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Autore: Rebecca04    13/07/2016    6 recensioni
[Storia scritta a quattro mani con mary del]
Merlin e Gwaine dirigono un'agenzia matrimoniale ai primi albori, ma tutto rischierà di crollare quando la loro strada si incrocerà con quella di Arthur Pendragon: avvocato di successo, borioso, arrogante e in cerca di marito a ogni costo.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Lancillotto, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Eccoci qua con l'ultimo capitolo!
Un bacio a chi ha recensito e un grazie a chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate o seguite!
Non avremmo mai creduto che sareste stati così tanti :)
Ricordo che la ff è scritta a quattro mani con marydel.
Buona lettura!
Ps: portate un attimino pazienza per eventuali errori, l'abbiamo appena finito...

▪▪▪

- Ti hanno risposto per i fiori, Gwaine? - domandò Merlin, rimanendo attaccato al telefono.
- Al fiorista sono avanzati dei crisantemi da un funerale. - Gli comunicò Gwaine ghignando, mentre incrociava le braccia dietro alla testa.
Il moro gli lanciò un'occhiata omicida. - Prenotali per il tuo, ci sarà presto - commentò.
L'amico scoppiò a ridere. - E dai Merls, rilassati!
- Come faccio?? Mancano tre giorni e non abbiamo ancora fiori e torta. E mia madre sta chiamando uno a uno gli invitati dell'ultimo momento! Per fortuna Arthur ha trovato la sala per il ricevimento.
- Guarda che scherzavo, col fiorista è tutto a posto, devi solo passare a scegliere i fiori. - Lo tranquillizzò il castano, vedendolo andare nel panico totale.
Merlin sorrise e sospirò, per poi guardare l'altro. - Non ti uccido solo perché sei il mio testimone.
- Soprattutto perché senza di me saresti perso - asserì Gwaine sicuro, per poi osservare Merlin incredulo. - E pensare che Arthur nemmeno lo sopportavi, invece guardati adesso.
- Chi dice che io lo sopporti adesso - scherzò Merlin, non volendo darla vinta all'altro.
- Ah, io l'ho sempre saputo che eri innamorato di lui. - Si fermò un attimo il castano, per poi continuare trionfante. - L'unico che non voleva ammetterlo eri tu.
L'altro lo fulminò di nuovo. - Sono stato vittima delle circostanze - borbottò Merlin.
- Andiamo, Arthur è senza dubbio un bell'uomo. E poi sono sicuro che sotto sotto le sue palpate ti siano sempre piaciute. - Lo provocò Gwaine, trattenendo a stento una risata.
Merlin non fiatò, radunando le sue cose. - Io vado a dare la buona notizia dei fiori. E nel frattempo valuterò se cambiare testimone - soffiò.
- Contrariamente a te, io non ho problemi ad ammettere che se non fosse stato per il mio Perci ci avrei fatto un pensierino - confessò l'altro divertito.
Il moro lo fissò stranito e poi iniziò a ridere. - Ci sentiamo dopo, Gwaine.
- Fossi in te non riderei, secondo me le sue clienti la pensano come me - insinuò l'amico prima che il moro uscisse.
Merlin alzò un sopracciglio ma se ne andò comunque; ad Arthur non interessavano le sue clienti...
 
▪▪▪
 
Il moro spalancò la porta dell'ufficio di Arthur come un fulmine. - Ho trovato i fiori! - urlò, per poi rendersi conto che l'altro non era da solo. Osservò la donna avvinghiata a lui dai tacchi ai riccioli scuri; Gwaine aveva ragione, le clienti ci provavano.
Arthur si staccò dall'abbraccio di Morgana: era passata a trovarlo in ufficio e quando aveva saputo dal fratello che il matrimonio non era più una finzione, ma che lui e Merlin si amavano, lo aveva abbracciato contenta.
- Merlin, non ti aspettavo così presto, sei in anticipo.
- Sì, ma se disturbo torno più tardi - replicò infastidito il moro.
- Ma che dici, perché mai dovresti disturbare? - chiese il biondo perplesso.
- Hai una cliente - replicò Merlin, indicando la donna con lo sguardo.
- Ma lei non è una cliente. - Gli spiegò Arthur.
- E allora che ci fa con te nel tuo ufficio? - sbottò.
- Si può sapere che ti prende? - Il biondo non riusciva a capire l'atteggiamento di Merlin, lui era felice di potergli finalmente presentare sua sorella.
- Niente - commentò Merlin. - Volevo parlati del matrimonio, se hai tempo - chiarì.
Arthur osservò il moro e sembrava infastidito: effettivamente lo aveva visto abbracciato a una donna e non poteva sapere che si trattasse di Morgana, non la conosceva. - È per l'abbraccio? Guarda che posso spiegarti tutto - disse, ridendo della grottesca situazione in cui si trovava.
Morgana che fino a quel momento era rimasta ad ascoltare si unì al fratello con un ghigno divertito, suo cognato già gli piaceva.
- Allora spiegami, tesoro - borbottò l’altro.
Morgana si avvicinò al moro senza neanche aspettare che il fratello replicasse, allungando la sua mano perfetta e curata verso Merlin. - Sono Morgana Pendragon, la sorella di Arthur. - Si presentò con un ampio sorriso.
- Oh. - Il moro strinse la mano imbarazzato. - Merlin - replicò, fissando Arthur come a dirgli: “Potevi dirlo prima”.
- Sono contenta che mio fratello abbia finalmente trovato qualcuno che lo faccia rigare diritto - pronunciò la mora, guardando perfidamente il biondo.
Merlin sorrise. - Questo te lo posso garantire.
- Ma sentilo - sbuffò Arthur, quei due sembravano già diventati perfettamente complici.
Morgana e Merlin si voltarono a scrutarlo contrariati.
- Qualcosa da obiettare? - pronunciò il futuro marito.
- Sì, io non ho bisogno di qualcuno che mi faccia rigare diritto - obiettò, guardandoli con un broncio.
- È decisamente insopportabile quando fa così - mormorò Morgana.
- Io lo trovo tenero invece. - Il moro sorrise e in quell'istante la sorella capì che i due erano perfetti insieme.
- Quando avrete finito potremmo parlare del matrimonio? Grazie. - Arthur si sedette alla sua scrivania stizzito.
Merlin gli si avvicinò, abbassandosi per dargli un bacio sulla guancia. - Ho trovato i fiori.
Morgana sorrise alla scena, gli aveva ricordato di quando lei e Arthur erano piccoli. - Sai, mi fa tornare in mente quando eravamo piccoli e nostro padre ti rimproverava. Ti nascondevi sotto al tuo letto e piangevi, ma smettevi appena ti davo un bacio.
Arthur diventò completamente rosso. - Non è mai successa una cosa del genere. - Si affrettò a negare imbarazzato.
- Dovevi essere cento volte più tenero - commentò il moro. - Mi farai vedere qualche vostra foto da piccoli? - chiese curioso a Morgana.
- Certo, vieni a prendere un thè da me uno di questi giorni. Ci divertiremo, vedrai - ghignò Morgana.
- Azzardati a mostragli una sola foto e ti uccido! - La minacciò il biondo, guardandola con aria truce.
- Arthur. - Lo rimbeccò Merlin. - Non parlare così a tua sorella.
- Merlin ha ragione, dovresti ascoltarlo fratellino - replicò divertita Morgana.
- Sta zitta, strega. - Si difese l’altro.
Il moro gli tirò una guancia, rimproverandolo con gli occhi.
- Ahia! Merlin non sono un bambino, piantala. - Si lamentò l'altro, massaggiandosi la parte lesa.
- Allora parliamo del matrimonio, devi aiutarmi con la torta.
- Sì, a questo proposito, non sono riuscito a trovare una sala per il ricevimento - confessò il biondo. - Però ho chiamato tua madre e abbiamo trovato un'alternativa. Faremo il rinfresco alla fattoria.
- Sì, mi sembra una buona idea. - Si intromise Morgana. - E poi Arthur si troverebbe a suo agio tra cavalli, mucche e asini.
L'altro rimase a fissarlo sbigottito, cercando di non ridere per il commento della sorella. - Sei serio?
- Mai stato più serio - confermò il biondo, ignorando Morgana.
- Di sicuro ci sarà tutto il paese - farfugliò il moro.
- Non importa. - Lo rassicurò Arthur. - Ma se non vuoi cercherò qualcos'altro.
- No, va bene. - Merlin stampò un bacio sulle labbra del biondo. - Hai fatto un buon lavoro.
- Allora, ti serviva il mio aiuto per la torta? - chiese Arthur, stringendolo dolcemente.
- Sì, ho telefonato a tutte le pasticcerie nei dintorni ma nessuna è disponibile. Che dici di Will? - tossicchiò.
- Non se ne parla nemmeno, piuttosto ci sposiamo senza. - Si infervorò l'altro.
- Ok, ok - rispose il moro sospirando.
- La faccio io. - Si offrì Morgana, infondo era sempre stata bravissima coi dolci, e avrebbe fatto una torta matrimoniale perfetta.
- Sai cucinare? - domandò stranito Merlin: i Pendragon a quanto sapeva erano negati ai fornelli.
- Certo che sì, non tutti i Pendragon sono disastrosi in cucina - rispose la mora entusiasta, lanciando uno sguardo divertito al fratello. - Arthur può confermartelo, lui è il primo a ingozzarsi coi miei dolci.
- Davvero? - Il moro sorrise all'altro.
Arthur sospirò sconfitto. - A malincuore devo ammettere che ha ragione, è davvero brava - confermò, per poi lanciare un’occhiataccia alla sorella. - Ma per la cronaca, io non mi ingozzo!
- Ah sì? E tutti quei chili in più come li spieghi? - chiese Morgana, trattenendosi per non ridergli in faccia. - Se continui così il tuo abito da sposo non ti entrerà.
- Non possiamo rischiare, Arthur - mormorò Merlin in tono di rimprovero.
- Smettetela con questa storia, io sono in perfetta forma. E il mio vestito mi entrerà benissimo. - Li fulminò entrambi.
- Va bene, però stasera ci mangiamo un'insalata, ok? - Merlin gli diede un altro bacio per convincerlo.
- Ok, però possiamo sempre eliminare le calorie in più con un po' di ginnastica - aggiunse Arthur allusivo.
Il moro gli diede una leggera gomitata. - Iniziamo con l'insalata poi si vedrà - dichiarò, dirigendosi verso Morgana. - Che ne dici di uscire a pranzo per parlare della torta?
- Volentieri, non ho impegni per pranzo - accettò contenta la cognata, mentre Arthur sbuffava.
 
▪▪▪
 
Merlin rientrò qualche ora più tardi; dopo il pranzo aveva deciso di passare dal fiorista, per assicurarsi che Gwaine non avesse prenotato davvero dei crisantemi.
Rimase sorpreso quando, aprendo la porta, Lance non gli corse in contro abbaiando: del cucciolo non c'era traccia.
Pensò che lui e Arthur fossero rintanati nello studio, così si avviò verso la camera.
- Arthur? - proferì entrando.
Ma nello studio non c'era traccia dei due; Merlin si guardò in torno ed era tutto stranamente in ordine. Si avvicinò alla scrivania e notò una freccia adesiva che indicava la scatola posta sopra il pianale.
Il moro l'aprì curioso e ci trovò dentro un libro di diritto base. Si rigirò il libro tra le mani, alzando un sopracciglio perplesso, per poi notare una scritta in fondo alla scatola. “Sei ignorante... ”
- Arthur! - Merlin uscì dallo studio infastidito, lasciando la scatola da scarpe lì dov’era. - Guarda che potrei annullare il matrimonio per questo. - Iniziò a salire le scale, sicuro che l’altro fosse a ridere di sopra.
Era così sovrappensiero per la scatola da non notare la seconda, sbattendoci contro il mignolo.
- Ahi! - Si chinò per massaggiarsi il piede, guardando già male la scatola da scarpe. La aprì in fretta, ma non conteneva nulla, accorgendosi poi che la “sorpresa” era attaccata al retro del coperchio: una sua foto da piccolo alla fattoria, contornata dalla frase “Sei un bifolco”.
- Gentile - commentò ad alta voce. - È stata mia madre a dartela? - chiese.
Non ricevendo risposta riprese a camminare fino alla camera da letto e aprì la porta quasi furioso. - Arthur, esci fuori, non è divertente…
Si precipitò a controllare in bagno; nemmeno lì c'era traccia del biondo, ma trovò un'altra scatola accanto alla doccia.  All'interno ci trovò un mp3 e si mise subito gli auricolari premendo play: immediatamente la sua voce che cantava gli rimbombò nelle orecchie.
Li tolse stizzito, per poi leggere la frase sul fondo della scatola. “Canti sotto la doccia, ma sei stonato.”
- Vorrei sentire te cantare, scommetto che sei un usignolo.
Brontolò sonoramente per altri due minuti e poi decise di tornare al piano terra per strangolare l’altro. Scrutò in tutte le stanze fino ad arrivare alla lavanderia, dove una freccia indicava la cesta dei panni sporchi. Si avvicinò e tolse il coperchio con uno scatto fulmineo, sperando che niente lo colpisse. Fortunatamente la cesta conteneva solo le ex camicie bianche del biondo, ormai a chiazze rosa, con un biglietto che recitava: “Sei pericoloso”.
- Divertente! - borbottò, notando poi che la finestra eri semi aperta. Squadrò il giardino dal vetro e vide una scala sotto alla balconata. - Stai scherzando? Vuoi che mi uccida? - domandò aprendo i vetri.
Ma anche questa volta il moro non ebbe nessuna risposta; dopo qualche minuto, con un po' di fatica, riuscì a mettere i piedi sul primo gradino della scala. Incominciò a scendere cautamente, cercando di guardare di sotto il meno possibile, tirando un sospiro di sollievo quando finalmente toccò terra.
La scatola, questa volta, era posizionata sottosopra, ai piedi della scala, e sulla base il messaggio diceva “Sei vendicativo... ”.  Merlin ebbe un brutto presentimento, c'era qualcosa di strano pensò, ma decise di sollevarla comunque.
Il presentimento si rivelò fondato, perché non appena alzò la scatola lo spruzzino posizionato sotto di essa scattò, cominciando a schizzarlo con l'acqua.
- E io sarei quello vendicativo? - urlò col volto fradicio. - Ti avviso che non farai ginnastica per almeno un mese! - continuò, scorgendo una serie di frecce che puntavano verso il retro del giardino.
Merlin cominciò a seguire le frecce, ma si fermò quando intravide una scatola tra i cespugli. La tirò fuori e la aprì aspettandosi una nuova frase negativa, rimanendo sorpreso quando dentro ci trovò un termometro. Lo spostò e lesse il messaggio sul fondo. “Ma sai prenderti cura di me”. Sorrise, riappoggiando la scatola a terra. - Avevo giusto idea di farti zuppa di pollo stasera - scherzò, riprendendo a camminare.
Più avanti scorse una nuova scatola e si sedette sui gradini davanti all'entrata sul retro per aprirla; dentro vi era della neve artificiale, di quella che puoi comprare nei barattoli e fare tu stesso. Merlin tolse la neve dalla scatola, lasciandosela scivolare tra le mani, e sorridendo lesse la frase sul fondo. “Mi hai fatto fare cose che non pensavo di fare più, come fare la guerra con le palle di neve.”
- Ti ricordo che ho vinto io quella battaglia - puntualizzò il moro ridendo. - Avevi neve persino nei pantaloni.
Lasciò la scatola sui gradini e felice riprese a seguire le frecce, aspettando di trovare la prossima scatola. Quando la trovò e la aprì quasi si commosse: Arthur ci aveva messo una foto che ritraeva loro due con il piccolo Lance, intento a leccargli la faccia.
Merlin prese la foto, ma sul fondo non vi era nessuna frase; rigirò la scatola dentro e fuori e solo dopo qualche minuto capì che il biondo doveva averla scritta nel retro della foto. “Mi hai reso una persona migliore… ”.
Riprese a comminare più velocemente, cercando di raggiungere in fretta la fine di quel percorso, ma poco prima di arrivare sul retro trovò un'ultima scatola; all’interno c'era la pistola leggi prezzo che avevano usato per scegliere i regali.
Il moro si chiese sorridendo come facesse Arthur ad averla: doveva essersela sicuramente fatta prestare. La prese tra le mani e divertito lesse l'ultima frase. “Adesso il tuo fondoschiena è mio!”.
- Sto per sposare un asino - disse Merlin, appoggiandosi alla porta, scoprendo che era aperta. Entrò, seguendo di nuovo una scia di frecce fino al salone, dove il biondo lo stava aspettando.
Non appena lo vide arrivare Arthur sorrise emozionato. - Finalmente, è un'ora che ti aspetto, o forse è da una vita - ammise.
- Ti sei salvato dagli insulti solo per questa frase - pronunciò il moro.
- Su, vieni qui. - Il biondo allungò una mano verso Merlin, invitandolo ad avvicinarsi.
L'altro accettò, trovandosi il naso di Arthur contro il suo subito dopo.
- So che ormai stiamo già per sposarci, ma non volevo farlo senza prima avertelo chiesto come si deve - spiegò Arthur, per poi inginocchiarsi davanti a Merlin.
- Che fai? - Il moro tentò di distanziarsi ma l’altro non glielo permise.
- Merlin Emrys, - cominciò il biondo. - Io ti amo e voglio passare con te il resto dei miei giorni. Vuoi concedermi lo straordinario onore di diventare tuo marito?
Merlin sorrise e annuì impacciato. - Lo voglio - bisbigliò.
Arthur si rialzò e in un attimo fu sulle labbra del moro, iniziò a baciargliele e morderle possessivo, per poi passare nella sua bocca.
L’altro si staccò un attimo per riprendere fiato. - Credi di esserti meritato un po' del mio fondoschiena? - commentò, baciando piano il collo di Arthur.
L’altro sorrise. - A questo proposito, ho portato Lance da Morgana. Che ne dici se ci chiudessimo un paio di ore in camera a fare ginnastica? - propose, iniziando a palpare il sedere del moro.
- Due ore? Per me ti sopravvaluti - rispose Merlin, cercando di non ridere.
- Tu mettimi alla prova. - Lo provocò il biondo.
- Accetto la sfida. - Il moro sorrise. - Mi porti in camera in braccio? - domandò divertito.
- Con molto piacere. - Arthur lo prese in braccio senza farselo ripetere due volte, per poi avviarsi in camera da letto.
 
▪▪▪
 
Merlin quasi non riusciva a tenere in mano la forchetta dalla fatica: quella giornata era stata un incubo.
Lance aveva quasi fatto inciampare Morgana mentre stava trasportando la torta, e dopo una sfuriata del moro si era nascosto per due ore, facendo morire il padrone per i sensi colpa...
Gwaine era sparito per quasi mezza giornata, non dando più notizie di sé, ma soprattutto delle bomboniere. Per non parlare di Arthur, che aveva convinto all'ultimo il giudice di pace a spostare direttamente tutta la cerimonia alla fattoria per essere più comodi.
Sospirò, convinto che sua madre stesse ancora aggiustando fiori e festoni per accogliere tutta la gente del paesino.
Quello che Merlin non poteva sapere era che i suoi genitori invece erano appena arrivati fuori alla villa di Arthur, intenti a parcheggiare l'auto.
- È tua sorella? - chiese Merlin al biondo.
Arthur diede una rapida occhiata fuori dalla finestra. - No, sono i tuoi genitori. - Gli comunicò.
- Come?? Oddio, sarà andata a fuoco la fattoria! Siamo senza location! - Si portò le mani al volto disperato, lasciando cadere le posate.
- Esagerato! - scoppiò a ridere l'altro.
- Non osare ridere - scandì Merlin, guardandolo male. - E vai ad aprire!
Arthur si avviò verso l'entrata, tolse i catenacci e aprì la porta trovandosi davanti i genitori di Merlin. - Signori Emrys, è forse successo qualcosa? - domandò facendoli entrare.
- Siamo venuti a prendere Merlin - borbottò Balinor bruscamente.
Hunith roteò gli occhi al cielo. - Buonasera, Arthur. -  Lo salutò. - Mio marito è un po' all'antica - disse, come a giustificarsi.
Arthur sospirò, il padre di Merlin era fin troppo all' antica. - Stia tranquilla, capisco.
- Che succede? - Il moro raggiunse l’ingresso.
- Figliolo, prepara le tue cose, stanotte torni a dormire a casa - impose il padre autorevole.
Merlin lo osservò perplesso. - Non c'è bisogno di portarmi via...
- Secondo la tradizione gli sposi non devono dormire insieme la notte prima del matrimonio. - Gli spiegò Balinor per poi continuare. - E tu la rispetterai senza fare storie.
- Tu lo sai che Merlin è un uomo maturo, vero, caro? - chiese Hunith al marito.
- Io sono suo padre, e finché non sarà sposato dovrà fare quello che dico io - ribadì convinto.
- Sono troppo stanco per fare qualsiasi cosa stasera, papà - tentò di convincerlo Merlin.
Arthur stava per intromettersi, ma giusto in quel momento notò il succhiotto sul collo del moro: se il suocero lo avesse visto di sicuro avrebbe fatto saltare le nozze, o peggio ancora lo avrebbe ucciso. Iniziò a gesticolare cercando di far capire all’altro di coprirsi, ma sembrava non capire.
- Caro, stai male? - Hunith si avvicinò al futuro genero.
- No, sto benissimo signora Emrys. - La rassicurò il biondo, continuando a gesticolare.
Merlin guardò Arthur, credendo che davvero stesse male, ma poi capì, appoggiandosi una mano sul collo.
- Non pensi che io possa restare qua stasera, papà? - ritentò. - Arthur non mi toccherà, chiedi a lui.
- Signor Emrys, le assicuro che non ho intenzioni malevole - tentò di convincerlo il biondo.
Ma Balinor era irremovibile, non aveva nessuna intenzione di lasciargli passare insieme la notte prima delle nozze: la tradizione andava rispettata. - No, non puoi restare qui, prendi le tue cose e sali in macchina.
Merlin sbuffò e fissò la madre per chiederle aiuto.
- Avanti, caro, non dirmi che non ti fidi di Merlin? - chiese Hunith.
- Infatti - aggiunse il moro.
- Vergognati! È così che rispetti tuo padre? - domandò Balinor ammonendolo, per poi dargli uno scappellotto dietro alla testa.
- Ahio - replicò il figlio. - Va bene, ho capito. Ma sappi che non sono d'accordo - pronunciò indispettito.
- E neanche io - aggiunse Hunith, prendendo Merlin sotto braccio.
- Che voi siate d'accordo o no la tradizione va rispettata - sentenziò Balinor, guardando severo la moglie e il figlio. - E non voglio più sentire una parola!
Il moro si diresse verso le scale malcontento. - Arthur, vieni a darmi una mano col bagaglio?
- Sì, certo, andiamo - Lo seguì il biondo.
Merlin sorrise ed entrambi salirono in camera. - Mi spiace per mio padre.
- Tranquillo, ma non puoi convincerlo in qualche modo? - chiese Arthur, non volendo separarsi da lui.
- L'hai sentito... - commentò l'altro, mentre cercava la valigia con cui era arrivato a casa del biondo.
- Vengo a prenderti io appena si addormenta - propose il biondo. - Non riesco più a dormire senza averti vicino a me - aggiunse, abbracciandolo da dietro.
- Smettila - replicò ridendo Merlin, per poi cominciare a riempire la valigia.
- Perciò non posso venire a prenderti? - ritentò l'altro.
- No. - Merlin gli posò un bacio sulle labbra. - Ma mi ricorderò di questa conversazione quando dirai che ti do fastidio.
- In realtà non l'ho mai pensato veramente - confessò l'altro. - Ma almeno stanotte potrò dormire senza il tuo russare nelle orecchie - scherzò il biondo.
- E io senza i tuoi calci - rispose il moro, chiudendo la valigia.
- Io non scalcio - asserì Arthur.
- Come no. - Merlin gli spinse vicino la valigia. - Puoi portarla giù - disse, mentre si annodava un foulard rosso al collo.
- Per fortuna non l'ha visto - pensò il biondo ad alta voce, afferrando il bagaglio.
- Già, mi baci troppo - ammise ridendo.
- Preparati, amore, ho intenzione di riempirti di succhiotti in futuro - minacciò l’altro divertito.
- Lo sospettavo. - Merlin gli sorrise. - Penso di aver preso tutto.
- Allora andiamo, prima che tuo padre salga a prenderti. - Gli suggerì il biondo.
- Non vuoi un ultimo bacio? - offrì Merlin.
In tutta risposta Arthur si fiondò sulle labbra del moro, cominciando a succhiargliele: adorava l’essenza dell’altro.
 
▪▪▪
 
Merlin si squadrò nello specchio della sua vecchia camera, continuando ad aggiustarsi lo smoking blu cobalto.
- Nervoso? - domandò Hunith, affacciandosi alla porta.
Il moro annuì. - Il papillon non si decide a venire bene - aggiunse.
La madre sorrise e si accostò a lui, aggiustando il farfallino in modo perfetto. - Sai, ieri sera mi sono alzata per prendere da bere e ti ho sentito parlare al telefono.
- Oh, sì, volevo avere conferma del…
- Tranquillo, tesoro. - Lo interruppe Hunith. - Io non sono papà. Non devi darmi spiegazioni. - Sorrise. - Si vede che vi amate.
L’altro arrossì leggermente, abbottonandosi il doppio petto. - Sarà meglio andare, o penserà che ho cambiato idea.
- Non lo penserebbe mai - replicò la madre, sistemando le rifiniture nere lungo lo smoking di Merlin. - Comunque tuo padre è già in macchina, andiamo.
 
Arthur continuava a camminare lungo la saletta che accostava il salone della cerimonia, facendo svolazzare la giacca blu a ogni passo.
- Così puzzerai come un maratoneta quando arriverà Merlin - disse Gwaine ridendo, guadagnandosi un’occhiataccia da Perci.
- Fammi dare uno sguardo alla fascia Arthur, mi sembra che si sia spostata di nuovo - proferì l’amico.
- No! Va benissimo - sentenziò il biondo, sistemandosela da sé. - Questo papillon mi sta strozzando - aggiunse, quasi slacciandoselo.
- Qualcuno è nervoso… - sussurrò Gwaine roteando gli occhi.
Il telefono di Arthur vibrò nei pantaloni del completo e si affrettò a prenderlo, sorridendo come un ebete subito dopo.
Aprì la porta e si affacciò alla sala centrale, normalmente adibita alle assemblee del paesino, aspettando di vedere il suo sposo entrare.
- Se ho capito qualcosa del tuo futuro suocero non vedrai Merlin finché non sarai in posizione davanti al giudice di pace.
Arthur si voltò verso Gwaine, incenerendolo con gli occhi, anche se probabilmente aveva ragione.
 
Balinor strinse saldamente l’avanbraccio del figlio. - Figliolo, voglio che tu sappia che mi fido di te. - Gli disse commosso. - E poi ho visto di peggio del tuo futuro marito - ammise.
Il moro sorrise rassicurato. - Grazie papà, ma cerca di non minacciare Arthur quando mi lascerai davanti a lui - suggerì.
Il biondo continuava a fissare la porta che conduceva all’ingresso: Merlin doveva essere già dall’altra parte.
Osservò tutti i presenti e si accorse che molti di quei volti gli erano sconosciuti; come aveva detto l’altro era venuto quasi tutto il paese. Si fermò un attimo su sua sorella, intenta a sorridere raggiante accanto a Mordred, anch’egli felice.
La porta si spalancò e Merlin fece capolino da essa, assicurato al padre.
Balinor squadrò la sala e poi iniziò a camminare lungo il tappetto azzurro che divideva le due schiere di sedie, coperte per l’occasione da imbottiture bianche con nastri blu, visto che non erano proprio tutte uguali.
Per fortuna le pareti della sala erano azzurre, anche se sia Merlin che Arthur erano sicuri che Hunith sarebbe stata capace di ridipingerle; alti vasi contenenti rose bianche scandivano ogni fila di sedie.
Merlin continuò a fissare Arthur per tutto il tragitto, distraendosi solo quando sentì Lance abbaiare dal grembo di sua madre.
Quando furono davanti al giudice Balinor lasciò il figlio ad Arthur. - Quando ti ho concesso la mano di mio figlio ti ho fatto una promessa e adesso voglio rinnovarla: fallo soffrire e ti spezzerò le gambe. - Lo avvertì.
Merlin si allarmò, notando anche la faccia di Alice, il giudice di pace, sussultare.
- Stia tranquillo, mi prenderò cura di lui - promise Arthur, lanciando un sorriso al moro.
Appena il suocero si fu allontanato si accostò all'orecchio di Merlin. - Sei bellissimo, ma ti preferisco senza vestiti. - Gli sussurrò sorridente.
- Asino - mormorò il moro, sorridendo poi al giudice, che iniziò la cerimonia.
 
▪▪▪
 
Alice sorrise a entrambi, finendo finalmente il sermone di venti minuti, e cominciando la parte del giuramento. 
- Per questo io ti chiedo, Arthur Pendragon, vuoi sposare il qui presente Merlin Emrys? - domandò.
- Sì, lo voglio - pronunciò sicuro il biondo.
- E tu, Merlin Emrys, vuoi sposare il qui presente Arthur Pendragon?
Il moro sorrise. - Sì, lo voglio.
Arthur prese l'anello dal cuscino che Alice gli porse, voltandosi poi verso Merlin.
- Prometto che da oggi io e te saremo una cosa sola, sia nei momenti di gioia che di dolore, niente ci separerà, perché tu sei colui che voglio amare per sempre - pronunciò, infilando l'anello all'anulare sinistro del moro.
Merlin prese l'anello del compagno e afferrò la sua mano. - Prometto di starti vicino nel momento del bisogno e di prendermi cura di te, resterò per sempre al tuo fianco, perché sei l'uomo che amo - disse, infilando l'anello.
- E per i poteri di cui sono investita, io vi dichiaro marito e marito. Ora potete baciarvi - concluse Alice.
Arthur strinse a sé Merlin per la vita, cercando di limitarsi a un leggero bacio a stampo, ma il moro collocò le sue mani sul viso dell'altro, approfondendo quel bacio.
 
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Merlin appoggiò la testa sulla spalla di Arthur mentre si guardava intono. I "Druidi", l'associazione di agricoltori a cui faceva capo suo padre, avevano allestito per il matrimonio il capannone che usavano per la fiera di paese, completo di pavimentazione in simil parquet.
Hunith era riuscita a aggiungere il suo tocco, intrecciando rami d'edera ai pali che reggevano la struttura.
Tavoli di varie forme e dimensioni riempivano lo spazio, adornati con tovaglie blu ricamate; per fortuna le sedie erano state trovate tutte in bianco. I centrotavola avevano le stesse rose della cerimonia e Merlin aveva trovato all'ultimo delle spettacolari lanterne, che illuminavano ogni angolo.
- È meraviglioso - sussurrò Arthur, guardandosi intorno stupito, era rimasto letteralmente a bocca aperta quando era entrato.
- Mia madre si è superata - commentò il moro, continuando a muoversi sulla piccola pista seguendo l'altro.
- Già, è tutto perfetto - osservò il biondo.
Continuarono a ballare per un bel po', coinvolgendo anche gli invitati, ma Arthur cominciò a innervosirsi quando vide Will avvicinarsi. - Che ci fa lui qui? - domandò stizzito.
- Avrà dato una mano, non ci badare. - Merlin diede un leggero bacio al marito. - Dopo tutto ho sposato te, no?
- Non voglio averlo tra i piedi lo stesso. Anzi vado a dirgli di andarsene - decise Arthur.
- Non fare scenate. - Lo ammonì il moro, stringendo la presa sulla sua spalla.
Il biondo stava per ribattere, ma fu interrotto proprio da Will, che nel frattempo si era accostato a loro.
- Posso chiedere un ballo allo sposo? - chiese sorridendo l’ex. - Voglio solo scusarmi per l'altra volta, giuro - aggiunse, vedendo Merlin titubare.
- Mi dispiace ma è già impegnato, cercati un altro per ballare - rispose Arthur, stringendo più forte il moro a sè.
Merlin sospirò, distanziandosi dal marito. - Perché non vai a prenderti qualcosa da bere? - propose.
Arthur lo fulminò con lo sguardo: suo marito aveva deciso di ballare con il suo ex. - D'accordo, vado al buffet - concesse, per poi allontanarsi.
Il rinfresco, che vantava da antipasti ad assaggi di pasta e secondi, era stato allestito in fondo alla sala, e per l'occasione era stato usato un lungo tavolo, coperto da tovaglia ricamata bianca e blu.
Il bere, invece, veniva servito dal barista del piccolo angolo bar proprio lì accanto.
Il biondo raggiunse Gwaine e Perci, intenti a bere e mangiare, senza perdere d'occhio il moro.
- Vi siete appena sposati e Merls ti ha già abbandonato per un altro? - pronunciò Gwaine inghiottendo una tartina.
Arthur sperò tanto che si strozzasse. - Faresti meglio a non parlare mentre mangi, potrebbe andarti di traverso.
- E dai, non te la prendere, volevo solo sdrammatizzare. - Si difese il castano ridendo.
- Anche se ora si stanno abbracciando - mugugnò Percival.
A quelle parole il biondo guardò verso la pista, l'altro aveva ragione, Will teneva stretto a sé suo marito, che glielo stava permettendo. Si precipitò in pista, quasi rosso dalla rabbia, staccando subito Merlin dall'altro, riprendendoselo. - Penso che il ballo sia durato abbastanza - decretò.
- È meglio se vai a prenderti qualcosa al buffet, Will - chiarì il moro sorridendogli.
Will annuì, per poi allontanarsi, lasciandoli finalmente soli.
- Prima che tu dica qualcosa, sappi che voleva solo congratularsi per il matrimonio.
- Non pensi di avergli concesso un po' troppo? Prima ti fai baciare e adesso abbracciare - disse contrariato Arthur.
- Lo sai che mi ha baciato senza che io volessi, e questo era solo un abbraccio tra vecchi amici. Ci conosciamo da quando eravamo piccoli, ci tengo a lui - disse Merlin. - Ma sai che ho scelto te.
- Lo so, ma non sopporto che qualcun altro ti tocchi - ammise il marito.
- Tenterò di non avvicinarmi a nessuno - replicò sorridente, appoggiando un bacio sulla fronte del biondo.
 
▪▪▪
 
Merlin si posizionò dietro la torta a più livelli afferrando il coltello; Morgana si era davvero impegnata, e i piani rotondi del dolce erano adornati da nastri blu, che il biondo era intento a scrutare.
- Che fai? - chiese confuso il moro.
- Osservavo quei nastri - spiegò con un ghigno. - Pensavo che potremmo portaceli a casa, per stanotte. - Gli sussurrò all'orecchio.
- Ah. - Il moro gli sorrise. - Va bene…
Impugnò saldamente il coltello. - Ora sorridi per le foto, tesoro. - Posizionò la punta metallica in cima alla torta.
Arthur mise la sua mano su quella di Merlin stringendola e insieme cominciarono il taglio. Grazie a un paio di aiutanti in pochi minuti tutti ebbero il dolce, e mentre gli sposi si sedevano al tavolo centrale Gwaine si alzò in piedi con in mano un calice di champagne.
- Voglio fare un brindisi - disse. - Quando si sono visti Merlin e Arthur non si sopportavano... Ma poi le palpate dell'avvocato hanno fatto effetto. Uh, senza scordarci del ric...
- Hai bevuto troppo - concluse Percival, facendo riaccomodare l’altro, mentre Balinor lanciava un'occhiataccia ad Arthur.
- Quello che Gwaine voleva dire è che a volte gli opposti si attraggono. Un brindisi agli sposi!
 
▪▪▪
 
Arthur aprì la porta continuando a tenere Merlin tra le sue braccia; per fortuna avevano dato solo un giro di chiave. Camminò velocemente attraverso l'androne e si preparò a fare le scale.
- Sei sicuro di farcela? Il rinfresco è stato lungo e stancante... - proferì il moro.
- Sicurissimo, fa parte dei miei doveri coniugali portare lo sposo oltre la soglia di casa - asserì Arthur, prima di far sbattere il piede di Merlin vicino al corrimano.
- Ahio! Siamo già in casa, e io voglio arrivare sano in camera, quindi mettimi giù.
- Non ci penso nemmeno, è colpa del tuo fondoschiena, mi distrae. - Si giustificò il biondo.
- Ovviamente è colpa mia - blaterò il moro, spostando una mano verso il cavallo dell’altro. - Hai preso i nastri?
- Sì, sono nella tasca dei miei pantaloni - ghignò Arthur sorridendo. - Ma quanto hai mangiato oggi? Sei pesantissimo stasera.
- Guarda che frasi così hanno lasciato mariti a bocca asciutta - commentò il moro.
- Ma tu non mi lasceresti mai a bocca asciutta, vero? - chiese il biondo, entrando finalmente in camera e poggiando Merlin sul letto.
- Potrei... - ghignò, iniziando a slacciarsi il completo.
- Mi piace quando fai il difficile, lo trovo eccitante - commentò Arthur, tirando fuori i nastri dalla tasca dei suoi pantaloni.
- Allora, come vuoi usarli? - chiese il moro.
- È semplice, li userò per legarti al letto completane nudo - spiegò l’altro, gettandosi sul materasso.
- Penso che opporrò resistenza - disse Merlin stuzzicandolo.
- Oh, io penso proprio di no - sussurrò il biondo sicuro. - Hai intenzione di spogliarti da solo o devo farlo io?
- Tu? - propose.
Arthur non se lo lasciò ripetere due volte e incominciò a spogliarlo velocemente. Quando ebbe finito, restò a guardarlo per qualche minuto. - Te l'ho già detto che sei bellissimo, vero? - chiese, iniziando a legare piano le mani dell’altro alla testata del letto.
- Non abbastanza - chiarì Merlin, avvicinandosi per mordicchiargli le labbra. - Ma hai tutta la notte per ricordarmelo.
 
▪▪▪
 
Merlin si rotolò nelle coperte, ma quando comprese che nessuno lo aveva calciato per le ultime due ore aprì di scatto gli occhi.
Si strofinò le palpebre e poi i polsi indolenziti, mettendo a fuoco la visuale. - Arthur?
Fu mentre si stava per alzare che sentì i passi del biondo lungo le scale, vedendo poi una mano cercare di aprire la porta.
- Buongiorno, signor Pendragon - pronunciò Arthur sorridente mentre entrava. Appoggiò il vassoio con la colazione accanto a Merlin, per poi stampargli un bacio sulle labbra.
- Mi sono meritato la colazione a letto? - Il moro sorrise, osservando il menù; Arthur era riuscito pure a bruciare un semplice toast.
- Sì, ma sappi che è colpa del tostapane se si è bruciato il toast. - Ci tenne a precisare il biondo.
- Ed è colpa sempre del tostapane per le uova carbonizzate? - chiese sorridendo, prendendo un sorso di succo d'arancia.
- No, è colpa di Lance che mi ha distratto - borbottò Arthur.
- Tu sei sempre innocente, eh? - Merlin gli diede un leggero bacio sul collo. - Dovrei farmi una doccia...
- Prima però ho una piccola sorpresa - disse il biondo sorridente.
- Oh, ok. Devo chiudere gli occhi?
- Si, chiudili e non sbirciare. - ordinò Arthur, e l'altro lo ascoltò.
Si tirò su piano dal letto, aprendo la porta per lasciare entrare i due cuccioli di Beagle. - Adesso puoi aprirli.
Merlin dischiuse gli occhi, vedendo due code scodinzolanti attorno ai suoi piedi. - Ci vedo doppio? - domandò confuso.
- Oh no, ci vedi benissimo. - Lo rassicurò il biondo, prendendo in braccio la cucciola. - Ti presento Ginevra.
- È stupenda, Arthur. - Merlin le accarezzò la testolina. - Ma rischiamo di diventare presto nonni.
- Ehi, io sono troppo giovane per diventare nonno - protestò.
Il moro sorrise e prese in braccio Lance prima che iniziasse a lamentarsi. - Direi che siamo al completo ora.
- Sono completamente d'accordo. - Gli diede ragione il biondo. - Lance non voleva stare di sotto perché si sentiva solo, ma adesso che ha compagnia potremo fare ginnastica in santa pace.
- E io che credevo fosse stato un gesto romantico, invece tu pensi solo alla ginnastica - brontolò Merlin.
- Beh, l'hai detto tu che devo dimagrire. - Si difese Arthur.
- Vorrà dire che da domani stai a dieta - ghignò l'altro.
- Preferisco la ginnastica. - Si lamentò il biondo, mettendogli il broncio.
- Se te la meriterai - sbuffò il moro.
- Certo che me lo merito, nessuno ti ama quanto me - replicò borbottando Arthur.
Merlin sorrise, accostandosi all'altro. - Ti amo anch'io.
 
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I due stavano per scambiarsi un bacio, ma in quell'esatto momento Merlin ricevette una leccata da Ginevra e Arthur da Lance, finendo per guardarsi spaesati e scoppiare a ridere. - E vogliamo bene anche ai nostri cuccioli - aggiunse il moro.
- Già - rispose Arthur, stringendo Merlin e i cagnolini a sé.
 
▪▪▪
 
Grazie ancora a tutti i lettori! Speriamo che l'ultimo capitolo vi sia piaciuto :)
Ringrazio la mia socia marydel, che si merita un applauso per tutto il lavoro che ha fatto.
A presto! 
Ps: l'idea della proposta è stata un'idea di mary, che ha preso spunto dalla serie tv Che dio ci aiuti!  
  
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