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Autore: LittleDreamer90    09/07/2016    7 recensioni
Una mattina di pioggia. Uno di quei pigri giorni di inizio inverno, in cui il tempo sembra sospeso, annoiato anch'esso.
Una serie di coincidenze che portano ad un galante gesto di aiuto da parte di uno sconosciuto.
Un incontro avvenuto forse per caso, forse per volontà del Fato.
Tutto si limiterà ad un'unica stramba giornata fatta di curiosi ed impensabili incontri o l'amore ci metterà il suo zampino?
*************
Long-fic di "Di ombrelli, Pioggia, Caffè e fermate del bus"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Inuyasha, izayoi, Kagome, Miroku | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2    Le curiose ripercussioni del perdere una zia!


All’annuncio di mia madre rimango inebetito qualche secondo. Zia Kaede è sparita?

Riprendendo l’uso delle mie facoltà motorie e di eloquio, apro il portone, fiondandomi di sotto.
- Come è possibile, mamma? Hai provato a – inizio, ma subito lei mi interrompe:
- Certo! Per chi mi prendi, figliolo? Ho già provato a chiamarla a casa e poi, dato che non mi rispondeva, sono passata al cellulare, ma anche lì nulla di fatto. Allora ho pensato che magari fosse caduta in casa, così ho telefonato alla vicina, chiedendole di andare a controllare… e la signora mi ha detto che l’ha vista rincasare verso le 17 con la spesa, ma che poi è uscita di nuovo – mi spiega concitata.

Sospiro. Per tutti i Kami, quella dannata vecchina ci farà diventare matti!

- Ok, mamma, niente panico. Facciamo così: tu mettiti tranquilla in casa – “Certo, InuYasha, come se fosse facile! Sai benissimo com’è tua madre! Starà in ansia tutto il tempo!” - Io intanto prendo le chiavi e vado a casa sua a dare una controllata. Magari potrebbe essere rientrata, chi lo sa! – tento di rassicurarla.


- Ma porca miseria! – impreco, appurando che la casa di zia è buia e silenziosa. Sono le 19 e un quarto, dove cavolo sarà andata quella donna? Temendo che magari fosse caduta in casa, sono entrato con la mia copia delle chiavi, ma tutto era deserto, segno che non è ancora rientrata.
Non so davvero più che fare e, ancora peggio, ho appurato che zia Kaede ha dimenticato il cellulare a casa. Come al solito, ovviamente.
Beh, devo riconoscerne la buona volontà, questa volta, però! L’ha lasciato a casa, sul mobiletto dell'ingresso e acceso, segno che aveva effettivamente intenzione di portarlo con sé… magra consolazione.

Chiudo gli occhi e sbuffo, massaggiandomi la radice del naso.
Che razza di situazione frustrante! Che faccio?
Sono preoccupato da morire! Quando zia mi capiterà davanti agli occhi… questa volta mi sente!

Sobbalzo quando il mio cellulare inizia a vibrare nella tasca dei jeans.
Aggrotto le sopracciglia, leggendo un numero sconosciuto sul display.
La mia mente si fa già prendere dal panico: numero sconosciuto. Chi sarà? Il mio numero è tra quelli che zia ha indicato tra i contatti di emergenza…
Mi viene il batticuore immaginandomi già di sentire, all’altra parte della linea, la voce di una centralinista di ospedale, o di un poliziotto, di un soccorritore…
 Ecco perché non si trova! Si sarà fatta male e sarà ricoverata in qualche ospedale! Magari si è fatta investire, vista la lentezza con cui attraversa la strada! E magari nessuno si è fermato a soccorrerla, lasciandola sul ciglio della strada agonizzante…

Cazzo, InuYasha, sembri tua madre! Piantala di farti paranoie e rispondi a quel dannato telefono! E smettila di vedere in tv tutti quei telefilm con casi di persone scomparse e omicidi da risolvere!

Quasi mi accascio sull’uscio di casa di zia quando, rispondendo con un filo di voce, sento in risposta… l’allegra voce di zia Kaede!

“Tesoro di zia? Scusa se ti disturbo, ma avrei bisogno di un favore”

Dopo i primi secondi di sconcerto, riacquisto l’uso della parola: - Zia!!! Ma dove cavolo sei?!? Ti rendi conto di quanto ci hai fatto preoccupare? Che diavolo? Stai bene? - la sommergo di parole.

“Certo che sto bene! Perché me lo chiedi?”

- PERCHÈ ME LO CHIEDI? Ma dico! Pensavamo ti fosse successo qualcosa, sei irrintracciabile da ore! Ti sembrano scherzi da fare, zia? Tu non hai idea di – sbraito, attirando lo sguardo di una coppia che sta passeggiando insieme ad un cane, forse dei vicini della zia.

“Sì, lo so tesoro! Sì, hai ragione!”

Spalanco la bocca, indignato. Mi sta prendendo per i fondelli, per caso? Ha lo stesso tono quasi di sufficienza di quando, da piccolo, mi prendeva un po’ in giro dopo che avevo combinato qualche marachella! Tento di calmarmi. Urlarle tutta la mia preoccupazione per telefono è contro producente – Dove sei, zia? Vengo a prenderti – le dico stancamente.

“Davanti allo studio dell’avvocato”

CHE COSA!?!? No, devo aver capito male!
– E a fare che?! T-tu sei andata dall’avvocato? – chiedo, incredulo. Devo aver capito male, sicuramente!

“Sì. Sono qui. Alla pensilina del bus, sì” è la sua conferma.

- Alle sette e venti di sera? Da sola? Ma sei impazzita? – la sgrido.

“Ma no, tranquillo! No che non sono da sola! C’è una gentile signorina a farmi compagnia”.

- Ah! Una signorina – ripeto, alzando gli occhi al cielo – E mi spieghi che cavolo ci fai alla pensilina della fermata del bus sotto lo studio dell’avvocato a quest’ora? Ti sembra normale fare queste cose all’ora di cena, dannazione? –

“Oh, andiamo, InuYasha! Come potevo sapere che stamattina tu avevi fatto tutto tutto? Mi hai semplicemente detto che eri andato a prendere appuntamento, non che avessi anche risolto…”

Ok. Ma mi sta prendendo davvero per il culo?!? Per fortuna che all’ora di pranzo sono pure passato da lei ad informarla! Non mi ha ascoltato per niente, allora!? Basta, ci rinuncio! – Porca miseria, zia! Pensavo di essere stato chiaro, oggi pomeriggio! – sbuffo sconfortato – Vabbè, ne riparliamo a casa. Intanto chiamo anche la mamma per rassicurarla, visto l’ansia che le è presa, non trovandoti! E dopo davi a me del bambino, vero zia Kaede? Sappi che questa non te la perdoniamo, io e mamma! – le dico, esausto.

“Sì, va bene. Ora metto giù, altrimenti la signorina mi sgrida per la lunga telefonata”.

- Ok, Kami, che?!? Ti sei fatta prestare il telefono? – “Ovvio, idiota! Se il suo, di cellulare, lo hai visto in casa sul mobile dell’ingresso poco fa…” – Oddio, ma che figure mi fai fare, zia! – realizzo.
Ora non solo darò l’impressione di essere un nipote irresponsabile che abbandona al suo destino la zia senza accompagnarla, ma anche di quello che le ha fatto la paternale! Che vergogna!

“Brontolone! Non mi muovo da qui, lo giuro! Tu vieni a prendermi però!”

E riattacca.
Brontolone? Io?!? Ma sentitela!

“Tu vieni a prendermi, però” Tsk! No, guarda, per punizione ti lascio lì a fare la muffa! Ma le pare?! Kami, datemi la forza!
Che cavolo ho fatto di male, nella mia vita? Sarebbe potuta essere una bella giornata, nonostante tutto, e invece...
Sospiro e, mentre salgo in macchina, chiamo mia madre, informandola dell’accaduto.
Poco dopo, mentre percorro la strada per arrivare all’altro capo della città, sogghigno malefico, pensando a quanto mamma finirà per sgridare la nostra zia mattacchiona! Per una volta la lavata di capo della signora Izayoi in versione Oni non sarà rivolta a me! Ti sta bene, vecchiaccia malefica di una zia!

In mezz'ora arrivo nei pressi dello studio dell'avvocato.

Allora… la pensilina… la pensilina… ah! Eccola.
Sotto di essa scorgo due persone, sedute sulla panchina. Quella più piccola ed ingobbita è senza ombra di dubbio la silhouette di mia zia.
Anche se è una cosa che odio fare, dò un rapido colpo di clacson, per segnalare la mia presenza.
Zia Kaede mi nota e, come se niente fosse, mi  saluta allegramente con la mano.
Esasperato, scendo velocemente dalla macchina. Ho parcheggiato in sosta vietata, nello spazio di fermata degli autobus urbani. Devo spicciarmi, prendere una multa è l'ultimo dei miei desideri.

- Zia! Ma insomma! – sgrido l'anziana che sta avanzando tranquillamente verso di me con un sorriso sulle labbra.

Colgo vagamente un sussulto da parte della persona accanto a lei mentre mi dice: - Oh, sei arrivato InuYasha! Non ero sola, come ti ho spiegato anche prima! Questa carinissima signorina mi ha fatto compagnia – mi spiega, voltandosi appena di lato ed indicando la seconda figura con un rapido cenno della mano.

Resto impietrito mentre mi specchio in un paio di grandi occhi marroni, confusi, increduli e… dannatamente familiari.
Quasi dimentico di respirare. Non ci credo. È… lei

Una bizzarra sensazione mi stordisce. Improvvisamente il mio cuore ha accelerato i suoi battiti ed io non riesco a distogliere lo sguardo da lei, da Kagome.

Sento a malapena la voce di zia Kaede domandare se ci conosciamo già.
Ehm… sì, cioè no. Ci conosciamo nel senso che l'ho incontrata stamattina e… Oh, dannazione! Mi si è annodato il cervello, per caso? Che cavolo mi prende?!?
Prima che io riesca ad articolare un qualsiasi suono, è la ragazza a rispondere per entrambi.
Balbetta un po' e le guance le si tingono di un tenero rosa.

- … e poi mi è stato di grande aiuto, stamattina, salvandomi da un guaio che mi avrebbe sicuramente fatto guadagnare una bella ramanzina – la sento dire, con una risatina.

Ah, non è stata rimproverata, allora. Meno male!
Ha detto che le sono stato utile. Beh, anche lei mi ha fatto un enorme favore, a ben vedere. Se non fosse stato per lei, probabilmente starei ancora vagando come un disperato alla ricerca di Kaede!
Questa consapevolezza mi induce a uscire dal torpore che mi ha praticamente immobilizzato. Avrà sicuramente pensato che sono un maleducato, per come sono rimasto fermo a guardarla.

Ancora una volta, proprio come questa mattina, il suo nome mi scivola dalle labbra con disarmante semplicità: - Kagome? La ringrazio per essersi presa cura di mia zia. Posso – deglutisco, notando come lei si sia irrigidita nel sentirmi chiamarla per nome. Proprio come stamattina, dannazione! InuYasha, sei un dannato maleducato!

Eppure, avvicinandomi, noto come i suoi occhi si siano allargati. Ha le pupille dilatate ed io mi sento quasi affogare in quelle magnifiche iridi color caffè. Senza potermelo impedire, mi soffermo sulla sua figura minuta.
È ancora seduta sulla panchina e si sta stropicciando nervosamente l’orlo inferiore del cappotto. Quasi sorrido nel notare la massa selvaggia dei capelli che le scendono sulle spalle in morbide onde. Credevo fosse liscia, probabilmente il fatto che avesse i capelli grondanti d'acqua mi ha tratto in inganno.

- Posso riaccompagnarla a casa, per sdebitarmi almeno un po'? – concludo.

La sera non è esattamente calda, immagino abbia freddo a stare seduta qui, in attesa.
Non devo essere stato troppo convincente e mi rendo immediatamente conto di quanto sia stata imbecille la mia proposta: gentilezza o non gentilezza, ce lo insegnano fin da bambini a non accettare passaggi dagli sconosciuti! 
Infatti lei mi sorride, forse per cortesia, rifiutando gentilmente la mia proposta.
Fantastico. Ora penserà che sono un farfallone.
Meglio non insistere, altrimenti potrei fare danni e aumentare la profondità della fossa in cui mi sono seppellito da solo.
Annuisco, rammaricato, tentando di togliermi dall'impiccio.
Che faccio?

“Pensa, InuYasha, pensa, dannazione!” mi rimprovero da solo, mentre aiuto zia Kaede a salire in macchina.
Sbircio verso Kagome e noto il suo disagio. È a capo chino e si morde le labbra, torturandosi le dita.
Sospiro, deluso ed arrabbiato con me stesso. Mi prenderei a pugni da solo! Bravo, InuYasha, bravo! È così che si corteggia una ragazza, vero?
Strabuzzo gli occhi, rendendomi conto del mio stesso pensiero, mentre faccio il giro della macchina per mettermi al volante.
Corteggiare?!? Io non la sto mica corteggiando! Ci conosciamo appena e…
Kami, che confusione!
Beh, anche se mi dispiace lasciarla, non ha senso indugiare oltre. La zia l'ho trovata, lei ha rifiutato il passaggio, quindi non mi resta altro da fare che salutare e andarmene con la coda tra le gambe.
Ma, sorprendendomi, la sua voce, la voce di Kagome mi ferma:

- A-aspetta! – dice alzandosi.
Sembra esitare ed io automaticamente resto in attesa, guardandola.
Una parte del mio cervello registra il fatto che mi ha dato del tu.
Sto per parlare, ma resto incantato e deglutisco pesantemente nel vederla passarsi la lingua tra le labbra, forse a disagio.
È solo un attimo, perché subito sembra rianimarsi, raddrizzando di colpo le spalle, come preda di un'improvvisa illuminazione: - Ho ancora il tuo fazzoletto. Vorrei… vorrei ridartelo e… -.

La piccolissima fiammella di speranza che inconsciamente si era accesa in me si spegne di colpo. Ah. Il fazzoletto.
Beh, ovvio che me lo abbia detto. È una ragazza gentile in fondo, no? Non sarebbe rimasta quasi un'ora a sopportare le chiacchiere di mia zia, altrimenti. Ne sono certo, conosco mia zia e non ho dubbi sul fatto che possa essere rimasta quieta e in silenzio. Quando mai!
Mi stupisco molto però quando Kagome si nasconde il viso tra le mani, borbottando. È arrossita?
Il mio stomaco fa una strana capriola ed un bizzarro istinto mi pervade.
Vorrei stringere in un abbraccio quel corpicino, cullare tra le braccia questa tenera ragazza impacciata.

Zia Kaede ridacchia appena ed io le lancio un'occhiata di ammonimento.
- Che stai aspettando, tontolone! Avvicinati a lei, dai! Non mi sembra affatto cortese lasciare che sia la ragazza a fare la prima mossa, no? – la sento bisbigliare.

- Zia! – mi sfugge in un ringhio.

Non che abbia tutti i torti, però. Non posso certo andarmene e lasciarla così.
Kami, che situazione surreale!
- Puoi anche tenerlo – le dico raggiungendo la e facendola sussultare.
Ops! Non si aspettava che io tornassi indietro, forse?
Non ho il tempo di rimuginarci oltre perché, sfuggendo al mio controllo e ancora prima che il cervello ne registri le implicazioni, le mie labbra pronunciano la frase che è la mia condanna: - Però, se proprio insisti per ridarmelo, allora potremmo prenderci un caffè, domani – le propongo – Anche nella pausa pranzo, se devi lavorare -.
Non è da me essere così sfacciato. La sto invitando ad uscire con me, così su due piedi. Beh, non che sia una proposta indecente, la mia. È stata una cosa istintiva. Un caffè è un buon modo per ringraziarla per il favore che ha fatto a mia zia, no? Decisamente più del passaggio e… ma a chi voglio darla a bere! La verità è che non mi sento pronto ad andar via. Vorrei rimanere qui, a chiacchierare con lei, a farle compagnia mentre attende l'autobus.
Ogni mia fantasia è però stroncata sul nascere alla vista della sua espressione. Sembra sconcertata e mi sta fissando ad occhi sgranati.
Mi sento improvvisamente impacciato ed imbarazzato, interpretando il suo linguaggio del corpo come un rifiuto.
- Sempre che tu ne abbia voglia – concludo borbottando.

Che figura da perfetto idiota! Il suo rossore, il suo imbarazzo può essere benissimo sintomo di una dolce timidezza cortese. Anzi, potrei addirittura esserle antipatico, a questo punto, viste tutte le libertà e confidenze che mi sono preso con lei!
In effetti non so praticamente nulla di lei. Potrebbe essere fidanzata o già impegnata con qualcuno.
Ovvio! Come può una bella ragazza come lei non essere già impegnata?!
È solo quando la sento emettere una risatina imbarazzata che capisco di aver espresso questo mio ultimo pensiero ad alta voce. Ottimo! Sono un beota*!

- Oh, no! Non sono fidanzata – mi risponde inaspettatamente – E… sì. Mi piacerebbe molto prendere un caffè con te. Mi piacerebbe… molto – aggiunge in un sussurro.

Un brivido mi attraversa la spina dorsale per il tono di voce che ha usato. È stato così tenero e dolce.
Cercando di farmi scomparire il sorriso ebete dalla faccia, sospiro di sollievo, rendendomi conto di aver inconsciamente trattenuto il respiro.
La voce mi esce infatti in modo strano, come in un pigolio, giusto quel tanto che basta per consentirmi  di dire l'ennesima frase idiota della serata: - Oh, bene! Cioè… bene nel senso… non intendevo… -.
Prendo un respiro profondo, tentando di calmarmi.
Sento zia ridacchiare per la mia goffaggine momentanea. Fantastico! Sei molto d’aiuto, Kaede, davvero! Razza di impicciona! Si sta divertendo un mondo ad origliare, tsk!
Tutto è talmente tragicomico che mi scappa da ridere di gusto.
Anche Kagome sta sorridendo, in realtà, così ci riprovo, scompigliandomi i capelli con una mano: - Che figura da idiota sto facendo, vero? Beh, quello che volevo dire era: perfetto! Sono felice che tu voglia… vedermi per un caffè – ritengo con scarsi risultati. Ah, no, non va! Niente, non c'è verso. Mi si deve essere inceppato il cervello! – Anche se, detta così, non suona poi tanto meglio, come frase, vero? – sospiro, con il sorriso sulle labbra.

Lei però ride di gusto.
È davvero carina, accidenti! Ha una risata calda, piacevole e non stridula. Una risata di quelle genuine. E le guance ancora lievemente arrossate la rendono ancora più bella.
- A proposito. Come avrai già intuito, mi chiamo InuYasha – mi presento.
Oltre che imbecille sono anche un gran svampito! L'ho invitata ad uscire senza nemmeno presentarmi, cavolo!
- E… sono davvero felice di averti incontrato ancora, Kagome – ammetto.
Forse sono stato fin troppo sincero, perché lei sembra imbarazzarsi di nuovo, distogliendo lo sguardo.
Dopo un altro paio di frasi però  torna a guardarmi, tirando fuori quella grinta che avevo notato stamattina in un paio di occasioni, brontolando contro la dispotica segretaria di Setsuna che, spesso e volentieri, le fa saltare il pranzo.
Ah, no! Il pranzo è sacro e non c'è lavoro che tenga, dice sempre mia madre.
Il pensiero della mia pazza mamma mi fa ridacchiare. Probabilmente sarebbe capace di far irruzione nello studio e rapire Kagome per farla mangiare!
Ehi, non è mica una cattiva idea, questa!
- Potrei sempre rapirti con una scusa – scherzo.

Uhm? Che ho detto? Perché mi sta guardando a bocca spalancata?
Prima che io possa rassicurarla sul fatto che stessi scherzando, Kagome mi investe con un fiume di parole, gesticolando: - O-ok! – dice per prima cosa.

Alzo un sopracciglio, divertito. Ok? Mi sta dando il permesso di “rapirla” dal lavoro?

- Però io… non ti ho detto che detesto il caffè! – aggiunge con fare concitato – Va bene anche il tè, eh? O un bicchiere d’acqua, una fetta di torta o… -.

Ehi! Quanta agitazione! Che sciocca! Il fatto che non beve caffé dovrebbe essere un problema?

Un improvviso strombazzare fa fare un salto ad entrambi.
Oh, ma guarda! Nonostante tutto sono riuscito ad esaudire il mio desiderio di farle compagnia fino all'arrivo dell'autobus di linea.
Uff, È davvero giunto il momento di andare, altrimenti lo spazientito autista mi passa sopra alla macchina con zia dentro!

Rivolgo a Kagome un ultimo sguardo, tentando di memorizzarne la figura e la saluto, affettandomi a salire in auto.
Ancora non ci credo che abbia accettato il mio strambo invito ad uscire! Forse allora le interesso, almeno un po'.
Ovviamente, però, zia Kaede deve metterci il becco e farmi fare una figura peggiore di quella che ho già fatto, no?
Ha abbassato il finestrino e, dopo aver ringraziato Kagome, ha detto qualcosa tipo “hai la mia benedizione, tratta bene il mio nipotino adorato”. 
Mia mamma si arrabbierebbe molto, se la buttassi giù dall'auto in corsa? Che vergogna, dannazione!
Il bello è che lei si sta divertendo un mondo a farmi imbarazzare, come suo solito! Strega!

- Ziaaa! – sbotto dopo non più di un paio di minuti, giusto il tempo necessario ad uscire dalla via.
È da quando sono risalito in macchina che non la smette di ridacchiare – Smettila! Ti ricordo che sono ancora arrabbiato con te, Kaede! – borbotto, ma lei fa la finta tonta.
Ok, ora basta! Lo sguardo sornione che mi sento addosso mi sta davvero irritando.
- Smettila di guardarmi così! Sì, ho chiesto un appuntamento a quella ragazza. E sì, l’avevo già notata stamattina, contenta? -.


Lei ridacchia: - Ti ha proprio stregato, eh? Avreste dovuto vedere le vostre facce incredule quando sei venuto a prendermi! -.

Arrossisco.
Beh, non posso negare che Kagome mi abbia colpito, e molto.

All’inizio, questa mattina, vedendola bagnata come un pulcino, mi ha fatto tenerezza. Più che altro, credo di essermi fermato incuriosito da quella ragazza che sembrava sul punto di esplodere dalla rabbia e dalla frustrazione, tanto da stare per mettersi a piangere.

Poi, quando mi sono specchiato in quegli occhi color caffè, ho sentito il mondo fermarsi.

Che fortuna sfacciata, scoprire che lei lavorava nello studio legale in cui ero diretto! E che mia zia abbia dimenticato come al solito il cellulare.

È una ragazza gentile, quella Kagome. Non tutti, al giorno d’oggi si sarebbero fermati ad aiutare una anziana in difficoltà.

Kagome. Kagome Higurashi. Deve essere nuova, a giudicare da come quella svenevole della segretaria di Setsuna la tratta.
A voler essere onesti, stamattina mi sono quasi incantato a guardarla, nel vederla seria e concentrata nel suo lavoro, quando sono uscito dallo studio dell’avvocato. Era così bella! I capelli umidi raccolti in una coda le lasciavano libera la curva del collo e decisamente il cappotto non aveva reso giustizia alla sua figura.
E il modo in cui sembra arrossire spesso, per poi passare a sfoderare una grinta sorprendente... cavolo!
Effettivamente zia Kaede non avrebbe potuto trovare definizione migliore del mio stato. “ti ha stregato”. Sì, decisamente.
E la cosa è quasi spiazzante, per me. Come un buon ragioniere che si rispetti, sono sempre stato molto ponderato nelle cose, fin troppo!
Ho ormai perso il conto delle volte in cui, scherzando, Ayame ha sostenuto che sarei dovuto nascere femmina, visto tutti gli auto problemi mentali che mi pongo!
Da quando io e Kikyo ci siamo lasciati, però, sento di essere cambiato. Tendo a buttarmi di più nelle cose, a non pensarci troppo -sul momento, per lo meno! Perché dopo… oh, dopo divento il re del “e se? Ho sbagliato? Avrei dovuto fare in un altro modo?”-.
Sì, credo di essere diventato un po' più istintivo. Chissà se è un bene.

Perso nel rimuginare su questa strana e fantastica giornata, mi accorgo a malapena di essere giunto sotto casa della zia.

La saluto, ricordandole di chiamare mia madre per rassicurarla una volta per tutte e aspetto di vederla scomparire dentro casa, prima di ripartire. E intanto ripenso a lei.
Non che l'ennesima battutina di zia Kaede abbia aiutato!

- Buona notte, tesoro! Mi raccomando, non restare tutta la notte a fantasticare ad occhi aperti su quella ragazza! – mi ha detto, ridacchiando.
Impertinente!

Purtroppo però devo ammettere che ha ragione. Lungo tutto il tragitto fino a casa non posso fare a meno di sentirmi euforico.
Mi sembra di essere un adolescente alla prima cotta, per quanto sono ansioso all’idea di rivederla, Santi Kami! Andiamo, sono un uomo, non un ragazzino!
Per fortuna, in casa dei miei le luci sono già tutte spente, così posso sgattaiolare tranquillamente nel mio appartamento.
Chissà se riuscirò a dormire. Non sono mai stato più felice di aver fatto a mamma il favore di andare ad un appuntamento al posto suo.





Come previsto, stanotte non ho dormito molto, ma sono stranamente attivo.
Purtroppo per me, immagino che Kaede abbia fatto la spia con mamma, vista la faccia con cui mi ha aperto la porta di casa stamattina. Si vedeva che non stava più nella pelle di chiedermi maggiori dettagli.

- Allora – ha esordito mentre facevamo colazione – un uccellino mi ha detto che oggi hai un appuntamento -.

- Un uccellino, eh? Un uccellino piuttosto attempato e che ieri sera ci ha fatto vedere i sorci verdi? – ribatto con una linguaccia.

Mamma mi guarda male, ma poi sorride: - Le ho dato una bella sgridata, tranquillo! Ma tu non tentare di cambiare discorso! Già ieri pomeriggio mi eri sembrato di su di giri, però ho avuto la creanza di non chiedere nulla – borbotta.

Faccio spallucce: - Top secret, mi dispiace! L'ho vista solo una volta, in fondo! Potrebbe finire tutto con il caffè di oggi e poi a mai più rivederci! -.

- Ah-ah!!! Ti piace, lo sapevo! Non staresti già facendo uno dei tuoi voli pindarici di fantasia sul dopo appuntamento, altrimenti – trilla mia madre.

- Oh Santi Kami del cielo! Perché devo essere sempre circondato da femmine che mi fanno il terzo grado? Guai a te se spifferi qualcosa ad Ayame, mamma! Potrei fartela pagare molto cara! – la minaccio.

- E come, di grazia? Facendo la spia con tuo padre? -.

- Mamma! – sbotto.
Per dispetto rubo uno dei biscotti alla marmellata di ciliegie che fanno bella mostra di sé sul tavolo, pronti per essere incartati in un involucro di stagnola.

- InuYasha! Quelli erano per Rin – mi sgrida.

Oh cavolo! Rin! Me ne sono dimenticato! Tornavano oggi dal viaggio di nozze ed io dovevo andare a prenderli all'aeroporto! Sessh mi ucciderà!

Mamma mi fissa in maniera interrogativa: - Che ti prende, amore mio? Perché boccheggi? -.

- Maledizione! – ringhio, coprendomi gli occhi con una mano – Mi sono dimenticato di loro! E l'aereo atterra a… mezzogiorno! Cazzo! Non farò in tempo per il caffè con Kagome! – gemo, disperato.

- Così si chiama Kagome, eh? Bel nome -.

- Mamma! -.

- Che problema c'è, scusa? Tuo fratello è Rin prenderanno un taxi! -.

- Tsk, un taxi? Davvero credi che Sesshomaru permetterebbe che la sua preziosa Rin prenda un taxi? E poi non è mio fratello! Fratellastro, prego -.

Mamma fa un gesto con la mano, come a dire "sì, come ti pare".
Le lancio un'occhiataccia e sto per ribattere quando il telefono di casa squilla.
Mentre finisco il mio caffè sento mamma tubare al telefono, neanche fosse una colomba:
- Oh, davvero, cara? Accidenti, che sfortuna! No, non ti preoccupare, Rin - dice ed io raddrizzo le orecchie, cercando di capire.

Dopo un altro paio di convenevoli ed un "Divertitevi! E fatevi risentire, mi raccomando. Salutami tuo marito", mamma riattacca.

La notizia che mi porta mi spiazza: a quanto pare la mia sbadatissima cognata ha perso il passaporto, e quindi il loro viaggio di nozze alle Hawaii si prolungherà di una settimana, in attesa di rifare il documento.
Non so se ridere a crepapelle o sfregarmi le mani con un ghigno soddisfatto e sadico in volto. Una espressione degna del protagonista di "A Christmas Carol" di Dickens, per intenderci. A Natale manca meno di un mese, dopotutto!
Alla fine, pensando alla faccia scocciata di mio fratello, scoppio in una fragorosa risata.
Proprio lui che odia il caldo e il mare, bloccato in un'isola! Ahahaha. Ha accontentato il desiderio della mogliettina di una luna di miele esotica a patto di restarci per non più di due settimane, e invece...
Kami, quanto è esilarante! E che fortuna sfacciata ho avuto! Niente impedimenti tra me e il mio appuntamento con Kagome!

Mi sto ancora sbellicando quando mamma mi dà uno scappellotto sulla nuca.

- Oi! Che ho fatto? - mi lamento, massaggiandomi la parte lesa.

- Smettila di gongolare, mi sembri un bambino! - mi rimprovera.

- Gongolare? Chi io? – faccio il finto tonto, ringraziando mentalmente la proverbiale goffaggine della mia dolcissima cognata – Si è fatto tardi, mammina. Ti precedo, visto che ho poco tempo e molto da fare, stamattina. A più tardi – la saluto prima di uscire.

Mentre guido fino al ristorante non riesco a fare a meno di fischiettare allegramente.
Non vedo davvero l'ora che arrivi l'ora di pranzo.




*Beota: Abitante della Beozia, regione storica della Grecia centrale. Per traslato: Persona di tardo ingegno, per la fama di ottusità mentale che avevano gli abitanti della Beozia presso gli Ateniesi.



Salve! No, non sono morta! XD 
Pian piano sto ritornando a scrivere, approfittando della libertà tra una sessione d'esame e l'altra  -_-
in realtà questo capitolo era lì che languiva da un po', ma mi sembrava… scarno, come se non capitasse granchè. E quindi speravo di aggiungerci qualcosa, ma… alla fine è rimasto com'era, più o meno. Aggiungere un punto di vista di Kagome era un'opzione, ma poi mi son resa conto che ne sarebbe venuto fuori un ulteriore capitolo, iniziarlo qui avrebbe voluto dire interromperlo a metà.
In definitiva con questo capitolo si riprende il contenuto della one- shot, con il prossimo capitolo si darà il via alla parte “inedita”, ripartendo da Kagome :)
Beh, a presto -spero con un aggiornamento dell'altra storia in corso - ;)
Grazie a chi ha avuto pazienza di aspettare che mi rifacendo viva xD e di persistere nel leggere ancora le sciocchezzuole che scrivo xD xD Baci, LittleDreamer90
   
 
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