Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: M a r t    14/07/2016    4 recensioni
Namjoon si ritrova a dover tenere d'occhio parecchi legami, senza preoccuparsi dei suoi che vanno a scontrarsi.
Jimin e Jungkook cercano di trovarne uno che vada bene per loro.
Taehyung se ne ritrova troppi fra le mani e non riesce a gestirli.
***
{Ispirato ad I NEED U} {slash/het} {jikook} {altre pairings}
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Namjoon/ RapMonster, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo XI









 
C'è decisamente poco di cui festeggiare. Taehyung se ne rende conto quando gli scampanellii fuori dalla sua porta e l'odore della prima colazione natalizia non lo fanno saltare dal letto come vorrebbe. I regali sono pochi, sia perché non hanno i soldi, sia perché la sua famiglia comprende solo lui e sua zia. Sua madre è morta e suo padre è da qualche parte nel paese, non sa dove, non vuole saperlo. I parenti dei suoi genitori sono spariti, non li ricorda nemmeno, e probabilmente è un bene, perché non si può soffrire per un male sconosciuto. Comunque è abituato a non festeggiare il Natale come la più esaltante delle festività, anche perché è vicina al suo compleanno e Taehyung preferirebbe dimenticarlo. Dieci Natali senza la mamma, dieci compleanni senza la mamma, solo con quest'anno.
Il suo concetto di famiglia non è quello standard, se ne rende conto, del resto ha conosciuto e sperimentato la normalità di qualsiasi ragazzino di otto anni, seppur non vivendo tra comodità e promesse di un futuro migliore. Sua zia è l'unica cosa che gli resta, può definirla famiglia. Ormai è arrivato al punto di non essere neanche più sicuro di cosa può o non può definire, insomma, chi decide come va definita una famiglia modello? Chi decide come devi vestire, come devi camminare o mangiare o parlare? È davvero così anormale finire in una situazione difficile? Taehyung ripensa a Hoseok, all'amore che riceve ma che non sempre riesce a ricambiare, all'infelicità anche immotivata che questi prova ogni secondo della sua vita per un singolo battito del suo cuore. Hoseok gli farà tanti regali per questo Natale e Taehyung è sinceramente dispiaciuto, perché lui non ha regali da dare ad Hoseok. E anche se fosse qualcosa di immateriale, non sarebbe abbastanza, perché non ha nulla da offrire all'amico. È povero, Taehyung, sia di tasche che di cuore. 
Quell'organo vitale incastrato nel suo petto che pompa la vita attraverso le sue vene si è ristretto con l'avanzare degli anni, con l'aumentare delle grida e delle persone che se ne vanno, con i pezzi di esso che ha perso e che non ha potuto utilizzare per ricomporlo, per ricomporsi. Vorrebbe risolvere questa situazione, in qualche modo, ritornare ad aprirsi ed essere libero di dare e condividere se stesso con il mondo e con le sue persone, come quando era un bambino di otto anni. Come quando la sua mamma non era morta. Vorrebbe poter dare un pezzo di sé, del suo cuore, ad Hoseok, senza perderlo per sempre o morirci in seguito.
Taehyung vorrebbe poterlo fare anche subito, ma non ci riesce. È Hoseok quello felice per il Natale, non lui, non può donargli false speranze o falsi sorrisi, fingere emozioni non fa parte del suo codice morale. E i regali sono sempre pochi, quasi inesistenti, ma la colazione è piuttosto buona e nelle piccole cose si può sempre trovare qualcosa di grande, di speciale, che può migliorare giornate come queste. Giornate in cui Taehyung si sente fuori luogo, disorientato.
 
Sua zia è gentile, non perché è periodo di gentilezze, ma perché le viene naturale e ha cominciato a lasciarsi andare alle sue naturalezze. Purtroppo deve lavorare anche oggi, farà gli straordinari che nessuno ha voluto fare e ritornerà a casa non prima di mezzanotte. Triste a pensarci, ma non è che abbiano mai festeggiato, lo zio odia il rumore delle risate e sprecava tutti i soldi per ubriacarsi e trovare motivi per discolpare la sua rabbia incontrollata. Taehyung pensa che questo Natale sarà più tranquillo, è già un regalo abbastanza grande, sua zia può vederla tutti gli altri giorni dell'anno. 
Non uscirà di casa, resterà al caldo tra le pareti scolorite grazie ai riscaldamenti a fatica pagati e si lascerà cullare da una pace fasulla. Si nasconderà dal resto del mondo per lasciare agli altri lo spazio di godere di ciò che hanno più caro, non rovinerà un giorno così speciale a nessuno e stanotte tornerà a letto soddisfatto, dopo essersi accertato che sua zia sia tornata a casa in salute. Le sorriderà e le augurerà la buona notte, la chiamerà 'mamma' perché avrà troppo sonno per pensare e si coprirà con il piumone vecchio e da lavare, accontentandosi del materasso che ha per dormire, perché c'è gente che non ha neanche quello. Ma poi il telefono squilla e sa che non andrà a finire così. 
È Hoseok.
 
- Buon Natale! 
 
- Buon Natale.
 
- Ti sei appena svegliato? 
 
- Mh, può darsi, - ridono - Come stai? 
 
- Benissimo, è Natale! 
 
- Sì, infatti.
 
- Sto venendo a casa tua, - lo dice quasi in maniera disinteressata, come se non fosse per quello che l'ha effettivamente chiamato - Devo darti i tuoi regali.
 
- Hoseok, non ce n'era bisogno... Lo sai - e Hoseok lo sa e Taehyung sa che lo sa, ma questo è un po' uno sciogli lingua e il suo campanello ha suonato, più forte che mai, quindi deve andare ad aprire.
 
- Troppo tardi! Sono io alla porta, vienimi ad aprire. 
 
Taehyung vorrebbe non doverlo fare, fingere di non trovarsi a casa e di essersi portato il telefono fisso appresso per qualche parte della città, ma sarebbe solo da maleducati e da codardi e lui non lo è più, sa di poter affrontare qualsiasi cosa. Anche Hoseok. Però non vuole.
Il ragazzo è pieno di pacchetti e ha un sorriso che potrebbe far sciogliere la neve. Taehyung lo saluta e lo lascia entrare, desidererebbe così tanto liberarsi della sua espressione imbarazzata ma è più forte di lui e Hoseok si ritrova a sbuffare divertito. 
 
- Tranquillo non sono tutti per te, ne ho comprati anche per gli altri del gruppo. - Taehyung si sente decisamente più sollevato e lascia che le sue spalle si rilassino. 
 
- Anche per Yoongi? 
 
- Sì, anche per quello lì. Ma non parliamo di lui, mi si rovina l'umore. 
 
Si siedono sul divano silenziosamente, ma sono due silenzi diversi. Taehyung aspetta, con un'impazienza dovuta più al fatto di volersi liberare di tutta quella situazione più che per scartare il suo regalo, mentre Hoseok si trattiene da saltare e gioire perché sarebbe inappropriato ed è felice di avere voglie inappropriate. Gli porge un pacchetto non troppo grande - So che non ti piacciono i regali troppo vistosi - e Taehyung lo accetta ma non veramente. Spera di trovarvi già il prezzo, magari Hoseok l'ha dimenticato, così da non dover sparare cifre a caso per quando dovrà restituirgli i soldi. Confessa questo suo pensiero e Hoseok ride divertito, I regali non si restituiscono, avanti aprilo! 
È una sciarpa. Una semplice è comune sciarpa di lana, non troppo pesante, non troppo leggera. Di colore verde, perché una volta era il colore preferito di Hoseok e piaceva molto come stava a Taehyung. Gli spiega che gliel'ha presa perché ultimamente le temperature sono diventate assurde e di fronte un freddo gelido non vorrebbe perdere una persona a lui così cara. Hoseok gli sistema la sciarpa intorno al collo e Taehyung si morde il labbro per contenere qualsiasi emozione possibile. Si sta trattenendo dal rovinare qualcosa di magico, eppure Hoseok gli sorride.
 
- E poi, - aggiunge - La tua voce è importante, per me e anche per tante persone, sarebbe orribile non poterla sentire a causa di uno stupido colpo di freddo, non credi? 
 
Taehyung crede di sì. E crede anche che scoppierà a piangere. È la prima volta che ha un amico che gli fa un regalo. Si sente amato, si sente bene. Ha gli occhi lucidi e le labbra rosse segnate dai suoi denti bianchi, Hoseok gli lascia un leggero bacio e lo lascia sfogare. Era da un po' che non si scambiavano un gesto così intimo, ad entrambi è mancato, ma entrambi sanno che non vuol dire nulla. Non c'è quell'amore incontrollabile a scuotere le loro interiora, l'affetto non manca, ma non è così potente come sembra. È decisamente più difficile non riuscire ad amare qualcuno a cui si vuole bene che amarlo e accettare tutte le conseguenze. L'amicizia è una zona sicura, ma essere amanti porta a qualcosa di superiore, ne vale la pena di abbandonare la sicurezza per qualcosa del genere. Per persone come loro, però, persone che cercano solo e unicamente un luogo stabile e comune dove stare e dove vivere, senza preoccuparsi della fine, beh, loro hanno bisogno di questa amicizia. 
Taehyung tira su con il naso e accarezza la sua sciarpa verde.
 
- Grazie, ma io non ho nulla per te, - le lacrime gli appannano gli occhi e Hoseok gli lascia un altro bacio - Mi dispiace. 
 
- Non voglio niente, - è serio e sincero, Taehyunh può vederlo dai suoi occhi e sentirlo attraverso le sue mani calde che stringono le sue - Non ho bisogno di niente, se non di te, come amico. 
 
- Ok.
 
- Bene. Ti voglio bene, Tae.
 
- Anche io te ne voglio. - Hoseok gli bacia la fronte e riesce a far spuntare un piccolo ma splendido sorriso sulle labbra del suo amico.
 
- Adesso devo andare, sai ho anche gli altri regali, e mia madre mi sta aspettando in macchina quindi...
 
- O-oh ! Si, certo, i-io... Ehm, - Taehyung si alza di scatto dal divano e si guarda intorno quasi disorientato, una mano a portarsi una ciocca troppo lunga dietro all'orecchio; deve andare a tagliarsi i capelli - Ti accompagno alla porta, allora. 
 
- D'accordo. 
 
Lo aiuta anche a trasportare i pacchetti, perché sarebbe scortese e Hoseok non si merita amici scortesi. Le sue pantofole bucate non lo proteggono dal freddo come dovrebbero, ma la sua sciarpa nuova lo tiene al caldo e lo fa arrossire. Non si merita un regalo e non merita di essere felice di averne ricevuto uno, comunque. 
Hoseok lo saluta dall'interno dell'auto e lui fa altrettanto, poi ritorna in casa saltellando a causa del freddo sul viottolo di casa sporco e ghiacciato quando non riesce più a vedere il veicolo in lontananza. Ritorna seduto sul divano e si raggomitola su se stesso, per evitarsi le lacrime, per evitarsi le risate, per aggirare le emozioni e il calore nel petto. Non merita nulla, eppure Hoseok riesce sempre a fargli pensare il contrario.


 
✄✄✄


 
Se ci sono troppe lucine rosse, bisogna procurarsene più verdi. È una logica sensata, non troppo studiata e applicabile anche in maniera inversa, cioè scambiando i colori delle lucine. Sua madre gliel'ha tramandata e lui la tramanda a suo fratello e suo fratello la tramanderà ai suoi figli o ai cugini o chicchessia. Quel giorno le lucine sono della stessa quantità, nessuno dei due colori prevale e ci si può sedere a tavola senza troppi complimenti.
La sua famiglia non è troppo numerosa quest'anno, per il pranzo di Natale ci sono solo i parenti più stretti e quelli che mancano sono scappati in qualche zona tropicale del mondo a bearsi di un dicembre diverso dagli altri. Ci sono i genitori di sua madre e la madre di suo padre, il nonno è venuto a mancare molto tempo fa, prima che nascesse suo fratello. Poi zii e zie già accomodati a tavola e i cugini che corrono per il salone mentre sudano nei pesanti maglioni. Il vecchio prozio è in crociera, ma non mancherà a nessuno a causa della puzza di tabacco e il passato ancor troppo presente d'alcolista. La non presenza più sofferta è quella di zia Dae e zio Changhyun, partiti per la loro luna di miele in ritardo. Quei due hanno sempre fatto le cose senza preoccuparsi dello scadere del tempo e dopo dieci anni di matrimonio partire per consumare un amore già iniziato sembra aver perso ogni significato. Jimin li ha giudicati parecchio per questa cosa, ma ha anche perdonato perché è giusto che ognuno viva l'amore come meglio crede.
Riuniti intorno al tavolo, quando finalmente sono tutti presenti, ci si scambiano parole cordiali e dopo aver ringraziato per il cibo si può cominciare a mangiare. Jimin spende anche qualche preghiera per il vecchio prozio, del resto è pur sempre parte della famiglia.
 
Il cibo è veramente ottimo, ognuno ha voluto portare qualcosa per aiutare sua madre e il pranzo sa ancor più di famiglia e d'affetto fraterno, costruito da legami di sangue vicini e lontani. Sono sempre stati molto uniti, soprattutto nei momenti difficili, soprattutto quando Jimin aveva preso le sue brutte decisioni. Sono tutte persone squisite, i suoi parenti, e nelle loro parole di conforto riesce a leggere una sincerità genuina, sa che si preoccupano veramente per lui. Eppure molte volte non fa che pensare di essere stato adottato, che persone così gentili non possono essere legate alla sua persona in alcun modo. Questo pensiero lo ha da molto più tempo rispetto all'incidente.
È magari una domanda che ci poniamo un po' tutti, l'assomigliare alle persone alle quali siamo più geneticamente legati, s'intende. Ovviamente ci si ritrova sempre in alcuni comportamenti dei genitori, in alcuni tratti somatici del volto, ma può anche darsi che alcuni suoi vizi presi da suo padre siano soltanto il risultato di un cercare ossessivamente un modello maschile da seguire in tenera età. Per quanto riguarda i tratti somatici, Jimin molte volte ha sentito che gli orientali si assomigliano tutti, quindi non sa bene cosa pensare. Certo, sa che non è vero, che il suo volto è unico, anche perché non ha un gemello, ma i dubbi a volte nascono per discorsi insensati.
E c'è anche quel senso di disagio, quando si sente inadeguato e fuori posto, come se non c'entrasse nulla con tutte quelle persone che hanno costruito la sua infanzia e i momenti semplici della sua vita. Così i dubbi si fanno sempre più grandi, perché è ovvio non sentirsi parte di qualcosa alla quale effettivamente non s'appartiene, ma è una sensazione che dura poco, sia perché si tratta solo di dubbi, sia perché, almeno nel caso di Jimin, ci sono cose molto più importanti a cui pensare. Più precisamente, questo Natale, il ragazzo è distratto dai suoi pensieri profondi e interiori dalla preoccupazione. Con frenesia lancia un'occhiata al telefono ogni due minuti e si lascia ad un sospiro di sconforto quando nota che non squilla. Sua madre osserva i suoi umori dall'altra parte della tavola ma non dice niente, Jimin riesce a precederla sempre prima che possa aprir bocca per dar fiato mostrando a tutti un luminoso sorriso.
 
Non sente Jungkook da qualche giorno ormai. Dovrebbe essere poco sorpreso, del resto è stato lui stesso a mettere dei paletti fra loro, ignorando i suoi sentimenti e preferendo altra sofferenza a quella che ha già dovuto patire. Un'amicizia tra innamorati non può funzionare, anche se Jungkook innamorato ancora non è. Gli ha detto che lo sarebbe diventato, che avrebbe imparato a riconoscere i suoi sentimenti e a dargli un nome, gli ha promesso l'amore che Jimin ha sempre voluto e c'è solo bisogno d'aspettare. Eppure è difficile innamorarsi se non si sta con il futuro amore, no?
Jimin non sa se è un bene o un male. Perché in un modo o nell'altro si ritroverebbe comunque messo alle strette dal suo stesso io, da quella parte di lui che ancora teme il passato che vuole scappare dal futuro e gli ripete che no, non può desiderare la vita, non dopo ciò che è successo. Jimin odia pensare a questo, al suo passato e al modo in cui questo si ripercuote nel suo presente. Gli è stato estremamente difficile aprirsi con Namjoon riguardo tutto ciò e neppure con la sua famiglia è riuscito a dire tutto quello di cui si voleva liberare. Non vuole dire di non essere aiutato nel suo percorso, ma un lutto è pur sempre un lutto, le persone lo vivono in maniera diversa. Jimin il lutto non lo può scordare, non riesce. È sempre stato abituato a ricordare le cose negative, quelle positive le ha messe in secondo piano quando ha deciso di concentrarsi sul male del mondo per spazzarlo via. Certo l'ultima cosa che s'immaginava era di venire risucchiato da questo male.
 
- Jimin-ah! Non dici nulla?
 
- Cos'hai tesoro? Ti senti male?
 
- Mangia un altro po' o morirai di fame!
 
Sono domande delle sue zie. Jimin ha scordato di prendere parte alla conversazione per restare a vagare nei meandri della sua mente e s'è perso al suo interno, gli altri se ne sono accorti prima di lui e adesso deve inventare una scusa. Anche sua madre se n'è accorta, ma non dice nulla. Tace e continua a mangiare silenziosamente, perché sa che suo figlio ha bisogno di spazio e pace per ragionare e prendere le sue decisioni. Avere una mente piena di inutilità lo ha portato solo ad avere problemi, come madre il suo compito è quello di aiutarlo e proteggerlo e questo fa. Jimin la ringrazia silenziosamente e si scambiano un sorriso.
 
- Jimin-ah, - la sua voce è sempre melodiosa, gli fa vibrare i timpani e rilassare le spalle - Perché non vai su in camera a riposare? Ti chiameremo dopo per il dolce e per scartare i regali.
 
Nessuno si intromette, neanche suo padre. L'uomo ha un rapporto molto diverso con suo figlio. Non ci sono sguardi, non c'è un intesa naturale fra loro, si muovono assieme e all'unisono attraverso gesti ma soprattutto parole e se Jimin sa qualcosa in questo momento è che suo padre non ha idea di quello che sta succedendo, perché non ha potuto e voluto dare una spiegazione ancora alla sua distrazione. Dopo magari si confiderà, ma adesso si può solo che dispiacere di farlo attendere. Suo padre però è sempre stato un tipo paziente, capirà.
Quando sale in camera il telefono rischia di cadergli dalle mani tremanti. Deve chiamarlo lui.
Jungkook non è pronto per fari i primi passi. È giovane e inesperto, non conosce Jimin quanto questi conosce se stesso e non sa come mettere assieme le parole che ha in testa, non sempre almeno, e magari teme un confronto con lui, perché non può arrivare alle mani e ormai è abituato a quelli.
Compone il numero lentamente, come se tutta la sua fretta fosse svanita nel nulla. Hanno tutto il tempo del mondo per fare questo, ma in realtà non hanno niente, Jimin lo sa. Sa che non sempre il tempo è limitato ma sa anche che talvolta bisogna più credere che sapere e allora crede, anzi spera, che il tempo di Jungkook non finisca mai. Al suo, di tempo, non pensa ancora o forse non ci ha mai pensato, non è una delle sue preoccupazioni principali. Ma questo è un fatto totalmente soggettivo, gliel'ha detto anche Namjoon, che pensa troppo alla fine e teme possa essere sempre dietro l'angolo.
Il telefono squilla e improvvisamente ha voglia di riattaccare, ma è troppo lento e magari è un suo vantaggio.
 
- Pronto?
 
- Ciao, Jungkook.
 
- Ciao hyung, buon Natale.
 
- Oh, buon Natale anche a te, Jungkook.
 
- Perché hai chiamato? - vorrebbe dire che queste parole hanno fatto meno male di quanto pensasse, ma in realtà non è vero e Jimin vorrebbe davvero piangere ma essere patetico non è nei suoi programmi della giornata.
 
- Sei ha casa?
 
- Sì, la mia famiglia ha appena finito di pranzare, - c'è una pausa, come se il ragazzo dall'altra parte della cornetta stesse cambiano stanza per evitare il rumore o evitare la causa stessa di esso - Tra poco scartiamo i regali.
 
- Ti va di uscire? - l'entusiasmo di Jungkook alla precedente affermazione era talmente inesistente da far intendere quanto poco volesse trovarsi in mezzo alla sua famiglia. È difficile per Jimin immaginare un contesto familiare diverso dal suo, ma in qualche modo ci prova e vede Jungkook vestito di tutto punto in mezzo a facce sconosciute che non gli prestano la minima attenzione, troppo presi dai loro fini bicchieri coperti di champagne mentre mangiano carne costosa e indossano collane di perle. Storce il naso e non si pente della sua richiesta, nonostante sia dovuta dal suo lato impulsivo che alle volte riesce a uscir fuori sa dove l'ha rinchiuso.
 
Jungkook accetta più che volentieri l'invito e Jimin si scusa con tutti per la sua assenza, non potrà aprire i regali con gli altri ma pregherà per loro e gli vorrà sempre bene. Sua madre sembra serena e lo lascia andare. Non ha stabilito un punto d'incontro con Jungkook, quindi li limita a girare per il suo quartiere senza una meta, è sicuro che sarà il ragazzo a venire da lui.
È un certezza prepotente, ma più una certezza scontata. Jungkook scapperebbe da casa sua per qualsiasi cosa, e quel suo qualsiasi è molto più spesso traducibile con Jimin, c'è poco da meravigliarsi.
Perciò la sorpresa è minima quando si incrociano sul marciapiede, uno ansante e in camicia e pantaloni eleganti, mentre l'altro coperto in un pesante giaccone. Jimin sbatte le palpebre alla vista di Jungkook che cerca ancora di riprendere fiato.
 
- E il papillon?
 
- L'ho– prende un respiro profondo - L'ho buttato mentre correvo qui, - sputa per terra e Jimin si ritrae appena, è un po' preoccupato per la salute dell'amico, dopotutto Jungkook ha la fronte rossa e il collo sudato, per di più non indossa niente che possa proteggerlo dal freddo invernale.
 
- Lo so– lo so che gli amici non si baciano, - a fatica si tira su con il busto e lo guarda fisso, in modo da non poterlo perdere di vista e gli posa le mani sulle spalle, in un gesto che a Jimin sembra più di necessità per cercare un appoggio che per altro e quindi lo lascia fare - Ma ho bisogno di un po' d'aria.
 
Jimin annuisce. Gli dà ragione, qualsiasi cosa voglia dire, perché certo non vorrebbe mai negare la vita al suo amato. Eppure è confuso in quell'attimo che succede le parole di Jungkook. È la confusione si trasforma in stupore e poi in un non so che, un turbine di emozioni contrastanti che gli impediscono di staccarsi dalla presenza dell'altro e gli permettono di prenderlo per la nuca con una mano e lo fanno avvicinare con uno strattone poco gentile, ma non intenzionalmente. Vorrebbe davvero opporsi ma Jungkook è più veloce di lui nei gesti e fa scontrare le loro labbra con bisogno è fretta. 
Non ci crede che, di nuovo, ci sta cascando. Non ci crede che ha portato le braccia al collo di Jungkook e sta ricambiando il bacio. 


















 
Angolo autrice ✐
 
Lo so, lo so. Sono settimane che non mi faccio viva ma seriamente la questione-Natale non l'avevo mai presa in considerazione e mi sono ritrovata un po' disorientata.
Poi ho perso la voglia di vivere e mi sono sentita depressa quindi ci ho messo molto a scrivere il capitolo perché l'ho assemblato mano mano. Ora tecnicamente io starei in vacanza, ma sono riuscita ad aggiornare (≧∇≦)
 
Mi scuso veramente con tutti per il ritardo ! Spero che il capitolo comunque vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate, ve prego pure se non lo merito
Cercherò di scrivere e pubblicare il prossimo capitolo il più presto possibile!
 
happy chestnuts
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: M a r t