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Autore: LaBabi    19/04/2009    0 recensioni
Christine, una ragazza di 17 anni qualunque. Ma ha un segreto, che nessuno conosce, ma durante la gita non potrà fare a meno di ricordare..
Un tema sociale non molto affrontato...ma penso sia giusto parlarne..
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~ I fiori della felicità ~



Scesi dall’autobus e a fatica mi trascinai dietro la valigia.
Accidenti se pesava, forse avevo preso dietro troppe cose, troppi indumenti, dopotutto saremmo stati via solamente due giorni, ma come avevano detto i nostri insegnati “il tempo è imprevedibile, soprattutto nel luogo della nostra meta” e così avevo preso con me magliette a maniche corte e lunghe, felpe, una giacca sottile e una più calda.
Quando arrivai mi guardai intorno, ero la prima. Guardai l’ora dall’orologio immenso posto sulla porta d’entrata della scuola, le 8.05. Accidentaccio, era prestissimo, maledetto autobus. Vabè dopotutto era l’unico con cui sarei potuta arrivare in orario, il successivo sarebbe arrivato troppo tardi.
Le panchine erano tutte libere, così ne scelsi una, mi avvicinai e mi sedetti. Presi dalla borsa l’i-pod e iniziai ad ascoltare della musica. Una canzone, due canzoni, tre canzoni. Nessuno arrivava.
Iniziavo a sospettare di aver sbagliato data, finchè non vidi arrivare da lontano una ragazza alta e snella, seguita da una signora grassottella sui quaranta anni dai voluminosi capelli tinti di biondo. Si sedettero nella panchina alla sinistra di quella in cui ero seduta io. Notando che le stavo seguendo con lo sguardo, la donna mi salutò in maniera altezzosa con un buongiorno.
<< Buongiorno signora>> risposi educatamente e ritornai a guardare il mio i-pod.
<< Cissy, >> sussurrò la donna << chi è quella ragazza? >>
<< Si chiama Christine, è quella nuova, arrivata due mesi fa.>>
rispose la figlia << Non parla quasi mai, a meno che non sia estremamente necessario. >>
La madre, la signora Harley, mi osservò così attentamente che nemmeno se mi avesse fatto una radiografia avrebbe visto di più.
Tornò a sussurrare con la figlia, probabilmente erano commenti sul mio abbigliamento o su qualcos’altro, ma non ero in vena di sentire cattiverie sul mio conto, così alzai il volume.
Lanciai uno sguardo veloce a madre e figlia e chiusi gli occhi, ma mi venne da sorridere. Ecco da chi aveva preso Cissy, il cui vero nome era Cassandra, il gusto nel vestire, anzi il non gusto. La signora Harley indossava una gonna lunga fino alle caviglie di colore blu elettrico, una maglia di colore verde acceso e la giacca di colore rosso. Sissy, invece, indossava un paio di jeans viola e la maglia di colore verde acido. Mi venne da sorridere, non sapevo fossimo durante le feste di Carnevale. Decisi di lasciar perdere le due oche malvestite e mi concentrai sulla melodia.
<< Ciao Christy! >> una voce sovrastò la musica, sapevo benissimo a cui apparteneva: a Melanie. La osservai avvicinarsi a me, come al solito era vestita in maniera strampalata, indossava un abito di colore nero, la cui gonna, piena di pizzi e merletti viola, era lunga fino alle ginocchia. Adoravo il suo stile. I suoi lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri facevano uno strano effetto con quell’abito. << Come sono stanca! >> esclamò lasciandosi cadere accanto a me, sulla panchina.
<< Stanca! Tu! Ma se sono stato io a portare fino a qui le tue valigie! >> la aggredì un ragazzo alto e snello, dai capelli biondi e gli occhi castani, mentre appoggiava le valigie a terra.
<< Ma Matty! >> obiettò la sorella facendogli uno di quei sorrisi che avrebbe convinto anche i santi.
<< Quante volte ti ho detto di non chiamarmi Matty! Sembra il soprannome di un bambino piccolo e indifeso! >> diceva lui sedendosi accanto a me, dalla parte opposta a quella della sorella.
<< Non sarai piccolo o indifeso, ma un bambino sì! Non l’hai nemmeno salutata! >> lo sgridò Melanie indicandomi.
<< Oh scusami, ciao Chrissie! >> mi salutò lui.
No, Chrissie no. Mi rievocava alla mente dei ricordi, alcuni felici, altri tristi. Non volevo che riemergessero, volevo che rimanessero lì dov’erano, nascosti. Chrissie. Sembrava di sentire la sua voce chiamarmi, che cavolata, era impossibile. Lui non poteva più parlarmi, toccarmi o abbracciarmi. Lui non esisteva più.
<< Matt, chiamami Christy, ti prego. >> La mia voce era bassa e triste, tanto che i miei due amici mi guardarono e il ragazzo si scusò.
<< Scusami, so che non ti piace quel soprannome, non ti chiamerò più così, promesso. >>
<< Grazie >> dissi cercando di sorridere, ma non ci riuscivo.
<< Sei eccitata per la gita? >> chiedeva Melanie. Alzai le spalle, non mi importava nulla.
<< Io sono felicissima! Non vedo l’ora di arrivare! >> diceva saltellando da seduta la mia amica << Anche Matthew è eccitato, vero fratellino? >> chiese al fratello spingendo molto sul doppio senso della frase. Sul volto di Matt si formò una strana espressione che mi fece ridere.
<< Ma che cavolo dici?! >> strillò lui facendosi di un rosso intenso. Io e la sorella scoppiammo a ridere sempre più forte finchè non ci vennero le lacrime agli occhi. Lui ci guardava strabiliato, poi, visto che erano arrivati i suoi amici si alzò e andò da loro.
<< Guarda, >> disse la mia amica dopo circa cinque minuti, indicando tre ragazze << è arrivato il trio “Splendore” >>
Osservai le tre giovani che si stavano avvicinando al luogo di ritrovo, Madison, Ashley e Britney. Queste vestivano sempre alla moda ed erano le reginette della scuola, tutti i ragazzi gli ronzavano intorno, ma loro ovviamente accettavano solo quelli stupendi e i migliori.
Non mi avevano ancora rivolto parola da quando ero arrivata; certo, nemmeno io ero stata molto amichevole sia con loro che con chiunque cercasse di socializzare con me, ma non mi importava. Vidi le ragazze avvicinarsi ai ragazzi e Melanie mi disse qualcosa, ma avevo altro in testa.
“Chissà se mamma ce la farà, ha una certa età e da sola non può farcela. Lei aveva detto che dopotutto erano solo due giorni, ma so già che rimarrò in pensiero per tutta la gita.”
<< Christy? Ci sei? >> chiedeva la mia amica scuotendomi distogliendomi dai miei pensieri.
<< Sì, scusami. Stavi dicendo? >>
<< Che Madison ci sta provando spudoratamente con Matt >> disse sorridendo la mia amica. Guardai il mio amico e mi venne da ridere: lei lo stava perseguitando strusciandosi addosso e lui invece cercava di scappare da lei.
<< Eh, ma lui ha qualcun altro per la testa >>continuava la bionda seduta accanto a me.
<< Davvero? Quindi a Matt piace qualcuno, chi? >> ero curiosa, dopotutto era uno dei miei migliori amici. La mia amica fece un sorriso che le arrivava da un orecchio all’altro.
<< Lo sai benissimo >> No, non lo sapevo. << Non lo sospetti nemmeno? Ma se si vede lontano un miglio! Lui è pazzo di te! >>
<< Mel, ma che dici! Non dire scemenze! >> ero molto stupita << E’ impossibile, siamo amici! >>
<< A casa non fa altro che parlare di te, mi chiede sempre se ti piace qualcuno. Fidati della tua amica Melanie Caroline White, lui ti adora! >> Ora ne ho la certezza, Mel era fuori, suonata, schizzata, impazzita. Stava per continuare quando arrivarono gli insegnati e il pullman, così, dopo l’appello ci fecero accomodare sul mezzo, che poco dopo partì.


“Lui è pazzo di te!” Nella mia testa risuonavano le parole della mia amica. “Lui ti adora!” Basta! Era impossibile, Matt era il mio migliore amico, lo conoscevo da una vita e non poteva essere che lui provasse un qualsiasi sentimento diverso dall’affetto fraterno o dall’amicizia. Lo guardai. Era carino sì, non lo negavo, ma non avevo mai pensato a lui come ad un ragazzo a cui piacere o che mi potesse piacere. Basta, discorso chiuso; decisi di fare finta che la mia amica non mi avesse detto niente; ma ecco che subito un altro pensiero mi balenò in testa.
“Chissà come se la sta cavando mamma a casa. Grace, Lucy e Tyler mi hanno promesso che andranno a controllare più volte possibili. Uffa, non volevo nemmeno venirci in gita, ma mi ha costretto. Accidentaccio!”


<< Pronto? >> rispose una voce dolce dall’altra parte del telefono dopo un paio di squilli.
<< Mamma, sono Christy. Come va? Tutto bene? >>
Un sospiro profondo. Oddio, doveva essere accaduto qualcosa di brutto.
<< Che è successo? >> chiesi allarmata.
<< Va come un’ora fa quando hai chiamato, come l’ora prima e l’ora prima ancora. >> Un altro sospiro. << E poi lo sai benissimo, visto che poco fa è passato tuo fratello a controllare e ti ha telefonato. >> Forse avevo esagerato un pochino.
<< Scusa. Comunque fra cinque ore sono a casa >>
<< Christine, >> disse con tono solenne << divertiti in questo poco tempo, è un ordine. >>
Mi venne da sorridere, mi immaginai che fosse davanti a me, e come ogni volta che diceva “è un ordine” con le mani sui fianchi.
<< D’accordo, ciao mamma devo scappare. Per qualsiasi cosa chiamami, ok? >>
In tutta risposta mi fu sbattuto il telefono in faccia.


<< Ragazzi, questa è l’ultimo momento libero prima di tornare a casa, quindi godetevelo. Andate. >> disse la professoressa Bantley.
In meno di trenta secondi tutti si volatilizzarono, anche Mel.
Guardai davanti a me, eravamo in un paesino vicino alla campagna. Non mi andava di girare per i negozi, così mi incamminai per una stradina e poco tempo dopo mi ritrovai davanti un campo immenso di girasoli. Una lacrima mi solcò il volto; senza accorgermene iniziai a correre e mi buttai a terra, a pancia in su.
Le gocce salate iniziarono a scorrere sempre più veloci sulle mie guance. Quel campo di girasoli aveva risvegliato ricordi dolorosi, ma vividi come non mai nella mia testa. Ero in un posto identico a quello quando feci l’amore per la prima volta. Una volta, molti penserebbero che non fa niente, invece a me aveva cambiato la vita in meglio.

<< Chrissie, amore, come ti senti? >> chiedeva il ragazzo a cui ero abbracciata. Era alto, muscoloso, capelli neri e occhi blu.
Alzai la testa e lo guardai negli occhi. Il mio blu nel suo.
<< Mai stata tanto felice. >>
Sul volto del ragazzo si formò un meraviglioso sorriso.
<< Ti amo >> mi sussurrò all’orecchio.
<< Ti amo >> risposi baciandolo.


Le lacrime scendevano incessantemente. Il loro flusso aumentò con il ricordo successivo, che risaliva a due mesi dopo.

<< Sono incinta >> dissi seria guardandomi i piedi. Due parole, pesanti come un cubo di cemento.
<< Cosa?! >> gridò il mio ragazzo.
<< Aspetto un bambino, ed entrambi sappiamo che è tuo. Se non lo vuoi.. >> fui interrotta.
<< Amore è stupendo! Un bambino, avremo un bambino! >> urlò più forte di prima mentre mi abbracciava.
Sorrisi.
<< O una bambina >> lo corressi dandogli un bacio.
<< Sarà un maschio >> disse convinto e dolcemente mi mise una mano sul ventre << Lo so, lo sento. >>
Lo abbracciai, poi lo guardai negli occhi.
<< Come faremo? Tu hai diciassette anni e io sedici, come faremo a crescere un figlio? >> ero seria e seriamente preoccupata. Eravamo troppo giovani per avere un bambino.
<< Non preoccuparti, non ci separeremo mai, io, te e il bambino. Tra due mesi, quando compirò diciotto anni ci sposeremo. Ho l’eredità di mio padre, vivremo senza problemi per sempre noi tre, e poi potremmo sempre diventare in quattro. >>
<< Ti amo, da morire >>
<< Anche io. Amore, vado a comprare una torta per festeggiare. Torno il prima possibile, che poi dovremo comunicare la notizia alle nostre madri >> disse prima di darmi un bacio e uscire dalla porta. Furono le ultime cose che mi disse.


<< Kyle! >> urlai con tutte le mie forze << Kyle, perché? Perché mi hai lasciato qui da sola! >> gridai al vento. Sapevo benissimo che non era colpa sua, ma di quell’auto che l’aveva investito in pieno appena era uscito dalla pasticceria.
<< Chrissie? Tutto ok? >> chiese un ragazzo guardandomi dall’alto, per poi sdraiarsi a terra.
Non ci vidi più.
<< Basta! Non mi chiamare così! Non puoi! Solo lui poteva, e ora non c’è più! >> gli stavo gridando addosso << Kyle! >> ricominciai ad urlare al cielo. Il ragazzo sdraiato accanto a me mi abbracciò e rimanemmo così per una decina di minuti, finchè non mi calmai totalmente.
<< Grazie Matt, perdonami per quello che ti ho detto >> mi scusai sciogliendo l’abbraccio.
<< Non ti preoccupare. >> Alzai lo sguardo e lo vidi. Era meraviglioso. Improvvisamente mi accorsi di volergli un bene diverso da quello che si vuole ad un amico.
<< Kyle. Ti va di parlarmene? >> sussurrò.
<< Era il mio fidanzato >>
<< Vi siete lasciati, mi spiace >> era triste.
<< No, lui mi ha lasciato per sempre. Un autista spericolato lo ha investito un anno e mezzo fa. >>
Mi attirò a te e mi abbracciò con forza, ma addosso a lui stavo bene, in pace. Dovevo confidarmi, se non l’avessi fatto con lui non l’avrei fatto con nessun altro.
<< E’ il padre di mio figlio >> Ascoltò e non fece una piega. << Ho un bambino, Matt. Ha un anno, si chiama Daniel. E’ tutto Kyle, a parte i miei capelli castani. Per questo non ho mai invitato te o Mel o chiunque altro a casa. Per questo non ho fatto amicizia con nessuno, perché prima o poi l’avrebbe scoperto e i ricordi sarebbero tornati alla mente e non volevo. Ma questo luogo mi ha riportato alla memoria tante cose, sai fu in un campo di girasoli simile a questo che per la prima volta io e Kyle ci dicemmo ti amo a quindici anni, che feci per la prima volta l’amore, e che quindi concepii Daniel. >>
Niente, non un fiato. Mi separai da lui, avevo fatto male a fidarmi?
<< Mi spiace tanto. Quindi questo luogo ti fa pensare a ricordi felici >> constatò prima di baciarmi. All’inizio non sapevo cosa fare, poi risposi al bacio, tanto che quando ci staccammo eravamo entrambi senza fiato. << Spero sia un altro ricordo felice >>
Gli sorrisi.
<< Mi accompagneresti in un posto quando torniamo a casa? >> chiesi strappando alcuni girasoli.


<< Ciao Kyle, come va? Guarda, questo è tuo figlio, Daniel. Come avevi detto tu è un bel maschietto. Gli ho dato il nome di tuo padre perché ho pensato che tu l’avresti chiamato così. Tua madre ci veniva a trovare spesso quando vivevamo ancora qui, ma ci siamo trasferiti a un paio d’ore da qui. Le avevo chiesto di venire a vivere con me, Dan e mia madre, ma ha detto che non voleva andarsene da quella casa, perché si sente più vicino a tuo padre. La capisco sai? Io non riesco a staccarmi da Daniel, non solo perché è mio figlio, ma perché ti assomiglia tantissimo e mi sembra che tu sia ancora qui quando sono con lui. Comunque Joan ci manda i soldi per il mantenimento mio e di Dan, anche se l’avevo rifiutato, ma ha insistito dicendo che tu avresti voluto così. >> dissi tenendo in braccio nostro figlio. Appoggiai il mazzo di girasoli sulla fredda lapide di marmo. << Ho trovato un campo di girasoli simile a quello dei nostri momenti felici, ho pensato di portarteli. Voglio scusarmi, non sono mai venuta a trovarti, ma pensavo che avrei ceduto, che non ce l’avrei fatta a sopportare di vedere la tua lapide, con inciso il tuo nome. Ma oggi sono qui e prometto che verrò spesso a trovarti, a raccontarti di tuo figlio. Ora vorrei presentarti una persona: si chiama Matt. >> In quel momento il ragazzo biondo si avvicinò a me e appoggiò una mano sopra la mia spalla, abbracciandomi. << So che tu mi diresti “Chrissie, divertiti, goditi la vita, hai solo diciassette anni, trova il ragazzo giusto per te e vivi anche per me”. Fino ad ora non avevo mai pensato di poter voler bene a qualcun altro oltre a te, ma oggi invece ho scoperto che invece è possibile. Mi piace Matt, tanto. E pensare che non l’avevo mai considerato come un ragazzo, ma solo come amico; ma oggi, dopo come mi ha ascoltato e si è comportato con me ho avuto il colpo di fulmine.>> Daniel iniziò a piangere. << Kyle, ti devo salutare, il bambino ha fame; è come te, quando è affamato non ci si ragiona. Prometto che torneremo presto. Ti saluto, ciao Kyle, dai un bacio al mio papà da parte mia. >> Toccai la foto nella lapide e, mano nella mano con Matt, mi diressi verso l’auto.
  
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