastro turchese attaccato brillò per un attimo nella sua mano. Poi disse: - Ok, ora chiudi gli occhi. -
Obbedii.
Sentii la chiave nella serratura e la porta aprirsi, poi Peter mi guidò qualche passo avanti.
- Ora puoi aprirli. -
Mi guardai intorno. Era una stanza piccola, e alla mia destra un caminetto di fronte al quale stavano due grandi poltrone dall'aria invitante mandava la sua calda luce arancione. Decine e decine di libri stavano nell'immensa libreria proprio sopra il caminetto. Un grosso scrittoio con un bellissimo candelabro di corallo stava nell'angolo di fronte a noi, e su di esso stavano fogli, penne, gessi e acquerelli colorati.
La parete di fronte al caminetto, quella alla mia sinistra, era un'immensa vetrata, e anche nel buio della sera vedevo le rose e i rampicanti disegnati sul vetro, così belli da sembrare veri. Sembrava la parete di una serra... anzi, del meraviglioso gazebo in cui avevamo passato il pomeriggio.
- Oh mio Dio, Peter, sono... sono senza parole. - Dissi io, senza fiato davanti a tanto splendore.
- Aspetta, non è ancora finita. -
Mi guidò alla vetrata, e aprì una porta, facendomi passare per prima.
Feci qualche passo e mi ritrovai su una balconata all'aperto, in cima a una torre del castello di Cair Paravel. Sotto di noi un dolce sciacquio rivelò il mare scintillante, quasi uno specchio liquido del firmamento sopra la mia testa. Il cielo era leggermente tinto di viola a ovest, oltre le montagne più lontane, e miliardi di stelle si erano accese nel velluto della notte. Una delicata brezza che sapeva di mare arrivò alle mie narici, e sentii il braccio di Peter circondarmi le spalle con un mantello.
Poi lo vidi appoggiarsi alla balaustra di pietra accanto a me. La luna piena stendeva il suo manto d'argento su di noi, e la luce era forte, chiara e limpida.
- Ho riunito qui le tre cose che ami di più: le stelle, i libri e... -
- E te. - Risposi io, con lo stomaco stretto dall'emozione e le lacrime agli occhi per la gioia.
- Veramente la terza cosa erano i fiori, ma fa lo stesso. - Disse lui, avvicinandosi a me e prendendomi il viso tra le mani.
Mi baciò con dolcezza sulla bocca, e io ricambiai, mentre ricacciavo indietro le lacrime.
Nessuno aveva mai fatto niente di così bello per me. Nessuno aveva scoperto il mio cuore a poco a poco e aveva conservato dentro di sé ciò che aveva scoperto per poi ricordarsene quando era stato necessario. Nessuno mi aveva mai dimostrato tanto amore.
Un sorriso piegò le mie labbra, premute a quelle di Peter, e le mie mani scivolarono tra i suoi capelli, mentre il mantello mi cadeva dalle spalle.
Lui si allontanò un po' e mi sorrise divertito.
- Allora ti piace? - Disse.
Scoppiai in lacrime, perchè non riuscivo a trattenermi più. Mi abbracciò ridendo e mi accarezzò i capelli, dicendo che non voleva farmi piangere, anzi.
Io mi scostai e asciugai il viso.
- Mi piace da impazzire. - Dissi, felice.
Poi mi gettai tra le sue braccia e lo baciai sulla bocca.
Quella sera le stelle videro tutto il nostro amore.

--***--
NdA: ed eccoci qui! Che romantico questo capitolo, eh? Quanto vorrei essere io quella che riceve tutte queste attenzioni! (Dannazione dannazione non posso andare un carenza d'affetto proprio mentre scrivo le ndA!!! ok ora mi ristabilisco.....)
Grazie Giulia e Benedetta! Sono felice che vi piaccia la mia storia! Sì, hai ragione, Benny (posso chiamarti così? ^^)... Lexander è un tipo in gamba.. decisamente un ragazzo in gamba! Beh ti stupirai dei prossimi capitoli..... Ha sorpreso anche me mentre li scrivevo! Anche a te grazie Jiu! Mi proccupo tantissimo di rendere "verosimile" quello che scrivo, ma certe volte è così difficile!
Mi fa piacere che certe volte funzioni! Beh, questo è uno dei miei capitoli preferiti.. insieme a "le donne lo sanno" e all'ultimo... che leggerete a breve.. almeno spero!!!
Grazie a tutti quelli che leggono (ogni volta sono più di una trentina!!!!!! *me scioccata*)
Baci baci!
*Flora*

   
 
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