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Autore: Switch    12/07/2016    6 recensioni
Zootopia.
Luogo dove predatori e prede vivono in perfetta armonia.
O almeno, così era all'inizio.
Molto, molto tempo prima. Prima che i predatori venissero umiliati e degradati.
*
Nick Wilde ha imparato a sottostare alle leggi ingiuste di Zootopia, ma non vuol dire che non possa fare del suo meglio per migliorare la vita dei predatori, a modo suo.
Ma tutto attorno a lui si innalza un fitto complotto e si ritrova a dover indagare per riscattare il suo "buon" nome e forse anche quello dei predatori. Con l'aiuto di una rigida e diffidente poliziotta. O meglio sotto la sua supervisione.
Un poliziesco dai toni noir, che denuncia un mondo cupo e abietto, dove la giustizia non è uguale per tutti.
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Furry, Tematiche delicate
Capitoli:
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ZPD.
Zootopia Police Department.
Lo scudo della società, la sua difesa.
Integrità, Fiducia, Coraggio, recitava il suo motto, inciso su ogni distintivo.
Il corpo di polizia di Zootopia credeva fin nel fondo del cuore a quel precetto e tutti i suoi componenti lavoravano anima e corpo per proteggere i cittadini.
Però, c'era un però.

Dopo l'entrata in vigore dei collari elettronici, vent'anni prima, un profondo cambiamento era avvenuto in tutta la città e immancabilmente anche nella polizia: molte, se non tutte, le cariche importanti che prima erano ricoperte da predatori, erano state prese dalle prede in maniera quasi naturale e obbligata; nessuno voleva più un sindaco o un poliziotto o un avvocato o un dottore predatore, la fiducia era andata via via scemando ed era stata sostituita da diffidenza e discriminazione, anche troppo velocemente.
E tra i poliziotti serpeggiavano gli stessi pregiudizi, purtroppo.
Gli elefanti, le giraffe, gli ippopotami, i bufali, i rinoceronti che ne facevano parte, pensavano fosse loro compito proteggere le prede dalle malefatte dei predatori; ecco perché per la maggior parte erano prede di grande taglia e stazza, adatti a contrastare l'aggressività e l'irruenza degli indisciplinati predatori.

Ed ecco perché una come Judy Hopps non era il classico poliziotto.
Piccola, esile, insignificante.
Judy Hopps era un coniglio, il primo coniglio a far parte del corpo di polizia di Zootopia, entrata in servizio alla centrale del primo distretto nemmeno sei mesi prima: in quell'esiguo lasso di tempo aveva dovuto fare del suo meglio, tutto il suo meglio, per poter essere considerata alla pari dei suoi mastodontici colleghi.
Aveva risolto da sola un complotto contro una banca, tre rapine, un sequestro di gazzella e una sparatoria in centro. Da sola, tutto da sola. Aveva lavorato dando il quadruplo di quanto si impegnassero gli altri, ottenendo lo stesso livello di rispetto, per lo meno.
E quello che si diceva su di lei non la sfiorava davvero.

Quella mattina era arrivata in centrale presto come suo solito, inosservata: si era seduta alla sua scrivania e ci aveva passato ore in perfetto silenzio, intenta nel suo lavoro per quella giornata, -compilare i fascicoli degli ultimi casi risolti,- sapendo benissimo che nessuno l'avrebbe disturbata, che non ci sarebbero stati colleghi invadenti in vena di chiacchiere e con una tazza di caffè in omaggio.
Non succedeva mai, a lei.

Verso l'ora di pranzo decise di desiderare davvero una pausa, in fin dei conti, e si gettò giù dalla sedia, diretta verso la macchinetta nell'atrio, a passo spedito ed evitando di incrociare lo sguardo con chiunque. D'altronde era quello che facevano anche gli altri.
Nessuno voleva iniziare una discussione con “Hopps il poliziotto di ferro”, “senza anima Hopps” o “l'intransigente Hopps”.
Li aveva sentiti i suoi soprannomi, ben più di una volta, quando i suoi colleghi pensavano che lei non li sentisse; e se anche l'avevano ferita, non l'aveva mai mostrato a nessuno.
Il loro parere non le interessava, si ripeteva, e metteva tutta la sua concentrazione nel lavoro, lasciando quelle piccole scaramucce nel dimenticatoio nel fondo della sua mente.
Amava il suo lavoro, amava essere una poliziotta, e nessuno avrebbe distrutto quel sogno.

Finì di bere il suo caffè di tarassaco e gettò la tazzina di carta nel cestino. Ripercorse in fretta il tragitto per la sua scrivania, già con la testa concentrata sulle prove da catalogare per-
Hopps!” urlò la voce del capitano Bogo, dalla balaustra in vetro del piano superiore, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.
Judy sollevò il viso e guardò il suo capo con un'espressione stupita: quando Bogo usava quel tono secco, o c'era un problema o lei aveva un problema. Ripensò in fretta a cosa potesse avere combinato per suscitare l'irritazione del suo superiore, ma niente le saltò alla memoria.
Sfilò nel corridoio sotto gli occhi di tutti, diretta verso l'ufficio del capo.

Il capitano era seduto dietro la bella e grande scrivania e le indicò la sedia di fronte a sé, quando lei entrò; Judy ci saltò su a piedi uniti e si sedette composta, navigando in quella sedia troppo grande.
Silenzio.
Bogo occhieggiava dei fascicoli con aria preoccupata e Judy si chiese se non avesse dimenticato qualcosa negli ultimi che gli aveva consegnato.

Signore, i rapporti del caso-” provò a dire, prima che la zampa del bufalo scattasse in aria, mettendola a tacere con sussiego.
Judy si afflosciò sulla sedia, in attesa che fosse lui a dirle cosa non andasse e perché l'avesse richiamata lì.

Il capitano controllò ancora un paio di fogli, poi esalò un sospiro tetro e richiuse la cartellina. Infine sollevò lo sguardo e lo fissò su di lei.
Hopps” disse, lentamente, “abbiamo un problema.”
Le orecchie grigie della coniglietta schizzarono in aria, per il tono preoccupato. Bogo non era un poliziotto da allarmismi, se definiva una situazione “problema”, allora lo era.

Siamo stati assaliti dai giornalisti” spiegò, stancamente.
Si accorse solo in quel momento delle occhiaie del suo capo e si chiese da quanto tempo fosse in piedi e da quanto in servizio, ma non osò domandarglielo. Tuttavia la notizia non le era sembrata così allarmante come l'aveva dipinta lui e attese altre informazioni prima di intervenire.

Qualcuno ha fatto una soffiata sul caso Wilde e non c'è un giornalista in città che non voglia notizie fresche di prima mano” continuò Bogo, spingendo verso di lei il fascicolo che aveva prima guardato con così tanta ossessione.

Era una cartellina gialla e sopra vi era scritto proprio il nome che il suo capitano aveva citato: Wilde.
La aprì e sfogliò nel silenzio, velocemente, gli occhioni viola che scivolavano in fretta per le pagine, estrapolando le informazioni che le interessavano e scartando tutto il superfluo resto. Era una cosa in cui era estremamente brava.
Parco di divertimenti per predatori. Collari disattivati. Istinti liberi e sollecitati. Omicidio.

Girò il foglio successivo e si trovò davanti al muso la foto di una volpe, maschio, sui trent'anni di età, con il numero di incarcerazione tra le zampe: gli occhi verdi erano spalancati e il pelo rosso arruffato attorno ai polsi.
Nicholas P. Wilde. Il sospettato principale. L'unico, a dire il vero.
Lo osservò attentamente, imprimendosi i dettagli nella mente, cercando in lui un segno di quella sottaciuta cattiveria che sapeva vedere negli altri, ma non le parve di scorgere nulla se non paura.

La pagina seguente le gelò il sangue nelle vene e nello stesso momento le cancellò qualsiasi empatia avesse provato verso il muso di volpe pochi istanti prima: il referto dell'autopsia rivelava la causa della morte del caribù, correlato con vivide e dettagliatissime foto.
Anche troppo dettagliate per il suo stomaco.
Morte per ripetuti e violenti fendenti, dodici per la precisione, che avevano portato la vittima a dissanguarsi in pochi istanti, probabilmente molto dolorosamente.
Come qualcuno potesse essersi accanito così ferocemente su un altro essere vivente, le sfuggiva alla comprensione. Sembrava non esserci nessun collegamento tra il signor Rangi Tarandus, la vittima, e quel Wilde, ma l'omicidio era avvenuto nella proprietà della volpe, non c'erano molte alternative o altre piste valide come quella.

E finalmente capì perché i giornalisti avevano invaso la centrale a quella soffiata e cosa avrebbe comportato per loro.
Un predatore che uccideva una preda, aiutato dalla disattivazione del proprio collare, in un parco a tema solo per predatori, in cui i loro istinti erano liberi e accentuati: perfino il peggior giornalista della città, quello che scriveva i pettegolezzi del rione, ne avrebbe tirato fuori un pezzo esplosivo, con quelle premesse.
Si rischiava di causare uno scisma ancora più evidente tra predatori e prede, probabilmente una rivolta, prese di posizione contro i predatori che avrebbero portato a gravi conseguenze.
Dovevano essere cauti per non fomentare la folla e non causare isterismi, a nemmeno due giorni di distanza dalle celebrazioni per i vent'anni del mandato del Sindaco Bellwether; non avrebbe voluto essere nei panni del capitano, in effetti.
Ma se l'aveva chiamata lì, un motivo doveva esserci.

Vuole che parli io coi giornalisti” provò ad indovinare, chiudendo infine il fascicolo. Bogo l'aveva osservata per tutto il tempo, indovinando i suoi pensieri via via che leggeva.
No, Hopps, volevo solo un tuo parere” rivelò lui, spiazzandola. Positivamente.
Si era data tanto da fare, davvero tanto da non aver quasi riposato, e vedere il suo lavoro ripagato, vedere che perfino il capitano si fidasse di lei e del suo giudizio, le accendeva una scintilla di orgoglio nel cuore.

Il fatto è... che io non credo Wilde sia colpevole” rivelò il capitano sottovoce, come fosse un segreto inconfessabile.
Ma... le prove! La vittima nella sua proprietà, nel suo ufficio! Come può pensare che non sia colpevole?” insorse la coniglietta, saltando sulla sedia con le zampe dalla foga.
Si accorse dopo qualche secondo di silenzio di aver alzato decisamente troppo la voce e si ridimensionò sotto lo sguardo tetro, eppure quieto, del suo superiore, che non aveva mosso un muscolo.

Le... le prove” mormorò, di nuovo. “Perché pensa che Wilde non sia colpevole?”
Istinto” fu la secca risposta che ricevette.
Con tutto il rispetto, signore, l'istinto non reggerà in tribunale, né scarcererà il sospettato. Dovrebbe anche provare che il suo istinto ha fondamento.”
Bogo sbuffò per quella sua indisciplinata saccenza, ma ovviamente era d'accordo con lei. Però avrebbero dovuto passargli sopra prima che lo ammettesse a voce alta.

Per questo ti ho chiamata. Ti affido al caso Wilde, agente Hopps. Lavorerai con Trunkaby e Higgins e indagherai ogni pista senza fermarti alle apparenze. So che sei capace di farlo.”
Judy scattò sull'attenti, seria e impettita, le orecchie svettanti al cielo per la concentrazione. Quello che il capo aveva inteso, e sotto-inteso, era un lavoro di fiducia e responsabilità non indifferente, in cui probabilmente si sarebbe scontrata con i pareri dei suoi colleghi, contro molti muri impenetrabili e vicoli ciechi.
Il genere di indagine che le faceva fremere il naso dall'eccitazione.

Sissignore!” rispose, trattenendo a stento un ghigno a quella sfida.
Bene” concluse soddisfatto Bogo, più rilassato. “Io rilascerò un intervista tra poco, in cui dirò niente, facendo credere di dire tutto.”
Judy stirò le labbra in un rapido sorriso, prima di congedarsi formalmente e saltare giù dalla sedia. Era arrivata alla porta, quando le arrivò la voce del capitano:

Trunkaby e Higgins hanno già i fascicoli del caso e li ho avvisati che ci sarai anche tu in squadra. Cerca di andare d'accordo con loro, Hopps.”
La coniglietta afflosciò le orecchie, e rispose con un ben più mesto “sissignore”, prima di richiudersi la porta alle spalle e incamminarsi verso le scrivanie dei suoi colleghi.

Trunkaby era un elefante e Higgins un ippopotamo, che facevano coppia in pattuglia da almeno cinque anni: erano affiatatissimi e si fidavano ciecamente uno dell'altro, e ovviamente non vedevano di buon occhio intromissioni di altri poliziotti. Men che meno il suo.
Sospirò rumorosamente, vedendo già in lontananza le loro grosse zampe attorno alla scrivania di Higgins, i due intenti a chiacchierare con una tazza di caffè nella zampa di uno e una ciambella in quella dell'altro. Ridacchiavano a bocca aperta, dicendosi chissà cosa.
Judy si fermò proprio sotto di loro e li salutò con un risicato buon giorno.
Come se non l'avessero sentita, i due continuarono a parlottare tra loro, di proposito o in buona fede. Judy tossì vistosamente e ripeté il saluto, a voce più elevata, le orecchie al cielo, forse per sembrare più minacciosa e alta anche lei.

Trunkaby ammutolì e guardò verso il basso, proprio sotto la sua proboscide, la piccola coniglietta minacciosa. Judy Hopps non si rendeva nemmeno conto di apparire sempre arrabbiata, agli occhi degli altri.
Il caso Wilde. Il capitano me l'ha affidato assieme a voi. Da dove iniziamo?” esclamò a voce alta e imperiosa.
Higgins rollò gli occhi al cielo e appoggiò la tazza di caffè alla scrivania.

Non c'è niente da iniziare. È colpevole. Le prove sono tutte contro di lui. Tieni, controlla” disse, lanciandole il fascicolo tra le zampe con fare annoiato.
Il suo avvocato arriverà tra poco. Se qualcuno degli avvocati d'ufficio se la sentirà di provare a difenderlo” aggiunse Trunkaby, ridacchiando.
Judy era combattuta. Quel Wilde era un predatore, era molto probabile che fosse lui il colpevole, ma condannare qualcuno a prescindere non era sbagliato?

Fece per aprire bocca per ribattere, ma uno spaventoso urlo e una sirena echeggiarono in contemporanea nella centrale: le orecchie di tutti rizzarono subito in alto in allarme e il naso della coniglietta fremette.
Evasione! Evasione in atto!” urlava ancora la voce, che riconobbero come quella dell'agente Yax, il sin troppo disteso secondino che si occupava dei sospettati trattenuti.
Tutti gli agenti corsero verso le celle, ma Judy, piccola e agile, scivolò tra le zampe e arrivò per prima, davanti a una di quelle vuote, aperta, dove l'allampanato Yak si stava disperando, fissando il water come se gli avesse fatto un torto.

Che succede?” tuonò la voce di Bogo, accorso alle grida. La folla si scisse per permettergli di passare.
Il sospettato Wilde, signore. Si è... si è...” tentennò Yax sotto lo sguardo severo del capitano. “Si è scaricato nel water!”
Cosa?”
È una cella per grandi mammiferi, tutto è enorme e lui... si è scaricato nel water.”
Voglio tutti gli agenti immediatamente nelle fogne! Fermate qualsia-”

Judy aveva smesso di ascoltare il capitano molto prima e si era fiondata in fretta verso l'angolo del secondino, frugando tra le attrezzature per le emergenze: prese soddisfatta la larga tuta usa e getta per i rilevamenti e ci si fiondò dentro a zampe unite e tirò su la zip; quello che gli altri videro fu un fagotto bianco e molle che correva verso la cella a tutta velocità, le lunghe maniche che sventolavano pazzamente all'indietro: lo osservarono saltare oltre il bordo del water e udirono lo sciacquettio dell'acqua all'interno.
Scaricatemi” esclamò la coniglietta, la voce attutita dalla stoffa.
Hopps! Non ti azzardare a farlo” la riprese Bogo.
Scaricatemi!” ordinò Judy, allungando la sua stessa zampa per arrivare al pulsante da sola.
Yax si accorse del suo sforzo e lo premette per lei; lo scroscio dell'acqua invase ogni spazio e lo scarico ingollò la piccola coniglietta tutta intera, poi placidamente rimase stagnante, osservata da tutti i poliziotti nella cella, in religioso silenzio.

YAX!” scoppiò Bogo, fuori di sé.
E voi cosa fate lì impalati? Correte all'inseguimento! Cercate Hopps! E cercate Wilde! Via, via!”
Con veemenza tutti i mammiferi partirono al trotto, facendo tremare il pavimento sotto la loro importante mole, lasciando il capitano nella cella.
Il bufalo si voltò verso il secondino, che in silenzio provava a infilare una zampa nel water, forzandola per passarci. Lo Yak si accorse dello sguardo sorpreso e seccato di Bogo e si interruppe con la gamba a mezz'aria.

Pensavo di scaricarmi anche io, per fare prima” mormorò, svagatamente.

Judy atterrò nella melma, dopo una scivolata infinita giù per le tubature.
La sporcizia e il tanfo la circondavano e la tuta che si era messa per proteggersi non era poi così “protettiva” come aveva immaginato; iniziò a respirare con la bocca, il suo naso era troppo offeso dall'odore per collaborare.
Era tutto buio e nero lì sotto, ma aveva dalla sua un udito fino come alleato.

Tese le orecchie in alto, attenta ad ogni suono. Iniziò subito a riconoscere lo scroscio di alcune tubature e il fischio assordante di una valvola fuori fase e il cigolio dei tubi sotto pressione: non appena si fu abituata a tutto quel ritmico fracasso, fu facile riconoscere la nota stonata. Il rumore acquoso di passi che si allontanavano.
Scattò all'inseguimento senza pensarci due volte, le orecchie come radar sensibili che le indicavano la giusta via.


Nick stava correndo nemmeno avesse la morte alle calcagna, usando la sua vista notturna per orientarsi nel dedalo di gallerie delle fogne, immerse nella cieca penombra; voleva uscire da lì al più presto, ma non se la sentiva di sbucare in pieno centro da uno dei tombini.
Doveva mettere quanta più distanza possibile dalla centrale di polizia, prima che riuscissero ad organizzarsi per seguirlo.
Scaricarsi dal water era stata un'idea geniale, senza essere modesto. Non una delle migliori, ma di certo geniale.
L'espressione dello Yak era stata impagabile, quando si era lasciato andare giù.
Avevano forse creduto che sarebbe rimasto lì a farsi condannare per qualcosa che non aveva commesso? Un omicida, lui, Nicholas Wilde? Era ridicolo.
Era ovvio che qualcuno lo avesse incastrato e toccava a lui scoprire chi fosse stato.

Era immerso nei suoi pensieri, e anche in quelli geografici mentre pensava da quale tombino sarebbe stato meglio uscire, quando si accorse di qualcosa di strano. Un rumore cadenzato che prima non c'era.
Alle sue spalle.
Si voltò e intravvide un fagotto bianchiccio che oscillava da una parte all'altra mentre si avvicinava velocemente, con lunghi arti che sventolavano grottescamente e mollemente all'indietro.
Non rimase lì per chiedergli che diamine fosse, se un mostro o un fantasma, ma con un urlo si fiondò invece in avanti, correndo ancora più forte di prima.

In nome della legge ti ordino di fermarti!” gridò il mostro, con una strana voce camuffata.
Il fatto che fosse una creatura apparentemente affiliata con la polizia non lo rincuorò affatto, anzi; non si girò a controllare a quanta distanza fosse e prese a zigzagare per i cunicoli, sperando di perderlo in fretta.

Fermati! Sei in arresto!” gridava a più riprese il suo inseguitore, senza arrendersi.
Sempre più vicino.

Nick occhieggiò una via di scampo a pochi metri da sé: saltò con foga e si attaccò alla scaletta e vi salì freneticamente; sbatté la testa contro la lastra di metallo, per la fretta, e con un'imprecazione tra i denti si sbrigò ad aprire il tombino.
Uscì all'aria aperta, fresca, deliziosa, profumata perfino. Ma non restò lì immobile a godersela: saltò fuori e lanciò il tombino al suolo, spaventando una piccola gazzella che passava lì vicino per il gran fragore.
Poi corse via per le strade gremite, incurante degli sguardi dei passanti e delle espressioni di disgusto per l'odore che emanava.

Fermati in nome della legge!” sentì di nuovo, questa volta più nitidamente.
Si voltò per controllare e vide il fagotto bianco di prima che, issatosi dal tombino, si era aperto a metà rivelando la piccola coniglietta al suo interno. Dal cipiglio minaccioso.
Per un secondo, gli occhi viola e quelli verdi si incontrarono.

Fermo, Wilde!”

Nick non ci pensò nemmeno e schizzò via saltando piccole famiglie di lemmings e scivolando sotto le zampe di una giraffa.
Tutta la zona, perfino il traffico, sembrava essersi congelata per assistere all'inseguimento in diretta. Una volpe inseguita da una coniglietta.
Nick sapeva di doverla distanziare e più in fretta possibile. Non che quella piccoletta fosse una minaccia, in fin dei conti, ma era pur sempre una poliziotta e per quello che ne sapeva, poteva anche aver richiamato i rinforzi e segnalato la sua posizione.

Via, spostatevi!” gridò gesticolando, verso i piccoli topolini che affollavano il piccolo arco d'entrata di Little Rodentia.
Piccoli squittii di paura riempirono l'aria mentre quelli cercavano di scappare con un fuggi fuggi scomposto.

Nick scivolò sotto la volta in pietra ed entrò nel piccolo e recintato quartiere di roditori, dove tutto era piccolo, estremamente piccolo; perfino lui, una volpe, si sentiva come un gigante.
Fece la gimcana tra i palazzi alti praticamente quanto lui e per le viuzze strette tanto da dover trattenere il fiato per passarci attraverso: gli strilli dei topolini mentre passava e faceva tremare la terra sotto i suoi passi erano troppo flebili perché riuscisse a sentirli, ma si scusava lo stesso a ripetizione, davvero contrito.

Mi spiace, scusate, mi scusi, sono dispiaciuto!”
Fermo, criminale!”

La coniglietta si era infilata anche lei in Little Rodentia e gli era a pochi passi di distanza, caparbia fino al midollo. Caricava come un piccolo rinoceronte in carica, evitando gli ostacoli e i minuscoli civili con maestria, molto più facilitata rispetto a lui.
La volpe trattenne il fiato e si infilò in una stretta stradina tra due palazzi, spingendosi sempre più a fondo; poi rimase in silenzio, con le orecchie tese per ascoltare, sperando che la sua inseguitrice avesse perso le sue tracce.
La sentì passare proprio davanti al suo nascondiglio e sorpassarlo senza nessuna idea che lui fosse lì. Sogghignò leggermente, già praticamente certo di averla fatta franca, e con l'idea di poter uscire al più presto da lì e raggiungere Finnick.

Un tintinnio metallico scattò nell'aria e qualcosa iniziò a trascinarlo via dal suo rifugio, dall'altra parte, tirandolo per il braccio: raschiò il muso contro il muro del palazzo e decise di uscire fuori di sua spontanea volontà o avrebbe lasciato la metà del suo bellissimo pelo contro la parete; saltò fuori di botto e si bloccò davanti alla piccola coniglietta.
La tua puzza si sente per chilometri!” disse lei, con uno sguardo disgustato.
Ti dichiaro in arresto, Wilde” continuò alzando la zampa per mostrargli le manette, una attorno al suo polso e una attorno al polso della volpe.

Nick sollevò la propria zampa senza sforzo, tirando su senza fatica la piccola coniglietta fino a che i loro musi non furono uno di fronte all'altro: vide il piccolo naso rosa fremere alla fine del suo, prima degli occhioni viola che lo fissavano con stizza.
Tu e quale esercito, carotina?” chiese sarcastico, facendola ciondolare appena di qua e di là.
Non ti azzardare!” tuonò Judy offesa, colpendolo dritto sul naso con le zampe posteriori.
Nick ululò dal dolore e cadde all'indietro, trascinando la poliziotta giù con sé. Dal pavimento, i due continuarono a osservarsi in cagnesco.

Sono l'agente Judy Hopps e tu sei in arresto! Aggiungeremo l'evasione e l'offesa a pubblico ufficiale alle tue imputazioni!”
Nick non voleva tornare in prigione e non voleva che fosse quella piccola coniglietta a riportarcelo, assolutamente.

Senti, carotina... Hopps,” iniziò, scansando con un sorriso accattivante l'occhiataccia che lei gli mandò, “io sono innocente. So che è una cosa che dicono tutti, ma io sono davvero innocente! E devo cercare le prove per dimostrarlo, da solo!”
Judy sbuffò dal naso e si rimise in piedi, torreggiando su di lui.

Sì, ho già sentito questa canzone. Sei innocente, è stato tutto uno sbaglio, e bla bla bla. Dammi un motivo per cui dovrei crederti.”
Beh, guardami. Ti sembra possibile che una volpe piccola come me abbia potuto uccidere un caribù? Un caribù. Solitamente alti intorno ai due metri e beh, pesano almeno cinque volte quanto peso io. Ti sembra possibile?” esclamò Nick con veemenza, strattonandola senza volere mentre gesticolava.

Judy rimase in silenzio.
Certo, quello che diceva la volpe sembrava giusto, tuttavia poteva essere una subdola mossa per cercare di scappare, in fin dei conti. Ma anche il capitano credeva nella sua innocenza, perciò forse avrebbe dovuto investigare a fondo e cercare di capire la verità. E poi Trunkaby e Higgins lo avevano già condannato e non l'avrebbero aiutata a fare ulteriori indagini.

Cosa pensavi di fare?” chiese guardinga, cercando di non suonare interessata.
Vado a fare un paio di domande ad un amico che sa molte cose. E di certo sa anche chi è stato ad incastrarmi e perché. Se poi non trovassi nulla, allora ti giuro che tornerò in centrale di mia spontanea volontà!”

Judy sollevò un sopracciglio.
Parola di volpe, immagino.”
Ehi, la parola di una volpe è onorevole e assoluta.”
Facciamo così: io verrò con te dal tuo amico e ascolterò quello che ha da dire. Se mi sembrerà che tu sia anche solo vagamente innocente, ti aiuterò a cercare le prove che ti scagionino. Ma se proverai a scappare, ti sparerò un proiettile soporifero talmente forte da stordirti per una settimana. Va bene, Wilde?”
Nick sbuffò e provò ad aprire bocca, ma si trovò inchiodato al suolo dalla determinazione della coniglietta e non poteva in effetti chiedere una possibilità migliore. Tuttavia non doveva mostrarsi troppo soddisfatto dalla situazione.

Non credo che sia una buona idea, carotina. Non posso farmi vedere assieme a te. Dovrai rimanere nascosta!”

Judy sollevò la zampa e fece tintinnare le manette con fare provocatorio.
Non hai molta scelta... non ho le chiavi” rivelò con un sogghigno, mordendosi le labbra per non ridere della disperazione del suo nuovo compagno di indagini.




Note:
Buona sera.
Vi chiedo innanzitutto scusa per l'enorme ritardo, non era mia intenzione tardare così tanto per pubblicare il secondo capitolo. Vi assicuro che per i prossimi non ci metterò così tanto.

A questo punto della trama scartata, era previsto che Nick evadesse di prigione usando fortuna e astuzia e io ho usato l'evasione tramite water, omaggiando così il film.
Mi piaceva richiamare la stessa scena e in futuro metterò altri di questi collegamenti.

È entrata in scena Judy ed è diversa dalla Judy che conosciamo. È più dura e anche un po' più cinica. Una poliziotta di ferro, tutta d'un pezzo. Chissà se in futuro vedremo un po' della sua dolcezza.

Vi ringrazio per aver letto, per la fiducia che avete dimostrato. E io mi impegnerò al massimo!

A presto! Abbraccio!

  
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