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Autore: ___Page    13/07/2016    2 recensioni
-Gray…- lo chiamò Mira, cauta e un po’ incerta.
Gray si limitò ad osservarla, in disperata attesa che la maga dicesse quello che aveva da dire, purché gli dicesse dove diavolo era finita Juvia e cosa diavolo le era successo! Subito!!!
-Juvia non…- Mira si interruppe, puntando per un attimo gli occhi a terra -Lei se n’è andata- riprese, più sicura di sé e tornando a guardarlo mentre il cuore del ragazzo perdeva svariati battiti -Ha lasciato Fairy Tail tre settimane fa. È una maga di Mermaid Heel ora-
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gray Fullbuster, Kagura, Lluvia, Lyon Bastia
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Ci vediamo domani, Gray!- lo salutò Mira da dietro il bancone.
Il moro si limitò a sollevare una mano senza nemmeno voltarsi, grugnendo una risposta.
Sapeva che si sarebbero visti domani. Se avesse optato per una missione sarebbe comunque dovuto passare dalla Gilda, se non fosse andato in missione sapeva già che avrebbe tentato di rimanere a casa ma non sarebbe riuscito a tollerare il silenzio e la solitudine e allora avrebbe cercato la compagnia del resto di Fairy Tail.
Quando stava con loro, a volte, riusciva quasi a divertirsi per davvero. Certo quei momenti avevano breve durata perché subito il pensiero che Juvia non era lì per goderseli insieme a tutti loro gli attraversava impietoso la mente.
A conti fatti era durante le missioni che riusciva davvero a smettere di pensare a lei, quando doveva concentrarsi sul nemico e combattere ma lavorare da solo era più stancante che lavorare in gruppo, soprattutto quando si trattava di affrontare intere bande di delinquenti e Gray aveva bisogno di più riposo tra una missione e l’altra.
Continuando a camminare in automatico verso la propria casa, Gray lanciò un’occhiata al cielo terso e punteggiato da una miriade di stelle. Faceva caldo in quella notte di metà estate.
Gray sospirò.
Metà estate. Così tanto era passato?!
Davvero erano già trascorsi quasi quattro mesi?
Non fosse stato per il calendario che Mira aveva appeso a uno dei pilastri del bar, non avrebbe saputo dire neppure che mese fosse. Era come se il tempo, per lui, si fosse fermato e avesse contemporaneamente continuato a scorrere inesorabile.
Tutti i giorni erano uguali per lui, anche quando gli succedeva di tutto. Se restava lontano da Magnolia per molti giorni a fila a causa di un lavoro, lo scopriva solo al suo ritorno quanto tempo effettivo la missione gli aveva richiesto e solo se qualcuno glielo faceva notare.
Realizzò di essere quasi a casa quando il panorama intorno a lui divenne famigliare e infilò la mano in tasca per recuperare le chiavi, ringraziando mentalmente di avere ancora i pantaloni. La camicia, naturalmente, era scomparsa chissà dove ma non ci diede molto peso.
La strada si fece un po’ più ripida e Gray seppe di essere ormai a destinazione. Sollevò la testa e il cuore gli si fermò per un attimo nel mettere a fuoco una figura femminile che attendeva sulla soglia della sua piccola casa, che però era sempre stata abbastanza grande da ospitare anche Juvia quando la maga si era spostata da lui in pianta stabile dopo che Fairy Tail era stata rifondata.
Si immobilizzò dov’era, studiando la sagoma famigliare e un brivido gli percorse la schiena.
Nella confusione della sua mente, provocata dalla stanchezza  e dall’alcool, era certo di essere vittima di una qualche allucinazione e scosse la testa per tornare in sé ma, niente, la donna era sempre lì.
Deglutì a fatica mentre imponeva ai propri piedi di ricominciare a camminare, azione resa difficile anche dai tremiti che lo scuotevano.
Possibile che fosse…
-Pensavo che ti fossi addormentato lungo la strada su qualche panchina!- esclamò la donna e l’ice maker sgranò per un attimo gli occhi, sorpreso.
Sollievo e delusione lo investirono in un’unica ondata.
No, non era Juvia.
Ma almeno era una persona che era felice di vedere.
-Che fai qui?- le chiese, mentre la raggiungeva.
-Ho finito il ghiaccio- ribatté Cana, sarcastica -Tu che ne dici?-
-Ti avviso che casa mia è un disastro peggio di quella di Natsu- la informò, fermandosi un attimo di fronte a lei, mentre selezionava la chiave giusta nel mazzo.
-La cosa non mi turba- lo informò la maga, le mani sui fianchi -E nemmeno mi stupisce, guardandoti-
Gray le lanciò un’occhiata di sottecchi, alzando un sopracciglio.
-Sei un tale casino, ultimamente. E comunque non credo di averla mai vista in ordine, da che io ricordi, a parte quando Juvia viveva ancora qui- spiegò diretta come sempre, ignorando la reazione di Gray alla menzione della loro ex nakama -In ogni caso, non voglio entrare- aggiunse poi, prendendolo in contropiede.
-Pensavo fossi venuta a trovarmi-
-E infatti è così! Ma è una bella serata e possiamo anche starcene qui sui gradini a goderci le stelle e berci una birra!- propose Cana, con più entusiasmo di quello che Gray avrebbe ritenuto necessario.
Il moro studiò per un attimo il sorriso incoraggiante della sua migliore amica, prima di soffiare dal naso e scrollare le spalle.
-Come preferisci. Ma non so se è il caso che io beva, ho già alzato parecchio il gomito stasera- le fece presente, mentre si accomodavano l’uno accanto all’altra, addossando le schiene alla porta d’ingresso.
-È solo un quarto di litro. Sono piuttosto certa che non ti ucciderà- rispose la maga delle carte, stappando una delle due bottiglie che aveva comprato mentre si dirigeva lì e passandola all’ice maker, che se la porto subito alle labbra nonostante le sue stesse proteste.
Rimasero per un po’ così, a sorseggiare la bevanda ambrata e un po’ amara e guardare le stelle, godendosi semplicemente la presenza l’uno dell’altro, come quando erano bambini.
Poi, quando il silenzio si fece troppo assordante per lui, Gray decise che il male minore era parlare con Cana anche se sarebbero finito su argomenti che non lo avrebbero certo tirato su di morale, lo sapeva.
-Com’è andata la missione?-
-Bene!- rispose subito la ragazza -Siamo appena tornati ma devo dire che lavorare in gruppo non è per niente male! Hai solo una parte di ricompensa ma ci guadagni in salute ed energia!-
Gray grugnì un’inarticolata risposta, gli occhi testardamente puntati alla volta celeste. Cana gli lanciò uno sguardo di striscio.
-Gli manchi, Gray- mormorò dopo un attimo, girandosi completamente verso di lui e anche il moro si voltò a guardarla, senza staccare la nuca dalla porta.
-Cana…- provò ad ammonirla, inutilmente.
-Gray, guarda che io non ci guadagno niente, okay?! Mi piace fare parte del Team Natsu, dico davvero, ma il posto che sto occupando non è mio! E tu gli manchi! Da morire!-
-Io sono sempre qui, quando non siete in missione voi e non sono in missione io, li vedo tutti i giorni, okay?!-
-E allora?! Pensi che venire in Gilda, bere una cosa e sforzarsi di ridere quando qualcuno fa una battuta sia sufficiente?! Manchi a tutti Gray, anche a me!-
-Cana io sono qui!- insistette l’ice maker.
-Ma non ci sei davvero!- ribatté con fervore la castana, lasciandolo senza parole.
La guardò sospirare, mentre si passava una mano tra i capelli, per calmarsi.
-Non ci sei, Gray. Da settimane ormai- riprese, più pacata ma ancora molto tesa -Sei l’ombra di te stesso. Non ti spogli, non ordini da mangiare, non litighi più con Natsu! Davvero ti stupisce che sentiamo la tua mancanza?! Che Natsu, Lucy, Erza, Happy, Wendy e Charle la sentano?! Che io la senta?!?-
Un senso di disagio pervase il moro che però sostenne lo sguardo di Cana ancora alcuni istanti prima di ripuntarlo davanti a sé.
-Beh sono davvero mortificato di darvi un simile dispiacere- commentò, glaciale.
Era arrabbiato, Gray. Era stufo di stare male. Era stufo di fare del male agli altri.  
Cana gli passò una mano tra i capelli, materna. -Sono passati più di tre mesi. So che fa male, credimi lo so. Ma è arrivato il momento di reagire, Gray. Lei non è più qui ma sta bene. Non è morta, dannazione!-
Gray scattò a quelle parole. -Lo so!! Cosa credi?!?! Ce l’ho ben presente che non è morta, Cana!!!-
Un lampo di comprensione attraversò gli occhi indaco di Cana.
Lei e Gray erano come fratello e sorella. Da sempre si capivano con un solo sguardo e le volte che Gray aveva alzato la voce con lei si potevano contare sulle dita di una sola mano.
Il moro distolse lo sguardo, consapevole che ormai era troppo tardi, che Cana gli aveva già letto dentro. E che, volente o nolente, quella sera avrebbe dovuto affrontare quel dolore represso che da mesi cercava di evitare.
-È questo il problema- soffiò Cana, appena un po’ sotto shock.
Non era una domanda.
-Non dire idiozie-
-Non sono idiozie! È questo il problema!-
-Io non la voglio morta, chiaro?!- ringhiò fuori di sé, l’ice maker, senza però fare niente per allontanarla o allontanarsi.
-Certo che no! Il problema non è che non è morta ma è che potrebbe ancora tornare e tu la stai aspettando! Per quello non riesci ad andare avanti!- Gray sobbalzò visibilmente, continuando a evitare il suo sguardo -Vero?! Per quello quando arrivi in Gilda al mattino hai sempre quella faccia tesa e speranzosa! Ti illudi che lei possa essere tornata e ogni volta che scopri che non è così stai sempre peggio! Gray, dannazione, ti stai uccidendo con le tue stesse mani!-
Gray picchiò il retro della testa contro la porta un paio di volte, gettando finalmente la maschera.
-Pensi davvero che se dipendesse da me, non avrei già reagito?- domandò piano, sentendo gli angoli degli occhi pizzicare e strofinandoseli subito con pollice e indice -Non ci riesco, Cana! Vorrei, davvero ma non riesco! È come se mi mancasse qualcosa, una parte di me o… o l’aria. È come se…come se…-
-Come se qualcuno ti avesse tolto un pezzo di cuore?- domandò la castana, con un sorriso saputo ed eloquente, sporgendosi verso di lui -Ti senti vuoto qui?- chiese ancora, posando un palmo sul suo pettorale sinistro.
Gray trattenne il fiato, osservandola nella penombra, senza più difese.
Non è che non lo avesse capito, eh!
Cioè solo un cretino non ci sarebbe arrivato dopo quello che era successo a Primrose Hill e lui non era COSÌ cretino. Insomma, non era Natsu!
Solo, nessuno lo aveva mai ancora detto ad alta voce. Nemmeno lui. Ed era strano, così strano ma anche così vero che si rese conto, Gray, che fingere non aveva senso e ne aveva ancora meno se si trattava della sua migliore amica/sorella a cui non era mai riuscito a nascondere niente. E che non sarebbe stato mai più così al sicuro come in quel momento, in compagnia della sola persona a cui non si era mai vergognato di dire alcunché e protetto dal buio della notte. 
-Io la amo- soffiò in un sussurro quasi inudibile.
Cana sorrise ancora di più, con affetto e comprensione.
-Lo so. Ma andare avanti, non significa dimenticarla- gli disse, spostando la mano sulla sua guancia, mentre Gray deglutiva a vuoto -Significa solo accettare che te ne sei accorto troppo tardi. Non devi smettere di amarla, se non vuoi, non subito almeno. Ma se non vai oltre, tutto il male che ti stai facendo rischia veramente di ucciderti- proseguì con serietà per poi tornare a sorridere, stavolta con scherno -Vuoi veramente far fare questa fine al grande Gray Fullbuster?! Morto di crepacuore?!- gli domandò in tono scherzoso, incrociando le braccia sotto il seno.
Gray riuscì a emettere una roca risata, seguito a ruota da lei.
Rimasero in silenzio per un po’ finché Gray non si girò a guardarla e un impulso improvviso prese il sopravvento su di lui. Allungò il braccio e trascinò Cana verso di sé, stringendola in un abbraccio un po’ rude, che la colse di sorpresa.
-Vai a casa- le mormorò piano -Hai bisogno di dormire. Io starò bene, te lo prometto-
Cana gli circondò il viso con le mani, guardandolo dritto negli occhi.
-Ci conto- lo avvisò e Gray si lasciò sfuggire un’altra fioca risata.
Si sporse per scoccarle un bacio sulla fronte.
-Buonanotte- le augurò mentre si rimetteva in piedi e apriva la porta.
Entrò in casa, senza preoccuparsi di controllare che Cana se ne fosse davvero andata. Probabilmente sarebbe rimasta lì fuori ancora qualche minuto, il tempo di finire la propria birra e quella che Gray aveva avanzato, e poi sarebbe andata a casa a dormire.
Devastato come non mai dalla lotta emotiva che aveva appena affrontato ammettendo con Cana i propri reali sentimenti, si trascinò verso la camera da letto, attento a non inciampare nei vestiti e altri oggetti vari ed eventuali che ricoprivano perennemente il pavimento di casa sua.
Si trascinò verso il bagno, senza nemmeno accendere la luce e raggiunse il lavandino, cercando a tentoni la rubinetteria. Si spruzzò il viso con un po’ d’acqua e si mosse poi verso la propria camera, le mani già sulla cintura, intente a slacciarla.
Ci ripensò un attimo prima di entrare e tornò sui propri passi, diretto stavolta in cucina per prendersi un bicchiere d’acqua.
Cauto, si accostò alla fine del corridoio e passò davanti allo stanzino delle scope, superandolo. Si bloccò di colpo e stese un braccio mentre il suo palmo si stringeva intorno all’asta di una lunga lancia di ghiaccio che puntò subito alla gola di chiunque fosse che si era introdotto in casa sua.
Sentì l’intruso trattenere il fiato in un verso di sorpresa che registrò subito come decisamente molto acuto ma non si lasciò distrarre da quella considerazione.
-Chi sei?!- ringhiò a denti stretti -Che vuoi da me?!-
Il braccio gli tremava, per lo sforzo di sostenere la lancia, reso immane dalla stanchezza e dall’alcool, non certo dalla mancanza di allenamento.
Ma non poteva negare, almeno non con se stesso, di avere i riflessi molto rallentati in quel momento. Così rallentati che si rese conto troppo tardi che il nemico aveva allungato un braccio. Si mosse rapido per cercare di bloccarlo, preparandosi al contempo all’eventuale impatto dell’attacco che stava per ricevere ma, con sua grande sorpresa, la luce del salotto si accese.
Il primo pensiero che attraversò la mente di Gray fu come diavolo faceva il nemico a sapere dell’interruttore vicino allo stanzino delle scope. E il pensiero gli attraversò la mente prima ancora che avesse pienamente realizzato ciò che stava fissando e cioè la mano dell’intruso posata appunto sull’interruttore in questione.
Quindi, di nuovo, come diavolo faceva il nemico a sapere dell’interruttore vicino allo stanzino delle scope?!
-Non hai cambiato la serratura- mormorò una voce e Gray si pietrificò lì dov’era.
Era accaduto tutto così in fretta che non si era ancora girato verso l’intruso e ora non era così sicuro di volerlo fare. Perché se quella voce era solo un brutto tiro della propria mente, beh voleva continuare a illudersi.
Ma la tentazione di controllare ebbe la meglio e il cuore di Gray si fermò per poi riprendere al triplo della velocità quando posò gli occhi sul viso del suo supposto avversario.
-Juvia?!-
 
  
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