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Autore: Aoboshi    12/07/2016    4 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
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-Oh...- fu tutto quello che riuscì a dire davanti al suo riflesso. Non avrebbe scommesso un guil bucato sulle abilità di acconciatore del fantoccio con il sombrero e invece...
I capelli erano raccolti sulla nuca, i suoi ciuffi ribelli domati nell'acconciatura, solo due le scendevano in riccioli davanti alle orecchie. Le labbra cremisi richiamavano l'elegante vestito scarlatto da lei indossato. Il corpetto sbracciato le stringeva la vita affusolata rendendola ancora più fine, l'ampia gonna cadeva a campana coprendole le scarpette rubino. Le spalle e il decolté quasi brillavano a confronto con la stoffa sanguigna, sul lato sinistro si articolava una rosa di tulle e raso nera come la pece. I petali di stoffa circondavano il pistillo di rubino, coprendo del tutto la spalla sinistra. 
Io non esco vestita così...
Era troppo, rivoleva i suoi rassicuranti abiti blu notte, quello scollo esagerato le faceva mancare il respiro. Si chiese cosa mai fosse venuto in mente al mago per portarle un vestito simile.
Be' non è difficile immaginarlo.
Il suo sguardo fu catturato dai suoi stessi occhi scuri, lambiti dalle ciglia lunghe e nere come le piume di un corvo.  Qualcosa in quell'immagine la spaventava, quell'abito, il suo aspetto, era diversa, estremamente diversa da come era entrata.
Da quando ti hanno catturata, vorrai dire.
Quello era l'effetto della sua permanenza lì, l'aveva resa irriconoscibile, l'aveva spedita in pasto ai suoi incubi e non bastava un balletto improvvisato a cancellare quella realtà. 
Era strano, il trucco non le ingentiliva i lineamenti, bensì li rendeva affilati. Lo sguardo seducente accennava ad una malizia mai posseduta. Le sembrava di vedere una gemella oscura in quello specchio, era assurdo pensare che le stesse restituendo proprio la sua immagine 
Io non sono questa!
No, non voleva essere la sua immagine riflessa, il terrore di vedere quell'espressione crudele e compiaciuta sul volto la fece trasalire, era come se l'oscurità stesse cercando di inquinarla, da fuori, visto che lei cercava in tutti i modi di resistere.  
-PaDRoN KUjA AttENdE!- la voce meccanica del fantoccio fu un richiamo lugubre alla realtà. 
Cassandra lo guardò scossa. No, non ci voleva andare, ogni attimo vicino a quell'essere la destabilizzava, la metteva costantemente a contatto con le sue paure, più gli stava accanto più il rischio di vedere la sua immagine cambiare, diventava un pericolo palpabile.
Io non voglio cadere...
Ma era difficile e si chiese fino a quale punto avesse preso dai suoi, fino a dove il loro esempio l'avrebbe guidata. Le parole di un vecchio fantasma le echeggiarono nella mente
“Sei un mostro...”
Era vero? Lei era un mostro? Non è che avesse in realtà ingannato tutti e persino se stessa, forse lei era davvero il mostro crudele della sua infanzia e Kuja glielo stava solo ricordando. Chi dei due indossava una maschera, lui o lei? 
Cassandra prese a tremare, la testa le ronzava, nel profondo, le voci dell'eidolon avevano ricominciato a bisbigliare. Chi si sarebbe sacrificato per lei, quale vita avrebbe dato in cambio per mantenere quella parvenza di normalità? Sua madre, suo padre? 
Adesso che era sola, la sua maledizione chiedeva un nuovo tributo di sangue. Cassandra alzò gli occhi vacui sul suo irriconoscibile riflesso, mai come allora, si era sentita sull'orlo del precipizio.  
-PadRoN Ku...-
-Andiamo...- non ce la faceva a guardarsi ancora, non era quella la persona che avrebbe voluto vedere nello specchio. In realtà, avrebbe solo voluto rivedere, per un istante, sua madre, in quel riflesso, ma forse, si disse con rimorso, non c'era davvero mai stato nulla di sua madre in lei. 

Attraversare i corridoi scuri e vuoti della reggia fu come una lunga passeggiata verso il patibolo. La luce soffusa delle candele rivelava la natura diabolica di quelle statue angeliche, quella reggia così bella in apparenza, le sembrò una casa degli orrori, troppo silenzio, troppa oscurità annidata lì dentro. Cassandra si chiese quanto in basso l'avrebbe portata a questo incontro il mago, quasi provò pena per se stessa, poteva davvero essere così debole, poteva il ricordo del suo passato perdersi così miseramente. 
Entrò nella sala da pranzo, Kuja era in piedi davanti al camino e, non appena lei varcò la soglia, lui si voltò. Gli occhi brillarono soddisfatti, l'ospite la raggiunse velocemente.
-Mi permettete...- disse porgendole il braccio. Cassandra accettò passiva. Si sentiva svuotata, la consapevolezza di non aver resistito all'estrazione l'aveva avvilita.
Kuja invece era rilassato, tronfio, Cassandra lo guardò di sottecchi 
Ti odio
Una volta, quell'espressione non le avrebbe mai sfiorato la mente.
Ma ora le cose sono cambiate, damina.
-Siete... sublime- Cassandra si voltò verso Kuja, l'ospite teneva gli occhi chiusi e aveva inspirato profondamente, come per assaporare quelle parole. Cassandra fece scivolare via il braccio, Kuja aprì gli occhi di colpo e sorrise ferino, forse gli sembrava un gioco, anche molto divertente. 
-Cosa mia cara, non siete abituata ai complimenti?-
Cassandra lo guardò praticamente freddata. Kuja rincarò vedendo vacillare la volontà della sua prigioniera. Era nelle sue mani, quella piccola, dolce, fanciulla, era creta da modellare. 
-Vi prego di accomodarvi mia cara!- le scostò la sedia, Cassandra si abbassò meccanicamente. Era come quando veniva posseduta da un eidolon, guardava il suo corpo, percepiva la realtà attorno a sé, ma non poteva fare nulla per cambiarla. Quella era la vera prigione, non la sua cella, non la reggia del deserto, ma l'incapacità di reagire, di imporsi al destino. 
Cominciarono a mangiare, i fantocci del mago portavano silenziosamente le portate, Cassandra li fissava inespressiva, si chiedeva quale differenza corresse tra loro. La ragazza li osservò per tutta la cena. Ad un tratto, quando le portate smisero di arrivare, Kuja si alzò, sorrideva sornione non appena il suo sguardo cadeva su di lei. Il mago si portò sino alla bocca del camino, Cassandra colse il luccichio del calice di vino.       
-Siete una persona curiosa madame… – la voce di Kuja la fece sussultare. Durante tutta la cena, se ne accorse solo allora, Kuja era rimasto in silenzio. 
-Perdonatemi!?- l’idea di essere definita “curiosa” da Kuja non la entusiasmava per nulla, al contrario. Cassandra fu costretta a voltarsi. Gli occhi di Kuja brillavano animati dalla fiamma del camino, il suo sguardo era affilato come la lama di una spada. Era forse geloso dei suoi stessi fantocci, dato che avevano attirato l'attenzione della sua ospite?
Nella magnifica sala da pranzo, era sceso il silenzio, i fantocci si erano volatilizzati, lasciando soli i due conviviali. Kuja si appoggiò pigramente allo stipite del camino, una posa  studiatissima, neanche ci fosse un pittore lì nascosto per fargli un ritratto. A Cassandra venne quasi voglia di girarsi e cercare il matto che li stava ritraendo, sarebbero stati un’ottima illustrazione per un libro di favole, pensò la ragazza … in cui nessun principe l’avrebbe mai salvata dal mago cattivo.    
Kuja socchiuse gli occhi, come se stesse ascoltando qualche sublime melodia . Quella posizione lo faceva sembrare un  viziato persiano di casa. Kuja riaprì gli occhi riprendendo a mescere distrattamente il vino
-I miei maghi neri... – si ravvivò un ciuffo davanti agli occhi – Li avete guardati con un certo interesse, erro?-
Cassandra rimase in silenzio, si era accorto di tutto, come sempre, fingeva disinteresse per tutto e tutti, ma Kuja era un fine osservatore, pronto a cogliere il minimo tentennamento dei suoi avversari. Non era la prima volta che accadeva una cosa del genere. Alle volte si chiedeva come sarebbero andate le cose, se avesse davvero ceduto del tutto, se avesse dato ascolto alla voce, sottile e seducente, di quell'angelo rinnegato.
-Mi sorprende che non vi siate mai chiesta come sarebbe liberare il  vostro strabiliante potere… –
Cassandra si pietrificò, le mani presero a tremare. Kuja aveva alzato lo sguardo con il fantasma di un sorriso sul volto e la stava fissando.
-Forse mi sono sbagliato… sapete, credevo che voi eruditi foste affascinati dagli esperimenti…- lì dove c’era un sorriso, Kuja mise il broncio, come un bambino discolo che aveva detto la cosa sbagliata al momento sbagliato.
Liberare il mio potere… 
Le parole di Kuja le solleticarono l’orecchio. Dell'estrazione precedente, la sua personalità si era infranta, aveva sentito gli artigli di Zalera reciderle ogni barriera, ma cosa sarebbe accaduto se lei, volontariamente, avesse deciso di accedere a quel potere. I dolorosi ricordi delle sue prime esperienze le serrarono la gola.  Quando avevano combattuto a Daguerrero, mantenere viva la sua coscienza contro le personalità dei suoi eidolon era stato arduo, non lo faceva da tanto e richiamare anche solo Ixion e Siren l'aveva sfinita. Quegli spiriti che abitavano nel suo corpo non erano certo stati così felici di essere risvegliati, soprattutto dopo  gli anni di prigionia.  Ultima l’aveva praticamente svuotata di ogni sua volontà, ancora una volta, Cassandra aveva rischiato la prigionia. Ultima esigeva libertà e distruzione, Cassandra sentiva ancora la sua voce tintinnarle suadente nell’orecchio.  
Sgranò gli occhi allarmata.
-Mi chiedo cosa vi spaventi così tanto…- sussurrò Kuja. Nella sala risuonò l’eco dei suoi passi, Cassandra si voltò nuovamente verso il tavolo, il petto le si alzava e abbassava faticosamente. Le mani di Kuja scivolarono lungo il bordo dello schienale. I sensi di  Cassandra scattarono, un vago senso di minaccia la circondò. Kuja prese a passeggiarle attorno come uno squalo. La ragazza aveva le mani sul grembo, lasciare la sala era impossibile. Cassandra annaspò alla ricerca di una qualsiasi via di fuga, ma con orrore si accorse di non averne. 
Prigioniera, sempre e comunque
Si sentiva sempre frustrata, non c'era modo di sottrarsi, di cambiare le carte in tavola, lei era prigioniera del destino, poteva piegarsi e cadere, chi avrebbe potuto biasimarla se si fosse abbandonata una volta per tutte.
- Voi siete sensibile a forze che molti altri ignorano, il vostro udito percepisce frequenze sconosciute ai più…-
-Sbaglio o mi state forse dando della pazza, Kuja?- rispondere con sarcasmo era l’unica cosa che le restava da fare.
Il mago sfoggiò un sorriso accattivante  – E’ così che la gente definisce le perone complesse…-
O gli psicopatici come te!
Cassandra si morse la lingua, Kuja le ronzava pericolosamente attorno, era stato capace di rompere i legami di Zalera, presto, avrebbe tentato lo stesso con Ultima. Non l'avrebbe uccisa sino a quel momento, non ora che il suo obiettivo poteva sembrargli così vicino, ma lei non doveva tirare troppo la corda. Il mago era pericolosamente instabile, una parola di troppo poteva rivelarsi letale.
-E voi, Kuja, vi ritenete una persona complessa?- cercò un modo elegante di rimbeccarlo, ringraziò le ore passate sui testi di retorica. Il sorriso del mago si allargò, doveva piacergli davvero tanto parlare di sé.
E’ così che le persone insicure cercano di affermarsi.
-Oltre ogni modo, mia cara! Voi non mi ritenete tale?- chiese quasi ferito. 
Niente da fare, sembrava sempre un attoretto da melodramma di serie B. Cassandra sorrise, chi era davvero prigioniero, lei della sua maledizione, o lui delle sue molteplici maschere.
-Oltre ogni modo certamente…-
Gli occhi di Kuja brillarono.
Mi sa che non gli è troppo chiaro che gli ho dato del pazzo!  
Non fece in tempo neppure a sbattere gli occhi, Kuja le era balzato alle spalle, Cassandra sussultò
No, mi sa che se ne è accorto…
Il mago le passò le mani sulle spalle, Cassandra rabbrividì sentendo il fiato caldo di lui lambirle le spalle nude. Kuja le scostò il ricciolo dietro l'orecchio. Il desiderio di allontanarsi urlando da lui si fece sempre più forte, ma era seduta e lui le bloccava ogni via di fuga.
-C’è chi si fregia della propria complessità e chi se ne vergogna amaramente… Voi a quale fazione ritenete di appartenere?- la voce di Kuja le si insinuò nella testa. Cassandra vide scorrerle davanti agli occhi tutti gli anni passati a relegare in fondo al suo spirito le sue energie, ricordò tutti i dolorosi sforzi per soffocare la sua natura, mentre gli eidolon le ruggivano feroci in un angolo recondito della sua mente.
Sempre lì, sempre pronti a riemergere non appena la sua volontà si fosse fatta più debole, in attesa di prendere il sopravvento.  L’aria le mancò. Kuja si allontanò senza staccare gli occhi da lei, un sorriso vincente stampato sul volto,  gustò l’effetto delle sue parole sulla sua ospite.  
-La vostra energia è di una potenza straordinaria- rincarò Kuja- Lo so, l'ho vista!- 
Non mentiva, ogni volta che si avvicinava a quella ragazza sentiva l’immensa aura del potere che le scorreva dentro, un marasma di forza ed energie capaci di rivoltare il mondo.
Ed è proprio questo che voglio!
Pensare a tutta quella forza distruttiva lo inebriava, persino le sue energie presero a ruggire richiamate da quel canto latente. La vide sussultare, sorrise compiaciuto, anche lei lo stava sentendo e ne era affascinata.
Kuja risvegliò le sue energie improvvisando seducenti sinfonie, modellandole nell’aria, richiudendo la sua fragile ospite nel suo giogo. Il mago osservò il suo capolavoro all’opera, solo un occhio avvezzo alla magia sarebbe stato in grado di vedere il sottile vortice energetico in cui la ragazza era imprigionata, una gabbia fatta d’aria, realizzata solo per lei. Kuja arretrò, riprese il calice dalla mensola del camino, assaporandone un sorso, fingendo indifferenza. Gli umani erano così noiosi alle volte, era così facile corrompere i loro piccoli cuori , bastava usare le parole giuste, il tono giusto e la loro esitazione già apriva una breccia nelle loro fallaci difese. Era stato facile con Brahne, lo sarebbe stato anche con quella damina davanti a lui, sapeva dove fare perno, l’ambizione, la superbia, tutti colori con cui dar vita alla sua opera d’arte.  Un’altra parola e la sua ospite sarebbe capitolata e lui avrebbe avuto tanto potere da mette in ginocchio Gaya… e forse anche un altro vecchio avvoltoio.  
Mai Cassandra, non cedere mai!
 La voce severa  di suo padre le riecheggiò nella testa. Lui, suo padre, era stata la sua unica guida quando il mondo non la capiva. Le aveva insegnato a prestare orecchio alle forze dalla natura e alle sue energie, a dominarsi e a resistere alla tentazione di lasciarsi andare all’oblio del suo potere, di tenersi lontana dal canto ammaliatore del potere.
Quando il mondo non ci capisce, siamo noi a dover fare un passo per comprenderlo. Le si strinse il cuore al pensiero di suo padre. La vera forza sta nel riconoscere quando posare la spada, questo distingueva un mercenario da un guerriero – suo padre glielo aveva insegnato.   Intanto la voce di Kuja aveva ripreso il suo canto suadente   
 -Non vi siete mai chiesta come sarebbe sentirla scorrere liberamente  nelle vostre vene?-
Certo che me lo sono chiesto
-Vedere dove arrivano le vostre capacità e spingerle sempre più in là, dove nessuno prima di voi si è mai spinto?- pregustava già la forza di Ultima scorrergli nelle vene mentre la ragazza davanti a lui era lì per spezzarsi come un fuscello. Kuja dovette trattenersi dal ridere davanti alla semplicità di quella sua farsa. Ancora un piccolo passo per spingerla definitivamente nel baratro
-Immaginate di mostrarvi al mondo per chi siete davvero, Cassandra, la gloria della perduta Oeilvert… Tutti coloro che vi hanno derisa, ignorata e dimenticata sarebbero proni davanti a voi a implorare la vostra misericordia e a ripetere il vostro nome!- Troppo facile – Mi dica, Cassandra non sarebbe meraviglioso, non dover fingere di essere qualcun altro!- la sinfonia era arrivata alla sua sezione aurea, il continuo crescendo degli incanti era arrivato al suo culmine attendendo l’ovvio epilogo. Cassandra  abbassò la testa. Kuja era già esultante di gioia, la forza di Ultima era sua!
-Mi chiedo cosa ne sappiate voi...-
Un sussurro, una piccola crepa che insidiosa aveva cominciato ad estendere la sua scia, l’incantesimo era spezzato. Kuja rimase senza fiato, fissò la figura minuta davanti a lui e per un solo istante la vide torreggiare su di lui. Qualcosa gli bloccò il respiro. No, non poteva essere, non era assolutamente… 
Cassandra si voltò verso di lui, non tremava, al contrario. Gli occhi color carbone sostennero lo sguardo del mago, il quale sentì quegli occhi sondarlo, scavargli dentro.
-Prego!?
Cassandra distese il viso in sorriso limpido –Quello che ho detto… siete l’ultima persona che può vantare di mostrarsi al mondo per quella che è!
Un brivido gli attraversò la spina dorsale, la coda gli tremò. Kuja sbarrò gli occhi,  per un solo istante, ma fu abbastanza, quella donna aveva visto cosa gli si agitasse dentro. Cercò di darsi un contegno, ma la sua rete di lusinghe si era dissolta. Kuja mascherò la sua ira dietro un sorriso falso, il fuoco della sua rabbia lo implorava di disintegrare la donna davanti a lui. Cosa gli importava di Ultima, quella damina aveva osato guardarlo, osava persino giudicarlo, si era messa sul suo stesso piano, nessun potere straordinario poteva valere quell’onta. Già nelle vene sentiva quel pizzico capriccioso pronto ad emergere in tutta la sua potenza esplosiva, ma bastò guardarla. No, non poteva ucciderla, non ora che erano pari. Avrebbe ottenuto quello che voleva, ad ogni costo avrebbe pareggiato la partita. Sorrise ferino alla sua ospite
-Parlare con voi è stato illuminate!-
-Alla prossima “illuminante” discussione, allora…- la donna fece un mezzo inchino allontanandosi dalla sala. Il passo da prima misurato accelerò non appena fu abbastanza lontana da Kuja, il cuore le batteva a mille. C’era andata vicina, pericolosamente vicina. Aveva visto la scintilla assassina agitarsi negli occhi del mago, non l’aveva uccisa, ancora, e questo valeva più di mille discorsi.


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