E' capitato col tempo che
la mia mano si disabituasse all'idea di scrivere.
Mi chiamo F e da parecchio tempo la mia mano non impugna una penna col fervore del racconto che si coagula sotto pelle, sotto l'estremamemente vaga linea della coscienza. La sensazione implicita che mi portava a sedermi davanti ad un foglio bianco e dire, "ecco, ora"," adesso", "in questo momento", poggiare la penna sul foglio e lasciare che quell'idea implicità prendesse forma, nero su bianco. E' passato tanto tempo ed è destino che tutto tornasse a prendere forma, o almeno a cercarne una, negli stessi luoghi dove l'aveva dimenticata. Forse era il periodo senza faccia, era il mondo in cui ciò che facevo strisciava nella notte tra me e gli altri senza che nessuno sapesse. La mano, celata agli occhi, scriveva, scorreva veloce le parole, mentre gli occhi guardavano altrove. I tempi sono cambiati, le dita sono diventate pesanti, le idee si affacciano alla bocca e vengono aggredite dagli instancabili cani della razionalità e del giudizio. Le idee allora, per non morire, sono strisciate nelle immagini, nella fotografia, celate lì, in forma embrionale, aspettando di essere colte e sviluppate.
Ora però l'idea di lasciare spunti senza traccia, quadri senza storia non mi piace più. Per questa ragione torno tra di voi, a ricercare il coraggio, a ricostruire con un vago senso di dovere quello che ho lasciato cedere al tempo. Ritorno a voi per ritrovare il racconto, per ritrovare la scrittura dei concetti e le parole senza timore.
Al di là di ogni menzogna ed rinuncia,
F.
Mi chiamo F e da parecchio tempo la mia mano non impugna una penna col fervore del racconto che si coagula sotto pelle, sotto l'estremamemente vaga linea della coscienza. La sensazione implicita che mi portava a sedermi davanti ad un foglio bianco e dire, "ecco, ora"," adesso", "in questo momento", poggiare la penna sul foglio e lasciare che quell'idea implicità prendesse forma, nero su bianco. E' passato tanto tempo ed è destino che tutto tornasse a prendere forma, o almeno a cercarne una, negli stessi luoghi dove l'aveva dimenticata. Forse era il periodo senza faccia, era il mondo in cui ciò che facevo strisciava nella notte tra me e gli altri senza che nessuno sapesse. La mano, celata agli occhi, scriveva, scorreva veloce le parole, mentre gli occhi guardavano altrove. I tempi sono cambiati, le dita sono diventate pesanti, le idee si affacciano alla bocca e vengono aggredite dagli instancabili cani della razionalità e del giudizio. Le idee allora, per non morire, sono strisciate nelle immagini, nella fotografia, celate lì, in forma embrionale, aspettando di essere colte e sviluppate.
Ora però l'idea di lasciare spunti senza traccia, quadri senza storia non mi piace più. Per questa ragione torno tra di voi, a ricercare il coraggio, a ricostruire con un vago senso di dovere quello che ho lasciato cedere al tempo. Ritorno a voi per ritrovare il racconto, per ritrovare la scrittura dei concetti e le parole senza timore.
Al di là di ogni menzogna ed rinuncia,
F.