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Autore: Tormenta    11/07/2016    2 recensioni
[Destiel]
Sulle note dei Coldplay, brevi storie autoconclusive incentrate sul rapporto e su interazioni tra Dean e Castiel.
#A sky full of stars - Percepisci qualcosa gonfiarsi nel petto ed è una sensazione talmente celestiale che No, ti dici, non è possibile. Come si può provare così tanto bene tutt’insieme?
#Miracles - «Non è questo il momento di fare domande» afferma una voce; una voce che, però, non è affatto una voce: è musica. Stramaledetta musica.
#Up&Up - La suoneria lo sorprese nel cuore della notte, cogliendolo mentre era spalmato sul bancone dell’ennesimo bar. Come un faro nel buio, sul display campeggiava il nome CAS.
#Hymn for the weekend - Questo momento merita perché, Dean, mentre lo vivi capisci d’essere letteralmente innamorato d’un angelo – ed è come aver fatto jackpot alla roulette cosmica.
#Magic - Lo perdona, perché Cas è ormai parte della famiglia, ed è così che si fa con la famiglia – ci si perdona, nonostante tutto.
#Ink - È Dean, e― Certo, certo che è lui. Chi altri, sennò?
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Genere: Introspettivo, Drammatico, Sentimentale
Contesto: Prima parte della settima stagione
Note: Implied!Destiel

 
And if you were to ask me
“After all that we've been through
still believe in magic?”
Yes, I do
Of course I do
 
 
Magic
 
 
 
        La rabbia brucia in Dean Winchester come la fiamma sotto la cenere d’un fuoco estinto: si autoalimenta, affamata, e macera nella propria acidità, resa presuntuosa dalla convinzione d’essere inestinguibile. Una convinzione che Dean stesso, di tanto in tanto, condivide – perché Castiel l’ha tradito. Ha tradito tutti.
 

        Inizialmente, forse, a muovere quel maledetto angelo erano state buone intenzioni: in qualche contortissima maniera, magari aveva davvero cercato di fare la cosa che riteneva più giusta. Aveva esercitato il libero arbitrio che proprio Dean gli aveva fatto conoscere; era in parte anche sua, quindi, la responsabilità? Gli aveva insegnato qualcosa di sbagliato? In ogni caso, il problema restava: Castiel aveva mentito. Aveva fatto il doppio gioco e aveva totalmente perso la ragione, e in quel raptus di follia, recitando la parte d’un dio superbo, s’era sporcato le mani di tanto, troppo sangue – sia in cielo, sia in terra.
        Era anche colpa sua, se ora dovevano vedersela coi Leviatani – se dovevano farlo senza di lui; lui che era esploso in uno stramaledetto lago.
        Ed è soprattutto per questo che Dean è arrabbiato; perché Castiel ha combinato la cazzata del secolo, e poi ha avuto la faccia tosta di dissolversi: li ha abbandonati, lasciandosi alle spalle nulla più d’una giacca beige vecchia e sporca.
 

        La sola vista di quel trench, adesso, l’infervora. Ma, incredibilmente, sa anche placarlo – nutre e soffoca al contempo la sua ira; un’ira che, è vero, non ne vuole sapere di sparire, ma che è così… stanca. Stanca, perché è uno scudo; nasconde il dolore, e cerca di prevenirne l’ingigantimento, poiché a Dean piace credere di poter controllare il malessere che gli morde costantemente la carne. Gli piace credere che si tratti d’una manifestazione della collera che gli bolle nelle vene; che sia un qualcosa che può trovare sfogo, in un modo o nell’altro.
        Ma sa che è un’illusione – lo sa per certo ogni volta che guarda il trench. Ogni volta che lo sfiora, immergendo con sicurezza una mano nel baule dell’Impala; ogni volta che si ritrova nel cuore di notti troppo lunghe a recuperarlo dall’auto e a infilarlo sotto al proprio cuscino, stando attento che Sam non s’accorga di nulla. Perché in quei momenti sa d’essere in lutto, e riconosce l’esistenza della ferita aperta che gli fa pizzicare il petto e gli angoli degli occhi e che gli sotterra il morale.
        Il suo lato più freddo, impregnato di spirito d’autoconservazione, non si risparmia mai di borbottare che a mancargli, a farlo soffrire, sia la mera consapevolezza di non aver più un alleato potente come lo era stato Castiel. Ma è una scusa talmente poco credibile, che non riesce mai a crederci nemmeno per un secondo.
        Avere un angelo del Signore nel team aveva parecchi vantaggi, certo, ma se l’erano cavata per anni senza aiuti simili: è sicuro che possano farlo ancora. Se Castiel gli manca, quindi – se percepisce un buco tra le costole, è perché gli aveva permesso d’entrare. E la verità è che quell’angelo gli aveva scavato dentro sino ad una profondità tale ed in così poco tempo, che a stento lo ritiene possibile.
        Eppure è così. Era arrivato fino all’osso, e Dean l’aveva lasciato fare, perché Castiel non era come gli altri, non era un bugiardo. Malgrado tutto, Castiel era un amico. Castiel― era tante cose.
 

        Proprio nelle rare occasioni in cui si concede di indugiare col pensiero su quelle cose, Dean è capace d’andare oltre sia alla rabbia, sia al dolore. Vede appena poco più in là – vede il conforto del ricordo, la redenzione.
        Gli torna alla mente che, alla fine, recuperando il senno Cas s’era pentito. E tutti fanno errori – ne ha fatti anche lui, tanti quanti il suo angelo o addirittura di più; quindi chi è per giudicare? Chi è per continuare a coltivare il risentimento, per negare a oltranza a Cas il perdono?
        Dio lo sa – se fosse ancora vivo, se non fosse esploso in quel lago, se lo starebbe già negando da solo, forzando su di sé chissà quale perpetua penitenza. E il più grande dei Winchester non è un uomo facile da turbare, ma quella sola idea lo punge e gli fa contorcere lo stomaco, e non lo sopporta, perché Castiel ha combinato un fottuto casino, , ed ha sicuramente sfilacciato il loro rapporto, facendolo arrabbiare come mai prima e ferendolo, ma è Cas e―
 

        Alla fine, lui lo perdona.
        Certo che lo perdona, perché Cas è ormai parte della famiglia, ed è così che si fa con la famiglia – ci si perdona, nonostante tutto.
 

        Giunto a quella conclusione, inizia a soffrire un po’ di meno ogni giorno: un peso gli si solleva pian piano dalla cassa toracica, liberandogli il respiro e pulendogli gli occhi dalla fuliggine d’un’amara ira.
        Torna così a mettere a fuoco ciò che ha perso – Cas col suo viso calmo, confuso e a modo suo curioso. Cas che guarda tutti (ma soprattutto lui) troppo a lungo. Cas con le parole giuste in bocca. La sua bocca― (anche quella, ).
        E dovrebbe disperarsi, forse. Dovrebbe piegarsi in due urlando quanto faccia schifo la vita; quanto sia assurdo il modo in cui Castiel ha portato se stesso alla rovina, ma― non lo fa. Perché nel colossale disastro che si dipana nella sua mente quando ci pensa, incredibilmente non manca mai una nota di speranza. È dolceamara e sfarfalla come una luce sul punto di spegnersi, ma si ostina a non sparire, ribadendo senza freno che “Devi solo tenere duro, Dean. Cas tornerà. Torna sempre”.
        Chiamatelo matto, ma lui ci crede. E allora non gli resta che aspettare.




 
Angolo di Tormenta
Ah, la settima stagione! Appesantita da un’insoffribile deficienza di angeli del Signore in trench. Erano tempi oscuri. :/
Comunque – spero che il racconto vi sia piaciuto. :) E un piccolo avviso: penso che il prossimo sarà l’ultimo della raccolta. 
A presto,
T. ♪
   
 
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