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Autore: Ambaraba    09/07/2016    1 recensioni
Cosa accadrebbe se i personaggi che ben conosciamo si muovessero in un mondo in cui non ci sono creature a cui dare la caccia, ma ugualmente pericolose? E se gli angeli fossero robot? E se i fratelli Winchester fossero i capi di un manipolo di esseri umani che lottano per la libertà e Metatron fosse l'artefice di una dittatura in un mondo futuristico?
E se qualcuno, caduto dal cielo per sbaglio, venisse a salvarli?
(Piccola rivisitazione fantascientifica sulla nona stagione.)
Genere: Azione, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gadreel, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Capitolo 12 - arrivo sul posto Gadreel prende posizione

CAPITOLO DODICI.

    «Sei pronto?»
Dean guida con gli occhi fissi sulla strada, serio e concentrato. Però riesce comunque a scorgere il sorriso lieve sul volto di Castiel, illuminato dalla luce intermittente dei fari e della luna.
    «Sì.» Il robot annuisce, guardando dritto avanti a sé. È la verità. Si sente infinitamente tranquillo, prima di una missione – accanto a Dean.
    «Bene,» ribatte Dean, annuendo lentamente a sua volta. Castiel scruta il paesaggio in movimento fuori dal finestrino, e quasi sussulta di sorpresa quando sente la mano dell'altro stringergli affettuosamente un ginocchio e poi cercare la sua.
    Il robot si volta verso l'uomo, intrecciando le dita con le sue, e si stupisce del sorriso incredibilmente caldo e sereno che trova sulle sue labbra. Sembra quasi il Dean di una volta...
    Restano mano nella mano per tutto il tempo che resta. Dean non scioglie mai la presa, nemmeno per cambiare marcia – e Castiel, dopo tanti mesi di incertezze e discussioni, si sente finalmente felice.



    Sul retro del furgone, il ronzio continuo del camion è quasi rilassante e le chiacchiere sciolgono un po' la tensione, aiutano a passare il tempo prima dell'azione.
    «Posso farti un'altra domanda?» Gadreel si è abituato ai lievi sussulti e agli scossoni del furgone e rimane il più morbidamente possibile appoggiato con la schiena lungo la parete, per assorbire gli urti.
    Gabriel si gira verso di lui stringendosi nelle piccole spalle, con il consueto piglio ironico sul viso dai lineamenti buffi.
    «Non hai fatto altro da quando ti conosco! Dimmi.»
    «Tu... Mm--»
Imbarazzo. È così che gli umani chiamano quella sensazione di quando non sai bene come esprimerti e ti trovi in difficoltà?, si chiede Gadreel. «-- Tu conosci bene Sam?»   
    Il piccolo umanoide solleva un sopracciglio.
    «
Alce scemo? Il fratello di Dean, dici? Be'... Direi abbastanza, sì. Perché?» Gli altri occupanti del camion sembrano non fare caso alla conversazione che sta avvenendo, quasi sottovoce, tra i due.
    Gadreel abbassa lo sguardo sulle proprie mani, nervosamente strette attorno allo zaino che il maggiore dei Winchester gli ha affidato. Ha l'impressione di aver fatto qualcosa di sbagliato con Sam, prima. La sensazione di non aver colto qualcosa di importante, di essersi fermato sulla superficie di qualcosa a cui avrebbe dovuto prestare più attenzione...
    «Niente,
è che... Quando gli ho detto che sarei venuto con voi... Non so, ha smesso di essere gentile.» Non sei nessuno per me. Quelle parole ancora resistono, nella mente di Gadreel.
«È
vero, io so poco degli esseri umani, e poco di lui, nello specifico, ma... Mi era sembrato una brava persona. E non riesco a capire come mai sia cambiato così all'improvviso.» Imitando il gesto di Gabriel di poco prima, Gadreel si stringe nelle spalle. «Pensavo fossimo amici,» confessa, con rammarico. «Si dice così... Giusto?»
    Gabriel guarda l'ultimo arrivato con una punta di intenerimento. Ne ha conosciuti altri, di androidi che hanno dovuto conoscere il mondo partendo da zero, ma Gadreel
è... Ingenuo. Davvero, davvero ingenuo. Sembra più un bambino che un robot, in realtà.
    «Sai Gadreel, gli umani sono tutti molto complicati. A volte, nemmeno loro sanno bene cosa vogliono davvero, e si comportano in modo del tutto opposto a ciò che intendono realmente. Sono difficili da capire. Perciò... Ecco, noi androidi dobbiamo avere pazienza, tutto qui,» risponde il più basso. «E sì, hai ragione su Sam. È buono, e intelligente... Si preoccupa per gli altri. È una brava persona, insomma. Ma ha avuto delle brutte esperienze legate a questa guerra, e da allora non vuole più sentirne parlare.» Gabriel posa una mano sulla spalla dell'altro androide, per confortarlo. «Probabilmente ha preso male la tua decisione. Ma sono sicuro che intendesse esattamente il contrario di ciò che ti ha detto.»
    «Ma mi ha detto che dovevo scegliere da solo...» aggiunge Gadreel, socchiudendo appena gli occhi. Ha le idee più confuse di prima. «Non capisco.»
    «Puoi sempre chiederglielo quando torni. E comunque, te l'ho detto: gli umani sono strani. A volte li prenderesti a sberle, ma non
è colpa loro... Sono così sopraffatti dai sentimenti che non riescono a vedere le cose chiaramente. Per questo hanno bisogno di noi: gli serve qualcuno che li salvi da loro stessi. Gli umani sono tutti pazzi, Gadreel... Per farla breve: sono adorabili,» dice Gabriel, con il tono leggero e divertito di sempre, sotto lo sguardo perplesso di Gadreel. Poi, il piccolo umanoide lo prende da parte e abbassa il tono di voce, accostandoglisi come per confidargli un enorme segreto: «E poi, se sono alti è ancora peggio! Non devi prendere mai sul serio quelli alti. Si sa, gli spilungoni sono tutti scemi—»
    Quando Gadreel inclina leggermente il capo di lato, con un grosso punto interrogativo sopra la testa, Gabriel si ricorda improvvisamente della quarantina di centimetri di differenza tra di loro e tira una gomitata gioiosa nel fianco del suo nuovo – altissimo - amico.
    «Cio
è... Non tutti, ovviamente,» sorride, per rimediare.
Gadreel vorrebbe chiedergli ancora qualcosa, ma tutto a un tratto l'oscillazione si placa e il furgone si ferma. Nel breve istante prima che il portellone si schiuda, nel camion cala il silenzio e ogni traccia di divertimento svanisce – mentre schioccano le armi, le facce si fanno serie e i soldati si alzano in piedi, pronti a balzare giù e a scendere in campo. I primi a scendere sono Benny e Garth, i più vicini al portellone.
    «
Fuori, fuori,» la voce di Dean giunge fino all'interno, trasportata dal vento fresco della notte. Gabriel è già in piedi, il grosso fucile appeso a tracolla.
    «Ci siamo, novellino,» dice, afferrando Gadreel per un gomito e facendogli cenno di seguirlo, prima di saltare giù dal pianale. L'androide lo imita, con il grosso zaino appeso a una spalla--
    ... E poi ci sono tante, troppo cose da vedere, tutte assieme: e, per un attimo, tutto quanto – il movimento, le istruzioni dei capisquadra, la battaglia imminente, - sembrano congelarsi e passare in secondo piano, agli occhi spalancati e stupefatti di Gadreel.
    La luna
è alta, piena e rotonda. Galleggia nel cielo sereno e limpidissimo, spruzzato di stelle che brillano di luce lontana e chiarissima come una distesa infinita di piccole lucciole. Il suono del vento e il profumo della terra giungono come una sorpresa, travolgono il sistema dell'androide con sensazioni inaspettate e inedite, bloccandolo sui propri passi. Avevi ragione, papà, pensa, mentre un sorriso si allarga piano sulle sue labbra sottili. È pieno di cose belle, qui...
    Il momento di riflessione dura poco, perché poi qualcuno lo spintona e Gadreel torna bruscamente al tempo presente. I soldati si sono divisi in piccoli gruppi –
ma quanti sono? Quanti furgoni sono partiti dalla base?, - e Dean e Castiel stanno dirigendo le operazioni.
Gadreel è rimasto indietro e deve affrettarsi per raggiungere gli altri – gli è sembrato di scorgere la sagoma di Benny, qualche decina di metri più avanti, da qualche parte tra la folla.
    E adesso?, si chiede il robot, rimproverandosi per la disattenzione. Neanche sono sceso e già mi sono perso...
    «Ehi!» Garth spunta tra la confusione, lo afferra per un braccio. «Dov'eri rimasto? Dobbiamo prendere posizione,» lo informa, sgomitando per non farsi travolgere dalla massa di guerriglieri. «Devi salire là sopra,» dice, indicando un punto in cima a una collina. «Lì la ricezione è migliore... Troverai Gabriel, lui ti dirà che cosa fare,» aggiunge, e poi corre via – mentre Dean sbraita e si sbraccia per dare gli ordini.
    Tutti corrono; così corre anche Gadreel, verso il punto che gli
è stato indicato, mentre un nodo di ansia e di trepidazione gli si stringe dentro.


  
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