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Autore: disneyanime95    14/07/2016    0 recensioni
Il ragazzino si risvegliò su un letto, molto morbido e si ritrovò in una stanza bianca. Dove si trovava? Accanto a lui c'era la sua sorellina: una bambina di 2 anni meno di lui, con i capelli bruni. Nella stanza entrò un signore con la veste bianca che andò dal ragazzino e chiese:
«Buon pomeriggio ... - sembrava gentile - Io sono il dottor Shinogawa. Tu come tu chiami?» Come si chiamava? Giusto! Il suo nome era ...
Genere: Avventura, Fantasy, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2
I due ragazzi non potevano credere ai loro occhi: l’ipotetico demone volpe era sveglio, davanti a loro. Sbadigliava e si stiracchiava, come se si fosse svegliato da un sonnellino. Il giovane si guardò intorno, spaesato e confuso, quando buttò un occhio attento ai fratelli Higurashi; fece una faccia sorpresa, sgranando gli occhi verdi come uno smeraldo e aprendo la bocca, mostrando dei canini lunghi e aguzzi. Lo sconosciuto si avvicinò a loro, sorridendo gioioso esclamando: – Inumaru! Hachi! Come siete diventati grandi! – I due lo guardarono sorpresi e allo stesso tempo straniti, l’allarme era cessato da un po’ e sentirono chiaramente che li avevano chiamati per nome. Hachiko si alzò e disse arrabbiata – Tu chi sei? E come fai a sapere come ci chiamiamo?? –
 – Non vi ricordate di me? – chiese lo sconosciuto, stupito – Sono … – Prima che potesse dire qualcosa, un rumore concitato di passi lo interruppe. I capi della sorveglianza entrarono, marzialmente, puntando verso, l’intruso le pistole e facendo allontanare i due Higurashi. Il ragazzo li guardò con aria di sfida e di superiorità dicendo: – Pensate che abbia paura di voi? Ingenui pivelli. – I poliziotti spararono, ma quello balzò in aria, schivando tutti i proiettili, alzò una mano, facendo apparire un piccolo fuoco verde/azzurro e lo lanciò ai suoi aggressori urlando – Kistune Bi! – il fuoco sciolse le pistole e bruciò alcuni poliziotti. Il sospettato ne approfittò e, tornato al suolo, scappò dalle scale dando un’ultima occhiata ai due ragazzi, facendo loro un sorrisetto furbo.
Intanto, di nascosto, un uomo in una stanza non lontana dal luogo del “incidente”, assisteva in silenzio e con attenzione alla scena, attraverso le telecamere di sorveglianza del museo, anche quelle del seminterrato; alla sua destra c’è un uomo con degli occhiali sottili che guardava la scena con indifferenza, mentre alla sua sinistra c’è  una ragazza adolescente, che osservava tutto con una certa sorpresa. L’uomo sorrise appena e si rivolse allo spettatore alla sua destra: – Hanigawa, identifica i due ragazzi, e chiama il fioraio: ho bisogno che prepari un mazzo di giacinti, gigli e violette – una proposta davvero molto strana, ma l’uomo eseguì annuendo.
– Questi fiori … sono i fiori del perdono? – chiese la ragazza
– Vedo che sai anche il linguaggio dei fiori, molto efficiente. – rispose l’uomo
– Ma a cosa le servono? –
– Tra non molto vedrai –
 
Inumaru e Hachiko non erano feriti, ma il professore aveva insistito per farli riaccompagnare a casa, dopo uno spavento del genere; naturalmente, i due insistettero nel dire che non avevano avuto paura e che quel ragazzo non voleva fare loro del male, ma nessuno li credeva. Inumaru era chiuso in camera sua e stava ripensando a quello che era successo a lui e sua sorella: quel ragazzo era ormai sicuro di averlo già visto, il come non lo sapeva, ma era così. Si alzò e andò verso il suo armadio, lo aprì e prese un arco rosso, il suo arco. Quando erano stati trovati, ce l’aveva con se, stringendolo come se fosse una cosa preziosa. L’immagine di quella donna con gli abiti sacerdotali, gli carezzò la mente come un sussurro, mentre toccava l’arma accarezzandola con delicatezza. Quella donna era sua madre? Probabilmente sì. Ma chi era? E cosa stava facendo, in quel momento? Un lieve bussare lo riscosse dai suoi pensieri.
– Sì? – chiese il ragazzo atono.
– Inumaru? C’è qualcuno che vuole vederti. – Era la voce della signorina Momiji. “Qualcuno”? Le uniche persone che arrivavano fino a lì per venire a trovarlo, erano Kaito e Yozora. Se non erano loro, chi era? Rimise a posto l’arco, uscì dalla camera e andò nel salone per vedere chi era. Seduta sul divano, in maniera tutt’altro che educata (come sempre), c’era anche Hachiko e lì in mezzo alla sala c’era un uomo: sui 35 anni; alto per i canoni giapponesi, almeno uno metro e ottanta circa; con un fisico snello e muscoloso, con una barbetta sul mento e nella parte bassa delle guance. Aveva in mano due mazzetti di fiori, gigli, giacinti e viole.  L’uomo gli si avvicinò e disse – Tu devi essere Higurashi Inumaru –
– Sì? – Inumaru, abbassò la testa un attimo, mentre la signorina Momiji fece accomodare l’ospite e gli offrì una tazza di tè. L’uomo cominciò a parlare:
– Io sono Himiya Taisuke e la mostra nel museo che tu e tua sorella avete visitato stamani, appartiene a me. Sono venuto per assicurarmi, che stiate bene e per scusarmi, per il terribile incidente avvenuto. – Aveva segnalato tutto come un incidente, ma naturalmente i due sapevano che non era così; l’uomo porse i due mazzi al giovane che li prese dicendo
– Ecco … –
– Porca miseria, non è stato un incidente! – Esclamò esasperata Hachiko
– Hachiko! Un po’ di maniere – disse la signorina Momiji. L’uomo non si fece impressionare e si rivolse alla donna: – Signorina Kiririto, potrei, per favore, parlare con loro in privato? – la donna arrossì e disse
– Sì, certo signor Himiya – e uscì subito. Inumaru alzò il sopracciglio chiedendosi, perché tutta questa segretezza. Il signor Himiya prese un respiro profondo e guardò i due fratelli serio.
– Ho visto la scena dalle telecamere di sorveglianza e sono rimasto incuriosito, da voi due ragazzi. Avete risvegliato un creatura sigillata da circa quattrocento anni, sapete? – I due rimasero impietriti dalla cosa.
– Allora … lei non è qui per scusarsi? – chiese Inumaru.
– Vuole farci diventare attrazioni da circo?? – chiese ostile Hachiko
– Hachiko, lascialo parlare! – l’uomo fece una leggera risata e disse
– Tranquilla, mia cara, non ho intenzioni di marketing. Anche perché non mi servirebbe a niente: con la sparizione di uno dei reperti della mia mostra, ho perso milioni di yen, e queste piccole “attrazioni da circo” non me li farà riavere – bevve un sorso di tè  e continuò – Vedete, il demone nella bara di cristallo era il motivo per cui ho comprato tutti i pezzi. Quello che però neanche la guida turistica vi ha detto, è che la bara era legata a una profezia. – Finì di bere il suo tè – Che solo il potere spirituale e la forza demoniaca insieme potevano spezzare il sigillo della bara. – I due rimasero basiti dalla cosa. L’uomo li guardò facendo un piccolo sorriso soddisfatto, si alzò e disse – Un tè assolutamente divino, grazie per avermi ricevuto qui. Ma ora devo andare – Prese il cappotto, ma prima che potesse uscira dalla porta, lo fermò la voce di Inumaru
– Aspetti! Perché ci ha detto tutto questo? – l’uomo si girò e disse:
– Perché non tutto quello che dicono i libri di storia, è la verità. Il mondo è più vasto di quel che sembra. –
 
Inumaru dopo la visita “di scuse” del signor Himiya, si era chiuso in camera sua a pensare, come fece probabilmente anche sua sorella. Come mai, quella conversazione lo aveva sconvolto tanto?  Quando aveva parlato di forza demoniaca e potere spirituale, si accorse, non ricordava quando, che aveva già sentito discorsi del genere. Ma cosa stava succedendo? Perché stava succedendo una cosa simile a loro? Si rivoltò sul letto diverse volte, finché non si addormentò, nonostante fossero solo le 18:30.
Il ragazzo si svegliò un’ora dopo, con qualcuno che lo stava scuotendo e chiamava il suo nome:
– Inumaru! Svegliati! – Non era una voce famigliare, ma aprì gli occhi, si girò e vide due occhi verdi che lo fissavano. Il ragazzo sobbalzò sorpreso e spaventato, scivolando sul letto e cadendo a terra. Era il ragazzo al museo! Quello nella bara! Si alzò in fretta riprendendosi dalla botta e chiese:
– Come sei entrato, qui? –
– Hai lasciato la finestra aperta – Rispose il giovane con tranquillità e una nota di scherzosa. All’improvviso, la porta si aprì e, sulla soglia, apparve Hachiko.
– Ehi Fratellone … – quando si accorse dello sconosciuto, caccio un versaccio ed esclamò: – Ancora Tu? Ma che vuoi? Sparisci! – Inumaru, fece entrare sua sorella e chiuse la porta a chiave. Allora si rivolse al ragazzo
– Però lei ha ragione, se ci scoprono, finiremo tutti nei guai. Quindi, per favore, dicci chi sei. –
– Ma come? Non vi ricordate ancora di me? – chiese il ragazzo disse abbattuto – Sono io! il Fratellone Shippo! – Inumaru e Hachiko si scambiarono uno sguardo allibito. Quel nome … era così famigliare. Il ragazzo continuò a fissare i due e disse – Certo che siete davvero cresciuti! Mi sembra ieri che mi arrivavate solo alla vita. Inumaru, assomigli tantissimo a tuo padre. Ma solo nell’aspetto, il carattere lo ha dato tutto ad  Hachiko. – il ragazzo l’attimo dopo, si allarmò, diventando serio; si guardò intorno e tirò su col naso. Fece un evidente espressione sorpresa, e disse – Anche in questa epoca?? –
Inumaru, allarmato chiese: – Che vuoi dire? – Shippo non rispose e uscì dalla finestra, atterrando sul giardino a un piano di distanza, senza farsi male. I due fratelli videro il misterioso ragazzo correre a una velocità assurda e sparire; dapprima pensarono di lasciar perdere, ma poi si guardarono e decisero con lo sguardo di doverlo seguire. Forse, era davvero una parte importante del loro passato. 
   
 
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