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Autore: kamy    09/07/2016    0 recensioni
E se Steve e Tony salvassero un bambino molto particolare?
[SuperHusband]
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sorpresa, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap.3 Gli zii
 
Steve guardò i resti dell'aereo precipitato. Tony stava usando il getto del reattore arc per spegnere i focolai dell'incendio.
"Hanno ucciso anche i suoi genitori. Cosa vogliono da quel bambino?" chiese.
"Spero tu non abbia intenzione di prendere a carico tutti quelli lasciati orfani dagli aerei che precipitano, o possiamo aprire un orfanotrofio" ribatté Tony.
Atterrò, sbuffò sonoramente togliendosi il casco dell'armatura e si voltò.
"Dobbiamo localizzare il resto della famiglia e metterla sotto protezione".
Steve si massaggiò la spalla. "Non trovo bambini a ogni angolo della strada".
Tony sorrise passandosi la mano tra i capelli, lo raggiunse e alzò lo sguardo.
"Ascolta, ha una famiglia. Dobbiamo metterla al sicuro, e lasciare stia con loro. Non possiamo rubarlo".
Indicò l'aereo con un ampio gesto del braccio, scosse il capo.
"Il nostro lavoro è tenere il moccioso al sicuro e trovare chi è così deciso ad avere marmocchi con poteri da far precipitare aerei".
"Non sarebbe né furto né rapimento" borbottò Steve a bassa voce. Strinse le bretelle dello scudo.
"Chi è il prossimo della lista?" domandò.
Tony ridacchiò, gli diede qualche pacca sulla spalla e socchiuse gli occhi sogghignando.
"Andiamo, Cap, se vuoi un bambino da crescere con me possiamo trovarne uno che non abbia degli zii". scherzò.
Gli fece l'occhiolino, si scostò e infilò nuovamente l'elmo facendo scorrere lo sguardo sullo schermo.
"Intendi gli zii? Credo siano i parenti più prossimi del nostro marmocchio".
"Sei tu che hai i dati" gli rispose Rogers, affiancandoglisi.
Tony gli diede un'altra pacca con un sorriso.
"Vedila così. Gli zii lo crescono nel periodo più duro, poi appena smette di svegliare tutti alle tre di notte possiamo riprenderlo e addestrarlo".
Avanzò dirigendosi verso il jet parcheggiato lì vicino, voltò il capo sogghignando.
"Andiamo mammina, assicuriamoci che il nostro futuro pargolo abbia una famigliola carina".
Steve lo seguì fino al jet e vi salí.
Tony si mise ai comandi, chiuse il portellone e attivò il pilota, piegò il capo e sorrise.
"Pronto?" chiese.
Steve strinse le labbra.
"Speriamo non siano razzisti".
Tony roteò gli occhi, fece partire il jet e impostò le coordinate.
"In quel caso, possiamo sempre tenerlo noi".
"Stark, senti...". Iniziò Rogers, guardando lo scenario mutare fuori dal finestrino.
Tony voltò lo sguardo, tenendo stretti i comandi tra le dita tese.
"Mnh?" chiese.
"Hai mai voluto una famiglia?" domandò Steve, corrugando la fronte.
"Non particolarmente", disse Tony, "intendo, tutti i bambini ne vogliono una; ma non ho mai pensato di farne una mia prima di avere Pepper".
Sospirò guardando davanti a sé con gli occhi socchiusi, strinse la cloche deglutendo e sogghignò.
"Ma non è autoevidentemente destino, e lei non ne vuole una. Non con me di certo, comunque".
Steve si strinse le ginocchia.
"Pensavo che Pepper ti meritasse di più" ammise.
"Non è colpa sua" la difese Tony.
Fece scorrere lo sguardo sulla cartina olografica e virò leggermente sospirando.
"Sono così concentrato sulla missione, sul proteggere tutti, sul salvare il mondo, che dimentico la vita che potremmo avere. Lei non riesce a sopportarlo. Non più".
"Beh, per gli Avengers tu sei una famiglia e ti stimano per quello che fai per il mondo" rispose Rogers. Chiuse gli occhi ed appoggiò la testa al sedile.
"Io ho sempre desiderato una famiglia, per sentirmi a casa e non fuori posto".
Tony rise in modo sarcastico scuotendo il capo, oscillò una mano in aria digitando velocemente qualcosa su uno schermo con l'altra.
"Gli Avengers mi considerano un bancomat che gli salva il culo, non essere troppo romantico" disse.
Voltò il capo e inarcò un sopracciglio aggrottando la fronte.
"Fattene una, no?".
Steve riaprí gli occhi e vide i palazzi della città farsi più vicini.
"Ormai non é più tempo per me di sognare casette in campana, con rose alle finestre e bambini intorno al fuoco di un camino".
Tony scrollò le spalle, rese il jet invisibile solcando la città velocemente.
"C'è sempre tempo per sognare, abbiamo diritto ad una vita", disse, "specie perché nessuno ci paga per non averla" scherzò.
"Ho avuto quello che conta" ribatté Steve. Osservò il jet iniziare a scendere.
Tony lo guardò, strinse le labbra, scrollò le spalle e tornò a concentrarsi sulla manovra d'atterraggio.
"E forse avrai anche di meglio".
Steve arrossì. Tony finì di parchieggiare il jet sopra un terrazzo di un caseggiato popolare.
"Gli zii sono del Queens, noto".
Tony aprì il portellone, si alzò e infilò l'elmo di Iron Man sotto il braccio.
"Ti sentirai quasi a casa, allora" disse.
Steve gli diede una gomitata e ridacchiò.
"Brooklyn è peggio" ribatté. Si diresse verso la scala che portava agli appartamenti e aprì la porta di metallo massiccio.
Tony lo raggiunse, sogghignò e gli diede una pacca sul braccio.
"Immagino che lo scopriremo".
Steve annuì e scese lungo le scalinate, tenendo china la testa.
  
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