Storie originali > Generale
Segui la storia  |       
Autore: Rozen is not Eisenweald    20/04/2009    0 recensioni
Cosa hanno in comune una Mangaka, uno studente di Cinematografia e storia del Cinema e una scrittrice? Creano l’Arte.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Roma, macchebbellacittà.” Lo disse tutto d’un fiato senza neanche respirare, buttando le parole alla bell’e meglio. Non gli piaceva Roma, gli pareva uguale ad ogni altra città, grande, caotica, piena di teste di cazzo. Si divertiva, scendendo dalla scalinata dell’ateneo, con quella cartella a tracolla, ad aspettare che gli altri uscissero. E quando la folla proveniente dall’istituto si diramava per le scale, lui iniziava a contarli,uno ad uno, pronunciando ad alta voce il numero. “Però. Non ne fanno più tante come una volta.” Era rimasto deluso del suo risultato odierno, ne aveva contate solo quindici. Quando tutti gli studenti del corso di Filmografia se ne furono andati, lui risalì le scale e si sedette su una di quelle panchine verdi, mezza sverniciata e mezza arrugginita. Mise la cartella alla sua destra, estrasse l’unico libro e prese dall’astuccio una matita, e con tutta la voglia che aveva in corpo si mise a studiare. Il grande peso era così intitolato: Grande Storia del Cinema, Volume II, da Fritz Lang a Woody Allen. Sottolineò più volte il titolo di un film, Il Dottor Mabuse, Film diretto da Lang stesso, nel 1922. Prese un post-it dalla tasca sinistra della cartella e ce lo attaccò vicino, scrivendoci con la sua particolare calligrafia “Comprare il Libro, Noleggiare il Film”. Sbuffò e si spettinò i capelli bruni, già spettinati dall’inizio della mattinata. Tsé. Corti ed isterici. Rimise il portamine nell’astuccio e insieme al libro, nella cartella. Si rimise lo zaino a tracolla e scese pian piano la scalinata dell’università. Un edificio grande e vecchio, ma a giudicare dalle poche crepe e dall’aspetto curato e poco imbrattato dai Writers, dava l’impressione che potesse sopportare ancora per tanto il peso degli anni. Si voltò un’ultima volta verso l’edificio e sorridendo, si avvio verso quella che poteva definire “casa”. Una piccola villetta, ad un piano solo, isolata dal centro urbano, era per quell’anima tutt’altro che in pena, l’unico luogo di ristoro dal brusio della metropoli. Conviveva con altri due artisti, in casa. La frase che usciva dalle tre bocche per incoraggiarsi a vicenda, era di solito “Mica c’ho scritto Gaio Cilnio1 in fronte, io!” e dopo una risata fragorosa, tutti parlavano di come era andata quella giornata di “lavoro”. Una scriveva, l’altro studiava, l’altra disegnava. Tre stanze, tre menti, e la maggior parte delle volte, tre canzoni di sottofondo sparate a mille per isolarsi. “Casa”? No, non è il termine esatto. Forse, ci vuole un termine enciclopedico per descriverla, insieme ai suoi inquilini. Diciamo che quella villetta si può definire con “manicomio”. Ma anche con “mattatoio”, “bordello”, o anche, per renderla con un termine molto aulico “Casa di Tolleranza”. Non per le grandi risate… anzi anche forse per quello. Ma in primo luogo, quanto per l’eccessivo casino che era solito venir fuori dalle finestre spalancate della casa: una gran varietà di musica e di rapsodie, idee a luci rosse, gialle e verdi, boccette di china, pennelli, tastiere, mouse, risme di carta, pellicole in bianco e nero o a colori, anche DVD, libri di testo e telefoni. Fortunatamente i tre inquilini erano lontani dal centro abitato della città. Non oso pensare cosa sarebbe accaduto se Alba, Irina e Davide avessero affittato o comprato una casa in città. Eh, io li conosco bene, quei tre matti. Fin troppo bene. No, non sono una persona estranea, e no. Non sono Dio. Non credo che se Dio avesse tempo lo sprecherebbe per badare a tre menti bacate come loro. E neanche per una gran testa di cazzo come me. Un amico di famiglia. Un sano di mente. Beh. Non sono bravo ad autodescrivermi. Ma torniamo a loro. Sì, loro sono i personaggi su cui dovete incentrare la vostra più totale attenzione, ogni dettaglio perso, è perso. Spalancate i vostri occhi, e immergetevi nei meandri dei miei ricordi. Convivevano felici nel loro mondo di fiaba. Ed è da quel mondo incantato, che inizia Le Celebri. Di certo non mi avete ascoltato, me lo sento. Vi state chiedendo con tutti voi stessi chi io sia o cosa sia. Vi dico, ancora, di non preoccuparvi, potete benissimo chiamarmi Iroquois Pliskin, e considerarmi un amico. Non voglio dirvi nulla, perche Irina si arrabbierebbe, Alba andrebbe su tutte le furie, e Davide mi prenderebbe a legnate. Vi dico che loro tre sono i tre vertici di un triangolo. Un triangolo di amore e amicizia. Un triangolo saldo ed indistruttibile. Un triangolo di creatività.
________________________________
1 Riferimento a Gaio Cilnio Mecenate, protettore di Orazio e di altri poeti latini. Da qui il nome per antonomasia, “Essere un Mecenate”.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Rozen is not Eisenweald