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Autore: adorvlou    07/07/2016    0 recensioni
"Vorrei lasciare un segno in questo mondo." Disse Noelle. "Fare qualcosa che cambi anche solo la vita di una persona. Occupare un piccolo spazio nel cuore di qualcuno e sapere di avere un ruolo speciale nella sua vita, di valere qualcosa per quella persona. Uno spazio solo mio che chiunque sia possa ricordarlo." Lui la guardò fisso negli occhi per poi sussurrarle all'orecchio: "Lasciati dire, allora, che ovunque io sarò, mi resterà qualcosa di te, forse attimi, ma eterni."
Genere: Fluff, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pensavo di aver perso tutte quelle foto. Era passato così tanto tempo che non mi ero nemmeno disturbata a cercarle. Ne tenevo solo una, così, per ricordo, ma le altre chissà che fine avevano fatto. Eppure tutto d'un tratto erano lì, sul fondo di quella scatola. Quei due bambini, amici per la pelle, giocavano sul prato con un pallone nuovo di zecca. Lei aveva i lunghi capelli raccolti in una treccia e lui portava degli occhiali da vista, troppo grandi per il suo visino. La pelle di quelle bambina era rosea, sembrava fatta di porcellana, e gli occhi di quel bambino facevano invidia agli smeraldi. A prima vista sembravano inseparabili e forse lo erano davvero. La loro infanzia era lì. Foto dopo foto veniva raccontato ciò che li legava, quell'amicizia diversa dalle altre. Ma il tempo non rende mai giustizia e con il passare degli anni, anche quelle foto cominciavano a cambiare. E poi l'ultima di quella lunga serie. La bambina che sembrava porcellana, si era trasformata in una ragazza abbastanza carina ma con un sorriso più spento. Il bambino con gli occhi color smeraldo, era diventato un ragazzo un po' distante dal mondo reale. Il suo sguardo sembrava perso nel vuoto. Non erano abbracciati come una volta, né giocavano insieme felici. Lui era seduto ad un tavolo in un bar con amici e lei a qualche metro di distanza con il suo ragazzo. Qualcun altro aveva scattato quella foto. Tutti quegli squarci di memoria, frammenti di attimi, ricordi lontani nel tempo mi ricordavano quanto forte era la presenza di Michael nella mia vita. E mi servivano a non dimenticare quanto io ero stata ingiusta nei suoi confronti. Insieme alle foto c'erano anche altri oggetti, piccole cose che avevano fatto parte della nostra infanzia. Un portachiavi che gli avevo regalato, due braccialetti dell'amicizia, un paio di orecchini di quando ero piccola, i suoi occhiali da vista, un disegno di noi due che avevo fatto, biglietti di partite che avevamo visto insieme, una maglietta autografata dal nostro cantante preferito, CD di Bruno Mars, vecchi film che ci piaceva guardare insieme, il biglietto del cinema della nostra prima uscita da amici, e quella palla rossa, la stessa con cui giocavamo da bambini. Non mi spiegavo il perché di quella scatola. Per quale motivo Michael voleva rivangare il passato proprio ora? Ammetto di non essermi comportata da amica. L'ho lasciato solo quando aveva bisogno di me al suo fianco e questo, anche se lui dice di averlo fatto, non me lo perdonerà mai e nemmeno io. Avevo sbagliato e ne ero consapevole ma ormai era tardi. Presto entrambi avremmo preso strade diverse e in più c'era Calum, non avrebbe mai accettato il suo ritorno nella mia vita. Ed io? Io ero pronta? Non credo. Tolsi la scatola e la appoggiai sulla scrivania quando il telefono, che finalmente si era accesso, cominciò a squillare. Lo presi e per sbaglio, colpii la scatola facendola cadere. "Prontooo!" Risposi. "Noelle, mi sto annoiando da morire, vieni su Skype?" Si lamentò la mia amica dall'altro lato della cornetta. "Adesso accendo il..." I miei occhi si focalizzarono su un foglio accanto alla scatola, con dell'inchiostro nero sopra. Righe scritte tutte a mano. "Abby scusa ma devo staccare ci sentiamo dopo." Riattaccai subito. Mi abbassai e presi la lettera. Era scritta dalla mano di un bambino, o meglio di un ragazzino. Forse l'aveva scritta alle superiori e non aveva mai avuto il coraggio di darmela. Ero davvero curiosa di leggere. Mi appoggiai sul letto e cominciai. 
'Ehi Noelle, oggi è il primo giorno del primo anno di superiori. Ho un po' paura. Di cosa? Di perderti. Sei la mia migliore amica. L'unica persona che conosce davvero tutto di me. È figo averti come amica, mi fai stare bene e con te mi sento sempre libero di fare ciò che mi va. Non mi vergogno, non provo imbarazzo davanti ai tuoi occhi perché ormai sei diventata parte integrante della mia vita. Sei la sorella che non ho mai avuto. Però sappiamo quanto le superiori possano cambiare le persone. E tu, con questo tuo spirito, questa tua folle ma giusta teoria del vivere alla giornata, potresti capire che avermi accanto non è ciò di cui hai bisogno. Spesso mi sento un peso per te. Ma altre volte credo che tu mi voglia davvero bene come dici. Solo che io ho un grande problema, ho paura di dirtelo a parole, guardandoti negli occhi. Magari un giorno lo farò ma adesso lo farò su questo squallido pezzo di carta. Ecco vedi, voglio solo dirti che mi sono innamorato di te. Che non posso evitarlo e ogni volta che sorridi mi fai stare bene. Non credo che tu voglia una storia con uno come me, un po' sfigatello. Non sono in grado di difendermi dalle persone che mi attaccano, figuriamoci se riuscirei a difendere te. Però ci proverei, anche a costo di prenderle di brutto. Ma non ha senso sognare, credere che tra noi possa succedere qualcosa. Ho sempre saputo che tu sei troppo per me. Ci tenevo solo a dirtelo. Però ti prego, promettimi che non mi abbandonerai mai perché ti vergogni di me. Perché per la prima volta mi sono sentito accettato e con te mi sento al sicuro, a casa direi. Ti voglio davvero bene Noelle, il tuo Michael. 
PS: Buon primo giorno di scuola.'

Ero sul letto in lacrime già da mezz'ora quando sentii la porta chiudersi. Mamma era tornata e non avevo voglia di farmi vedere in queste condizioni, ne tantomeno caricare i miei problemi sulle sue spalle. Mi alzai e di corsa andai in bagno a darmi una ripulita e poi scesi sotto.

"Ehi mamma." La salutai scendendo dalle scale. "Ehi tesoro." Si avvicinò e mi diede un bacio. "Ti prepari?" Chiese lei. Perché dovevo prepararmi? "Perché? Usciamo?" Papà non c'era e di solito mamma non portava tutta la ciurma a mangiare fuori. "Indovina chi è tornato in città?" No, speravo che non si riferisse alla famiglia di Micheal. "Chi?" Feci finta di non sapere. "Gli Smith!!" Esclamò contenta. Aveva sempre adorato i genitori di Michael. "Andiamo a cenare da loro?" Chiesi subito. "Si, Joanna ci ha inviatati tutti li." Merda. "Adesso vai." Per quanto cercassi di evitare quel ragazzo, ovunque mi girassi lui era lì.

"Complimenti Joanna, la cena era davvero ottima." Mi complimentai. "Grazie Noe." Rispose sorridendomi. "Vi do una mano." Proposi a mia madre e a quella di Michael. "Oh no, facciamo noi, voi ragazzi alzatevi pure." Rispose lei. Così non insistei , non mi era mai piaciuto sparecchiare. Andai in salone e mi accomodai sul divano. "Tesoro, Michael sta andando a buttare la spazzatura, perché non lo aiuti?!" Oh certo mamma e a questo punto perché non chiuderci direttamente in una stanza solo noi due. "Ma c'è freddo.." Cercai una scusa. "Noelle." Disse lei con tono serio. "Mamma." Replicai io. "Signora, posso andare anche solo, non si preoccupi." Oh grazie al cielo. "Oh no tesoro, Noelle ti aiuterà." Mi fissò e io mi alzai sbuffando. "Andiamo." Dissi prendendo il sacco e chiudendo la porta.

"Mi dispiace averti fatta alzare con questo freddo." Oh certo. "Tranquillo.." Risposi freddamente. "Come va? In generale intendo." Mi dava fastidio questo suo far finta di niente. "Perché? Michael, perché lo hai fatto?" Non riuscii più trattenermi. "Di cosa parli?" Odiavo quando faceva così. "La nostra amicizia non sarà più quella di prima ma, questo non vuol dire che io non riconosca quando menti. Perché lo hai fatto?" Lui gettò il sacco e mi guardò. "Non lo so. Forse volevo vedere come ti saresti comportata." Rispose. "Lo sapevi già Michael. Non avevi bisogno di fare quella cazzata." Dissi alzando un pó il tono di voce. "E che ne sai? Tu mi hai snobbato. Hai preferito quel coglione a me. Io che ti sono sempre stato vicino, che non ti ho mai mentito. Io che sono sempre stato la persona che più ti ha amata su questa cazzo di terra. Me lo meritavo? Dimmi solo questo." La risposta era palese. No, non lo meritava. "Se mi amavi così tanto avresti dovuto avere le palle di dirmi tutto in faccia. Subito. E non dopo tutto questo tempo con una stupida lettera e una scatola piena di ricordi inutili. Dovevi combattere per me come ha fatto Calum. Io non me ne faccio niente di tutte quelle cazzate che mi hai scritto, ne tanto meno di tutte quelle cose che hai messo lì. Quelle appartengono al passato e deve rimanere tale. Apri gli occhi. Smettila di giocare al bambino innamorato. Cresci e va avanti una buona volta!" No. Non lo avevo detto. "Io, non volevo." Dissi subito dopo. "No, lascia stare. Ho sbagliato io, come sempre. Arrivo in ritardo e mi faccio sempre fregare. Pensavo di poter cambiare le cose ma evidentemente non avevo fatto i conti con la nuova Noelle." Ed ecco il colpo finale. "Aspetta." Dissi correndogli dietro. "No, ho aspettato troppo tempo. Hai ragione tu, è arrivato il momento di aprire gli occhi e andare avanti." Entrò in casa e andò dritto in camera sua. Tutti mi guardarono e in quel momento avrei preferito scomparire. Che giornata di merda!

Tornati a casa salii subito in camera e mi buttai sul letto. Tutto il contenuto della scatola era rimasto a terra. Non potevo aver detto davvero quelle cose. Quello che più mi dava fastidio era che stavo lasciando al passato e alla tristezza di prendere il sopravvento su di me e quegli oggetti erano lì solo per ricordarmi quanto i ricordi potessero far male. E quanto in quel momento mi stessero logorando fin dentro le ossa.

   
 
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