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Autore: Pouring_Rain11    12/07/2016    2 recensioni
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||AOU||
Freya Solheim è cresciuta in un freddo istituto inglese senza mai sapere nulla del suo passato. Non appena le viene offerta la possibilità di unirsi al gruppo di supereroi che hanno già salvato il mondo una volta, ne approfitta per dare una svolta alla sua (apparentemente inutile) vita.
Ma se il suo futuro fosse ben diverso da come se lo aspetta?
E se, oltre a tutto il resto, si aggiungessero un "cattivo" quasi indistruttibile e, ciò che lei non ha mai conosciuto, l'amore?
-“Du ikke ser at kommer?”-
[QuicksilverxOC] [Accenni alla ScarletVision]
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pietro Maximoff/Quicksilver, Ultron, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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The Avengers – Sacrifice
 
Capitolo I

Mi mordicchio un’unghia annoiata. La scuola è una tortura. Il professore è semplicemente soporifero, i miei compagni sono idioti, condivido la stanza con le ragazze più stronze del mondo e non potrò allontanarmi da qui se non nei prossimi… sei mesi?

“Solheim?” alzo gli occhi dal libro. Non stavo ascoltando. “Ehm…” Guardo le scritte sulla lavagna. Terra. Sistema Solare. Galassia. “Stelle?” Ma che?! “Molto spiritosa, Solheim. Penso che un giretto dal preside, data la sua continua disattenzione, non potrà che aiutarla. Può andarsene, se vuole.” Roteo gli occhi. Non ti sopporto nemmeno io. Mi alzo in piedi sbuffando ed esco dalla classe sbattendo la porta. “Beneducata vedo.” Sento il commento dall’altra parte. Scroscio di risa. Che vada a farsi fottere, lui e la sua pelata del cavolo.

Mi immagino già la cosa: “Freya Solheim, studentessa scappata dall'Olympus Institute perché poco accettata per restarci.” Patetico. Come mai potrebbe un’ingenua ragazzina fuggire da questo carcere inglese sperduto nel nulla?

Ci potrei fare un pensierino… visto che più una scuola è definitivamente una prigione.

Attraverso il corridoio strascicando i piedi come fossero macigni. Questi dannatissimi mocassini! Decido di sfilarmeli ed inizio a camminare scalza, mentre nessuno mi vede. Al diavolo l’uniforme. Al diavolo tutto.

Entro in bagno. Mi sciacquo il viso fino a farlo divenire rosso. Poi mi specchio. I soliti capelli castani e mossi che poco hanno a che fare con le mie origini nordiche, i miei occhi azzurro scuro, così scettici e duri… la carnagione chiarissima ed il volto con qualche lentiggine, giusto per far capire un po’ da dove provengo. Il tutto condito con un corpo che non ne vuole sapere di diventare come quello delle mie compagne. Svilupparsi. Non sono alta, nemmeno magrissima, non ho quelle che si possono definire “forme” e possiedo dei piedi che forse farebbero invidia a Cenerentola. Una zanzaretta fastidiosa insomma. Una zanzaretta di diciassette anni. O forse diciotto, a malapena ricordo il mio compleanno.

Osservo le mie mani. Le dita affusolate, l’anello di mamma. Quella madre che non ci è mai stata, morta per chissà quale motivo. Il ciondolo con la pietra blu. Due gioielli uguali che dovrebbero proteggermi. Ma che invece non fanno nulla. Più che ovvio.
Mi rinfilo le scarpe ed esco. C’è una portafinestra nel corridoio a fianco a quello in cui sto passeggiando. Anche se quest’inferno è tutto uguale so come orientarmi.

Manca poco al mio obiettivo. Uno, due, tre. Sono fuori. Inspiro aria fresca (si fa per dire) e rilascio aria sporca di voglia di scappare. Non resisterò ancora molto qui, me lo sento. Il problema è che avrei già scalato quest’edificio anni fa, solo che soffro di vertigini... Bello.

“Signorina Solheim?” mi volto e vedo niente popò di meno che il preside. Eccomi servita. “Sono qui.” Rispondo aprendo un poco le braccia. Si vede che lo rispetto, vero? “Non faccia la spiritosa, sono venuti per lei.” Aspetta che?! “Potrebbe spiegarsi un po’ meglio?” Sollevo un sopracciglio. Chi mai verrebbe per me? Mio padre non si fa vivo da anni (dopotutto non sa nemmeno che esista) e mia madre… beh, lei è morta.

“Può farmi il favore di seguirmi? È importante.” Vedo l’uomo alto e robusto voltarsi e noto una chiazza grigiastra nei suoi capelli neri tirati all’indietro. Non era immortale? Roteo gli occhi e prendo a zampettare annoiata dietro di lui, mentre attraversiamo uno dei corridoi grigi e freddi. Ne ho abbastanza. Ma ora il problema principale è… Chi è venuto per me? Ho il mal di testa. Troppi interrogativi, forse? Ma ormai mi va bene tutto… “Prima le signore.” Borbotta il big boss aprendo la porta del suo ufficio. Entro svogliatamente incrociando le braccia al petto. La tappezzeria asettica e grigia cozza contro gli arredamenti kitsch rossi scuri e le sedie imbottite. Da pazzi.

E poi lo noto. C’è un tizio seduto.

“Freya Marin Solheim?” l’uomo che c’è nell’ufficio si alza in piedi. Non ho la minima idea di chi sia, ma credo di averlo già visto. Forse in TV? Poco probabile, ultimamente il mio cervello mi gioca brutti scherzi… “Ehm… Sì?”rimango davanti all’uscio, come in attesa, mentre il capo chiude la porta dietro di me. “Vi lascio soli…” Bisbiglia prima che le mie vie d’uscita si riducano a zero. Non mi muovo di un passo. “Avanti, siediti. Non mangio le persone.” Il suo tono di voce è tranquillo. Mi metto ad osservare il tipo inclinando di lato la testa. Brutte abitudini… I capelli sono castani, così come gli occhi. È abbastanza alto e robusto, con una barbetta ed indossa una t-shirt strana. Un triangolo azzurro e luminoso pulsa all’altezza del cuore. Interessante. “Non ho tutto il giorno. Muoviti.” Mi dice con un tono un po’ più spiccio. Mi posiziono sulla sedia di fronte alla scrivania del preside, accanto a lui. “Chi è lei?” Chiedo puntando il mio indice verso la lampadina nella maglietta. “Questo mi rende triste… davvero non hai la minima idea di chi sia?” Scuoto la testa senza spostare la mano. “Tony Stark. Piacere.”

Sollevo un sopracciglio. “Ancora nulla? Andiamo! Sono il proprietario di una delle industrie più famose del mondo e sono anche un miliardario… non ti dice proprio nulla nemmeno questo?” E così dicendo indica il simbolo sulla maglia. Mi mordo il labbro inferiore. È un interrogatorio? “Bè, a dirla tutta quello sembra il simbolo di Iron Man, non so se mi sbaglio.” Scosto una ciocca di capelli dal viso abbozzando un sorriso sarcastico. Magari così mi gioco l’unica possibilità di uscire da qui… “A quanto pare il cervello funziona a dovere… allora, dov’eravamo rimasti?” Sgrano impercettibilmente gli occhi. Non ci credo. “Giuro che non ci avrei mai pensato. Guardo pochissima televisione, sa?” L’uomo mi guarda di sbieco. Okay sto zitta. “Dunque… Potresti gentilmente dirmi da quanto tempo sei qui…?” Prendo ad osservare l’ufficio con attenzione. “Penso da sempre, perché?” Non ho ancora capito dove vuole andare a parare. “Bè, allora sei la persona che cercavamo. Vedi quella collana e quell’anello lì?” Così dicendo indica gli stessi. Istintivamente porto la mano al mio collo. “Quindi?” Chiedo mentre osservo il mio anulare destro. “Quelle pietre sono state modificate attraverso degli esperimenti ed hanno la capacità di attirare i liquidi. Se riuscissimo a fonderle insieme, potresti sollevare l’oceano con il pensiero. No okay, forse non tutto l’oceano…” Sta scherzando, vero? Aggrotto le sopracciglia. “Non ho ancora capito né perché è venuto qui e né chi è questo ‘noi’ a cui fa sempre riferimento. Non sono così informata, sa? Le comunicazioni in questo luogo sono ridottissime e… come può notare non possiedo nemmeno un cellulare, sennò mi sarei messa a giocare a (come si chiama?) ‘Candy Crush Saga’ almeno dieci minuti fa.” Dopo quest’improbabile sproloquio mi alzo in piedi di scatto e faccio per andarmene. “Bè, a quanto pare devo dirtelo: Benvenuta negli Avengers.” Okay. Ora credo di aver detto una parolaccia nella mia mente.

Ho sentito bene? Avengers? E cos’è, uno scherzo?

“Sono in TV, non è vero? Mi avete presa in giro…” ridacchio freddamente. “E quindi dovrei pensare di essere cosa? Una superdotata? No grazie. Quasi quasi resto qui.” Mi risiedo pesantemente mentre Tony si alza in piedi ed inizia a passeggiare. “Bè, un grazie dell’opportunità mi bastava… Potresti salvare il mondo, avere successo e forse potresti anche vendicarti in futuro di chiunque pensi che tu valga meno di zero. Una bella rivincita, no? E poi in un certo senso scopriresti parti di te che nemmeno sapevi esistessero. Ora tu sei Freya, ma se a Freya aggiungessimo la capacità di manipolare i liquidi? La cosa si farebbe di certo più interessante.” Boom. Caput. Ora cosa rispondo?

“Bè, se è un modo per farmi uscire da qui, allora accetto. Ma non voglio che su di me venga effettuato alcun esperimento, è chiaro?” Non posso credere di aver detto una cosa così stupida. “Va bene, affare fatto.” Incrocio le braccia al petto. “Quando si parte?” Chiedo alzandomi in piedi come una bambina entusiasta. “Ora, se il preside me lo concede.” Lascio questo posto.

Oggi è il mio giorno fortunato a quanto pare.



Angolo Autrice :)


Ciao a tutti lettori!
Se siete passati di qui, vuol dire che la mia storia vi ha incuriosito almeno un pochino. Mi fa piacere, dato che è la mia prima fanfiction su The Avengers e la prima che pubblico effettivamente ;)
Che ne dite dell'inizio? Vi ispira? Accetto commenti di ogni tipo, soprattutto le critiche (se costruttive). Mi spronano a fare meglio :D
Per quanto riguarda gli aggiornamenti, penso che inizierò con postare almeno due capitoli a settimana, poi si vedrà ;P
Bè, spero che la mia storia possa piacervi, un abbraccio ed al prossimo capitolo!
-Rain <3 
   
 
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