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Autore: Setsuka    12/07/2016    3 recensioni
{Taichi/Sora}
Taichi non aveva mai visto Sora in quanto donna, Sora era sempre e solo stata Sora per lui e Sora era ovunque fosse lui.
Sora c'era all'andata e al ritorno da scuola, Sora era nella sua scuola e – per qualche anno – era stata anche sua compagna di classe. Era la complice di scherzi innocenti, la compagna ideale nella squadra di calcio, la sua partner preferita di giochi ed era anche un po' quella sorella maggiore che non aveva mai avuto, una sorta di coscienza che lo rimproverava quando sbagliava; calmava i suoi entusiasmi quando eccedeva ed era sempre lì, a supportarlo, anche quando era in errore. Lei mai abbandonava il suo fianco, perché – per quanto bambini – non tutte le giornate erano semplici come quando a casa sua mangiavano i dolci preparati da sua madre e giocavano insieme ad Hikari-chan.
Sora era sempre stata come la sua naturale estensione, una parte di se che era convinta sarebbe sempre stata al suo fianco.
Arrivò poi un giorno – poco prima del campo estivo che avrebbe cambiato loro la vita – in cui Taichi vide Sora con occhi differenti.
Genere: Romantico, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koushirou Izumi/Izzy, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya | Coppie: Sora/Tai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quando lei stravolse il suo mondo
Questo potrebbe essere idealmente l'inizio di tutto, l'inizio del viaggio emotivo/romantico di Taichi e non è un caso se anche stilisticamente è caratterizzato da note di puerilità. Questa è l'idea che ho pensato quando ho scritto questa breve oneshot che - mi auguro - sia di vostro gradimento, anche se è un racconto senza pretese.
 

 

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Quando lei stravolse il suo mondo.




Taichi non aveva mai visto Sora in quanto donna, Sora era sempre e solo stata Sora per lui e Sora era ovunque fosse lui.
Sora c'era all'andata e al ritorno da scuola, Sora era nella
sua scuola e – per qualche anno – era stata anche sua compagna di classe. Era la complice di scherzi innocenti, la compagna ideale nella squadra di calcio, la sua partner preferita di giochi ed era anche un po' quella sorella maggiore che non aveva mai avuto, una sorta di coscienza che lo rimproverava quando sbagliava; calmava i suoi entusiasmi quando eccedeva ed era sempre lì, a supportarlo, anche quando era in errore. Lei mai abbandonava il suo fianco, perché – per quanto bambini – non tutte le giornate erano semplici come quando a casa sua mangiavano i dolci preparati da sua madre e giocavano insieme ad Hikari-chan.
Sora era sempre stata come la sua naturale estensione, una parte di se che era convinta sarebbe sempre stata al suo fianco.


Arrivò poi un giorno – poco prima del campo estivo che avrebbe cambiato loro la vita – in cui Taichi vide Sora con occhi differenti.


Lui in panchina si stava riposando perché avrebbe fatto ingresso in campo al 70° minuto, era la strategia che avrebbero adoperato per la prossima partita, quella era una prova generale contro la squadra femminile e Taichi non aveva potuto far meno di guardare Sora. Era come una guerriera in campo di battaglia, i suoi occhi ardevano, erano fiamme, non importava che i suoi capelli fossero così corti e disordinati, dalla fronte grondava sudore come un uomo, ma la passione che Sora mostrava per quel gioco era un aspetto così affascinante che Taichi non era riuscito a distogliere lo sguardo.
E poi fu Goal!

La sua panchina si disperò, urlarono ai giocatori in campo, offesi per una difesa che non aveva saputo fermare l'attaccante della squadra avversaria, una femmina! Ma a Taichi non importò, il suo petto fu invaso da una calda e piacevole sensazione, qualcosa che come una carezza allo stomaco, qualcosa per cui sorridere, come esattamente Sora stava sorridendo: era il suo momento, era il suo trionfo, ma non per questo avrebbe abbassato la concentrazione; dopo un abbraccio alle compagne di squadra subito le incoraggiò per andare in difesa, la squadra avversaria non avrebbe rimontato e lei avrebbe combattuto perché fossero loro a trionfare.
Taichi aveva sorriso, dimentico del mondo. Fu assorbito da lei e lei soltanto che domava il campo, che non perdeva la concentrazione, che non voleva primeggiare, ma essere sicura che tutte giocassero e si divertissero proprio come lei, perché sì gli occhi e le labbra di Sora erano chiari: era felice.
E Taichi non poteva che essere anche lui felice, perché...

...il tempo sembrò sospendersi, ogni suono sembrò alienato e fu quello che chiamano colpo di fulmine, violento ed illuminante, quanto doloroso, perché lo colpì dritto in faccia.
No, non metaforicamente: fu una vera e propria pallonata in faccia.

“Taichi!”

Quella pallonata era arrivata proprio da Sora, per errore, un fuoricampo potente quanto imbarazzante che preoccupò a morte la ragazza, credendo d'aver rotto il naso o qualche dente al suo migliore amico.

“Taichi! Rispondi, va tutto bene?”

“Io, credo...”

“Izumi-kun, per favore, porta qui la cassetta del pronto soccorso!”.

La richiesta non si fece attendere, Sora non aveva neanche finito di formulare la frase che Koushiro Izumi - con la cassetta del pronto soccorso - era già lì, al fianco di Taichi con la borsa del ghiaccio. Koushiro poggiò delicatamente la sacca di ghiaccio nella zona arrossata; a quanto pareva la palla aveva colpito la fronte, il naso era salvo.
“Ahi!” mugolò Taichi al contatto gelido, mettendo in imbarazzo il kohai che credette d'avergli fatto male.

“Perdonami Yagami-senpai! Sarò più...” la borsa del ghiaccio però premette più forte contro la fronte, fu Sora a spingerla, presa dalla preoccupazione per l'amico che gemette ancor più forte.

“Taichi, dobbiamo farla sgonfiare il prima possibile! Stringi i denti!”.

“Takenouchi-senpai non credo che tu debba premere così forte” cercò di farla ragionare il kohai, mentre il resto della squadra maschile rideva della ragazza.
Era così difficile considerare Sora una ragazza, il suo aspetto, i suoi capelli sempre corti o coperti da strani cappelli, lei che urlava contro i maschi e giocava solo con i maschi, sembrava avere poche amiche, ma era comprensibile: così mascolina, così violenta, così acida... frammenti di quei discorsi giunsero alle orecchie di Sora che si limitò a far finta di nulla, dedicandosi piuttosto a Taichi che in quel momento aveva bisogno del suo aiuto, ma... a quanto pareva la sua delicatezza pachidermica stava peggiorando il tutto.
E peggioravano le risate, accompagnandosi a frasi maligne: “che razza di maschiaccio”, “dicono che neanche le ragazze vogliono stare in sua compagnia”, “ci credo che la scansano, è così violenta”, “povero senpai, dovrebbe starle lontano”, “le kohai la rispettano solo perché hanno paura del maschiaccio che è”.
Sora stringeva i denti fingendo di non sentire, ma quelle parole facevano male, tanto, perché lei...

“Adesso basta!” Taichi scattò in avanti spaventando Sora, ma non era furioso con lei, aveva alzato la voce perché...

“Yamachi, Tsuda, Mizuki, Takeshi, Kyoya, invece di scaldare la panchina come cheerleader, fate venti giri dell'altro campo urlando: sono uno stupido che disonora il calcio” i cinque ragazzi richiamati furono increduli, col cuore in gola e se avessero avuto una coda sarebbe stata tremante tra le loro gambe, perché il capitano Yagami non si comportava mai così e tutto ciò sarebbe stato alquanto umiliante.
Non capivano proprio cos'avevano fatto di male... il loro cuore non era così appassionatamente votato all'onesta bellezza del gioco di squadra come lo era Taichi, ma almeno il kohai Izumi lo capì, annotando il gesto del senpai nella sua virtuale lista di motivi d'ammirazione verso Taichi-san.
“E chiedetevi il motivo per cui l'avete disonorato, perché voglio una risposta a fine partita!” urlò più forte affinché i cinque richiamati ascoltassero mentre si allontavano come ordinato.
“E riguardo a te Sora...” la voce si abbassò, di nuovo sentì quel piacevole fuoco spandersi, invaderlo, e circondarli. Solo lui e solo lei, che lo guardava con occhi lucidi, il viso teso nella preoccupazione e gli zigomi di un rosa acceso.

“Mi dispiace” sussurrò lei, ancora, distogliendo poi lo sguardo e perdendosi il momento in cui anche Taichi scostò gli occhi da lei, perché imbarazzato per qualcosa di indefinito e bello e che gli faceva venir voglia di abbracciare l'amica.

“Se davvero ti dispiace...” esordì lui raccogliendo la sua determinazione “...allora torna in campo e vinci. Dedicami... una vittoria” si pentì però nello stesso momento di aver pronunciato quelle parole.

Anche Sora ne fu sorpresa, mai le aveva parlato così e si meravigliò ulteriormente di vederlo con lo sguardo basso quando posò di nuovo gli occhi su di lui.“...sei sicuro di stare bene?”.

“Io...” incontrò gli occhi di Sora e fu tragico e bellissimo e... le sorrise.
“...non sono mai stato meglio in vita mia”.

Sora non poteva sentire le farfalle in quel momento, non... non era luogo per far fiorire stupidi pensieri nella testa, per questo si alzò con fierezza annunciando un'imminente vittoria.
“Siamo determinate a vincere anche senza il tuo supporto, ma... credo che posso concederti la dedica della nostra imminente vittoria”.

“Dovrai affrontare me”.

“Lo so”.

“Allora non andarci piano, perché neanch'io sarò gentile”.

Bugiardo, pensò Sora, tu sarai sempre fin troppo gentile con me, Taichi. “Ed io sarò spietata con te. Lo... lo sarò sempre!” fece sulla difensiva, prima di correre via.

Sora tornò in campo e Taichi l'accompagnò con lo sguardo, non facendosi domande e non sentendo il richiamo del kohai Izumi che lo invitava a metter sulla fronte la borsa del ghiaccio e che si arrese alla quinta chiamata.
Taichi non aveva la minima idea di quello che era successo, ma voleva vivere ancora un minuto nell'illusione che al mondo ci fossero solo Sora e lui.



   
 
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