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Autore: Carme93    15/07/2016    0 recensioni
Anno 2020.
L'ombra sta nuovamente calando sulla comunità magica inglese (o forse europea) ed ancora una volta toccherà ad un gruppo di ragazzi fare in modo che la pace, con tanta fatica raggiunta, non venga meno.
Tra difficoltà, amicizie, primi amori e litigi i figli dei Salvatori del Mondo Magico ed i loro amici saranno coinvolti anche nel secolare Torneo Tremaghi, che verrà disputato per la prima volta dal 1994 presso la Scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts.
Questo è il sequel de "L'ombra del passato" (l'aver letto quest'ultimo non è indispensabile, ma consigliato per comprendere a pieno gli inevitabili riferimenti a quanto accaduto precedentemente).
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo decimo
 
Una cugina ritrovata
 
Amy Mitchell si alzò prima di tutte le sue compagne. Fu pronta ancora prima che loro dessero segno di volersi alzare dal letto. Era una ragazzina schizzinosa ed alle volte asociale, come sua madre non mancava mai di sottolineare. Non fraintendiamoci, non era una di quelle ragazzine timide che avevano difficoltà a relazionarsi con gli altri. No. Semplicemente evitava coloro che non reputava alla sua altezza. Cioè quasi tutti. Era ribelle per natura ed amava avere sempre l’ultima parola. Aveva fatto conoscenza con le nuove compagne la sera prima e poteva affermare con sicurezza di non sopportarle: Merope Granbell e Nadine Parkinson erano di una stupidità abissale; Alexis Finch-Fletchley e Mariam Russell erano troppo remissive; Lucy Weasley era un’arrogante ed Arianna Greengrass si era fin da subito presentata come la migliore del loro anno, una specie di secchiona altezzosa quindi.
Così decise di recarsi in Sala Grande da sola. Erano appena le otto meno un quarto e non c’erano che pochissimi studenti. Per lo più Serpeverde. Sedette all’inizio del tavolo in modo da poter osservare quello di Grifondoro: i tre coetanei che aveva conosciuto la sera precedente non erano ancora arrivati, se n’era accorta appena messo piede nella vasta Sala. Quando sua mamma l’aveva lasciata sola su quel treno in mezzo a gente sconosciuta, si era sentita persa come mai in vita sua ed aveva accolto piacevolmente la compagnia e la semplicità di quei tre; niente in confronto con la stupidità delle sue compagne di Casa.
«Sei una tipa mattutina».
Amy si voltò verso il ragazzo che aveva parlato e lo scrutò con attenzione: i capelli biondi e folti; ma soprattutto la colpirono gli occhi, che avevano un che di magnetico ed erano di un azzurro glaciale. Era in compagnia di due ragazzi mori.
«Non credo di conoscervi» disse altezzosa. I tre presero posto di fronte a lei.
«Hai ragione, perdona la mia maleducazione. Io sono Emmanuel Shafiq. Loro invece sono Tobias Andersen e Urano Pratzel. Siamo anche noi del terzo anno».
«Piacere. Io sono Amy Mitchell».
«Com’è stata la prima notte ad Hogwarts?».
«Non mi lamento; ma sarebbe andata meglio se le nostre compagne non fossero delle oche insopportabili».
Con sua sorpresa i tre risero, anziché mostrassi offesi. «Cavoli, non ti far sentire da Lucy, Alexis od Arianna. Loro non vorrebbero mai essere etichettate così».
«Non possono negare l’evidenza» insistette lei.
Iniziarono a fare colazione in silenzio.
«Perché guardi in continuazione il tavolo dei Grifondoro?» chiese a bruciapelo Pratzel.
«Voglio vedere se arrivano dei ragazzi che ho conosciuto ieri in treno».
«I Grifondoro sono tutti degli sfigati» sentenziò il ragazzino con la bocca piena. Amy lo osservò disgustata.
«Chi?» domandò invece Emmanuel.
«Frank Paciock, Roxanne Weasley e Gretel Finnigan. Li conosci?» chiese a sua volta, ignorando palesemente Pratzel.
«Certo, sono nostri compagni. E non sono degli sfigati. Urano dovresti smetterla con questa rivalità tra Case. È fuori moda».
Amy saltò su appena li vide e fece per andare da loro, ma Emmanuel la bloccò: «Che fai?».
«Voglio stare un po’ con loro! Non posso?» chiese sfidandolo a contraddirla.
«Sì, ma aspetta che la nostra Direttrice ci consegni l’orario delle lezioni. Non apprezzerà doverti venire a cercare».
«Che pizza! Ma tu che ne sai?».
«È la mia prozia. Ti assicuro: mai contrariarla» replicò mesto Emmanuel.
«Perché sei venuta in Inghilterra?» chiese gelida una voce dietro di loro.
Arianna Greengrass e le altre erano arrivate e la guardavano decisamente male.
«Non credo siano affari tuoi».
«E voi state con questa?» chiese imperiosa Lucy Weasley.
Tobias Andersen, che non aveva aperto bocca fino a quel momento, quasi si strozzò con una fetta biscottata e le restituì uno sguardo spaventato. Emmanuel prese una fetta di pane, già spalmata di una strana crema che Amy non conosceva e la ficcò senza molte cerimonie nella bocca di Lucy.
«Addolcisciti ed evita le parolacce, mia zia si sta avvicinando e ti assicuro che è in grado di farti rimpiangere la Macklin».
La ragazzina divenne paonazza, ma mangiò comunque il pane. «Fammene un’altra» ordinò.
«Sempre gentile, eh?» replicò Emmanuel, ma la accontentò.
«Non dovresti obbedirle» disse infastidita Amy.
«Sei gelosa» ghignò Arianna, alla quale il ragazzo aveva appena passato una fetta di pane.
«Non ci vuole niente a spalmare un po’ di nutella sul pane. E non ha motivo di essere gelosa. Tieni».
Amy incredula prese la fetta e la osservò. «Cos’è la nutella?».
Lucy ed Arianna risero malefiche.
«Un intruglio babbano che ti fa venire i brufoli» rispose saccente Nadine Parkinson.
«Ehi?!» Amy osservò sorpresa ed adirata Emmanuel, «Che scherzi sono questi?».
«La nutella è una crema babbana. Come la cioccolata se mangiata in quantità esagerate potrebbe far venire i brufoli. Non è uno scherzo. È buonissima, mangia».
«Ah, ok… scusa…» borbottò, «… e che noi Americani non andiamo d’accordo con i Babbani» borbottò Amy.
«Qui in Inghilterra abbiamo un rapporto strano con loro».
«In che senso strano?».
«Tendenzialmente cerchiamo di conviverci, ma alcuni amano ucciderli».
Amy lo osservò sorpresa e non sapeva se ridere, ma gli altri erano molto seri.
«Non dovresti parlare così. Cinque punti in meno, Shafiq».
Emmanuel impallidì quando alzò lo sguardo sulla donna che aveva parlato. «E-era solo per riassumere» tentò di giustificarsi.
«Pessimo reassunto» lo tacitò Elisabeth Shafiq. «Ecco i vostri orari».
La professoressa distribuì a ciascuno di loro un foglio di pergamena.
«Mi raccomando, mi aspetto dai miei Serpeverde un comportamento impeccabile in ogni occasione. Guai a voi se mi dovessero giungere lamentele degli altri docenti».
«È come la Macklin» brontolò Lucy, appena la donna fu lontana abbastanza per non sentire.
«No, è peggio» disse Emmanuel affranto.
Amy osservò l’orario e notò che la prima lezione sarebbe stata Erbologia con i Grifondoro. Fantastico una materia che proprio non sopportava, ma con i suoi amici. Insomma sarebbe potuta andare peggio: tipo avere lezione con la loro Direttrice fin da subito. La ragazzina ne approfittò per raggiungere Frank e gli altri. Con sua sorpresa contemporaneamente si alzò anche Lucy. Le due si fissarono per un momento.
«E tu dove vai?» chiese stizzita Lucy.
«Andate entrambe al tavolo dei Grifondoro. Lucy e Roxanne sono cugine. Sul serio evitate di arrivare alle mani in Sala Grande» sospirò Emmanuel fin troppo abituato all’atteggiamento di Lucy e con la consapevolezza che la nuova compagna avesse un caratterino altrettanto pericoloso.
«Hai fatto amicizia con Roxi? Bene! Non ci vado da quella traditrice. Vado da Fabi. Questo tavolo mi soffoca stamattina».
Sbuffarono nello stesso istante e tutti compresero che sarebbe stato un lungo anno, se non si fossero decise a far amicizia.
«Buongiorno» disse con un ampio sorriso Amy, poco dopo al tavolo dei Grifondoro.
I tre ricambiarono il saluto.
«Hai fatto conoscenza con mia cugina?» chiese divertita Roxi, cui evidentemente non era sfuggito il momento in cui le due si erano fronteggiate.
«Avete davvero lo stesso sangue?».
Roxi rise: «Per metà sì. Ma mio padre ed il suo sono molto diversi…».
«Mangi con noi?» chiese Frank con un lieve sorriso.
«No, grazie. Ho già fatto colazione».
«Hai già l’orario?» chiese Gretel, indicando la pergamena che Amy non aveva ancora riposto nello zaino.
«Sì, siamo insieme le prima due ore».
Frank gemette: «Dimmi che non abbiamo Pozioni».
«No. Erbologia».
Il ragazzino sospiro sollevato. «Meno male. Quando hai detto due ore, mi sono spaventato».
«Che problemi hai con Pozioni? È una materia così interessante. È una delle mie preferite. Il prof non è bravo?».
«Sono un disastro in Pozioni. Una causa persa… Il prof è bravo…» borbottò Frank, mentre le ragazzine ridevano.
«Capito… Voi non avete ancora l’orario?».
«No, ancora il nostro Direttore non ce l’ha dato» rispose Gretel.
«Sentite, volevo chiedervi una cosa… La prima ragazza che è stata smistata ieri sera… Abbott? O ricordo male?».
«Sì, perché?» chiese Roxi.
«È lo stesso cognome di mia madre e mi chiedevo se fosse molto diffuso in Inghilterra».
Frank si affogò con la brioche di zucca. «Tua mamma?».
«Sì, lei è inglese. Ha deciso di tornare qui dopo la separazione con mio padre. Voleva tornare dalla sua famiglia. Così mi ha detto, ma poi non l’ha cercata… Perché mi guardi in quel modo?».
In effetti Frank aveva gli occhi sgranati e la guardava con la bocca aperta, si riprese e chiese: «Come si chiama tua mamma?».
«Elisabeth Abbott».
«Ecco gli orari del terzo anno». L’attenzione di tutti fu attirata da Neville che si era avvicinato distribuendo gli orari. «Ecco a voi. Tutto ok? Frank?».
«Ti devo parlare» disse di slancio. I ragazzi più vicini risero; Frank si rese conto di aver usato un tono confidenziale ed arrossì.
«È urgente?» chiese Neville sorpreso.
«No, no, dopo» borbottò il ragazzino prendendosi l’orario.
Quando l’uomo si allontanò dopo avergli lanciato un’ultima occhiata, Amy riprese a parlare: «Cosa ti ha sconvolto?».
«Il nome di tua mamma» rispose Roxi, venendo loro incontro.
«Perché?».
«Credo che tu sia mia cugina» rispose Frank, continuando ad osservarla attentamente.

*

«Accomodati. Ti tratterò solo qualche minuto. Non ti farò arrivare in ritardo ad Incantesimi» esordì Maximillian Williams, scrutando il giovane mago di fronte a lui. «Ho bisogno di scambiare due parole con te su quanto accaduto ieri sera. Ti chiami Matthew, vero?».
«Sì, signore. Se si riferisce al fatto che Rose Weasley ha schiantato un suo compagno di Casa…».
«No» lo fermò immediatamente Williams, «Non sono affari miei. Mi riferisco all’atteggiamento che Evan Rosier ha assunto nei confronti degli studenti del primo anno».
Matthew boccheggiò e si chiese come potesse saperlo.
«Mi è stato riferito da Anastasia Johnson. Quella ragazzina ha la stoffa del magiavvocato. Toccava a te, però, farmi rapporto. O sbaglio?».
«No, signore» disse subito Matthew, costernato della magra figura che aveva fatto il primo giorno da Caposcuola e tutto per quell’ingrato di Rosier, che gli aveva anche risposto male quando aveva provato a parlargli in camera. «Io ho pensato che…».
«Che non fosse il caso di farlo, per evitare di perdere punti fin dalla prima sera… dico bene? Tutto sommato basta Grifondoro sotto di cinquanta punti… Oppure l’hai fatto perché non sapevi come io avrei reagito? O meglio ancora, entrambi i motivi…».
«Sì» ammise alla fine Matthew, colpito dal rapido ragionamento dell’uomo. Certo non era stato smistato a caso a Corvonero. Quello che lo colpì fu che non aveva messo esplicitamente in dubbio la sua affidabilità. Non ancora almeno, ma l’avrebbe fatto. Ne era sicuro ed aveva ragione lui.
«Ascoltami bene, il tuo ragionamento è comprensibile… ma le parole pronunciate da Rosier alla luce di quello che sta accadendo non sono casuali…».
«Signore, le assicuro che mai prima d’ora Evan si è comportato così…».
Williams scosse la testa. «Suo padre è indagato dagli Auror. Si ritiene che abbia a che fare con la Signora Oscura. Qualunque cosa farà Evan Rosier d’ora in poi dovrai riferirmelo. E lo stesso vale per Maurice Green. Anche suo padre è indagato. Naturalmente tu non sai niente. Te lo sto dicendo solo perché la Preside mi ha assicurato di potermi fidare di te al cento per cento».
Matthew era basito. «Ma conosco Evan e Maurice da sei anni… e… Non possono far male a nessuno… sono due bravi ragazzi, glielo assicuro…».
«Le mie informazioni mi dicono ben altro. Niente più omissioni, chiaro Matthew?».
«Sì, signore».
«Per essere chiari: non me ne frega un tubo se un ragazzino si mette a giocare con un frisbee zannuto od uno qualsiasi dei prodotti Tiri Vispi Weasley vietati. Occupatene tu con gli altri Prefetti. Mi aspetto però la massima correttezza da parte vostra, soprattutto nei confronti delle altre Case. Dopo nemmeno un giorno al Castello ho sentito ben due Direttori, puoi immaginarti quali, lamentarsi perché l’anno scorso abbiamo soffiato la Coppa del Quidditch in modo poco sportivo a Grifondoro… Ah, per essere precisi me l’ha detto anche la Preside… Quindi regolatevi… non sono atteggiamenti che tollererò».
«Chiarissimo, signore».

*

«Amy, ti presento Albert. Albert ti presento nostra cugina, la figlia di zia Elisabeth» disse Frank con falsa non curanza. Il Tassorosso sgranò gli occhi e per un paio di minuti il suo sguardo andò dal cugino alla ragazzina, forse aspettandosi che stessero scherzando. «Come fai ad esserne sicuro?» chiese alla fine.
«Mia mamma: Elisabeth Abbott» rispose Amy.
«Tua mamma ha i capelli castani, occhi azzurri chiarissimi ed è alta?».
«Come fai a saperlo?».
«Nostro nonno. Nei suoi attacchi di nostalgia ci fa vedere le foto e ripete sempre le stesse cose… Beh allora… benvenuta in Inghilterra!» disse Albert sorridendo.
«Grazie».
«Vieni dobbiamo presentarti gli altri» sentenziò Albert alzandosi.
«Abbott, dove stai andando?» domandò una voce autoritaria.
«Professore, buongiorno» rispose Albert con un ampio sorriso.
«Hai tanta voglia di fare lezione che non aspetti nemmeno di prenderti l’orario?». Amy rimase perplessa, i Tassorosso però scoppiarono a ridere.
«Sapevo che lei non avrebbe mancato di informarmi» replicò Albert con un ghigno.
«Fa’ poco lo spiritoso. Ho notato quanta cura tu abbia messo a superare i G.U.F.O.».
«Vero. Il giorno prima ho studiato un sacco. Sono state due settimane intense».
L’insegnante lo fulminò con lo sguardo, poi lesse i suoi appunti e disse: «Puoi continuare con babbanologia, cura delle creature magiche e trasfigurazione».
«Ed incantesimi?».
«La professoressa Shafiq accetta nella sua classe M.A.G.O. solo coloro che hanno ottenuto Eccezionale al G.U.F.O.».
Dal tavolo si levarono varie proteste, che furono immediatamente tacitate dal docente.
«Se aveste studiato a tempo debito, non vi ritrovereste in questa situazione».
«Tanto non mi interessa» borbottò Albert.
«Lo so, Abbott. Dovresti ringraziarmi, però. La Preside non voleva nominarti Capitano, a causa del tuo scarso profitto e della tua discutibilissima condotta. Sono riuscito a convincerla che almeno così ti impegnerai in qualcosa. E vedi di farlo. Sono stanco di vedere la nostra squadra all’ultimo posto» disse l’insegnante, poi batté su un foglio di pergamena con la bacchetta e gli consegnò l’orario. «Bada bene di non bighellonare tutto il giorno o ti troverò io qualcosa da fare».
«Grazie, signore» disse sinceramente Albert. Dopodiché radunò gli altri cugini fuori dalla Sala Grande con l’aiuto di Frank. Raccontarono loro la novità e li presentarono Amy.
«Lo sapevo! Lo sapevo! Te l’avevo detto che io ed Augusta l’avevamo vista al parco e tu non ci credevi!» strillò Alice.
«Siamo sicuri?» chiese, invece, Emmy contenta di essere con i fratelli ed i cugini indipendentemente dai colori che adornavano la sua divisa (anche se Alice le lanciava delle occhiatacce).
«Non è possibile che sia solo una coincidenza. Comunque stasera parleremo con lo zio. Ok?».
Amy non sapeva di chi stesse parlando, ma gli altri annuirono.
«Allora ci vediamo dopo le lezioni. Adesso devo andare. Ho un’ora libera ed ho tutta l’intenzione di farmi una passeggiata nel parco. Non vorrei che Mcmillan mi beccasse prima» disse Albert.
«Io raggiungo Lily, Hugo e Marcellus. Abbiamo Incantesimi. Speriamo che la Shafiq non favorisca i Serpeverde. Siamo con loro».
«Non fare guai» la supplicò Frank, ma ella non gli diede ascolto.
«Anche noi dovremmo andare» ricordò Amy a Frank. Non voleva arrivare in ritardo alla sua prima lezione.
«Sì, hai ragione. Ecco le altre» replicò il ragazzino, indicando Roxi e Gretel.

*

Louis prese posto accanto a Drew e Brian ed a loro si aggiunse una ragazzina che si era presentata come Annika Robertson. Era la loro prima lezione ed erano eccitati, nonostante suo cugino James, che era andato a salutarlo al loro tavolo, li aveva detto che sarebbero stati molto più fortunati ad iniziare con Difesa; ma lui andava pazzo per quella materia, per cui era un giudizio di parte. I Corvonero si erano seduti tutti vicini, dietro di loro infatti sedevano Sarah Burke, che appariva senz’altro la più timida del gruppetto visto che non aveva rivolto parola a nessuno ancora e si era limitata a rispondere con cenni imbarazzati della testa quelle volte in cui si erano rivolti a lei direttamente; Margaret Davies che non aveva smesso un secondo di chiacchierare con Anastasia Johnson.
«Buongiorno a tutti!».
L’insegnante entrò in aula, chiudendosi la porta alle spalle ed il brusio che fino a quel momento era stato ininterrotto cessò bruscamente. L’uomo sorrise loro e si presentò: «Io sono Ernie Mcmillan e sarò il vostro insegnante di Pozioni». Sorrise per tranquillizzarli, in quanto sembravano molto intimoriti e poi fece l’appello.
«Per prima cosa vi dirò quali sono le regole da seguire in quest’aula. L’arte di distillare Pozioni è sottile e complessa. Non pretenderò che riusciate sempre al primo tentativo, quindi non vi preoccupate se avrete difficoltà. Siete qui proprio per imparare. Vorrei però che prestaste la massima attenzione alle spiegazioni ed ancor di più quando lavorate ad una pozione. Non è un gioco distillare pozioni. Una piccola distrazione, che a voi potrebbe sembrare banale, non potrebbe portare semplicemente ad una pozione errata, ma anche a conseguenze pericolose per la vostra salute e per quella di chi vi sta intorno. Per cui pretendo da parte vostra la massima serietà durante le mie lezioni… Signor Zender, non sei interessato alle mie parole?».
Il Serpeverde che fino a quel momento aveva chiacchierato con i suoi compagni, sollevò gli occhi sull’insegnante e rispose: «Sono capace di fare più di una cosa in una volta».
Il professor Mcmillan si irritò per la risposta impertinente.
«Cinque punti in meno a Serpeverde!» sentenziò.
«Perché? Io stavo ascoltando! Stava dicendo che non dobbiamo far esplodere l’aula. E comunque io so tutto» replicò il ragazzino con tono saccente.
«Ah, sì?» disse con un accento pericoloso nella voce. «Allora dimmi dove si può trovare un bezoar».
Margaret, Anastasia, Annika e Drew sogghignarono nel vedere che non sapeva rispondere; per conto suo l’insegnante sembrava soddisfatto del suo silenzio. «Chi lo sa?» domandò rivolto alla classe. Le mani di Louis, Sarah, Drew e Margaret scattarono in aria insieme a quelle di due Serpeverde.
«Davies, rispondi tu» disse Mcmillan.
«Il bezoar si trova nella pancia delle capre e serve d’antidoto per la maggioranza dei veleni comuni» disse sicura Margaret.
«Esatto. Cinque punti a Corvonero. E Zender, mi sai dire che differenza c’è tra l’aconito napellus e l’aconito lyctotum?». Ancora una volta il ragazzino non seppe rispondere ed il docente si rivolse alla classe. Nuovamente le mani degli stessi ragazzini scattarono in aria, ma questa volta Mcmillan diede la parola ad una ragazzina di Serpeverde.
«Sono la stessa cosa. Noti più semplicemente come aconito».
«Molto bene, signorina Shafiq. Cinque punti a Serpeverde. Un’ultima domanda, Zender. Che cosa ottengo se mescolo radici di asfodelo in polvere in un infuso di artemisia?».
Mike Zender non lo sapeva, ma anche il resto della classe questa volta rimase in silenzio. «Non lo sa nessuno?» chiese Ernie, ben sapendo che era impossibile, visto che si trattava del programma del sesto anno. Non era da lui comportarsi in quel modo, ma voleva mettere ben in chiaro le cose con i Serpeverde fin da subito: con lui non si scherzava. Con sua sorpresa una mano si levò dal gruppo dei Corvonero. Osservò stupito il ragazzino biondo. «Sì, Weasley?».
«Si ottiene il Distillato della Morte Vivente. Una pozione soporifera così potente che se si dovessero sbagliare le dosi, il sonno potrebbe diventare irreversibile». Louis si accorse che tutti lo osservavano sorpresi e sospirò: ancora una volta non era riuscito a tenere la lingua a freno. Avrebbero iniziato a prenderlo in giro come alla scuola babbana. «Me l’ha detto mia sorella. Lei studia Medimagia ed il Distillato della Morte Vivente alle volte viene usato per addormentare i pazienti» si affrettò a spiegare.
«Come un anestetico babbano?» chiese Annika.
«Che cos’è un anestatico?» domandò Drew.
«Anestetico. Serve per far addormentare i pazienti prima di operarli» rispose Annika.
«Sì, signorina Robertson. È quasi la stessa cosa, o quanto meno per l’uso che ne fanno i Guaritori. Dieci punti a Corvonero» disse Mcmillan riprendendo in mano la discussione.
«Dieci? Ma alla Shafiq ne ha dati solo cinque!» si lamentò Mike Zender.
«Quello lì non sa cos’è lo spirito di conservazione» borbottò Annika, facendo sorridere i tre compagni di banco; mentre l’insegnante rimproverava il Serpeverde e per migliorare l’umore dei Corvonero sottrasse loro altri dieci punti.
«Adesso vorrei che provaste a realizzare una pozione. La pozione Scacciabrufoli è molto semplice. Troverete le istruzioni a pagina dieci del vostro manuale. Se avete difficoltà chiedete a me, non fate di testa vostra. La migliore pozione sarà premiata con dieci punti».
I ragazzini si misero al lavoro chi interessato al compito in sé, chi, cioè la maggior parte, desideroso di accaparrarsi i dieci punti per la propria Casa. Il professor Mcmillan passava tra i banchi, osservando il loro lavoro, correggendo e suggerendo il modo migliore di compiere determinate operazioni: quali per esempio la pesatura degli ingredienti od il modo corretto di mescolare e di regolare la fiamma sotto il calderone.
«Tempo scaduto» annunciò alla fine delle due ore e controllò attentamente ogni pozione e decise di assegnare dieci punti ad entrambe le Case, perché le pozioni di Louis e di Selene Shafiq erano egualmente perfette.

*

Frank sedette al primo banco, mentre Roxi e Gretel litigavano con gli altri Grifondoro e Tassorosso per ottenere gli ultimi banchi. All’ingresso in aula della professoressa Dawson ogni battibecco si spense e tutti presero posto rapidamente. Con un sorrisetto Frank accolse Roxi accanto a sé. Borbottava contro Lorein Calliance: probabilmente era riuscita a fregarle il posto. Si voltò indietro e costatò che la ragazzina aveva dipinta in volto un’espressione molto soddisfatta. Per fortuna Roxi non aveva tendenze vendicative come quelle di suo fratello o della maggior parte dei suoi cugini, per cui probabilmente la questione si sarebbe chiusa lì.
«Buongiorno» salutò la professoressa. I ragazzi la osservarono in attesa di capire che tipo fosse: insomma per due anni avevano avuto un fantasma come insegnante, una figura umana dietro quella cattedra era decisamente insolita. Era molto giovane, Frank valutò che dovesse avere sì e no una trentina di anni. Ebbe un moto istantaneo di simpatia nei suoi confronti. Non aveva nulla dell’alterigia e dell’austerità delle altre professoresse; anzi sembrava si fosse appena diplomata! Ella sorrise alla classe con fare imbarazzato. Era evidente che fosse la sua prima esperienza di insegnamento.
«Già… ehm… la Preside mi ha presentato ieri sera… comunque per chi non lo ricordasse o non stesse ascoltando… io sono Emily Dawson e sono la vostra insegnate di storia della magia…» disse, rimanendo in piedi davanti alla cattedra, ma sembrava incerta anche dello spazio che occupava. Frank sorrise incoraggiante, ma qualcuno dal fondo ridacchio. Se ci avesse fatto caso nessuno poté stabilirlo perché ella non commentò.
«Beh allora chiamiamo l’appello… allora… Abbott…?».
«Presente».
Frank si voltò verso suo cugino Martin, che occupava il banco in prima fila vicino alla porta.
«Avery… Bobbins… Butler…» man mano che chiamava i ragazzi rispondevano ‘presente’ o si limitavano ad alzare la mano, «Calliance… Calliance… Finnigan… Finnigan…?».
Frank si voltò indietro per vedere perché l’amica non rispondeva e vide che stava discutendo a bassa voce con Lorein Calliance. Quando vide che tutti la stavano osservando, arrossì. «Ehm… presente… professoressa, posso cambiare posto?».
«Sì, ma… non ce ne sono posti liberi… magari qualche compagno vuol fare cambio…?».
Nessuno si fece avanti, ma Gretel non si scoraggiò: «Non fa niente» disse alzandosi, «Se per lei va bene, mi siedo avanti». Roxi e Frank non poterono trattenere un sorrisetto, mentre prendeva la sedia e si posizionava vicino a loro, che prontamente le fecero spazio, in modo che potesse appoggiarsi al banco. In realtà non aveva nemmeno aspettato che l’insegnante le desse il permesso: qualunque cosa le avesse detto la Calliance doveva averla fatta davvero arrabbiare.
«Ehm sì… va bene… insomma se i tuoi compagni sono d’accordo… e mi pare di sì… continuiamo con l’appello… Granbell… Hans… King… Lynch… Lynch… Minchum… Paciock…».
«Presente» rispose Frank distrattamente, la sua attenzione era tutta rivolta a Gretel, che al di là della sfacciataggine di facciata adesso sembrava turbata.
«…Pratzel e Weasley».
Concluso l’appello con Roxi, la Dawson li osservò per un attimo: sembrava spaventata da loro. Ciò dispiacque profondamente a Frank, perché era consapevole che Calliance ed amici non avrebbero impiegato troppo tempo ad approfittarne.
«Bene, adesso che ci siamo presentati potremmo anche iniziare… il professor Ruf non mi ha lasciato alcun appunto sui programmi svolti durante l’anno scorso… dove siete arrivati?». Per un attimo nessuno rispose, la maggior parte perché non se lo ricordava o non l’aveva mai saputo.
«L’ultimo argomento che abbiamo trattato è stata la caccia alle streghe» rispose Frank.
«Capisco… come vedo il professor Ruf ha continuato ad adottare il manuale di Bathilda Bath» disse la professoressa indicando il libro, che Frank aveva sul banco. «Naturalmente è un ottimo manuale. Bathilda Bath è stata la storica più importante del XX secolo; ciò non toglie però che essendo ella morta nel 1997, ormai vi siano lacune abbastanza rilevanti… senza contare gli studi successivi… Io mi sono diplomata presso l’Accademia di Studi Magici Storici ed Umanistici di Londra. L’Accademia è stata ufficialmente fondata solo nel 1993. Inizialmente si trattava dall’Archivio Magico nato nel 1981 dopo la prima caduta di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Finalmente, direi, i maghi si accorsero dell’importanza della memoria storica. Un gruppo di giovani appassionati di storia della magia si riunì a Londra e cercò di mettere insieme tutti i documenti e le testimonianza della storia magica principalmente inglese, naturalmente; oggi l’interessi dell’Accademia si sono rivolti anche al mondo babbano ed a quello straniero, magico e non…».
«Che ce ne frega a noi dei babbani?» chiese sprezzante Alcyone Granbell interrompendola. Frank avrebbe voluto strozzarlo: per una volta qualcuno parlava di storia in maniera intelligente, lui doveva rompere le pluffe.
«Ogni cultura diversa dalla nostra può insegnarci qualcosa. L’arte e la letteratura babbane hanno raggiunto nel corso dei secoli punte si sublimità, che non potete nemmeno immaginare… chiudersi nel proprio pensiero e nel proprio mondo piccolo e cittadino è sintomo di ignoranza. Vorrei che voi che lo comprendeste… Il mio obiettivo sarà questo durante le mie lezioni…».
«Insegnarci ad amare i Babbani? Sa, Finch-Fletchley potrebbe offendersi se sapesse che lei invade il suo campo» la interruppe nuovamente Granbell.
«Io non ho detto che studieremo i Babbani. Sarebbe educato da parte tua non interrompermi. Stavo dicendo che voglio che impariate ad aprire la mente, ragionare sugli avvenimenti storici in modo critico e che non impariate a memoria quattro date per poi scordarle… la Storia non è quella… La Storia per me è vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis come affermava un babbano del I secolo a.C. Marco Tullio Cicerone. Io ritengo che la storia abbia un valore paradigmatico. Naturalmente il pensiero storico ha diverse tendenze nel corso del tempo… Ci sono modi diversi di interpretare i singoli avvenimenti… Ma, Granbell, tu che problema hai con i Babbani?».
«Che problemi ho? Sono degli esseri inferiori… mi sembra scontato… non capisco perché tutti dicono il contrario: non hanno la magia… non possono essere per natura al nostro livello…».
Un silenzio teso si prolungò per un minuto che parve eterno, ma la risposta pronta e dura della donna fece ricredere Frank: non sarebbe stato facile metterle i piedi in testa. «Certo, la magia è una potenzialità che i Babbani possono solo invidiarci, ma se non si è capaci di usarla nel modo giusto e soprattutto in modo corretto non serve a nulla e non ci potremmo nemmeno vantare. Ciò che più importa è l’umanità e l’intelligenza di una persona… Uno può essere un mago purosangue, nato in una delle migliori e più antiche famiglie, ma poi non avere un briciolo di intelligenza… ti assicuro che a quel punto i Babbani non avrebbero nulla da invidiarci… senza contare che alcuni sono così intelligenti che sono stati capaci di sopperire perfettamente alla mancanza di magia… Ditemi, vi sentite migliori perché potete usare un incantesimo di appello per prendere qualcosa che si trova a cinque centimetri da voi? Vi svelo un segreto… non si tratta di essere ad un livello superiore od inferiore… è solo pigrizia… Ditemi che cosa sappiamo fare noi con la magia, che i Babbani non sappiano fare in altro modo? Allora?».
«Un sacco di cose! Volare sulle scope… insomma c’è qualcosa di più bello del Quidditch? Poi la trasfigurazione, le pozioni… l’elenco è infinito» rispose compiaciuto Granbell.
«Non mi sembra una risposta alla mia domanda. Ho detto che cosa i Babbani non sono riusciti a sopperire con il loro ingegno e la loro creatività? Va bene noi voliamo sulle scope ed allora? I maghi hanno gli aerei, elicotteri ed un sacco di mezzi di trasporto che fra parentesi noi abbiamo imitato… Secondo voi l’Espresso di Hogwarts è un’idea originale dei maghi? O l’hanno copiata dai Babbani? Ed il Nottetempo? Per quanto riguarda gli sport la selezione è ampissima… ne hanno una valanga… non hanno nulla da invidiarci su questo piano… Trasfigurazione torniamo al punto di partenza… è questione di convenienza e comodità… ne fanno a meno senza problemi… pozioni… certo, alcune pozioni potrebbero essere utili, ma anche qui hanno trovato dei validi sostituti… Avanti non vi viene in mente nulla?».
Frank era sorpreso dalle sue parole: era cresciuto in una famiglia di maghi, ma i suoi genitori gli avevano fatto frequentare una scuola babbana a differenza dei suoi cugini. Aveva trovato un mondo diverso, molto più aperto culturalmente alle influenze straniere ed alle novità; la tecnologia l’aveva sempre attirato tantissimo ed i giochi babbani lo avevano sempre divertito. Quando parlava di quei giochi con i cugini lo guardavano come se fosse un alieno, suo zio Charles parlava di ‘fantasie da babbani’ e non gradiva sentirli parlare di certe cose. Eppure i Babbani sognano la magia, i loro libri fantasy lo dimostrano: avrebbero pagato oro per essere al loro posto e studiare in una Scuola di magia. Però erano solo belle fantasie per loro. In dieci anni aveva capito che i Babbani erano come loro: c’erano i buoni ed i cattivi e non avevano bisogno delle Maledizioni Senza Perdono per far male a qualcuno, avevano altri mezzi. Dopotutto il discorso della Dawson era chiaro: l’uomo è sempre uno, è la sua cultura che è diversa.
«Lei è una babbanofila! Ci sta dicendo che noi siamo inferiori ai Babbani». Ecco, Granbell non sapeva come ribattere alle sue parole. Ciò che Frank temeva è che quella conversazione non sarebbe rimasta in quell’aula: il padre di Alcyone era un membro del Consiglio della Scuola.
«No, non credo di aver detto questo» replicò l’insegnante, che sembrava parecchio infastidita, «Comunque, alla luce di quanto sta accadendo nel mondo magico, sono costretta a riferire il tuo punto di vista al Direttore di Grifondoro. Le tue affermazioni vanno palesemente contro le linee di pensiero e di insegnamento di questa Scuola».
Granbell rimase spiazzato e tacque per quel poco che rimaneva della lezione; comunque ormai aveva rovinato ogni cosa e la professoressa aveva perso l’atteggiamento amichevole iniziale. «I temi che vi aveva assegnato il professor Ruf per le vacanze?» chiese, facendo sbiancare parecchi. La verità è che ormai i più avevano imparato come ingannare il vecchio fantasma, che faticava a distinguere un allievo dall’altro dopo secoli. Frank ricordava ancora l’imbarazzo di Al, quando il docente aveva deciso di chiamarlo Harry e chiedergli se avesse preso una pozione restringente particolarmente potente. Il risultato è che nessuno o quasi eseguiva i temi delle vacanze.
«Allora? Devo cominciare a togliere punti ad entrambe le Case?».
A queste parole Roxi tirò fuori il suo e glielo porse. Dalla madre aveva ereditato la competitività e non sopportava perdere punti senza motivo. Così fecero qualche secondo dopo anche Gretel e Frank. Entrambe le ragazzine l’avevano copiato da lui, ma Ruf non se n’era mai accorto… Frank osservò un attimo la Dawson che raccoglieva i temi dei Tassorosso: lei l’avrebbe capito?
«Gli unici che non me l’hanno consegnato sono i gemelli Calliance, Hans e Granbell… Comunicherò anche questo al vostro Direttore… Intanto sono quaranta punti in meno per Grifondoro… E mi aspetto che me lo consegniate la prossima volta. Siccome mi sembra che poco vi interessi la storia della magia, riprenderemo subito dalla caccia alle streghe e la prossima lezione faremo una verifica sul vostro livello di preparazione».
Qualche protesta si levò dal solito gruppetto di Grifondoro, ma ella le tacitò all’istante e cominciò a parlare della caccia alle streghe. Frank un po’ malvolentieri iniziò a prendere appunti, gli interessava parecchio il discorso che la professoressa stava facendo prima che quel cretino di Granbell la interrompesse. Che poi non capiva come Hans e Calliance potessero appoggiarlo nelle sue idee purosanguiste: erano entrambi Nati Babbani.
«Ti piace?» chiese Roxi, mentre sistemavano i libri prima di uscire dall’aula. Frank osservò il disegno e scoppiò a ridere: era una caricatura perfetta di Granbell che scappava terrorizzato da un pallone da calcio, che lo inseguiva. Roxi era davvero un talento in disegno.
«È bellissimo. Sei davvero brava. Sembra vero».
«Grazie. Vorrei tanto conoscere l’incantesimo che fa muovere le immagini, come le foto… secondo te a chi lo posso chiedere?».
«La professoressa di Incantesimi?».
«Non so, non sembra una simpaticona…» borbottò Roxi.
«Non credo che mio padre lo sappia fare… Potresti chiedere a Mcmillan…».
«Sì, certo… così mi fa la predica come al solito…».
«Beh tu trascorri le ora di pozioni disegnando… al primo anno ti ha beccato mentre gli facevi una caricatura…».
Roxi rise ricordando l’episodio, per fortuna Mcmillan per quanto sapesse essere noiosissimo, non si metteva mai al loro livello a litigare come, invece, faceva la Campbell. Quante volte l’aveva buttata fuori, quella donna! Il che era senz’altro meglio, visto che si faceva un’ora di sonno in più dei compagni.
«Ragazzi, non andate a pranzo?» la Dawson richiamò la loro attenzione ed i tre si accorsero di essere rimasti da soli in classe.
«Professoressa, ci chiedevamo come si fa a far muovere le immagini».
Roxi e Frank osservarono sorpresi Gretel, che non si era nemmeno intromessa nella loro discussione.
«C’è un incantesimo ad hoc ma non lo conosco, mi dispiace» rispose la professoressa. Poi vide la delusione sul volto di Roxi e disse: «Mi fai vedere il disegno, cui ti sei dedicata durante la spiegazione?».
I tre ragazzi sgranarono gli occhi e Frank e Gretel si voltarono preoccupati verso Roxi, la quale probabilmente si stava domandando se mentire o meno. Alla fine la ragazzina decise per la verità e glielo porse. Con ulteriore sorpresa dei tre, la donna sorrise ed annuì: «In effetti sarebbe più divertente se si muovesse… Forse dovresti chiedere alla professoressa di Incantesimi, è di certo più indicata per certe cose… comunque i Babbani hanno cercato di ovviare anche a questo… se vuoi ti posso far vedere come… anche perché mi sembri molto brava… si vede lontano un miglio che è il tuo compagno…».
«Sì, la prego me lo faccia vedere!» rispose subito Roxi.
«Non ce l’ho qui con me. Se dopo cena vieni nel mio ufficio, te lo faccio vedere. Ok?».
«Sì, grazie mille».
Di una cosa era certa Roxi: non era mai stata così felice dopo una lezione di storia della magia.

*

James si sedette al primo banco insieme a Robert, mentre Benedetta prese posto dietro di loro con Demetra Norris. Era di cattivo umore, per cui ignorò tutti i loro tentativi di intavolare un discorso. Per tutto il pranzo aveva sopportato le frecciatine di Danny e Tylor. Quei due lo deludevano sempre di più. Insomma non aveva chiesto lui alla Preside di diventare Prefetto, perché dovevano rompergli le pluffe? Anche gli altri compagni lo guardavano male: alla stregua dei suoi due ex-migliori amici ritenevano che avesse avuto quel titolo solo perché figlio del grande Harry Potter. Sbuffò. La verità è che gli faceva male che la gente lo valutasse solo come figlio del Salvatore del Mondo Magico e non come James e basta.
«Vado da tua zia e le restituisco la spilla» disse a Robert, «appena finisce la lezione».
Il ragazzo che stava scrivendo una lettera in attesa dell’arrivo del professore, alzò gli occhi sull’amico. «Sei uno scemo, Jamie. Non accetterà mai le tue dimissioni. Ti beccheresti solo una lavata di capo. Se ti ha scelto avrà avuto i suoi motivi. Mia zia non fa mai nulla per caso. E meno che mai perché tuo padre è Harry Potter».
«Sì, ma non è questo che gli altri pensano!» le sue parole risuonarono nell’aula, che si era improvvisamente fatta silenziosa. I due ragazzi alzarono gli occhi ed incrociarono quelli brillanti di Maximillian Williams, appena entrato.
«Buon pomeriggio a tutti» disse il giovane insegnante distogliendo lo sguardo da loro due. L’uomo con un gesto della mano chiuse la porta. I ragazzi lo fissarono a bocca aperta: erano pochissimi i maghi che compivano incantesimi senza bacchetta. Williams, però, ignorò il loro stupore e chiamò l’appello.
James fremeva: avrebbe voluto saper usare anche lui la magia senza bacchetta. Solo i maghi potenti ci riuscivano.
«Bene, chi sono io credo che lo sappiate già. Mi chiamo Maximillian Williams e sono il vostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. Ora, tecnicamente, dovrei iniziare questa lezioni dicendovi quanto siano difficili i G.U.F.O. e quanto sia importante che voi vi impegniate, che gli esami sono fondamentali per il vostro futuro e tutte quelle altre parole di cui vi avranno riempito la testa da stamattina. O sbaglio?».
James rivolse un ghignò divertito a Robert. Tutti gli insegnanti avevano trascorso gran parte delle loro ore a terrorizzarli sugli esami.
«Ma professore, i G.U.F.O. sono importanti per il nostro futuro! Se non prenderemo un determinato voto non potremmo continuare per i M.A.G.O. né dopo il diploma entrare al Ministero o nelle Accademie. Io per esempio voglio entrare al Ministero».
«Ed io che credevo che al Ministero entrassero solo coloro che sono ricchi ed appartengono ad una famiglia importante! Ora che lo so studierò perché sarò accolto a braccia aperte da tutti gli Uffici anche se mio padre è un delinquente!».
Tutti si voltarono verso il ragazzo, seduto in fondo, che aveva parlato. James lo conosceva di vista: era un Tassorosso un po’ atipico, non sarebbe certo stato male tra loro Grifondoro. La ragazza al primo banco che aveva parlato per prima arrossì e replicò con astio: «Naturalmente, Fletcher il Ministero non vuole quelli con la fedina penale sporca. E non fare tanto il santarellino, perché anche tu sei schedato».
Williams bloccò il ragazzo prima che rispondesse a tono alla compagna. «Tu sei Camilla, giusto?» domandò alla ragazza, probabilmente nel tentativo di imparare i loro nomi.
«Sì, signore» rispose ella prontamente.
James non riuscì a trattenersi dal farle il verso. Non aveva mai potuto sopportarla dal primo anno. Era piena di sé e credeva di poter guardare e giudicare tutti dall’alto al basso, solo perché suo padre era il vice Capitano della Squadra Speciale Magica e sua madre era la vice di Draco Malfoy, il Capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale. Ella lo fulminò con lo sguardo.
«Credo che tu non abbia alcun diritto di rivolgerti così al tuo compagno. Cinque punti in meno a Tassorosso. Jack e James fate poco gli spiritosi, grazie» disse Williams, «Io ritengo che la mia materia sia utile prima di tutto per il presente e poi per il futuro. Io vi insegnerò a combattere. Per caso qualcuno crede che se verrà attaccato dai Neomangiamorte e gli dirà “Ho preso E ai G.U.F.O.”, quello vi lascerà in pace? Vi assicuro che la priorità è questa. Salvarvi la pelle e salvarla a chi vi sta vicino. Temo, Camilla, che tu ignori quanti soldi si sia fatto George Weasley con la sua linea di abbigliamento anti-incantesimo. E purtroppo uno dei suoi maggiori clienti è il Ministero della Magia. Io voglio che voi siate in grado di difendervi e questo non accadrà certo imparando a memoria un manuale!».
James, non sorpreso dal fatto che il suo nome lo ricordasse senza problemi, si esaltò alle sue parole.
«Ma non ci sono davvero dei pericoli! I Neomangiamorte non ci attaccheranno mai! Il Ministero ha la situazione sotto controllo» disse Camilla.
«E chi te l’ha detto?».
«Mio padre. E lui è il vice-Capitano della Squadra Speciale Magica» rispose ella orgogliosa.
«Il caso è nelle mani dell’Ufficio Auror, non nelle loro» rispose seccamente il professore.
«Siamo solo dei ragazzi» provò testardamente Camilla, «Il professor McBridge ci ha detto che non dobbiamo temere nulla! È sempre stato sufficiente studiare la teoria con lui!».
«Lo scorso Natale io ed i miei cugini siamo stati attaccati dai Neomangiamorte. E uno di loro ha usato la Maledizione Cruciatus su di me» disse James in un sussurro udibilissimo.
Un silenzio glaciale seguì le sue parole. Quanto era accaduto era stato messo a tacere e gli unici che ne erano a conoscenza erano Danny, Tylor, Robert e Benedetta. Lo stesso Williams non né era al corrente e la sua espressione si incupì.
«Mio padre ed i suoi uomini sono arrivati subito» replicò, invece, Camilla. «Il Ministero è pronto a proteggerci».
«È una cazzata» sbottò James, fulminandola. «Tuo padre ed i suoi uomini si sono fatti sfuggire quasi tutti i Neomangiamorte. Sono degli incapaci. Hanno ucciso un sacco di Babbani! Su quella pista c’erano un sacco di bambini! È stata una cosa orribile. Tuo padre è un idiota! Stavo male e lui credeva che facessi finta! È fortunato che mia zia non l’abbia trascinato dritto dritto davanti al Wizengamot!».
«Come osi?» sbottò Camilla.
«Ora basta» il professore non aveva urlato, ma il suo tono era stato abbastanza fermo da bloccare ogni replica da parte di James e riportare l’attenzione dell’intera classe su di lui. «Il professor McBridge ha perso tutta la sua famiglia durante quella che ormai vieni comunemente chiamata prima guerra magica. Da quel momento in poi ha ritenuto, in fondo a buon diritto, che la violenza è l’origine di ogni male. E su questo sono d’accordo anche io. Ho sbagliato ad usare il termine combattere. Si tratta primariamente di difendervi. Per quanto riguarda la possibilità che veniate attaccati, invece, credo che James abbia risposto chiaramente. I Neomangiamorte non si fanno alcuno scrupolo. Ma non solo loro. Attenzione. Loro sono il pericolo maggiore adesso, ma potreste essere attaccati da chiunque. Dovete essere pronti» Williams fece un pausa, poi l’estrarre la bacchetta e dire «Stupeficium» fu un tutt’uno.
James con un strillo si spostò di lato e lo guardò allarmato. Era impazzito.
«Dov’è la tua bacchetta, James?» chiese l’uomo non abbassando la sua.
Il ragazzo deglutì e rispose: «Nello zaino, signore».
«Male. La bacchetta è la prima arma di ogni mago. Senza di essa non siamo nulla. Se io fossi stato un Neomangiamorte saresti già morto».
James con la sua rapidità di Cercatore evitò anche il secondo fiotto di luce. L’insegnante ghignò e disse: «Non mi pare una grande soluzione».
Il ragazzo, però, si era buttato dal lato dello zaino apposta e la bacchetta gli volò tra le mani. Si alzò di scatto proprio mentre l’insegnante provava a colpirlo ancora una volta. James aveva capito che non mirava a colpirlo veramente: l’incantesimo era sempre lento. Si stava divertendo? O voleva dimostrare loro qualcosa? Comunque sia questa volta non si spostò. Il professore lo osservò preoccupato. Tutto accadde in una frazione di secondi. Quando l’incantesimo stava per colpirlo, urlò: «Protego!».
Il suo scudo magico fu abbastanza forte da spingere anche Williams lievemente indietro. Naturalmente l’aveva preso di sorpresa, in caso contrario non sarebbe stato così facile. Sentì alcuni mormorii eccitati provenienti dai suoi compagni e Camilla ad occhi sgranati disse: «Hai attaccato un insegnante!».
Tecnicamente era lui che l’aveva attaccato per primo, ma James evitò di polemizzare con lei e si concentrò sull’insegnante che ora aveva un sorrisetto stampato in faccia.
«Niente male, James. Niente male. Il tuo Incantesimo Scudo è buono, ma se ti esercitassi potrebbe diventare ancora più forte. Quello che non capisco è come tu abbia fatto a prendere la bacchetta nello zaino».
«La mia bacchetta è fatta di legno di vite. Ha sentito che avevo bisogno ed è schizzata nelle mie mani» rispose.
«Notevole, davvero. Quindici meritatissimi punti a Grifondoro, James» commentò Williams.
James sorrise soddisfatto rimettendosi a sedere.
«Ma professore! Potter l’ha attaccata! Non è giusto che possa fare ciò che vuole solo per il suo cognome!».
Robert tappò letteralmente la bocca dell’amico con la mano e le imprecazioni che questo borbottò contro la ragazza si poterono a malapena intendere.
«Camilla, tu e i tuoi compagni capirete presto che nella mia classe l’unico che prende decisioni sono io, senza alcuna influenza esterna!  E non vi chiamerò mai per cognome proprio perché a me non interessano. Io volevo che il tuo compagno reagisse. Le bacchette le avete comprate per usarle, non vi permettete a tenerle negli zaini! Soprattutto di questi tempi è da incoscienti!».

*

«Com’è che quando si parla di biblioteca spariscono tutti?» chiese Jonathan.
Dorcas ed Alastor ridacchiarono ed Albus scosse la testa rassegnato. Rose e Scorpius avevano affermato di soffrire di astinenza dal volo ed appena suonata l’ultima campanella si erano dileguati. Elphias ed Isobel avevano fatto altrettanto e Cassy era stata convocata dal loro Direttore.
«Come procediamo?» chiese Dorcas.
«Cerchiamo nel catalogo se c’è qualche libro su Aristotele» rispose Albus.
«Io, invece, vado alla Sezione di Aritmanzia. Spero che il libro che ci serve non sia nel Reparto Proibito. Sarebbe un bel problema. Certo la De Mattheis non ci darebbe mai il permesso».
«Non credo non è mica magia oscura, no?» commentò Albus.
Così si divisero. Alastor andò con Jonathan. Dorcas ed Albus cercarono Aristotele nel catalogo cartaceo, ma non trovarono nulla.
«Deve esserci un collegamento! Non può essere solo una coincidenza!» si lamentò Albus.
«Non possiamo chiedere al nuovo bibliotecario?».
«Non so, la Pince non era mai molta entusiasta di aiutare gli studenti soprattutto in ricerche ‘strane’».
«Proviamoci. Al massimo ci sgriderà» propose Dorcas.
«Va bene. Hai ragione, tentar non nuoce».
«Buonasera, signore. Potremmo chiederle una mano per una ricerca che stiamo facendo? Abbiamo cercato nel catalogo ma non abbiamo trovato nulla» esordì Albus, tentando di suonare il più cortese possibile.
Adam Bennett era un uomo sulla settantina. I capelli ormai bianchi erano ancora abbastanza folti. Non era molto alto, superava di poco Albus, ma Jonathan era alto quanto lui. Quando gli Albus gli parlò, questi sorrise facendo fremere i folti baffetti che gli coprivano il labbro superiore. «Certo! Sono qui per questo, no? Allora ditemi che cosa cercate? Non mi aspettavo che qualcuno venisse qui il primo giorno di lezioni! Sapete ho lavorato in diverse scuole babbane, ma i primi giorni non si faceva mai vedere nessuno!».
Albus sorrise educatamente davanti alla parlantina dell’uomo, si era immaginato che cosa avrebbe commentato Rose se fosse stata presente e tentò di concentrarsi.
«Cerchiamo delle informazioni su Aristotele» visto lo stupore disegnatosi sul volto del bibliotecario, si affrettò a spiegare, «Sappiamo che è un filosofo babbano, ma speravamo che avesse qualche legame… anche indiretto… con il nostro mondo».
«Devo ammettere che non mi aspettavo una domanda del genere» disse lentamente l’ometto lisciandosi i baffi. «Temo di dovervi chiedere per quale motivo… insomma la vostra richiesta è molto sospetta…».
Dorcas ed Albus si guardarono all’allarmati: mica stupido il vecchio. Qui sì che ci voleva Rose, lei era bravissima a trovare scuse e mentire.
«È una ricerca di babbanologia» buttò lì Albus, pur sapendo che una sola domanda a Finch-Fletchley avrebbe scoperto la sua bugia.
«Il professore ritiene di doverci fare conoscere le figure fondamentali del pensiero occidentale… ne abbiamo parlato oggi a lezione» disse Dorcas, pronta a tenergli il gioco.
«Dobbiamo fare una ricerca e capire se Aristotele abbia avuto dei rapporti con il nostro mondo» aggiunse Albus.
«Mmm se le cose stanno così, allora vi aiuterò. In effetti Aristotele ebbe dei rapporti, anche se inconsapevoli naturalmente, con il nostro mondo. In realtà abbiamo solo due libri qui che testimoniano quest’incontro. Venite ve li faccio vedere. Non li avete trovati nel catalogo perché lì sono segnati autori e titoli, ma qui non vi è alcun libro sul vostro filosofo».
Albus sorrise di nascosto a Dorcas, mentre seguivano il bibliotecario. Un po’ si sentì in colpa per avergli mentito, in fondo era molto gentile con loro. Gli guidò verso un’ala della biblioteca poco frequentata, dove erano conservati dei tomi antichi e pieni di polvere. «Ecco, qui. Come vedete non sono molto usati. Riguardano più la letteratura di viaggio. Alcuni maghi hanno steso dei diari o dei resoconti dei loro viaggi in paesi stranieri. Naturalmente, dovete tener conto della loro antichità, alcuni potrebbero sembrarvi stupidi o assurdi, ma la nostra cultura ormai, per quanto la società magica inglese sia particolarmente conservativa, tende ad essere globale. Quelli che interessano a voi, però, sono questi… ecco, Il mio viaggio nel Continente di Gaelic, un mago vissuto nel V secolo a.C. Vi è un capitolo sulla Grecia in cui racconta di aver incontrato uno strano uomo che si definiva filosofo…». Albus prese il librone che gli stava porgendo. «È scritto in rune, però, e non esiste traduzione… nessuno se ne è mai preso la briga…».
«Noi studiamo Rune Antiche» disse Albus.
«Sì, ma non so se il vostro livello sia sufficiente…».
«Scusi, ma sa un sacco di cose… credevo che l’avesse già letto…» disse Dorcas.
«No, ho letto l’appunto che il bibliotecario del tempo prese accanto al titolo. Ho una buona memoria. Ottima direi… Purtroppo non ho mai avuto la possibilità di studiare Antiche Rune… Comunque il libro ha delle bellissime miniature, che sono state realizzate dalla stessa comunità celtica in cui è stato scritto… almeno credo… questo lo so, perché si vede subito se hai una minima base di codicologia… Lo potete usare, ma tenetelo bene… è molto antico… si dovrebbe trattare con i guanti… ve ne darò un paio… non ve lo darò in prestito però… no, no è davvero troppo antico…» disse meditabondo.
«Signore, che cos’è la codicologia?» domandò Albus.
«Significa studio dei codici. Logos in greco significa discorso. Non studiate le lingue antiche?».
«No, signore» rispose Albus.
«Secondo me sono molto utili. Sì, può comprendere il significato di molte parole. Certo l’inglese è una lingua del ceppo celtico, per cui… ma comunque è il latino che si usa per gli incantesimi… quindi secondo me dovreste studiarle!».
«Lei le conosce?» chiese Dorcas.
«Sì, latino e greco li traduco ad occhi chiusi… me la cavo anche con il sanscrito… penso che comincerò a studiare rune antiche ora che ne ho l’opportunità… sono sicuro che la vostra insegnante sarà abbastanza gentile da darmi qualche input… Posso sapere con chi ho il piacere di parlare? I miei stessi figli non hanno mai apprezzato ascoltare le mie elucubrazioni… nemmeno mia moglie se è per questo…».
«Dorcas Fenwick, signore» rispose Dorcas.
«Albus Potter».
«Ah, il figlio del Salvatore del Mondo Magico! In effetti il tuo volto mi era famigliare… Beh, vuoi un consiglio? Segui delle lezioni di lingue antiche! Dopotutto non credo che i tuoi abbiano problemi a farti seguire lezioni extra… Anche lei signorina, se ne ha le possibilità naturalmente…».
«Anche mio padre è un Auror» disse Dorcas.
«Bene, bene. Naturalmente, il mio è solo un consiglio… mio figlio dice che sono ossessionato… è difficile trovare dei ragazzi della vostra età interessati a certe cose… a voi piace leggere? Mio figlio non voleva mai leggere… solo i libri di Scuola… contento lui… io dico che non sarebbe così arido se avesse letto qualche buon libro… lui si arrabbia e noi litighiamo… ma pazienza…».
Albus e Dorcas non sapendo come arginare la sua parlantina, si limitarono ad annuire e a dargli corda. In realtà sembrava molto simpatico. Madama Pince aveva sempre trascorso il suo tempo occhieggiando male gli studenti che toccavano i suoi libri.
«Sì, ci piace molto leggere» rispose il primo.
«Sia romanzi babbani che nostri» specificò Dorcas.
«Ed ecco il secondo libro. Questo, invece, è scritto in inglese antico… qui se avete difficoltà vi posso aiutare… è stato scritto nel Basso Medioevo… vi sono trascritti alcuni brani o semplicemente riassunti delle opere di Aristotele… il viaggiatore in questo caso era molto interessato all’aspetto morale…».
Albus fremette mentre prendeva anche quel libro. Sarebbe stato fantastico se avesse risposto a tutte le loro domande. L’anno prima aveva letto un testo scritto in inglese antico, ma erano periodi brevi e scritti da ragazzi per lo più, avrebbe fatto differenza un autore più colto e se al contrario non lo era? Un inglese antico, rozzo e sgrammaticato sarebbe stato ancor più difficile.
«Fate bene a leggere…» borbottò il vecchietto, mentre si allontanavano da quella sezione alla ricerca di un tavolo. «L’ho sempre detto a mio figlio: solo con il cuore si vede bene, non certo con gli occhi… mi crede pazzo…».
«Lei ha letto Il Piccolo Principe?» chiese sorpresa Dorcas.
«Certo! Ho proposto a quelli dell’Obscurus Book di pubblicarlo nel nostro mondo… immaginate le immagini che si muovono non sarebbe stupendo? Altro che film babbani!».
«Cavoli, se lo sarebbe» commentò Albus sinceramente. «E non l’hanno fatto?».
«Stanno facendo soldi a palate con quell’Ombrosus e non sono interessati ad altro…» rispose contrariato l’uomo.
«Beh, ma i suoi romanzi sono belli» disse Albus e Dorcas al suo fianco annuì.
«Ma sì che lo sono! Li ho letti anche io! Solo che una casa editrice dovrebbe aprirsi anche ad altro, ma a loro interessano solo soldi! E così quello del Ghirigoro, non compra libri babbani perché non sono un affare sicuro… ma va là… Bene, ora vi lascio studiare in pace. Se avete bisogno con l’inglese antico, sapete dove trovarmi…».
Albus e Dorcas lo ringraziarono di cuore.
«Assomiglia al vecchietto del film del Piccolo Principe… Quello uscito qualche anno fa…» disse Dorcas sognante.
«Vero. Siamo stati fortunati che la Preside abbia assunto lui» replicò Albus, altrettanto contento.
 
Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Sono tornataaa! Mi dispiace di essere sparita negli ultimi tempi, ma è stato un periodo incasinato per giunta negli ultimi giorni ho avuto qualche problema con internet. Scusate! Cercherò di essere più puntuale con i prossimi capitoli ;-) Spero che questo vi piaccia, fatemi sapere! :-D
 
 
   
 
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