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Autore: La_Giullaressa    09/07/2016    3 recensioni
Will si appiattisce contro il muro, trattenendo il fiato, il respiro che gli brucia nella trachea.
Passo dopo passo, con lo spirito di Abigail sulla spalla, ha seguito le tracce di Hannibal fino a Firenze.
Vorrebbe godersi lo splendore intramontabile della città, chiudere gli occhi e sprofondare nel placido sciacquio dell'Arno. Vorrebbe sparire e portare il suo odio – e il suo amore – per Hannibal nel vuoto assieme a sé, fino ad eliminarne ogni brandello dalla faccia del pianeta.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'oscurità nel mio cuore cap1

(Lo Studiolo, Firenze)



- Quale crudeltà attira la sua attenzione, signor Dimmond?-


Will si appiattisce contro il muro, trattenendo il fiato, il respiro che gli brucia nella trachea.

Passo dopo passo, con lo spirito di Abigail sulla spalla, ha seguito le tracce di Hannibal fino a Firenze.

Vorrebbe godersi lo splendore intramontabile della città, chiudere gli occhi e sprofondare nel placido sciacquio dell'Arno. Vorrebbe poter obliare il suo cuore martoriato dal dubbio e la consapevolezza del grave ufficio che è chiamato ad assolvere. Vorrebbe sparire e portare il suo odio – e il suo amore – per Hannibal nel vuoto assieme a sé, fino ad eliminarne ogni brandello dalla faccia del pianeta. Il mondo è già abbastanza contorto e crudele, anche senza quel sentimento a gravarlo di un ulteriore fardello.


- La sua… dottor Fell.-


Will rilascia il fiato e si sporge oltre il bordo di legno della porta, magistralmente intarsiata.

Hannibal è lì, a pochi passi da lui, con addosso un impeccabile completo ed un papillon che su chiunque altro sarebbe eccessivo, al limite del ridicolo, ma che sulla sua gola riesce ostinatamente ad essere perfetto, l'inevitabile completamento del suo vestiario ricercato.

Sta parlando con un uomo la cui vista, senza alcun motivo, fa correre un brivido di gelida ostilità lungo la schiena di Will. Ha l'aria boriosa, quell'uomo, e ancora non sa di essere una misera bestiolina che si sta infilando a testa alta fra le zanne della fiera. Will vorrebbe provare compassione, per lui, ma la compassione è qualcosa che ha perduto tanto tempo fa, e che non vorrebbe ritrovare.


- Non m'illudo sulla moralità – sta dicendo la bestiolina saccente – se così fosse, sarei andato alla polizia.-


Will deglutisce. Ha pensato quasi ininterrottamente a quell'incontro. A cos'avrebbe detto ad Hannibal, a cosa sarebbe potuto succedere. Ha previsto decine – forse centinaia – di variabili, e finivano tutte, inesorabilmente, con la morte di uno, dell'altro o di entrambi. Ma, dopotutto, la morte non è la fine di tutto ciò che ha vita? La morte non deve correre, deve solo attendere.

Eppure ora, quando solo un passo lo separa da lui, improvvisamente Will ha la gola secca, ha dimenticato l'articolata perifrasi che ha elaborato nelle sue notti insonni, vegliato dagli occhi azzurri di Abigail.

Ma deve agire – ora, prima che gliene manchi il coraggio -, così oltrepassa la soglia, con un lieve colpo di tosse.

Hannibal si volta e, per un attimo, Will legge una compiaciuta sorpresa, nei suoi occhi.

Rimane immobile.

L'altro uomo gli rivolge un sorriso falso come Giuda, che maschera il fastidio per quell'interruzione.

- Oh – commenta, posandosi una mano sulla gola coperta da una sciarpa – non pensavo aspettasse compagnia, dottor Fell.-

- Effettivamente – concede Hannibal – è una visita che non speravo di ricevere così presto.-

Will annuisce, per un istante inghiottito dai suoi occhi, dove le ombre per il tradimento passato si sposano con gli scorci dei diletti futuri, in un matrimonio che è una lotta e che è, al contempo, furiosa e piena di bellezza.

- Trovo sempre un modo per fare visita ad un vecchio amico.- riesce ad articolare, quando si sente addosso lo sguardo pedante e sospettoso dello sconosciuto.

Hannibal inclina la testa e sorride, allargando un braccio:- signor Dimmond, sono lieto di presentarle Randall Tier. Randall, lui è Anthony Dimmond. E' un incredibile piacere potervi introdurre uno all'altro anche se sono convinto che, visto la storia che condividiamo, un giorno vi sareste comunque incontrati.-

Will cerca di mascherare l'irritazione – l'imbarazzo – di essere stato presentato col nome della sua vittima, dell'uomo che ha ucciso per assecondare i disegni contorti di Hannibal e, nondimeno, la bestia di oscurità annidata nel proprio cuore. E' un tentativo futile – mentire al proprio psichiatra, un'idea destinata senza dubbio al trionfo!-, e Hannibal se ne accorge, e un barlume di quell'insopportabile sorriso è di sicuro generato dalla consapevolezza del suo disagio.

- Signor Tier, che piacere.- si prostra Anthony Dimmond, tendendogli una mano.

Will la stringe, senza convinzione. Sente gli occhi di Hannibal divorare ogni centimetro della sua pelle, studiare ogni minimo mutamento occorso al suo viso, in quei mesi di distanza. Sente la sua disapprovazione, per il velo di barba ispida che gli copre le guance, per la giacca logora, per i capelli incolti, ma anche il suo desiderio. Di contatto, di condivisione. Di vita e di morte, in un connubio che solo Hannibal Lecter può concepire e di cui vorrebbe delegare a Will l'ardita realizzazione.

- Signor Dimmond – riprende Hannibal – vorrei intrattenermi ancora con lei, ma Randall ha affrontato un lungo viaggio per farmi visita, e sarebbe oltremodo maleducato non dedicargli la mia incondizionata attenzione. Se permette, potremo riprendere la nostra conversazione in un momento più appropriato.-

Dimmond s'irrigidisce, contrariato, e sul suo viso da volpe si dipinge un'espressione confusa. Will può quasi fisicamente percepire il suo smarrimento.

- Non… - esita un attimo, poi ritrova la propria sicumera – non credo che la nostra chiacchierata possa essere interrotta proprio adesso, dottor Fell. Sento che stavamo giungendo ad una… rivelazione.-

In altre circostanze, Hannibal potrebbe distruggerlo con una battuta di congedo ed un'occhiata raggelante, ma ora ogni suo sguardo è per Will. I suoi occhi sono quelli di un uomo che non ha mai visto nulla di tanto bello nella sua intera esistenza e, per un attimo, Will si sente travolgere da tanta ammirazione. Perde la presa sulla realtà, su tutte le sue convinzioni ed i suoi dubbi, su tutte le crepe dei suoi pensieri, le contraddizioni dei suoi desideri. Si lascia cullare, da quello sguardo, mentre la faina con la sciarpa pigola qualcosa che potrebbe suonare come una protesta.

- La prego, signor Dimmond.- riprende Hannibal, in un tono che sposa perfettamente cortesia ed intransigenza – sono certo che avremo presto un'occasione più propizia per analizzare la sua rivelazione.-

Will socchiude gli occhi e, nel buio, la sua mente proietta immagini di sangue e di poesia.

Dimmond esita ancora per qualche secondo poi batte in ritirata, con la coda fra le gambe, borbottando un saluto sbrigativo. I suoi passi riecheggiano per le stanze vuote del palazzo fino a smorzarsi e scomparire.

- Spero di non aver interrotto nulla di importante –

Hannibal inarca un sopracciglio:- spesso ho considerato questi mesi come un'interminabile interruzione nel nostro rapporto. In questa prospettiva, il tuo arrivo ha fatto ripartire l'orologio.-

Will scuote la testa. Il suo sguardo si ferma sulla mascella di Hannibal, prima di essere inesorabilmente attratto dai suoi occhi. Sono sempre gli stessi, scuri ed indecifrabili, eppure da qualche parte, nell'oscurità, Will riesce ad intravedere un'eco dell'ultima, devastata espressione che gli ha rivolto, prima di lasciarlo a sanguinare sul pavimento della cucina.

- Sono felice che tu mi abbia trovato, Will. E, certo, non potevi scegliere una cornice migliore.-

Un sorriso involontario distende le labbra di Will, quando ribatte:- non ho avuto molto tempo per dedicarmi al turismo.-

- Peccato.- Hannibal muove un passo, verso una grande finestra, che si affaccia sulla piazza – Firenze è, senza tema di smentite, uno dei luoghi più eccezionali mai plasmati dall'ingegno umano. Altre città sono state edificate con pietra e legno, ma la bellezza di Firenze non le viene solo dall'architettura, ma dall'arte, dalla poesie, dall'intelletto di chi ha calpestato le sue vie – un sospiro sembra fuggire dalle sue labbra – avrei voluto mostrartene ogni angolo, Will. A te e ad Abigail.-

- Lo so – mormora Will, appoggiandosi al davanzale

- Puoi perdonarmi, per averci tolto nostra figlia?-

Will sente una stretta al cuore, mentre i ricordi lo trascinano indietro, a quella notte, a tutto quel sangue, allo sguardo di paura e di dolore negli occhi di Abigail. A quella stessa domanda, rimasta sospesa nell'aria, densa di disperazione.

- Non lo so – sussurra, quando sente la mano di Hannibal posarsi sulla propria spalla – il rancore per la sua morte è l'unica cosa che mi rimane di lei.-

Hannibal annuisce, gravemente. Il suo respiro caldo sfiora la nuca di Will, come una carezza.

- Se ti chiedessi perché sei qui, potrei sperare in una risposta sincera?-

Will fa una smorfia, simile ad un amaro sorriso:- non sono bravo a mentirti, dottor Lecter.-

- Vuoi che non te lo chieda?-

- Mi sentivo soffocare – risponde Will, ed è liberatorio poterlo finalmente dire a qualcuno – non so se se per la nostalgia, o perché ti sapevo libero di portare indisturbato la tua crudeltà in un altro continente.-

- E ora respiri? – gli chiede Hannibal, in un sussurro sul suo collo

Will si volta, fronteggia i suoi occhi, le labbra dischiuse, il sorriso che rivela un canino acuminato. La sua pelle, lo scorcio di gola lasciato scoperto dal colletto della camicia.

- Sì – ansima, appoggiando una mano sul suo fianco.

Lui gli sfiora la guancia con le dita e, per un istante, Will si chiede se sia una coincidenza o una profezia, che lo stia accarezzando come nel loro lungo, sanguinoso addio.

- Mio splendido Will.- pronuncia Hannibal, in un roco sussurro, assaporando il suono del suo nome.

Will chiude gli occhi, sopraffatto dalla devozione nella sua voce e dalla consapevolezza che lui sa. Che, come sempre, Hannibal ha superato il corso dei suoi pensieri, ha letto le sue intenzioni prima che lui le accettasse. Sente una seconda, più definitiva stretta al cuore quando realizza che lui sa e che glielo lascerà fare, gli permetterà di decidere il fato di entrambi (è inevitabile, a tal punto i loro destini sono intrecciati, in un nodo inestricabile. E sanguinano, ogni volta che tentano di scioglierlo.)

- Non so se posso vivere, senza di te.- sussurra, ormai sulle labbra di Hannibal

Lui annuisce:- ma hai decretato che è tempo di scoprirlo –

Lo bacia nell'attimo esatto in cui Will estrae il coltello e glielo conficca nello stomaco.

I loro respiri s'intrecciano, mentre la lama affonda nella carne di Hannibal ed un gemito di dolore rimane intrappolato fra le loro labbra.




- I Tre Campanelli della Giullaressa

Primo: Dio, è passata una vita dall'ultima volta che ho condiviso qualcosa su EFP! Mi sento vecchia ed arrugginita (e anche la mia conoscenza dell'html zoppicava alquanto, ma, ehy, è come andare in bicicletta, no?), ma soprattutto in colpa perché, con tre giorni per preparare un esame, non riesco a pensare ad altro che ad Hannibal (e a Will. Possibilmente uno sopra all'altro, che Dio li benedica).

Secondo: nota tecnico-burocratica (non proprio, ma il termine "burocratico" mi mette di buonumore): se riesco a seguire i miei programmi, la storia avrà tre capitoli. Ma non garantisco, ho un pessimo rapporto con l'autoregolamentazione. Ad ogni modo, la storia comincia durante Antipasto (Capitan Ovvio mode: on)

Terzo: e… niente. Siate buoni. O cattivi. O come preferite (ma sempre shippando Hannigram)


--- Grazie per essere giunti fin qui!

-- Baci!

- Vostra,

Giullaressa



   
 
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