Era una giornata d'inverno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Le vacanze natalizie erano appena giunte al termine e un tiepido sole accoglieva il rientro degli studenti. Tutti si salutavano e si abbracciavano, scambiandosi gli auguri per un anno più felice.
Gioia e allegria riempivano l'aria in tutto il castello tranne che in un luogo: i sotterranei. Più precisamente nell'ufficio di un noto professore.
Infatti sembrava che quegli ambienti, dove lui soggiornava, fossero impermeabili a tutto questo; d'altronde non era mai stato tipo da festeggiamenti.
"Sai quanto me ne possa importare" pensò il mago fra sé. Ma la verità era ben diversa e più triste.
Difatti anche se il suo volto appariva impassibile come sempre, non si poteva dire lo stesso della sua anima, in tumulto e scossa da un dolore senza fine.
Severus stava cercando disperatamente di controllarsi ma non vi riuscì, non questa volta. D'altronde come poteva?
Ormai era solo il pallido ricordo dell'uomo che era stato un tempo. La fine della guerra gli aveva portato via l'unico motivo di vita: la vendetta. Ora che l'aveva ottenuta si sentiva solo un guscio vuoto, privo di qualsiasi ambizione.
Certo. Tirava avanti, fingendo come aveva fatto per tutta la vita, trascinandosi dietro il peso delle sue colpe e di un corpo malridotto, pallido e spezzato. Un cadavere che parlava e camminava, o meglio che arrancava come poteva. Per questo non riuscì proprio a calmarsi.
Sentì le proprie membra cedere, le mani stese in uno spasmo incontrollato.
Un delirio lucido che non poté impedire, ed un fiume di memorie celate dall'ombra del tempo lo travolse.
Vide l'immagine di due bambini che giocavano e mangiavano dolci, la risata cristallina della più piccola risuonava nel suo cuore trafiggendolo come una lama. Sembrava così viva, così vera da non sembrare solo una mera illusione. Ricordò anche il sapore della torta, dei biscotti rubati dalla dispensa degli Evans (la sua famiglia era troppo povera per permettersi certe frivolezze), ma la loro dolcezza non riuscì a togliergli l'amaro dalla bocca. Poteva assaporarlo con la lingua, sembrava che la sua stessa saliva si fosse trasformata in fiele per punirlo.
Severus non aveva voluto più festeggiare il suo compleanno dopo la sua dipartita.
"Festeggiare cosa poi" si domandò ancora scosso da freddi brividi "La venuta al mondo di un mostro?"
Perché solo un mostro poteva aver causato la morte di una creatura bella come lei.
Solo lui aveva potuto impedirle di vivere, di essere madre e di veder crescere suo figlio
"Nostro figlio se non fossi stato uno stupido".
Trentanove anni.
Trentanove ma se ne sentiva decisamente di più. Un giovane rinchiuso in un corpo vecchio, con uno spirito , un'essenza ancor più logora.
Eppure non avrebbe dovuto compierli, sarebbe dovuto morire.
C'era andato così vicino eppure... Evidentemente era nato per soffrire.
Ma quanto ancora poteva sopportare?
Quanti pesi le sue spalle dovevano ancora sorreggere?
Perché continuare a esistere?
Avrebbe dovuto esserci lui dentro una bara, non quei poveri studenti. Vero, molto spesso gli aveva considerati uno spreco di spazio, teste di legno felici di vivere nella loro beata ignoranza, ma neanche lui sarebbe stato così crudele da desiderarne la morte. Loro sì che sarebbero stati felici di festeggiare il proprio compleanno.
Immaginò i loro schiamazzi, le loro risate stridule colme di gioia, una gioia che non sentiva da parecchio.
Un rumore lo distolse da quei infelici pensieri. Qualcuno doveva aver bussato alla sua porta.
"Avanti!" pronunciò a fatica. I devastanti effetti del morso di Nagini si facevano ancora sentire.
Tuttavia nessuno rispose e lui, corrugando la fronte, riprovò
"Avanti!" ora la voce era seccata più che dolorante, e ancora nessuna risposta giunse alle orecchie ma solo l'eco della sua voce.
Infastidito si alzò dalla sedia "Sicuramente sarà qualche idiota (probabilmente un Grifondoro) che si sente in vena di scherzi".
La sua pazienza e la sua poca tolleranza nei confronti di quei ragazzi evaporò all'istante.
Così apri la porta con tutta l'energia che possedeva, ma i corridoi erano vuoti. L'unica presenza era data dalla luce prodotta dalle fiaccole che illuminavano l'ambiente circostante... ed un pacco.
Lo raccolse guardigno, e poi l'osservo leggermente stranito. Era avvolto da una lucente carta verde smeraldo che, grazie alle fiamme, sembrava brillare di vita propria.
Attaccato ad esso c'era una busta con su scritto il mittente.
Hermione Granger
E, in quel preciso istante, tutto ebbe inizio. Non poteva saperlo, ma, da quel momento in avanti, la sua vita avrebbe preso un'inaspettata svolta.
Da una semplicissima lettera, che però avrebbe scatenato cambiamenti che neanche nelle fantasie più assurde avrebbe potuto immaginare.
A volte poteva bastare davvero poco per cambiare una situazione che sembrava persa in partenza.
Afferrò il bigliettino e lesse il nome ad alta voce, sentendosi uno sciocco: non c'era nessuno ad ascoltarlo. Il suo tono si divise tra lo stupore e il puro fastidio, ma allo stesso tempo si compiacque con se stesso: aveva indovinato dopotutto. "Grifondoro tze!"
Nonostante ciò la curiosità vinse, e proseguì la lettura di quella missiva inaspettata.
Una smorfia di disgusto si palesò sul viso dello stregone.
'Ah, se non sa dirmelo Lei si figuri io.' pensò con un certo sarcasmo.
'Come dimenticarlo insopportabile SoTutto.'
Una smorfietta quasi divertita comparse sulle labbra sottili. Un ghigno derisorio che in molti conoscevano.
'Però perspicace! Non lo credevo possibile sa, mia cara ragazza?'
Strinse con rabbia la lettera sentendola scricchiolare sotto le dita ossute.
'Ma come si permette di intromettersi nella mia vita?! si sentiva furioso 'Non sai nulla di me Granger! Assolutamente nulla!'
'Un eroe? Io? Stupida, non sai quello che dici. Torna nel tuo mondo di favole e balocchi.'
Posso chiamarLa Severus?
'Ma anche no.'
'Insolente.'
'Fastidiosa e insolente. E, comunque, non sottovaluti la mia capacità di togliere punti. Studenti più coraggiosi di lei sono periti nell'impresa.'
'Non sono suo amico e non ci tengo a diventarlo. Sono un docente, che diamine!'
'Qualcosa da ridire sui miei metodi di insegnamento?'
'Mi sto commuovendo.'
'È ufficiale, è impazzita! Solo un folle può dire questo. Prenotate una stanza al S.Mungo per la signorina.'
'E io ribadisco che sei pazza.'
'Come padre? Ho un figlio e nessuno mi dice niente. Guardi che se è rimasta incinta non sono stato io. Scommetto che è stato Weasley, ha sempre avuto uno sguardo sfuggente'
'Va bene che ho commesso tante azioni brutte per cui merito di pagare, ma avere Potter come figlio mi sembra troppo.'
'Ti sbagli, io me lo merito.'
Per un attimo un timido sorriso si dipinse sul volto. Anche se non l' avrebbe ammesso mai, neanche sotto Veritaserum.
Dagli occhi uscì una piccola lacrima, una stilla, che si infranse sulla pergamena.
Tanti auguri Severus!
Dentro il pacco c'era una fetta di torta al cioccolato fondente, e sopra di esso una candelina. Con un colpo di bacchetta l'accese, e poi soffiò sopra di essa spegnendola.
Nessuno seppe quale fu il desiderio, ma se ci fosse stato qualcuno nella stanza avrebbe potuto vedere un sorriso sincero sul volto di Severus Piton.
'Grazie signorina Granger.'
Il professore da allora fu meno triste. Perché la felicità è un dono che può arrivare quanto meno te l'aspetti.
note d'autore: dunque intanto ringrazio e dedico questa one shot a Manu75, senza il suo aiuto questa storia non avrebbe mai visto la luce quindi grazie di cuore.
La dedico anche alla persona che mi ha dato l'idea per questo racconto, ovvero a Alan Rickman. Difatti questa idea mi è nata a febbraio, qualche giorno prima del suo compleanno (purtroppo per vari problemi, tra cui la mia immensa lentezza, è stata postata solo oggi).
* sguardo sfuggente: nel quinto libro Ronald Weasley usa questa espressione per descrivere con immenso fastidio Corner, nel periodo in cui stava con Ginny. Ho trovato molto divertente farla dire a Severus con lo stesso tono infastidito.