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Autore: obidoia    10/07/2016    1 recensioni
Ares è un ragazzo normale come qualsiasi altro. Famoso a scuola, un prodigio nel tiro con l'arco eun rapporto col padre meraviglioso. Ma tutta questa quotidiana serenità verrà cancellata dall'improvviso arrivo di un nuovo individuo, Eros, il quale si rivela essere fratello, per giunta gemello, di Ares. E' subito odio quello che prova Ares nei confronti di suo fratello. Ma questa burrascosa relazione è destinata a cambiare portando i due ragazzi verso il punto di non ritorno.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Ares si risvegliò la mattina, ancora nudo e con il letto disfatto. Mentre cercava di tirarsi su, memorie della nottata appena passata gli tornarono alla luce. La ragazza se n'era già andata e al suo posto rimaneva solo un bigliettino con su scritto nome e numero di telefono, che Ares buttò senza degnare di uno sguardo. Ancora non poteva credere a quello che era successo. Era sconvolto dal fratello, ma soprattutto era sconvolto per le sue stesse reazioni. Da quando si era accorto di Eros che li spiava si era sentito strano per tutto il resto della notte. Probabilmente tutto ciò era stato causato dalla grande quantità di alcol ingerita, ma Ares cercava di giustificare le sue azioni inutilmente e lo sapeva.

<< Che tu sia maledetto Eros! >> imprecò improvvisamente infastidito.

Si alzò in piedi mettendosi solo un paio di boxer addosso e scese al piano di sotto per farsi una doccia. Si sentiva sporco di sudore e altre cose per cui non vedeva l'ora di lavarsi e spazzare via tutto. Una bella doccia calda gli sarebbe anche servita per schiarirsi i pensieri e rilassare il corpo. Guardò per un attimo l'orologio che era appeso in cucina, erano le 11. Ormai era troppo tardi per andare a scuola per cui Ares decise di prendersi un giorno di pausa. Avrebbe passato tutto il tempo davanti al computer o alla TV mangiando cibo spazzatura. Un vero paradiso, e poi non avrebbe visto suo fratello, che sicuramente sarebbe stato impegnato fino a tardi come rappresentante degli studenti. Aprì la porta del bagno senza neanche bussare dato che era solo, ma in realtà non lo era perché davanti a lui si ritrovò Eros con addosso solo un asciugamano legato alla vita intento a sistemarsi i capelli davanti allo specchio del bagno. Ares rimase senza parole e perfino il gemello sembrò essere in imbarazzo. Eros con solo quell'asciugamano addosso metteva in risalto il busto che al contrario del gemello era ben scolpito e anche abbastanza muscoloso. Ares non aveva mai visto suo fratello nudo e di certo non poteva sapere che sotto tutti quei maglioni si nascondesse un bel fisico, inoltre adesso che era senza occhiali, i suoi occhi sembravano ancora più verdi e il suo viso diventava piuttosto sexy. Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalla voce di Eros che gli stava parlando.

<< Che ci fai qua? Non hai visto che era occupato? >>

Sembrava una persona completamente diversa rispetto a quella notte, era calmo e composto, niente a che vedere con quel ragazzino eccitato dietro alla porta. Ares sembrò riprendersi dai suoi pensieri ma non riusciva a staccare gli occhi dal corpo del fratello, tuttavia, sapeva di essere lui il più sexy dei due e con addosso solamente i boxer il suo sex-appeal saliva alle stelle, tutti sarebbero caduti per lui sia ragazze che ragazzi, ma Eros non lo stava minimamente guardando e questo infastidiva non poco il fratello.

<< Voglio farmi una doccia no? Tu, piuttosto, non dovresti essere a scuola? >>

Eros guardò il fratello con fare interrogativo e poi sospirò alzando gli occhi.

<< Oggi è domenica pirla. >>

Ares si sentì preso contropiede e sbuffò come se non gli importasse.

<< Comunque devo farmi una doccia. >>

<< Non puoi aspettare un secondo che esco? In due stiamo stretti e fa caldo. >>

Ma Ares non lo ascoltò minimamente e si tolse l'intimo aprendo l'acqua calda nella doccia.

<< Perché dovrei aspettare? Ti piace così tanto vedermi nudo. >> e ridacchiò buttando i boxer nel lavandino davanti al fratello ed entrando nella doccia.

Eros arrossì lievemente davanti alle azioni del gemello ma cercò di non darlo a vedere. Si vergognava tantissimo per quello che era successo, avrebbe dovuto andarsene subito senza restare li fermo come un fesso, ma non ce l'aveva fatta. Come se non bastasse si era perfino eccitato e non aveva saputo aspettare, era corso in camera a placare i suoi ormoni. Non lo faceva spesso, almeno non tanto quanto il fratello, ma quando si lasciava andare lo faceva solo se non c'erano Ares o il padre per casa. Quella notte era rimasto rapito dal suo corpo, era suo fratello per giunta gemello, ma lo aveva trovato tremendamente sexy e seducente in quella situazione, tanto che strani pensieri gli offuscarono la mente. Pensava a come sarebbe stato esplorare quella pelle morbida e lucente dove avrebbe potuto lasciare segni, segni che dimostrassero che Ares era di sua proprietà e di nessun altro, o a come far aumentare i suoi gemiti fino a farlo rimanere senza respiro dal troppo piacere. L'espressione del gemello mentre si lasciava andare al piacere era bene impressa nella sua mente, e non se ne sarebbe mai andata. C'era qualcosa che non andava in lui e lo sapeva, per questo Eros aveva deciso che d'ora in avanti avrebbe cercato in tutti i modi di evitare il gemello, ma quella situazione non era per niente adatta al suo obiettivo. Cercò in tutti i modi di non guardare, neanche di striscio, quel corpo perfetto che ora era completamente bagnato sotto la doccia, ma non riuscì a resistere ai suoi impulsi e solo un'occhiata fugace bastò a far ribollire il suo sangue. Ares lo stava fissando, vedeva la sua immagine riflessa nello specchio, dove poteva ammirare la cascata di capelli corvini che gli ricadevano sul viso e il petto esile e pallido, poi puntò lo sguardo nei suoi occhi, che al contrario dei suoi erano di un azzurro scuro con sfumature che rimandavano al blu del mare. Lo sguardo del fratello per una volta non rivelava scherno o presunzione, le labbra appena socchiuse sembravano volessero proferire parole impronunciabili. Era come se per un momento il tempo si fosse fermato lasciandoli soli nell'universo. Distolse lo sguardo dallo specchio. Sentì la temperatura corporea salire vertiginosamente. Doveva allontanarsi da li e il più in fretta possibile. Lasciò spazzola e gel sul lavandino uscendo dal bagno senza voltarsi indietro. Si vestì di corsa e uscì fuori per una passeggiata nel parco vicino casa. Aveva bisogno di calmare i bollenti spiriti. Sapeva che in qualche modo sinistro Ares si stava prendendo gioco di lui, lo stava manipolando, lo conosceva fin troppo bene ormai. Fin dalla prima volta che si erano incontrati Ares aveva messo in chiaro le cose, per lui non valeva nulla, era come un estraneo, ed Eros ci aveva fatto l'abitudine. Ci aveva provato all'inizio, a fargli cambiare idea, ma si era rivelato del tutto inutile e ora cercava di procuragli il minor fastidio possibile. Tuttavia Ares continuava a sentirsi come surclassato dalla sua presenza e in ogni situazione cercava di attaccare briga con battutine provocatorie. Eros provava in tutti i modi a non rispondere alle provocazioni, e ora dopo quel che era successo quella notte era più che intenzionato a evitare il fratello.

Nel frattempo Ares era ancora sotto la doccia. Aveva cercato di attirare l'attenzione del fratello, di istigarlo, ma non ci riuscì fino a quando i loro sguardi non si incrociarono attraverso il riflesso dello specchio e in quel momento rimase come paralizzato dagli occhi verdi, penetranti del fratello. Eros lo stava guardando. Un brivido gli attraversò tutto il corpo, gli piacevano quegli occhi magnetici puntati su di lui, sul suo fisico. Ma il tutto durò solo un attimo perché il fratello se ne andò, uscendo dal bagno di fretta e lasciando tutto a mezzo. Ares emise un sospiro, ma si irrigidì improvvisamente quando si accorse di avere un'erezione, eppure erano passate solo un paio d'ore dal rapporto con la ragazza.

Uscì dalla doccia come rinato vestendosi poi con una maglietta larga e un paio di pantaloncini corti. Visto che non doveva uscire di casa decise di non indossare intimo, così da potersi sentire più libero e fresco là sotto. Prese una ciotola che riempì di popcorn e si buttò a capofitto sul divano spremendosi contro i cuscini. Accese il grande schermo a 50 pollici e l'X-box, scegliendo un gioco a caso da inserire. Era in quei momenti che Ares si sentiva il più realizzato possibile, e inoltre non aveva di meglio da fare. I compiti per lui erano ormai considerati inutili a quel punto dell'anno scolastico, mancavano pochi mesi alla fine della scuola, ma per Ares era come se il suo destino fosse già stato scritto, doveva ripetere l'anno. Solo un miracolo divino avrebbe potuto salvarlo da quella terribile, che poi tanto terribile per lui non era, sorte. Di fare pulizie in casa non se ne parlava proprio, non osava neanche toccare una scopa. “È tutta fatica sprecata” diceva, questo solo perché era stato abituato fin da piccolo ad avere una donna che si occupasse delle faccende di casa e che pensasse a riordinare il casino che lui lasciava due volte alla settimana. Ora perfino Eros era fuori e questo significava che lui era il re indiscusso della casa. Mentre iniziava a giocare il pensiero tornò al fratello, per colpa sua ora si sentiva strano quando stavano vicini. Finora aveva condotto una vita pacifica senza intromissioni da parte dell'altro, ma adesso Ares si sentiva in qualche modo cambiato. In fondo sapeva di essere stato sempre un po' narcisista e adorava essere al centro dell'attenzione. Oggi però c'era qualcosa che non andava. Si sentiva frustrato se Eros non lo guardava, come se non fosse soddisfatto, e invece se lo faceva, sentiva quegli occhi sul suo corpo come se fossero baci incandescenti e gli piaceva. Voleva essere guardato da lui. Non gli era mai importato del fratello e adesso tutti quei pensieri lo scombussolavano così tanto che non si rese conto di cadere tra le braccia di Morfeo.

Era ormai pomeriggio inoltrato quando Eros tornò finalmente a casa. Non si era accorto di aver fatto così tardi. Era rimasto completamente immerso nei suoi pensieri e il tempo era come volato. Non si era nemmeno accorto di avere fame fino a quando non entrò in cucina, decidendo di prepararsi uno spuntino. Alle sue orecchie arrivò una musichetta, gli suonava piuttosto familiare. Seguendo quelle note arrivò fino al salotto dove scoprì l'origine di quel suono. La televisione era accesa e le parole “GAME OVER” lampeggiavano senza sosta sullo schermo. La melodia che Eros aveva udito prima era la colonna sonora di un video game con il quale era abituato a giocare sin da bambino. Notò inoltre alcuni popcorn sparsi per il pavimento e il joystick anch'esso lasciato per terra di fianco a un ammasso di cuscini. Questa era sicuramente opera di Ares. Toccava sempre a lui riordinare il disordine provocato dal fratello. Eros stava per raccogliere un cuscino quando per poco non urlò alla vista di un cadavere sul divano. Quel corpo esanime spaparanzato sul sofà si rivelò essere non altro che suo gemello. Nonostante l'esasperazione, Eros trovò la situazione che gli si parava davanti piuttosto divertente. Non solo Ares si era addormentato mentre giocava, ma perfino mentre era intento a strafogarsi di cibo. Una mano infatti ricadeva senza forza nella ciotola semipiena di popcorn, mentre due di questi erano rimasti incastrati tra i suoi capelli. Eros non voleva neanche domandarsi come avessero fatto ad arrivare fin li. Spense la TV e cercando di fare il più piano possibile e provò a togliere quei rimasugli di popcorn dai capelli del fratello. In quel momento trovò Ares estremamente infantile. Aveva un'aria serena in volto tranne per quando qualche ciuffo non gli ricadeva sugli occhi il che gli provocava un'espressione di fastidio alquanto buffa, sembrava un vero neonato, anche per il modo in cui si stringeva al cuscino. Quello era il vero volto di suo fratello, pensò Eros, e non quella maschera di superiorità che indossava di solito. Senza neanche rendersene conto le sue dita si mossero ad accarezzare quel viso che addormentato, sembrava quasi angelico.

  
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