Incubo di una notte di mezza estate

 

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Ce l’aveva fatta! Finalmente, dopo innumerevoli avventure, peripezie e incontri, era giunto a Raftel, l’isola del tesoro. Vi era arrivato realizzando nel mentre anche i sogni dei suoi compagni, che ora lo guardavano, fieri e felici, dalla nave, mentre lui scendeva a terra.
Ma... Un momento! Cosa stava succedendo? Nave e amici erano scomparsi nel nulla, restava solo Zoro, che in qualche modo gli si era appena materializzato al fianco. Aveva come la sensazione di dover essere preoccupato per la sorte della ciurma, ma stranamente non era minimamente turbato.
I suoi pensieri furono presto catturati dall’enorme forziere molto piratesco che troneggiava in mezzo alla spiaggia. Era certamente lì che veniva custodito One Piece! E, appoggiato ad un lato della cassa...
–Shanks! –
Il pirata di gomma si lanciò addosso all’Imperatore con un sorriso che andava da un orecchio all’altro. Nella foga non si era neppure accorto che adesso anche Zoro era scomparso.
– Ben arrivato, Rufy! Sei riuscito nell’impresa, hai raggiunto la meta finale, ma... –
Sul viso del Rosso apparve uno strano ghigno,  che Rufy era sicuro di non avergli mai visto fare.
– ... Ma non sei tu il Re dei Pirati! È arrivata prima lei! –
Detto questo si alzò e indicò una ragazza dai capelli scuri e gli occhiali, dritta in piedi dietro il forziere, apparsa, ne era sicuro, dal nulla. La misteriosa intrusa si produsse in un ghigno ancora più perfido di quello di Shanks e scoppiò in una risata talmente maligna, che avrebbe fatto impallidire Malefica stessa.
– Muahahahahah! Finalmente, il grande tesoro è mio! –
 
– Nooooooooooooooooo –
 
Si svegliò al suono del suo stesso grido, sudato e ansimante. Era stato tutto un sogno, anzi un incubo. Era sulla sua nave, tra i suoi compagni e la ragazza non esisteva. Tirò un sospiro di sollievo. Stava per rimettersi a dormire, quando venne bersagliato da ben sei cuscini. A quanto pareva, aveva svegliato anche gli altri.
Oh, be’.
Per una buona mezz’ora l’alloggio dei ragazzi non fu alto che un enorme ammasso di piume e cuscini. Non sia mai detto che Monkey D. Rufy non risponda a una provocazione.
– Ormai è quasi l’alba, ragazzi. Credo sia meglio che vada a preparare la colazione –
La parola “colazione”, così incautamente pronunciata da Sanji, ebbe l’effetto di risvegliare completamente Rufy, che malgrado l’incubo e la battaglia a suon di cuscinate, era ancora mezzo addormentato.
– Saaaaaaaaanji! Ho fameeeeeeeeeee! –
 
Se il buongiorno si vede dal mattino, rifletteva Nami dopo il prodigioso pugno riservato al capitano, colpevole di “schiamazzi troppo mattinieri”, quella sarebbe stata una lunga giornata.
 

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Note:
Ok, ho una spiegazione più o meno valida per questo delirio. Che ci crediate o no, si tratta di un sogno che ho fatto qualche notte fa, quindi ho intenzione di attribuire tutta la colpa al caldo. 

Mi scuso profondamente con coloro che seguono un'altra mia storia, Otto parole per dire famiglia, che è ferma da una vita. Mi dispiace, prima o poi riprenderò, promesso.

Grazie a chi a aperto questa storia nonostante il titolo orribile e l'intro ancora più orrido, a tutti coloro che hanno letto fin qui, a coloro che inseriranno questa storia tra le PreferiteRicordate e soprattutto a chi recensirà.

A presto,
ID