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Autore: l_s    19/04/2009    4 recensioni
"Guardo verso il basso, immaginando il rigoglioso riflesso del mio volto stinto nella fresca pozzanghera, un giorno d’estate.
E sento i bulbi oculari seguire lo sguardo e scivolare giù, così li contengo con le palpebre e nel buio mi capita di ricordare.
Ripenso al riflesso luccicante, che dovrebbe essere romantico ma non lo è, giacché liane incrostate di sporco mi avvincono le gambe, e boschi di rovi viscidi mi tirano i capelli all’indietro, mentre un Nemico invisibile mi sottrae lo scalpo."
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sostengo con le mani alla materia bianca e fredda.
Guardo verso il basso, immaginando il rigoglioso riflesso del mio volto stinto nella fresca pozzanghera, un giorno d’estate.
E sento i bulbi oculari seguire lo sguardo e scivolare giù, così li contengo con le palpebre e nel buio mi capita di ricordare.

Ripenso al riflesso luccicante, che dovrebbe essere romantico ma non lo è, giacché liane incrostate di sporco mi avvincono le gambe, e boschi di rovi viscidi mi tirano i capelli all’indietro, mentre un Nemico invisibile mi sottrae lo scalpo.
Le spalle sono scosse da fremiti, il corpo lancia urla di angoscia, una mano invisibile –la mia?- stringe e strattona lo stomaco, che si dimena inquieto.
A occhi chiusi, non è facile concentrarsi, tentare di non vedere le desolazioni che un cervello  velenoso continuamente mi propone.
Sento il sapore struggente della decomposizione che mi permea la lingua, la bocca, il respiro, fin giù nei polmoni, nello stomaco che scricchiola e urla ubriaco, e io lo invito a venire su, su, sempre più su, finché non mi riempie la gola e, urtando le labbra, scivola e rimbalza nella squallida pozzanghera.

Sento il freddo incatenarmi le braccia, il Nemico abbracciarmi le spalle, i polmoni fastidiosi rivoltarsi, disgustati dall’odore dolce di caramelle gommose e finte ch’egli emana. Ma la bocca sussurra che quel rivoltante Nemico non è poi tanto avverso, che il suo continuo privarmi di ciò che mi è vitale è in realtà sintomo di bontà, che vuole solo guarirmi dalle mie dipendenze. E il Nemico moralmente approva, dice che sì, è proprio così, ma i polmoni non sono d’accordo, e si agitano e turbinano verso l’alto, finché riescono ad allargarsi il varco della gola e via! si va giù, a bearsi nel lago fresco di vita.

E il Nemico mi abbraccia, mi stringe e mi penetra dentro, aspiro il suo odore dalle labbra, dalla pelle. Raggiunge le vene, prepotente si fa condurre fino al cuore, che comincia a battere impazzito, forte, sempre più veloce, sempre più rumoroso, sempre meno normale e meno inquadrato, finché finalmente si decide a scoppiare, a fuggire in schegge dalla caverna della bocca.

E il Nemico è sempre più dentro di me, il Nemico è quasi me, e reprime ogni movimento, tranne quello dell’inarrestabile cervello, che continua a mugugnare e a gemere e a protestare e a macchinare e a masticarsi e a spremersi e a tormentarsi, e il Nemico non lo sente, ma io sì.

Allora lo imploro di farsi vomitare almeno un po’ anche lui, come gli altri, glielo dico con il panico nella voce, ma lui mi risponde inquieto che io non lo vorrei, e invece è lui a non volerlo, proprio lui, che ragionevolmente ostinato mi ricorda che io sono lui, e non posso fuggirgli.

E io spalanco i miei occhi cadenti come stelle e corro a sbattere le spalle contro il muro, e il Nemico mi riconosce e si defila sdegnato, con la mia testa che mi urla bestemmie e gridi animali, e io mi scuoto e gocciolo tutta per il mio evidente fallimento.

E provo ad odiare, ma non ci riesco, provo a parlare, ma inciampo in labbra e parole e gesti che non sarò mai capace di compiere.
E provo ad odiare, e mi ritrovo ad amare tutto, persino il Nemico, insistentemente ed inesorabilmente.

[Provai persino ad essere fragile, un pomeriggio di morte, ma una forza inutile e vendicativa insisteva nel dichiarare la sua appartenenza a me]

E mi chiedo cosa mi resta, ora.

Non mi resta che piangere.

Non mi resta che sciogliermi nell’acido delle lacrime e mescolarmi con la sporcizia di questo desolato bagno pubblico.


   
 
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