{JOHN}
Quel giorno
mi svegliai con il sospetto che la giornata avrebbe avuto risvolti
inaspettati.
Il che, solitamente, voleva dire spiacevoli.
Provai ad
ignorare il presentimento tirandomi il lenzuolo fino al mento e
coprendomi gli
occhi con il braccio.
Già
da
qualche ora era iniziato il quotidiano viavai della casa dodici, cosa
non
sempre gradevole, specialmente se la sera prima eri impegnato a fare le
ore
piccole.
Nulla che
riguardi alcolici o gioco d'azzardo (come notoriamente accadeva tra le
fila dei
figli più o meno maggiorenni di Ermes), anzi. E' da una
settimana circa che,
bene ho male, ho iniziato a prendere parte agli allenamenti. Sebastian,
un
figlio riconosciuto dal dio dei ladri, si è offerto fin da
subito di
addestrarmi.
E' alto
almeno due spanne più di me, ma, nonostante una cicatrice
sulla guancia
sinistra, è una persona incredibilmente affidabile.
E' uno
spadaccino assurdamente bravo e molti al campo lo temono. Un po' forse
anche perchè
parla davvero poco, tipo a monosillabi. Le frasi più lunghe
che gli ho sentito
pronunciare sono quando mi dà indicazioni su come tenere in
mano l'arma.
Effettivamente
è di poche parole, ma un ottimo osservatore e soprattutto
una persona paziente. Ha continuato
ad allenarmi
anche quando è risultato chiaro che la spada non
è esattamente l'arma per me.
Probabilmente è come diceva il signor Holmes: l'ultima volta
è stata solo la
fortuna del principiante.
Per ovviare
alla mia mancanza di conoscenza riguardo qualunque campo della
cosiddetta arte
della guerra, alla sera Lestrade si è offerto di insegnarmi
le basi della lotta
corpo a corpo. Continua a ripetere che fintanto che non avrò
trovato l'arma
adatta a me, è necessario irrobustire il corpo.
Ecco dunque
svelato il mio passatempo notturno. Decisamente molto meno rilassante
di una
partita a pocker.
Quella notte
in particolare avevo dormito davvero male, avevo i muscoli delle
braccia
terribilmente indolenziti, e, cosa ancora peggiore, il mio i-pod
continuava ad essere morto nonostante mi fossi fatto prestare tre
diversi caricatori.
Mi avviai
assonnato verso i campi di allenamento, ma non sembrava esserci
nessuno. I
bersagli erano stati ripuliti dalle frecce del giorno prima e le armi
rimesse
nell’armeria.
Incerto mi
accostai al limitare del bosco. Una ninfa stava innaffiando le radici
del suo
albero. Mi fece un veloce cenno di saluto e poi tornò
concentrata al suo lavoro.
Più avanti, vicino al lago, alcune driadi giocavano a
spruzzarsi creando qua e
là piccoli arcobaleni.
Decisamente
una splendida giornata, eppure quel sottile senso di ansia non voleva
abbandonarmi. Non sapendo bene cosa fare mi diressi verso il padiglione
per
fare colazione, nonostante fosse relativamente presto.
Che stessero
ancora tutti dormendo?
Con uno
sbadiglio varcai gli archi di pietra che circondavano il centro del
campo. Con
stupore mi accorsi che tutti avevano già preso posto e
mangiavano in silenzio.
Alcuni ritardatari dietro di me si affrettarono a raggiungere il
proprio
tavolo. Incerto mi sedetti sul mio angolino di panca. Michael, affianco
a me,
mi strizzò l'occhio con fare cospiratore.
-Mi auguro
tu sia pronto Watson, ci sarà da divertirsi-
annunciò esaltato.
Lo osservai
interdetto.
-Pronto per
cosa?- provai a chiedere, ma in quel momento Lestrade si
alzò in piedi dal
tavolo principale.
Mormorii
d'eccitazione si levarono dalla sala.
-Ragazzi,
è
con grande piacere ed entusiasmo che vi annuncio che la giornata della
caccia
alla bandiera è ufficialmente iniziata.-
Fischi di
approvazione.
-Quest'estate,
come sempre, i vostri capi cabina, durante la settimana, hanno discusso
le
alleanze, che presto saranno rese note a tutti, ma prima...- si
fermò un
istante -... il signor Holmes vi ricorderà il regolamento,
giusto per evitare
che qualcuno- sottolineò
osservando
severo il tavolo della casa di Ares -possa accidentalmente ferire un
compagno o
farsi male. Lascio quindi a lui la parola.- concluse sorridendo.
Il signor
Holmes si alzò e nel padiglione cadde un silenzio di tomba.
-Vi ricordo
che durante la partita è assolutamente vietato uccidere e o
ferire più o meno
gravemente l'avversario. I limiti sono l'intera foresta, ma per il
vostro bene
vi sconsiglio di addentrarvici troppo...-
L'idea che qualcuno potesse
vedersela
brutta sembrava divertirlo.
-La
metà
campo è rappresentata dal ruscello. La squadra che
riuscirà per prima a portare
la bandiera avversaria nella propria metà campo
avrà vinto. Buona fortuna e
tutto il resto.- concluse sbrigativo.
Decisamente
non era qualcuno a proprio agio coi ragazzi.
Lestrade
fece un cenno e i capi cabina si alzarono dai rispettivi tavoli e si
avvicinarono a quello centrale. Due bandiere bianche che parevano degli
stendardi araldici sventolavano tristemente.
-Poichè
è
stata la casa di Atena a vincere la precedente partita, sarà
il loro caposquadra
ad annunciare le alleanze.-
In quel momento una delle due bandire prese
a bruciare
come se qualcuno ci avesse passato sopra l'accendino. Quando le fiamme
si spensero
la bandiera era diventata color argento, con al centro ricamato lo
stemma della
casa di Atena, una civetta.
Dal
rispettivo tavolo si alzò un grido di esultanza. Un ragazzo
alto e biondo, con
degli occhiali neri, fece un passo avanti rispetto al gruppo dei capi
cabina e
annunciò -Quest’anno le squadre alleate con la
casa di Atena saranno quelle di
Ermes...-dal nostro tavolo si levò un urlo di giubilo,
neanche avessimo vinto
alla lotteria.
-E' una
buona cosa?- chiesi incerto a Michael.
-Amico,
scherzi? Avere la casa di Atena dalla propria parte è come
avere già la
vittoria in tasca. Nessuno li batte in quanto strategia. Tranne
forse...- Non
concluse la frase, ma dal tono scommisi che si trattava di qualcuno non
molto
simpatico.
-...Demetra...-
continuò il figlio di Atena -... e Apollo-
La seconda bandiera prese a bruciare, rivelando nella stoffa rosso sangue lo stemma di un cinghiale con delle armi ai lati della testa.
A quel punto
si fece avanti una ragazza che solo a guardarla le piante di fragola
nell'orto
del campo sarebbero potute appassire.
-Teresa
Buth, capo cabina della casa di Ares. Fatti un favore, amico, stalle
alla
larga.- mi bisbigliò Michael. Direi che il consiglio era
piuttosto inutile,
l'avrei fatto comunque. Decisamente Teresa era qualcuno da cui
guardarsi bene.
Con una voce
che assomigliava agli orchi nel film del Signore degli Anelli prese
parola -
Con la casa di Ares si schierano Efesto, Afrodite, Dionisio... e Ade-
concluse
di malavoglia grugnendo.
Dal tavolo
di Ares si levarono numerose proteste, così come da quello
di Afrodite,
Dionisio ed Efesto.
Mi voltai
sorpreso.
-Sono
davvero così terribili i figli di Ade?- chiesi stupito.
Michael mi
guardò come se gli avessi non mi avesse mai visto prima. Poi
si ricordò che ero
arrivato solo da una settimana e sembrò ricomporsi un poco.
-Non i
figli, ma IL figlio. E ti assicuro che basta e avanza per la sua casa e
le
prossime dieci generazioni di mezzosangue.-
Giusto,
c'era la questione dei figlio dei tre "pezzi grossi", come li aveva
definiti Sebastian con una punta di sarcasmo.
-Comunque se
dici così significa che non hai ancora conosciuto Sherlock
Holmes-
-Holmes, ma
è...?-
-Già.
E ti
assicuro che suo fratello maggiore è una pasta al burro in
confronto.-
Avendo
conosciuto un poco di ciò che era capace di fare il Signor
Holmes mi vennero i
brividi. Decisamente una persona ancora peggio non poteva semplicemente
esistere, giusto?
Davanti al
mio sguardo incerto Michael mi rifilò una sonora pacca sulla
spalla - Provare
per credere, amico. Provare per credere...-
Con un
veloce battito di mani Lestrade ci spedì a prepararci.
A quel punto la
sottile ansia si trasformò in un brutto
presentimento vero e proprio.
-Ma è
corretto che siano tre case contro quattro?- chiesi perplesso a
Sebastian
mentre mi spiegava per la terza volta come allacciare le protezioni.
-La casa di
Ermes è grande- rispose semplicemente.
In effetti
da sola valeva come due case. Se poi la casa di Ade era composta da un
unico
membro…
Il suono
lungo di un corno ci richiamò nel bosco.
Al via un
nugolo di persone si disperse nella foresta, e io con loro.
Le
protezioni, color argento per distinguerci dagli alleati della casa di
Ade,
erano leggere ma comunque scomode per muoversi e l’elmo era
di due taglie più
grande e continuava a scivolarmi sugli occhi.
Secondo la
strategia impostata dai figli di Atena avremmo dovuto portare gli
avversari al
centro del sentiero, mentre il resto di noi sarebbe passata ai lati non
vista.
Poteva
funzionare, ma dubitavo che gli altri si sarebbero fatti fregare da un
piano del
genere. Probabilmente c’era sotto qualcos’altro.
Mentre
pensavo mi accorsi che ero rimasto indietro. Accelerai il passo,
superando il
ruscello e addentrandomi in territorio nemico. In lontananza si
sentivano già i
rumori dello scontro.
Strinsi
forte l’impugnatura dalla spada che Sebastian mi aveva dato.
Era
più
corta delle spade che ero abituato ad utilizzare, ma in qualche me la
sarei
cavata anche con quella. D’altronde era l‘unica
spada rimasta nell’armeria,
spuntata per pura fortuna da una vecchia cassa di legno. Il bronzo
stava ormai
lasciando il posto a macchie di ruggine.
Assomigliava
molto alla spada che mi aveva salvato al museo
durante lo scontro. Pregai che potesse salvarmi anche da quello che
stavo per
affrontare.
Alla mia
sinistra sembrava esserci un sentiero alternativo
che girava intorno alla collinetta su cui si stavano svolgendo le
battaglie.
Molto più sicuro. Iniziai perciò a seguire il
sentiero.
Probabilmente fu
la prima mossa sbagliata che feci.
La seconda fu
quella di accorgermi un secondo troppo tardi
che dietro alcuni cespugli un gruppo di figli di Ares si era radunato
intorno
ad un povero sventurato.
Ovviamente Teresa
Buth guidava
la cerchia. La mia solita fortuna sfacciata.
Ettari di bosco
e chi vado a trovare se non lei?
Incerto, mi
accovacciai dietro ad un tronco osservando la
scena…
[Esistono
diverse categorie di idioti al campo e, in generale, nel mondo.
Quelli che
sono idioti e si comportano da idioti.
Quelli che
si credono intelligenti e si comportano da idioti.
Quelli che
sono intelligenti, ma la maggior parte delle volte si comportano
comunque da
idioti.
E poi ci
sono i figli di Ares.
Quelli che
quando Atena distribuiva l’intelligenza loro erano in fila
per farsi affilare
le spade. Il genere di persone che definirle “senza
cervello” è un insulto alle
meduse.
In particolare
rientrano nell’ultima categoria Teresa Buth e
i suoi amici imbecilli.]
Me ne sono reso
conto… Perché le meduse?
[Perché
le meduse non hanno un organo che funge loro da
cervello, John.]
Ah.
-Ti ha dato
completamente di volta il cervello, Buth?! Se non lo hai notato sono
nella
vostra stessa squadra!- esclama una voce.
Dalla
distanza non riuscivo a capire a chi appartenga.
E’
strano,
però. Mi sembra di averla già sentita da qualche
parte…
-Nient’affatto,
sto seguendo le regole. Come ci è stato ricordato oggi
“è assolutamente vietato
uccidere e o ferire gravemente l'avversario”,
ma si da il caso che tu, come hai appena detto, sia parte della nostra
stessa
squadra.- sottolineò Teresa ridacchiando. -Sarà
un vero peccato rovinare il tuo
bel visino, Holmes, ma sai, non credo di aver proprio digerito la tua
soffiata
a Lestrade riguardo le armi modificate…- concluse malevola.
Mentre
parlava girava intorno al ragazzo, come un predatore con la sua preda.
Scegliendo il momento migliore per colpire.
Quando
finalmente
vidi di chi si trattava trattenni a stento un’esclamazione di
sorpresa.
Così
era lui
il misterioso Sherlock Holmes. Senza ombra di dubbio era il ragazzino
del museo,
ma probabilmente avrei dovuto aspettarmelo. Il destino sembrava
divertirsi
molto a giocare con me nell’ultimo periodo.
Teresa nel
frattempo lo aveva fatto afferrare per i capelli da uno dei suoi
mastodontici
compagni, che lo teneva ben sollevato. Lei gli rifilò un
pugno nello stomaco.
Il ragazzino
mugugnò di dolore, mentre tentava di liberarsi.
Mi mossi a
disagio dietro la pianta di pino, pensando ad un modo per tirarlo fuori
da
quella situazione.
Presi una
pigna e del tutto sconsideratamente la tirai verso il gruppo.
L’idea
era
di distrarli per un attimo e dare magari il tempo ad Holmes di estrarre
la
famosa spada. Sempre che ce l’avesse con sè.
Come sempre
la mia proverbiale fortuna mandò la pigna dritta in testa a
Teresa, la quale si
volse di scatto proprio verso la mia direzione, neanche fosse un
segugio o
qualcosa del genere.
Due.
Quattro.
Sei passi.
Ormai era
vicinissima all’albero dietro cui ero nascosto.
Ottimo. Mi
salvo da un serpente per morire per mano di Teresa Buth.
Trattenni il
fiato, mentre quella tranciava i cespugli vicini
al pino con la spada…
*CLICK*
Registrazione
salvata.
Data 30/06/15
Durata 1.50.34
E ce la
fa!!! Dopo un mese, ritorno con un altro, decisamente pessimo capitolo.
Cosa ne
pensate? La caccia alla bandiera è un classico
intramontabile, se poi aiuta i
nostri due eroi a (ri)incotrarsi ben venga, vi pare. Cosa ne dite dei
nuovi personaggi.
Alcuni, come Michael,
sono
semplici comparse, mentre altri, come
Sebastian Moran… vedremo cosa succederà, intanto
speriamo che quei due se la
cavino ;) Come sempre i vostri commenti e pareri sono ben accetti ^-^
Alla
prossima, kiss ;-*