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Autore: Strega_Mogana    15/07/2016    2 recensioni
- Era di mia madre. - le disse – L'unica cosa che ho di lei.
- E... - mormorò titubante Hermione – vuoi darlo a me?
Il mago la guardò e le tolse l'astuccio dalle mani.
- No. - le rispose secco – Questo anello é stato sempre destinato a Lily.
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Le quattro stagioni '
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2.

Come al solito Molly aveva preparato fin troppo cibo.
Si sentiva sazio, sedeva assieme alla sua donna su una panchina sotto una vecchia pianta nel giardino della Tana. Avevano appeso dei vasetti di vetro vuoti ai rami e Hermione vi aveva fatto comparire dei piccoli fuochi freddi di vari colori facendo risplendere le foglie.
Forse era il cibo che lo intontiva, forse era il brandy che aveva bevuto con Arthur, ma era stranamente sereno in quel posto che sapeva di casa, famiglia e felicità.
Hermione aveva appoggiato la testa sulla sua spalla e giocava distrattamente con il bordo del polsino della sua camicia leggera.
Erano persi nei loro pensieri godendosi quel momento di tranquillità, i bambini erano andati a dormire, la notte aveva preso il sopravvento e la luna gareggiava con le stelle per vedere chi avrebbe brillato con più intensità.
Era arrivato quel momento della festa dedicato agli adulti, quelle poche ore in cui ognuno dei presenti faceva battute dal dubbio significato, beveva liquori un po’ troppo forti e, a volte, ci si riferiva alla guerra.
All’inizio i riferimenti, gli aneddoti erano quasi all’ordine del giorno, con il passare degli anni alcune cose restavano solo nei ricordi, velati dalla felicità del presente.
Non sempre era così per lui.
Ma si stava adattando a quella nuova vita con Hermione.
Paciock andò a salutarli verso la fine della serata. Hermione si alzò dalla panchina tranquilla e lo abbracciò.
Parlarono un po' senza farsi sentire, vide chiaramente l'occhiata che gli lanciò Paciock e poi un sorriso imbarazzato prima di salutare la sua donna con un delicato bacio sulla guancia.
- Di cosa stavate parlando? - le domandò quando tornò a sedersi.
- Di nulla.
- Bugiarda.
Hermione gli lanciò un'occhiataccia, poi sospirò con finta drammaticità.
- Tu sai che Neville e la professoressa Sprite si tengono in contatto? Sapevi che lui le invia gli appunti su tutte le piante che studia?
- Sì, lo sapevo.
- Sapevi che la Sprite andrà in pensione l'anno prossimo?
- Sono il Preside, Hermione. Pomona mi ha dato il giusto tempo di preavviso per trovare un suo degno sostituito.
- Lei é in gamba.
- Una delle migliori nella sua materia.
- Non sarà facile sostituirla. Ha un entusiasmo che ho visto in pochi.
Il mago si voltò verso di lei.
- Dove vuoi arrivare?
- Neville é competente.
Severus sgranò gli occhi orripilato.
- No!
- Ma...
- Il giorno in cui Paciock diventerà professore di Hogwarts, accetterò la proposta di Potter e diventerò il padrino di uno dei suoi figli.
- Uno dei figli? - ridacchiò lei.
Severus le lanciò un'occhiata.
- Credi che si fermeranno a uno?
La strega ci rifletté un attimo lanciando un'occhiata alla coppia felice che si scambiavano dolci carezze sul pancino di Ginny.
- No, non credo.
Il mago seguì lo sguardo della compagna, Harry non aveva occhi che per sua moglie. Dopo averlo visto negli anni accademici solo e stanco, sembrava anche lui sereno dopo anni e anni di guerra.
Per sei lunghi, estenuanti, anni l'aveva visto nascondere la solitudine dietro la maschera arrogante di salvatore del mondo.
Non importava quando lui facesse finta non apprezzare la gloria che aveva il suo buon nome, non importava quando stesse nascosto dagli altri per non attirare l'attenzione, a Potter la gloria piaceva, era nel suo corredo genetico provare gioia nel vedere la gente sgranare gli occhi nel momento in cui vedevano la sbiadita cicatrice sulla fronte.
Fortunatamente una sanguinosa guerra e gli anni post-adolescenza avevano attutito quel suo lato, ma questo non gli aveva impedito di saltare tutti gli esami per entrare nel corso degli Auror senza neppure aver finito la scuola.
C'erano voluti tre anni prima che Potter prendesse con due mani tutto il suo inutile coraggio Grifondoro e gli chiedesse qualcosa dei suoi genitori. A lui, l'unico ormai sopravvissuto per poter parlare di loro senza perdersi in ricordi troppo melensi.
E c'erano voluti altrettanti anni prima che lui riuscisse a mettere da parte, con enorme fatica, il suo cocciuto orgoglio Serpeverde, per poter parlare apertamente di Lily senza sentire dolore.
Avevano discusso a lungo, a volte anche a voce alta; l'uno per difendere il nome del padre che non aveva mai conosciuto, l'altro per fargli capire che non tutto deve essere per forza uscito da un romanzetto rosa per adolescenti.
Alla fine avevano concluso la giornata e la discussione alla Testa di Porco davanti ad una bottiglia di liquore di buona annata, con Aberforth che li fissava come se il mondo fosse di nuovo sotto l'attacco di un mago oscuro.
Da quella lunga giornata avevano iniziato a parlare in modo civile, quasi adulto.
In quel momento Potter tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un piccolo boccino d'oro graffiato e lo appoggiò sulla pancia della moglie.
Un sopracciglio di Piton saettò verso l'alto.
Almeno lui era l'adulto.
Lui e Potter non sarebbero mai stati amici, non c'era modo, in quel mondo, che un Piton e un Potter potessero diventare amici.
- … nostri figli...
Cogliendo solo la fine di quello che Hermione disse, Severus si voltò verso di lei sorpreso.
- Come?
Lei sussultò, come se si fosse resa conto solo in quel momento di aver parlato a voce alta. Lo guardò, ma non arrossì come si sarebbe aspettato.
- Stavo solo pensando al futuro. Ai figli di Harry e Ginny che giocano nel giardino della Tana con i cuginetti. Ad un luogo ove incontrarci tutti insieme e vedere i bambini ridere, magari giocare a Quiddicth sulle stesse scope che usavamo noi. Mi piace la serenità che c'é qui, Severus. E mi piacerebbe, un giorno, avere quello che hanno Harry e Ginny.
Il mago tornò a guardare i due futuri genitori, la loro complicità, le dita intrecciate, lui che giocava con un bambino non ancora nato e un vecchio boccino che aveva quasi ingoiato alla sua prima partita.
Si voltò lentamente verso Hermione.
- Mi stai chiedendo di sposarti e di avere dei figli, Granger?
Lei lo fissò stupita, aprì la bocca, ma la richiuse subito come se la risposta che stava per dare non fosse del tutto sincera.
Hermione ci pensò qualche instate poi gli sorrise.
- Sì, credo di sì.
   
 
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