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Autore: arsea    11/07/2016    6 recensioni
Post Apocalypse e possibili spoiler!
Charles ed Erik non sono così lontani come è stato in passato, ma l'ennesimo tradimento è troppo vicino per poter essere cancellato. Charles non può permettersi più di perdonare, anche se è certo che il ci sarà presto un'altra occasione per farlo. Non può permettersi di credere alle parole di Erik. Non può più permettersi di credere in Erik e basta.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, Erik Lehnsherr/Magneto, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nel corso degli anni Charles era diventato piuttosto bravo a mentire.
Quando era bambino anche la più piccola bugia accendeva le sue guance di un rosso ciliegia inconfondibile, facendo arrabbiare Raven perché quel segnale li tradiva inevitabilmente, e la cosa non era migliorata crescendo, da adolescente e poi da giovane studente, anche dopo era sempre stato difficile per lui nascondersi.
Possedere il cuore e i pensieri degli altri nel palmo della mano non era mai stato un fardello semplice da gestire per lui, sapere sempre esattamente cosa vorticava nella menti di chi lo circondava non aveva solo reso la sua fiducia nel prossimo fragile come un cristallo, ma anche sviluppato in lui un'onestà a volte persino dolorosa: come poteva mentire quando il suo interlocutore non aveva alcuna speranza di farlo? Come poteva raggirare o illudere una vittima inerme senza sentirsi un verme?
Il suo corpo reagiva al suo malessere e la sua pelle inglese si arrossava con disarmante frequenza, trasformandolo nel timido bambino in fondo alla classe prima e nel ragazzo carino ma troppo intelligente poi, divenendo infine la sua personale maledizione nonostante la sua stessa esasperazione a riguardo, un pensiero fisso che lo aveva tormentato con la costanza snervante di un'incognita insolvibile in un problema di algebra.
Alla fine la soluzione comunque era giunta quasi per caso, in una delle sue interminabili notti da matricola ad Oxford passate chino sui libri fra una bottiglia di birra e una tazza di caffè.
La porta della sua stanza si era spalancata d'improvviso, facendolo sussultare sulla sedia nel riscuoterlo dal torpore del ripetitivo e incessante studiare, ed era rimasto sconvolto di veder fiondarsi all'interno una ragazza del tutto sconosciuta.
Anche adesso non ricordava molto più che capelli biondi e ampie porzioni di pelle scoperta, ma non se ne stupiva più di tanto dopotutto, visto lo stato in cui versava allora: non dormiva da giorni per prepararsi agli esami, l'ansia gli impediva di ingoiare qualcosa di più di qualche biscotto o cracker insieme al miscuglio di caffè e alcolici che lo teneva sveglio, e aveva serrato così fermamente i propri scudi intorno a sé per isolarsi dalle voci del dormitorio che non provava niente nemmeno della paura che chiaramente proiettava la ragazza.
Non avrebbe saputo descrivere il suo volto, ma il suo trucco era sbafato e le disegnava brutte linee sulle guance mentre le lacrime le percorrevano fino al mento, le labbra tremanti serrate da mani ossute per impedirsi di gemere o singhiozzare << Per...per favore >> disse solo, Charles indicò allora la propria cabina armadio, l'unico nascondiglio che poteva vagamente definirsi tale nelle striminzite camere inglesi, e lei vi era appena scivolata dentro quando la porta si spalancò così violentemente da sbattere contro la parete con uno schiocco sonoro.
Charles non provò paura davanti al giovane ragazzo molto più grande e molto più grosso di lui, si limitò a togliersi gli occhiali vagamente infastidito << So di chiedere troppo nel volere silenzio alle maledettissime due del mattino, ma almeno mi si potrebbe concedere il privilegio di bussare alla dannata porta, non credi? >> sibilò, indossando una sicurezza che nemmeno sapeva di possedere sulle proprie spalle, come fosse la sua giacca preferita, morbida lana pettinata che si adeguava alla forma del suo corpo.
L'altro si sarebbe stupito di meno se gli avesse urlato in faccia << C-cosa? >> balbettò stranito, pupille dilatate e puzzo di alcol, entrambi ricordi fin troppo vividi nella mente di Charles per non fare associazioni << Bussare >> sillabò, come parlasse inglese ad uno straniero, mimando persino il gesto.
Il giovane colosso guardò prima quello, con la lentezza che solo l'ebbrezza sa regalare, quindi digrignò finalmente i denti nel rendersi conto del tono ironico << Ti sbatti la mia ragazza? >> Charles non era sicuro che sarebbe stato capace di seguire i suoi ragionamenti mentali se anche avesse voluto farlo.
La verità era che non voleva. Non gli interessava.
Aveva faticato non poco per costruirsi la bolla di ovattato bisbiglio con lui limitava il proprio potere, l'unico modo che aveva per concentrarsi sullo studio del resto, ed era troppo stanco per provare qualcosa di diverso da fastidio per l'essere stato interrotto, nervosismo, e una viscerale quanto imprudente rabbia per quell'individuo.
L'empatia era decisamente fuori dalla sua portata << No >> rispose stancamente << L'ho vista venire qui! È entrata qui dentro, l'ho vista! >> << No >> si massaggiò la radice del naso mentre rispondeva senza pensare, raccogliendo tutta la sua pazienza << Se non te ne vai immediatamente chiamo la sicurezza >> disse poi, blando comunque, ancora più esasperato che veramente arrabbiato << Se non mi dici immediatamente dov'è Brittany dovrò romperti quel brutto naso che ti ritrovi >> Charles rispose alla minaccia con la noia che provava, non ne nascose nemmeno un briciolo anche se si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo << Non so dove sia la tua ragazza. Non mi interessa. Voglio solo che tu esca dalla mia stanza e mi permetta di tornare a studiare >> la menzogna era uscita con una semplicità disarmante, senza alcun rossore improvviso, senza calore che sapeva di vergogna sulle guance, anche se in precedenza il motivo della bugia, per quanto nobile, non era bastato per rendergliela possibile.
Era quello tutto il nocciolo del resto: non gli importava assolutamente niente di quel ragazzo, non significava niente per lui, non si era dato la pena nemmeno di dare un'occhiata alla sua mente. Per questo poteva mentirgli.
Quella notte Charles imparò che impedire alla sua telepatia di sondare tutte le menti che lo circondavano era l'unico modo per vivere una vita vagamente normale, imparò a non sentirsi in colpa per ogni scudo che sollevava, imparò che aveva il diritto di mentire, proprio come chiunque altro.
Mentire ad Erik comunque era tutto un altro paio di maniche, lo sapeva bene, e non solo perché lo conosceva e non poteva che sentirsi in colpa nel farlo, ma anche e soprattutto perché poteva benissimo smascherarlo, nonostante con il passare degli anni fosse diventato capace di seppellire in profondità tutto ciò che non voleva fosse scorto dagli altri.
Altri che non erano Erik, in ogni modo, anche se prima che parlasse già sapeva cosa avrebbe chiesto << Quindi è tutto qui quel che c'è stato fra voi? >> << Esattamente >> confermò con la sua voce più salda, stupendo persino se stesso per la propria sicurezza di fronte a quella che era forse una delle menzogne più palesi che avesse mai pronunciato.
Erik rimase in silenzio per alcuni minuti, Charles controllò la sua mente solo per capire che non solo credeva ad ogni parola, ma si stava anche interrogando sulle reali intenzioni di Saman.
Questo un po’ fece male, un po’ più di quanto si era preparato ad ingoiare, abbastanza almeno per ritirare il proprio potere mortificato dalla sua mente, ma non poteva raccontare tutto ad Erik, semplicemente non poteva.
Atterrarono in un piccolo aeroporto privato, più pratico per lui e la propria disabilità, superarono i controlli con facilità grazie all’illusione che nascondeva il volto di Erik, e attesero in silenzio vicino al jet mentre Hank tornava con il grosso fuoristrada preso a noleggio.
Non si sentiva meno agitato dell’ultima volta che aveva percorso quella strada, se prima era stata ansia e fastidio adesso era paura viscerale, ma in qualche modo la visione del campus quando arrivarono lo fece ritornare indietro di quasi vent’anni, sommando le insicurezze di allora a quelle di adesso.
Chiunque si sarebbe accorto che il Professore aveva qualcosa che non andava, pallido come un cencio com’era, ma Erik riuscì a percepire chiaramente i suoi timori, quasi che fosse il proprio cuore a provare lo stesso, per questo quando scesero dall’auto e lo aiutò a prendere posto sulla sedia a rotelle trattenne una delle sue mani fra le sue, intrecciando le loro dita nel tentativo di trasmettergli la propria presenza e il proprio calore << Charles >> lo richiamò, assaporando la libertà di pronunciare quel nome, la libertà di infondervi il sentimento che per anni si era proibito << Sto bene >> un mormorio affrettato, occhi azzurri che evitavano accuratamente i suoi, stretta tremante sulle sue nocche << Non permetterò che ti faccia nulla. Non ti toccherà nemmeno. Sai che non lo permetteremmo, vero Hank? >> lo scienziato gli lanciò un’occhiata affatto cordiale, quasi personalmente offeso per il fatto che ritenesse necessaria una simile domanda.
Yale non era cambiata molto, erba ben curata e mura di solida pietra che infondevano pari minaccia e sicurezza, e anche nel tendere le proprie percezioni non trovò niente di troppo diverso.
Le vacanze di primavera erano alle porte, probabilmente la prima sessione d’esami appena passata, e nell’aria si respirava quell’atmosfera rilassata che acquisiscono le università in quel periodo, con le aule sempre meno frequentate e chiacchiericci mescolati a risate allegre degli studenti.
Saman non aveva cambiato ufficio, percepiva chiaramente la solidità compatta delle sue protezioni anche se erano del tutto insufficienti contro il suo nuovo livello di potere, quindi la sua sfrontata tranquillità, persino nel sapere che lo stavano raggiungendo lo sfiorava in onde continue e costanti.
Charles cercò ostilità in lui, ma non ne trovò, non era niente di diverso dalla placida pozza d’acqua verdastra che era sempre stato.
Erik lo vide prendere un respiro profondo, istintivamente si infilò una mano in tasca e recuperò due delle sue sfere di metallo mentre il telepate apriva la porta senza bussare, come se non avesse bisogno di un vero e proprio invito.
Dall’altra parte li accolse un uomo piuttosto prestante nella forma, alto poco più di Erik e con le spalle un poco più ampie, un confronto che occhi troppo abituati alla lotta non poterono impedirsi di fare, ma prima che potesse emettere un suono o anche solo compiere un passo le due biglie si posizionarono ai lati della sua testa, pronte a colpire << Erik! >> occhi di un verde sinistro si posarono sul signore dei metalli, per un momento si chiese se non possedesse geni da felino visto quanto erano sottili le sue pupille confrontate con la penombra che si intravedeva dallo studio, ma ovviamente aveva bisogno di ben altro per essere intimidito << Erik Lehnsherr immagino >> disse, voce non meno pericolosa della sua stazza, un lieve sorriso ad increspargli le labbra generose.
Cordiale per Charles, beffardo per Erik.
Ovviamente ignorò la sua mano tesa, costringendo Charles ad un sospiro esasperato, ma non doveva essere molto contento della situazione nemmeno lui a giudicare dal nervosismo nelle dita tese sui braccioli << Possiamo entrare Saman? Non mi conforta parlare in corridoio >> con riluttanza, ed una certa dose di superbia, lo sguardo verdastro si spostò su Charles, si ammorbidì un poco, poi diede in un lieve cenno del capo << Naturalmente. Venite dentro. Dottor McCoy, è un piacere rivedere anche lei >> rivedere?
Erik trattenne le domande, non era quello il momento, e li seguì all’interno della stanza.
L’aveva giudicata buia, ma solo perché le prima due vetrate erano oscurate da spesse tende di velluto, mentre la terza, la più vicina all’ordinata scrivania di legno scuro, era libera e proiettava molto della luminosa giornata sui volumi impolverati alle spalle dello schienale << Vi stavo aspettando >> disse Devine indicando le poltrone del piccolo salottino sulla sinistra, ignorando del tutto le sfere di metallo che ancora lo minacciavano mentre andava a tirare le tende, ma Hank fu l’unico a prendervi posto, visto che Charles non poteva e Erik non lo permise a se stesso << Lo immaginavo >> disse il telepate con la sua voce tranquilla e snervante, quella voce così inglese completamente fuori luogo in quel momento << Sei diventato più potente >> disse Devine con la stessa compostezza, portandosi una mano alla tempia << Credevo non potessi superare le mie barriere a meno che non volessi >> Charles non parlò, si limitò a guardarlo, oppure parlarono usando qualcosa di diverso dalla bocca.
Ad ogni modo lo sguardo che si scambiarono non gli piacque per niente << Mi sono fidato di te, Saman >> l’altro si strinse nelle spalle ed infine sedette, sprofondando nella poltrona alla destra di Hank, così che Charles gli fosse proprio di fronte << Non ho fatto niente di pericoloso. Una scossa di terremoto a dir poco ridicola >> << Potevi chiamare al telefono. Non abbiamo cambiato il nostro numero >> Devine lo scrutò ancora, la bocca divertita appena nascosta dalla barba curata << Saresti venuto se lo avessi fatto? >> la domanda cadde pesante come un macigno in mezzo alla stanza.
Charles rilasciò un respiro più profondo degli altri, invisibile a chi non lo conoscesse come lo conosceva Erik << Cosa vuoi da me? >> << Hai scoperto la mia vera mutazione, non è così? >> << Sì >> Devine sospirò e si appoggiò allo schienale << Le mie intenzioni non sono mai state un mistero per te. La differenza stava tutta nel fatto che non possedevo il potere per metterle in pratica. Ma negli ultimi dieci anni i mutanti sono diventati un fatto conosciuto. È stato più semplice trovarli di quanto non fosse in passato >> << Il Collezionista >> mormorò Charles prima di potersi trattenere, vedendo il sorriso dell’altro allargarsi << In qualche misura, certo >> << Avere una fantasia non significa cedervi, Saman. Sei... sei un uomo buono dopotutto >> << E tu il solito sognatore. Per Dio Charles, guardati. Come ti sei ridotto rincorrendo i tuoi mulini a vento? >> nel parlare guardò Erik molto eloquentemente, persino con una piccola smorfia, ma per rispetto della conversazione il tedesco preferì non ridurre il suo cervello in poltiglia.
In qualche modo quell’uomo lo stava supplicando di ucciderlo, aveva tutti i muscoli irrigiditi nello sforzo di trattenersi << Charles, non comprendi che possiedi il tuo potere per un motivo? Sarebbe tutto più semplice se lo capissi >> << Su questo siamo d’accordo, ma non credo che il motivo sia la sottomissione della razza umana >> << Non c’è altra via! >> esclamò Devine, indicando poi Erik con un cenno della mano << È la guerra ciò che vuoi? La barbarie? È inevitabile ormai: sono terrorizzati da noi. Ora parlano di registrarci, presto cominceranno con il rinchiudere quelli più pericolosi, quelli come te, come... Magneto. Non ti sei chiesto perché non l’abbiano semplicemente ucciso dopo l’assassinio di Kennedy? >> << Troppo potente per essere lasciato libero. Troppo prezioso per eliminarlo >> disse Erik cupo, vedendo l’altro assentire << Hai visto alcuni dei loro progetti? Creano armi contro di noi, Charles: cos’è questa se non una dimostrazione di guerra? >> << Possiamo ancora dimostrar loro che siamo alleati. Che non vogliamo la loro morte >> Devine sospirò esasperato, ma Erik conosceva bene la sensazione di scontrarsi contro il pacato muro che il telepate rappresentava << Puoi fermare tutto questo, Charles >> << Ti ho già detto in passato che il mio controllo mentale non può essere la soluzione. Non... non è giusto >> << Impedire una guerra non è giusto? Risparmiare migliaia di morti non è giusto? Non ti sto dicendo di conquistare il mondo! Solo... renderlo più abitabile per quelli come noi >> << Io non posso. Non... posso >> la sua voce si ruppe sull’ultima parola, impercettibile nota stonata, ma sia Devine che Erik la notarono senz’altro << Non puoi? Sappiamo tutti cosa hai fatto con quei missili, Charles. E anche io ho sentito la tua voce nella mia testa. Se non ti fosse possibile En Sabah Nur non avrebbe voluto il tuo corpo >> Charles non sapeva come aveva fatto ad avere quelle informazioni ma non cercò nemmeno di scoprirlo.
Improvvisamente era solo molto stanco, non voleva altro che tornare a casa, in mezzo ai suoi studenti, lontano da tutto e tutti.
Si portò una mano alla tempia e con un sospiro se la massaggiò prima di fare lo stesso con gli occhi stanchi << Ti prego, Charles... sii ragionevole >> << Non parlarmi di ragionevolezza. Stai cercando di fuorviarci tutti dal problema principale: hai rubato i poteri ad altri mutanti. Dio, Saman... ne hai a decine >> Devine ridacchiò << Trentaquattro in tutto >> << È un potere stupefacente, ma crudele. Non dovresti abusarne >> << Non riesci proprio mai a dismettere le tue vesti di eterno educatore, vero? >> fu la risposta ironica, tradiva fin troppa complicità per il semplice incontro che Charles gli aveva raccontato.
Gli aveva mentito, ormai non c’era altra spiegazione.
Non era stupido, né tanto ingenuo da non accorgersene e il telepate doveva saperlo, quindi non gliene aveva parlato perché non ne era stato in grado.
Un paio di motivi gli ronzarono in testa per giustificare quel comportamento, ma nessuno d’essi gli piacque << Non gli ho davvero rubati, solo presi in prestito... torneranno ai loro legittimi proprietari quando avrò finito >> << Finito cosa? >> chiese infine Hank, palesando la frustrazione che attanagliava anche Erik in quel momento.
Partecipavano a quel dibattito come spettatori disattenti, sentivano dieci parole e altre venti erano trasmesse in sguardi e silenzi.
Se aveva avuto qualche dubbio sull’odio che provava per Devine, adesso erano completamente dissipati << Non voglio aiutarti in questo tuo folle piano >> << Posso avere il tuo sangue in altro modo, Charles >> << Puoi prenderlo se vuoi. La mia telepatia ti ucciderà prima ancora che tu possa imparare ad usarla. Non è un potere a cui è semplice adattarsi >> << Prova ad avvicinarti a lui e ti farò a brandelli >> disse invece Erik pacatamente, vedendo l’altro sollevare un sopracciglio divertito << Ed ecco qui il leader della Confraternita che si schiera dalla parte del suo nemico. Dovete a me quest’alleanza o sei semplicemente sempre stato un’ipocrita? >> << Saman, non... >> << Non mi importa quel che pensi di me. Il motivo per cui sei ancora vivo è che Charles vuole parlare con te. Altrimenti ti avrei ucciso prima di aprire la porta >> << Se io muoio porterò con me i poteri di tutti coloro a cui li ho rubati: finché non li userò resteranno imprigionati dentro di me >> disse quello semplicemente, ben sapendo quanto quella notizia avrebbe fatto piacere ad entrambi << Non possiamo permettere niente del genere >> << Preferisci che abbia la tua telepatia, Charles? >> ribatté Erik irritato << Non possiamo. Se vuole il mio potere che lo prenda: lo ucciderà, non sai cosa si prova. Persino Apocalisse ne è stato sopraffatto, anche se per poco >> << E se lo stessi sottovalutando? Non mi sembra uno stupido. Forse ha trovato un modo >> << Sono ancora dell’idea che il metodo migliore sia il compromesso, Charles. Sono sicuro che sia possibile >> continuò Devine, ignaro del loro colloquio privato << Mi rifiuto di stare seduto qui a decidere come manovrare l’intera popolazione mondiale. Non abbiamo ucciso En Sabah Nur perché tu possa prenderne il posto >> Devine scoppiò a ridere adesso, come se avesse fatto una battuta divertente << Ma io non ho mai detto niente di simile! Voglio che sia tu a prenderne il posto, non io >> disse, rivelando a voce alta qualcosa che il tedesco già temeva.
Charles sbiancò invece << Io ripongo cieca fiducia nel tuo giudizio, caro mio. Puoi manovrare anche me se vuoi, non mi importa. Sono certo che tu non voglia il male di nessuno, e non esiste garanzia più forte. Ma se non vuoi fare ciò che è necessario non posso far altro che costringerti >> << Non puoi costringermi >> per tutta risposta le due biglie di metallo di Erik schizzarono come proiettili, vorticando con tale velocità intorno a Devine che rimasero indistinguibili per un momento, finché non si trasformarono in un cappio d’acciaio intorno alla sua gola << Erik, smettila >> il tedesco lo ignorò, continuando invece a fissare Devine in cagnesco << Non sono disposto ad ascoltare ulteriori minacce >> sibilò, mentre l’altro continuò semplicemente a sostenere il suo sguardo, senza accennare a muoversi << Ammetto che è stata una sorpresa vederti alla mia porta >> disse invece, con tranquillità anche se il cavo di metallo continuava a stringere << Erik adesso basta! >> << Ma del resto Charles ha sempre avuto un debole per gli uomini alti >> << No! >> anche se non avrebbe voluto, Charles fu costretto ad impedirgli di agire con il proprio potere, immobilizzandolo per impedirgli di strangolarlo.
Erik imprecò, ma non gli permise di fare altro, troppo spaventato dalla sua rabbia ustionante << Mossa sleale questa, Saman >> disse poi, trattenendo anche la propria lingua dall’essere troppo violenta.
Hank adesso era in piedi, non ancora trasformato ma con l’intero corpo in tensione << Sei stato tu a costringermi ad usarla. Come riesci a resistere alla tentazione di schiacciare la sua mente tra le tue mani? Dimentichi così facilmente cosa ti ha fatto? >> << Non sono affari tuoi >> disse Charles invece, ogni cordialità, vera o finta che fosse, ormai scomparsa.
Erik ringhiò come una bestia feroce, lottò con le sue imposizioni con forza, nessuno era capace di altrettanto, palesando la forza devastante di una delle volontà più forti e tenaci che il telepate avesse mai incontrato << Perché non dovrei schiacciare la tua di mente invece? >> << Perché sai che non sono malvagio. Non più del nostro Magneto qui presente. Non sono un assassino, sono un professore, proprio come te. Voglio semplicemente vivere in pace. Se i mutanti fossero rimasti nascosti non mi sarei mosso, Charles. Sai come la pensavo. Ma ormai il nostro anonimato è perduto: molti ospedali cominciano già a fare controlli sul DNA come esami di routine, lo sapevi? Pensi che per il governo sia un problema aver accesso alle nostre cartelle cliniche? >> << Smettila di sviare! >> esclamò il professore spazientito, anche dallo sforzo di mantenere fermo Erik << Puoi fermare tutto questo, Charles! Non posso permettere che l’incredibile risorsa che sei vada sprecata a questo modo! Se non vuoi usare il tuo potere vorrà dire che troverò qualcun altro che possa >> << Qualcun altro? >> << Posso trasferire le capacità da un mutante all’altro, dovresti averlo capito ormai. Forse io non posso usare la tua telepatia, ma qualcun altro sì >> << Io non sono una risorsa al servizio di chicchessia. E per certo non sono disposto a cedere alle tue assurde minacce. Non puoi fare niente per costringermi >> e nel dirlo penetrò le sue barriere di cemento per obbligarlo a privarsi dei suoi poteri rubati, ma questa volta trovò mura di diamante a proteggerlo, mura che conosceva e ricordava << Emma >> mormorò sconvolto, vedendo l’uomo restare a fissarlo beffardo << Ho preso il suo sangue prima che Trask la uccidesse. Utile, non trovi? Sapevo che avresti usato la tua telepatia in questo modo, quindi ho protetto la mia mente da un simile ordine. Puoi obbligarmi a ballare il tiptap se vuoi, ma non a privarmi della mia collezione >> << Non possiamo lasciarlo libero >> disse Hank a quel punto, palesando ciò che pensavano tutti loro.
Charles strinse le labbra d’irritazione, soffocò un’imprecazione, poi però la calma tornò a prevalere su di lui, il controllo riacquisito non gli permise di lasciarsi andare.
Assentì brevemente, quindi rilasciò un poco la morsa su Erik per potersi concentrare di più su Saman e obbligarlo a seguirli.
I pensieri del tedesco non erano affatto gentili, ma come altre volte non incolpava il telepate per aver usato le sue capacità, o almeno non lo faceva adesso, troppo concentrato nello sforzo di escogitare migliaia di atrocità da mettere in pratica nei confronti di Saman.
Uscirono in un silenzio ancora più teso di quello con cui erano entrati, raggiunsero il fuoristrada in breve, senza che nessuno li fermasse, ma ben presto Hank pensò bene di non mettere Erik e Saman entrambi dietro, né tantomeno aveva alcuna voglia di guidare con affianco la bomba ringhiante che era il signore dei metalli, quindi alla fine si risolse a lasciare a quest’ultimo le chiavi, montando alle sue spalle insieme al professore di Yale.
Charles gli fu grato per quel piccolo accorgimento, rilasciò alla fine del tutto le costrizioni sul tedesco, ma se questi da una parte smise di cercare di uccidere Saman per certo la tensione della sua mascella e delle sue mani sul volante non suggeriva che avesse smesso di desiderarlo.
Avrebbe potuto tranquillizzarlo, o almeno cercare di farlo, ma sarebbe stato inutile e lo sapevano entrambi, quindi anche il viaggio di ritorno verso l’aeroporto non fu meno silenzioso dell’andata, più teso anzi, e non era meno snervante notare che il più tranquillo del gruppo fosse proprio Saman.
Continuava a mantenere quel sorriso sulle proprie labbra mentre lo sguardo di smeraldo pesante come una mano fisica non lo lasciava un momento, nemmeno dallo specchietto retrovisore, perciò non c’è da stupirsi se non appena furono sul jet Charles decise di farlo addormentare per avere un po’ di tregua da entrambi.
La sua tempia pulsava ferocemente quando poté finalmente rilasciare la morsa del suo potere, tra Saman e Erik non avrebbe saputo scegliere quale mente fosse più difficile da controllare, perciò tutto ciò che voleva era un po’ di tregua da quella mattinata assurda, ma gli bastò vedere il modo in cui Erik prese posto di fronte a lui per essere certo che la sua fosse una speranza vana << Quindi avete scopato >> la sua voce uscì noncurante, nonostante le parole, ma proprio per questo Charles la sentì colpirlo come un’unghiata, tanto violenta che trasalì.
Si guardarono, mare cristallino e tempesta divorante, poi il telepate sospirò, un lungo sospiro, e abbassò le palpebre stanche << Sì >> disse solo, anche se quella dell’altro non era affatto una domanda.
 



NA: Ciao a tutti!!! Grazie mille per essere arrivati a leggere fin qui, vi amo tutti per questo <3 <3 *amore a badilate*
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e spero anche di non aver fatto troppa confusione coi punti di vista XD XD Ad ogni modo le relazioni vanno via via dipanandosi e nel prossimo capitolo mi sa che dovrò cambiare il rating *sorrisetto compiaciuto* Alla prossima! 

PS: Scrivetemi le vostre impressioni se vi va! Ogni commento è ben accetto (anche negativi, ovvio :D ) e la scusa perfetta per una bella chiacchierata tra fangirl/boy :D :D

   
 
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